Critica Sociale - Anno XII - n. 16 - 16 agosto 1902
248 CRITICA SOCIALE n socialismo, che si intitola rivoluzionario e cho di– sdegna di cimentare lt\ fede dei suoi gregari nella lotta quotidiana per le parziali conquiste, prepara a sò stesso doloroso rllslllnsioni. Solo coloro, che cooporn.no a questo < 1.ii: enit·e socinlistn, con un'esatta percezione dei mezzi e del fine, possono essere sempre sicuri di non rabbri– cnre sull'arenu. Il metodo della propaganda e dell'azione. Purtroppo, però, intorno n questa a1,lone politica del pretesi riformisti, corrono strane leggende. Da alcuni si crede che si neghi da noi ogni utilità alla propaganda dei prlnclpli generali i da altri si suppone che il nostro riformismo voglia dire c1uietismo e ripugnanza ad ogni azione violenta. In verità noi """ abbiamo mai negnto cl1e la propa– gnnda dei principii fondamentali sia necessaria, specie dm•e il nostro partito non ò ancora penetrato. :Noi anzi abbiamo sempre cooperato alla dirnlgazione e ,·olgariz– zazione delle nostro dottrine. Prampollni, lladaloni, Morgarl, ohe appartengono all'ala. cosldetta riformista, attestano per tlltti che noi non neghiamo l'utilità della propaganda elèmentaro. Soltanto ò contro l'esagerazione, che della virtì1 di que.:ita'propaganda sl vuol rare da alcuni, che noi in– sorgiamo. La propaganda da sola non crea la !,! coscienza socialista ": essa illumina soltanto quel ratti che sono in diretto contatto con gli ascoltatori. Ln dottrina posi– tiva ci insegna che di un discorso socialista penetra soltanto quella parte che tocca le abitudini, gli inte– ressi, il mondo morale di coloro cui ò dirotto. Suscitare quindi queste abitudini, questi interessi, questi con tutti, è integrare l'opera della propaganda, ò creare veramente, non solo la coscienza, che ò ancora cosa astratta, ma la combattività. socialista. Ed ecco il vero punto in cui si differenzia la nostra azione nelle masse. Noi non vogliamo che la nostra propaganda sia unirorme iu tutti i paesi, eguale in tutti gli ambienti; vogliamo invece che essa muti col mutare dei luoghi o dei tempi, e sappia, dalla critica delle cose ,•icine, assurgere, a poco a poco, alla rivelazione delle idealità lontane. · Questo meto<'o, del resto, ò stato quasi sempre a,lot– tato In ltalln, e lo ò anche ora per esempio ne!Pltalla meridionnlo, dove i nostri compagni di Napoli ranno della lotta contro la camorra una lotta socialista, e do,·e i compagni delle Puglie, invece dell'unica propaganda del programma massimo che raccoglleva adesioni nu– merose ma infide, diffondono nei lavoratori il semplice concetto clPlla organizzazione economica. Nè In nostra aziono politica si de,·e esaurire tutta nella pro))aganda. Formato il nucleo del Partito e prov– veduto al suo continuo accrescimento, noi non intendiamo tenere inoJ)orose le schiero e trasformare tutti i nostri ade))ti In altrettanti missionari del ))rogramma massimo. Della for1.a J>Oliticadol nostro partito noi vogliamo raro il maggior u~o possibile, 1>ortandola sul campo di bat. taglia della borghesia, dirigendola alla conquista di vant1\ggi immediati, qua acloprandola corno disinfettante delle camorre locali, là chiamandola ad esercitare il J)0tere accanto ad altro rorze o nd n.Jtri J)ttrtiti. L'azione politica nostra ò quindi vnria, complessa., mu– tevo!c, come ò mutevole, varia e cOm))I0ssa la vita ))O· litica di un grande paese. Andare sem))re dritto - come vorrebbe Enrico Ferri - vuol dire non vedere gli osta– coli della vh\, oppure vuol dire trasvolarvi sopra nel cielo dogli ideali e delle astrazioni. Noi ricortliamo che, durante la minaccia dello leggi