Critica Sociale - Anno XII - n. 13-14 - luglio 1902

CRITICASOCIALE 207 mariwiglio affatto che il Negro, al <1ua]e non fa difetto l'intelligenza, s 1 imJ)flJ>pini talmente, c1uando non fl. sott'occhio elci numeri, da domandarmi come nrni, volendo io studiare il 111alcontenfo dei lavor11.tori, non mi fermi al mondo e sterno (cresc ente clipen– tlonza economica; disuguale ripurti:t.ione dei prodotti del lavoro; condizione sem pre pit't ince rta dei pro– letari, ccc. 1 ccc.), ma osi penetrare nel f'òro interno della coscienza o del sentimento, per analizzare i dolori e i bisogni, della classe lavoratrice .. l~viclcnte– mcnte, per il .Xegro, dolori o bisogni sono vane pa– role; evidentemente, per il Nc~ro, l'uomo non ò che un Ammasso cli cnrne e di ossa che non reagisce in nessun modo sull'ambiontc esterno; c,,identementc, per il Negro, esisterAnno, nel Cilmpo della scienza, l'economia e la statistica, li~ matcnrntica e la com– putisteria, ma la. JJsicolo[Jia non esiste. Vàde retro, Satana I ~; quando il huon Ncgrn s'è accorto, data u11'occhi11,ta. in fretta e in furht ni miei ultimi nrti– coli, che statistiche non ne citavo e che m'industriavo invece, per altre vie, di penetrare nel laborinto clcll'animo umano, ft gettato vin tutto con atto di sprezzo, fiCntcnziando che il mio studio - pur con– tenendo qualche osservazione ncuta - era un molto curioso tontathro d'interpretare In teoria. della mi– seria crescente. ln verità., io trovo pili curioso il modo con cui il ~egro leggo e critica gli scritti altrui. E se avrò forse csai;crt1to l'altra, volta, attribuendo al Negro una cecitft volontaria; non esagero adesso dicendo che il .Negro, cogli occhi affumicati da un male in– teso materialismo, non à visto, non à voluto vedere quanto nel mio studio ci potc,•il esser di vero. Le prove sono lampnnti. Egli arriva perfino a tro– vare strana la mia interpretazione, obliando total– mente che di a11tago11ismo tra, salari e bisogni ~nno parlato prima di mc quei miseri e metafisici scrit– torelli che sono ).larx, Lass11lle, Hodbertus e Kautsky. I•: dire che di tutt'e quattro questi scrit.tori non man– cano nei miei articoli lunghe e chiarissime citazioni ! Ma. il buon Xegro, come ò detto, infatuato dei suoi profitti, e convinto che n\Pinfuori cli essi non c'è rniseria. 1 non 1\ visto, 11011 h capito un'acca di qu1111to ò scritto. Per non so qllfrnto pagine, io mi sono affa. ticnto a dimostrare che l'antagonismo tra bisogni e mozzi per soddisfarli è un anta~onismo proprio al– l'cpocn nostra o al rog-imc capitalistico, o in un punto ò scritto queste precise parole: 11 J I socialismo, fondnmcntalmont.e, non (' che la tendenza irresistil)ile ad infrnngere un regime eco– nomico che crea od alimenta contim111mente bisogni che non sa soddisfare. Questo è il lato caltìi:o, questo ò lo strnno e paradossale dil-lsid ioche mina il mondo capitnlistico. Altrove e in nlt.ri tem1>i, alla miseria pili grande dello classi inf eriori n oi tro,·ii11no sempre congiunta una grande apatia o uml grnncle insensi– bilità. fmbcstialito il corpo, s'imbestinlivn anche l',t· ninrn, e il popolo, cacciato noi fango, "i si Sl'oltolavo contento o rassegnato.,, E ò detto altrove: " Jl clolo,·e non dura eterruuncnte 11oll 1 animo umano senza tro\'are il mezzo che possa estinguerlo. L'uomo, che non uccide il dolore, ò ucciso da lui; sicchò la degenerazione e la morte d,t una. parte, l'a1,atia e h\ rnssegnazione dal1'11ltrn, son le due vie che as1>et– tano gli uomini quando, per lungo tempo, non tro– VilllO li\ l'ia che soddisfi i loro desiclerii o appaghi lo loro brnmc. Jn tutt'e cluo i modi pcl'Òl'equilibrio tra dolori e mezzi è rngg-iunto; o - scomparsa lcn tamonto la classe. in cui lo 8quilibrio corroclitore per• siste; o subentrato il suo adattamento all'ambiento - svanisco 1>crla società, nel suo insieme, ogni ele– mento