Critica Sociale - Anno XII - n. 13-14 - luglio 1902

CRfTICA SOCIA1,1,; 217 futuri, i cui membri snrnnno tutti economicmncnte uguali e che si sostituirnnno agli Sta.ti qmrndo questi, g-iunti all'ultima fase della. loro CYOluzione, avrimno, con la nrnssinrn gri:111dezza) raggiunta la. vanità. Si può fin da ora. prevedere clic i futuri nuclei economici noo saranno circoscritti <la confini g-co– g-rafici, ma i loro limiti saranno i limiti dei fatti riguardanti la produzione ed il consumo; il loro ca– r:1tterc prcdomimrntc, come si può dedurre ch11l'os• scrrnzionc del mo,·cnte comune di tutte le azioui inclividuali economiche, sarà l'egoismo 1 il quale, per la medesima le~gc, tenderà grMlnhuncntc a scompa– rire dall'indi,,icluo come è gb\ da esso scomp::1rsil la ,·iolenza. Il socialismo, romc risulhtto di um1 rivo• luzione nnzionale, non può essere quindi, logicamcnt.o, rho un fatto sociale cli natura autoritaria e tran– sitoria. .Alle attuali classi ò dunque riserbato il cùmpito altissimo di preparare nell'organismo soci::do le con– dizioni opportuno por lo sviluppo e per il predo– minio delle nzioni psicologiche, cioè cli cancclhnc lo ultimo tracco della nostra origino bcst.inle cd ini– ;d:1re la. prima fase sociale vcramcnto umtuiit. FELICE CERA:\IICOJ,,\. i Di 1>ro.r;.r:ima Jntbblicazione: i ! ! • CARLO KAUTSKY 1 i : l IL PROGRAMMA SOCIALISTA 1 ; I i (Principii fomlnmentnli llol socinlismo) J I I : Un volume di circa 300 pagine : ! Jlrezzo: Lire 3 f i (Per gli abbonati alla Critica, })rezzo L. .2) f I Vaglia. e commissio11i all<t CRITICASOCIALE, Portici. : : Ualleria 23, Milano. ! 1- .................................................................... • FRA LIBRI E RIVISTE Lct teoì'l<t delle cl'isi. Che le crisi periodiche nell'industria e nei commerci siano determinate da un feuomeno di sopraprocluzione, tutti, nel campo socialista, sono concordi acl ammetterlo; il dissei1s0 comincia nella determinazione piì1 esntta e pili intima di quella causn: :.i tratta, dicono alcuni, di un eccesso di ricchezzn; $i tratta. di un eccesso di mi– scrin, ribattono gli altri. Questo è il tema di un lungo articolo di Carlo Knuts:ky (Ne11e½eif, maggio e giugno), in conrutazione del volumo di uno dei cosl detti « revi– sionisti " della dottrina marxista, il russo Tugan-Br1ra– nowski. 'l'ralasciando i particolari tecnici della dimostrnzione e della discussione, ci limitiamo ai punti principali del• l'articolo. Secondo Tugan, le cri:.i dipendono dalla mancanza di un piano nu:ionalc 1 dall'anarchia che regna nel modo dì produzione capitali$tico, e che di qu:llHlo in <1uando rompe la proporzionalit~L della produzione. Xc viene che i rari rami delln. produzione, 11011 sviluppandosi in equa proporzione, vengono in conttitto trn loro. Ed ò tutto. )h1 1 ribatte il Kautsky, ò così poco esatto limitare a questo unico fatto la causa dello crisi, che i lrnsts, che dovrebbero essere un principio ,li organizzazione della produzione, non riescono punto ad ovviare lo cri:-i. I trnsts, lungi dal sop1nimere l'indipendenza dei vnri rami della produzione e dal provvedere alln. mancanza di un piano nella produzione, tendono $Oltanto a rego– lare la libera concorrenza. F.ssi, anzi, sarebbero disposti a scatenare tutto lo scompiglio economico, se lo permet– tessero i loro sforzi. :Ma la libera concorrcn;:a, pur non funzionando sempre, sta in fondo al sistem~ econQmico attuale, e anzi, quanto è 1>iì1f0l'te il legame che stringe no t11arco fra loro le imprese industriali, ta11to più. \'iolente sa– ranno le interruzioni che essn provocherà.. Così è che i IJ'usls sono un elemento delle crisi. Oggi, è ,·ero, le crisi non si ripetono pii', periorlica– mente, a decenni, cc.mc nel secolo decimonono e sono di altro ~enel'e. Esse sorsero contemporn11eame~1te alla miseria tisica che nccompngnò il sorgere della grande industria capitali$tiCa o che ne portò al colmo l'orrore. Si impone"a