eccezionali di Pelloux, era,•amo accus ati di d i-,taccarcl dalla via dritta per piegare a sinistra ver.so la rh•olu– ziono politica, precisamente come oggi slamo accu:.inti di piegnro verso destra, perchò non im1>ioghiamo 1 come allora, tutte le nostre rorze contro i I Governo o Il\ mo– narchia. In verità, se il nostro atteggia1:1enso ò mutato, ò perchè ò mutato l'ambiente in cui combattiamo: se prima abbiamo esaurite tutte le nostro rorze per ricon. quistnre la possibilità di camminar e in avanti, appena sgombro il ))asso,dol>binmo in rretta riordina.re le schiere 1 ed agguerrire l'esercito per le conquiste ruture. t; andando sempre dritto che non si comprende nè quale ò l'ora in cui tutta la no!ftm combattività do,·c essero contro l'ostacolo che ci si para davanti, nò quale ò l'utilità della tregua o la necest-1itàdi profittarne. t: con la ri1>otizio11emonotona ,lell'arorisma che solo la 1>ropa– ganda del flue ultimo crea la forza rivoluzionaria, che si può dimenticare, come ha tante volte dimenticato Giulio Ouc~de, che la rivoluziono ò già in 1>iazzne che occorre farla trionfare. Ma noi non corriamo il pericolo nò di questi errori, nè di quest.l oblii. Noi, protesi quietisti - ap1rnnto porchò crediamo che nessuna conquista democra– tica sia inutile - non ci rendiamo estranei al nostro tempo e al nostro 1mese, ma oggi conquistiamo con tutti i me1.zi 1 compresa la insurrezione violenta, lo liberti\ che ci sono necessarie, come domani R.J)proflttiamodella libertà conquistata per ristorare e riordinare le .rorze, come doman l'altro riprendiamo l'assnlto contro l'osta– colo più vicino o più resistente, traducendo in atto quel metodo rivoluzionario che consiste appunto nel mesco– larsi a tutte le lotte e a tutte le rivoluzioni per trarne il maggior profitto possibile, e che non ha alcuna. J)a– rentoln con quell'atteggiamento inerte, schivo di con– tatti, il quale si compiace solo di inseguire tratto tratto un sogno vaporoso di rivoluzione lontana. ll carattere delle riforme. Senonchò, per il divenire socialista. por la rormnzione lenta ed assidua della civiltà nuova, 1>er l'augurata. ed affrettata tra.sformaziono delle leggi e dei costumi, dob– biamo presupporre che la cla.sse borghese, e i poteri pubblici dove essa ò In prevnlenza, non siano invinci– bilmente contrari acl ogni elevazione del J>roletarlato. Se, come affermano i nostri compagni dell'ala cosidetta rivolu1.ionari&i lo Stato rosse impermeabile alla nostra azione e rigidamente deciso a impedire qualunque nostro progresso, ogni riforma sarebbe diretta a rafforzare la sua opera conservatrice. lfortunatamonto queste affermazioni non sono verità. La classe borghese non ò un'unica massa reazionaria, come lo Stato borghese non è più un semplice Comitato di difesa. E ciò non perohè lo Stato abbia, per la virtt) miracolosa di alcune idealità morali, inscritto rra le 11ue runzioni un poco di socialismo fllantro1>ico 1 ma perchò il regimo rappresentativo ha rivoluzionato tutti i nostri rapporti politici ed ha reso instabile e duttile ciò che prima era rigido ed assoluto. li potere elettivo ha suscitato la gara per il potere. Nella gara IA.borghesia si ò scissa: ciascuna frazione, c•iascun interesse ha cercato di prevalere. Cosl i poteri pubblici hanno cessato di essere lo strumento inaliena– bile di tutta la borghesia, per diventare l'arme transi– toria di un partito o·di più 1>artiti alleati. Ed ecco sorgere il proletariato, prima come semplice massa elettorale, poi come partito politico. La nuov11. rorza allarga il campo della contesa.: i partiti politici
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