di perturbazion('. ~::eco perchè paesi come l'India., dove la fame miete migliaia di Yittime umane; e paesi come la. Russia, dove il popolino Yive nella uno lliì1 cruda, ma 11nche nella piì1 rassegnata. miseria, non dànno alle bea.te clnssi diri~enti e ai heati loro GoYerni timore alcuno . ,, J,; avanti, m'ero meglio spiegato così: " rl dolore cessa: 1° col rnggiungimento e coll'uso del mezzo; 2° quando il mezzo scompare o diviene inHccossìbile. J.n questo secondo caso, o il dolore persiste nella sua piena forza distruttrice (e questo av\'iene immancabilmente per i dolori che proven– ~ono dalle supreme nocosisiti\ della vita, per il do– lore dcll:1 fame, della sete, ccc.), e allora la degene· mzionc o la morte attendono gli indh·idui e le classi sociali, a cui i me2zi manc,rno o sono falliti; oppure (o questo avviene r>er la maggior J)Hte dei dolori e dei patimenti mornli) i dolori, i clesiderii, le esigenze, ccc., cli fronte all'impossibile appagamento o 111\'impossibile rinnovazione, si a.trofizwno, get• tflndo gli individui e lo classi sociali in quello stHto <l'ubbrutimento e di apittia in cui h\ vita. unrnna, an:dchò una corsi\ continua alhi conquista cli nuovi piaceri e cli nuoYO socldisf"ltZioni,diventa uno stretto circolo do,•e quotidianamente sor,2ono e sono aJ>))fl· gitti gli stessi o limitati bisogni. ., Hbbone, chi lo eroderebbe? Do1>0tutto questo cd altro, che non cito per nmor del lettore, il buon ~egro, con ammirabile ingenuità, esclama nelln ('l'ificci e ri1>ote trionfal1nente nPlla Rivista Popolare: 11 Ma lo sq uilibrio tru salilri e bisogni, il malcon– tento socin.le , i dolori, insomma della classe lavora– trice non si v erificarono forse in nlt.ri regimi, quello feudalo ad esempio? O perchò l'ered ità feudale la preso h~ classe b orghese invece elci proletariato? li rcg'inie fcuda.le estingueva forse direttnmente e snf• ficente mcnte c ol salario i tlolori della classe ope– raia.? " Illustre Luigi Negro, la vostra critica, se· non è nffctta, o ciò non ,·oglio nmmeUcrc, eia maln fede, non soffre un poco di miopia~ . .. Vcnunentc, non è il solo Luigi Negro a veder poco chiaro in quei fenomeni, sottili certo ma non mctHfisici, che vanno sotto il nomo <li psicologi11. 11 confusionismo, notato adesso nel ~egro 1 uon ò nrnl,!· giore cli <1ucllo che gil~ criticammo nel Kautsky, il qunlo scambia i11difl'cronte111cnte la mi.,;eria fi.r~ica colla miseria, sociale e anche lui, 1>cr dimostrare l'aumento dei bisogni nel 1>roletarinto 1 tira. in ballo i profitti elci signori borghesi. Il male è che non s'è nncora capito dai nostri nmtcrialisti ad oltranza. che la psicologia non ò me– tafisica, che ess11 va studiata sul scrio, e che, invece cli 1>ortare, come afferma. il Nc~rò, "sopra una via fnlsit e sdrucciolevole, in urto completo colla conce· zionc realistica che forma la bussola orientatricc del sociolismo ,,, essa ò u1HL nccossari>L integrazione del cosiddetto materialismo storico. Questa idea, così sem1>lice e cli cui nel mio studio ò fatto una modesta applicazione, è stata svolta t.coricamente e ottimamente in un recente 01n1scolo di Alessandro Levi, a cui rimando volentieri il let– tore ('). Il Levi ha saputo ben mettere in luce come il ffltt'lre della storia. siR. l'uomo, spinto non dal suo lihero ilrhitrio, ma." clall1inftuenza.determinante delle condizioni materiali in cui vive. ,, Concetto questo che salva lo studioso dnllo osag-crnzioni, opposto ma ugui1lmcnt.e da.nnosc, di. chi, corno il Negro, astrae completamente dnlln psicologia, e di chi, come il Bornstein, in Germania, il Verri e qualchcclun altro in Italia, somhra alla semplice psicologia aver ri– dotto l'intero movimento socialista. moderno. Del Bernstcin ci occupammo brevemente negli ( 1) Dtlt•·mbd$,HD UOHOmko t! PlkDIOqkl IOtkllt, Bologna, l90'J.

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