quindi la necessità di mettere le crisi in relaziono colla miseria, e di spie~arlc colla contrazione dei consumi. Anche oggi permane noi proletariato una classe in cui il s~ttoconsumo ( Uuterl,onsumption) ò conseguenza. noce:.san:i della sua condiziOllC sociale. Ad esso VA.n ri– condotte le crisi. i\la. il sottoconsumo non va. i11te$0 nel $~nso fisiolO,!!ico cli sottonutrizione, ma nel senso sociale, d1 consumo di una classe che resta indietro alla su:i prOduzionc. Sottoconsumo al c1uale conduce non solo una contrazione del consumo J)er stasi o aumento di Jlroduzionc, ma anche un aumento di produzione per consumo statico o per consumo crescente soltanto in lungo periodo. Anche Marx ed Engcls trovano nel :.ottoconsumo il fonctamcnto ultimo delle crisiJ non però la loro causa. dirotta. Ora, che non si p1·oduce piì1, come un t.empo per il consumo famigliare, ma per il mercato, occorre I rispar– miare yarte dei profitti, oreorre accumulare ca))itali })Cl' })erfoz1onare l'industria e vincere nella concorrenza. Ed ecco il modo di produzione capitalistico colla nece,•saria contrnziono dei consumi del cnJ)italista, e, come conse– guenza, col miglioramento dei mezzi di produzione, col– l'intensificazione della. produttivitì~ dell'operaio, e col• l'aumento della. produzione degli oggett.i di consumo. Nò il sottocon.(.umo degli $rruttati ))otrebbc essere oggi in nessun caso eliminato dal corri~po111lontc consumo personale degli srruttatori. In questo sta il fondamento della con!inua tendenza. alla sovrapro<luzione. Poìchè, ò vero che nella. ricchezza del capitalista e nel numcl'o degli operai si verifica un aumento con– ti11uo, ma non nella misura dell'aumento dell'accumu– lazione del ca.pitale e della produtti\'ifa del lavoro, cosicchò per sè solo quell'aumenlo non è un mercato sufficiente per i mezzi rii consumo prodotti dalla grande inclustrin. capitalistica. :Ke viene che questa grnnde industria ha. bisogno ,li ~f~l~:rrIll~~~;~ri~l~O a~~~e;~~::,?1 l~;;~~~j d~!J)1i:1i;rj~~~~e~;:: f:, trovatolo, lo allarga sempre pii'1,ma non mai cosi r.'.lpidamento quanto occorrerebbe per lo smaltimento dei suoi prodotti, inquantochò questo mercato sussidiario ò ben lungi dall'nvel'0 l'elasticifa o la cnpaciti\ t'li svi• luppo del proce-isO rlella produzione capitalisticn. Non appc1rn, infatti, la JH'0duziouc capitalistica diventa. grande iudu:.tiia, come è accaduto già nel primo quarto del secolo XIX. in Inghilterra, essa attinge la possibilità. <li un t-ale $viluppo a sbalzi, da. sorpassare in breve og11i nllargamento del mercato. Così ò che ogni periodo di prosperità, che è la co11segucnza di un accresciuto s,•i– lu1>pOdel mercato, ò condannato in precedenza. a una vita breve, o la crisi ne segna la fine fatale. }\fa anche per lo sviluppo industrialo vi sono limiti insormontabili, e non è fo1·se lo11t:rno il tempo in cui il mercato m111Hlinlcanà raggiunto 1111 tale sviluppo, che in og-ni nazione la SO\'l'llJH'oduzionosan\ cronica. Certo, anche per questo periodo ò possibile e verosimile uno scendere e un Mli re dclln ,·it:i economica: una serie di ri\'Oluzioni t.ccniche nei ])rocessi industriali la. sco– perta di nuovi campi d'oro, e così \'ia, possono d;r nuovo corso agli affari. Nondimeno, il modo di produzione ca- 11itn.listic?, anche in uno stadio di depressione cronica, procede mdipendcntemcnte e sempre pili rapidamente J)Ortnndo al ma~simo l:i disoccupazione e la miseri~ degli operai, e l'insicurezza dei piccoli capitnli$ti creando una situazione in.'lOpportabilo per la 11opolazÌouc. La qnalc $flrÌLcostretta a cercare una via d'uscita dalla comune miseria, ccl ossa non potd~ trovarla che nel :.o– cialismo. ... Ma che le crisi siano determinate dn sottoconsumo o da. mancanza. di proporzionaliHL nella. prorluziono So– cia.le , è null'altro che una questione accademica. C'ò però un lato pratico.

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