Critica Sociale - Anno XII - n. 10 - 16 maggio 1902

CRITICA SOCIA.LE 151 /,'altro teorem<t~ in cui si nsconclc il nocciolo del ragionamento per dimostrnro indispensabile la na– zionafom1zione delle forze idrauliche, ci pare com– plotnmcnte errato. Il "Nitti così lo enuncia.: GJme ai JJrivati, 110nron,. ven{J<t. .;pessosostuuire l.'e11erf1ia. iclroclettricri al car– lKJnr,anche et1:e11cl<> la, forza ,>iù. a buon mercato. Pcrchò? Pcrchè, fra l'ùileresse generale cl ella, so– rielù, che consiste nell'am1ropriarsi l'energi<i più eco- 11omirct (che 1>erl'Italia è l'energia idroelettrica), e quello degli imlustriali, eh• 't:0!Jlio110 l'energi<t 11ih ro11ve11ie11te 1 esùite antitesi, o JJer lo meno 110nvi t\ concorcllmza. Nella _viti parie dei casi Oflli imlustriali non co11vie11e sostituire l'una ener!Ji<iall'altra, ricltie– demlo questa tm.s(ormazione fl'OJJJ)O im:('s/imcnto di ricchezza in capitali fissi. l•!sem1>io:un industriale ha un milione di capitale, spende G0.000 lire all'anno in combustibile per otte– nere ,wo ctwalli di forz!L. 1,:gli..con 400.000 Jire (che nl sa1,tgio di interesse corrente rappresentano 16.000 lire 11ll'1urno)può acquistare pcrmancnt.emcnte con un impianto idroelettrico la. forza. cli 400 cayalli. Non lo farà mai, secondo il Nitti, essendo per lui 1>iì1eo,weniente spendere G0.000 lire a!Fanno lii combustibile, che in11nobiliz1.Rrodue quinti del pro– prio capitale. Siccome infine l'interesse colletti,·o, considerato il problema dal punto cli \'ista nazionale, esige che presto si f1.tccia la. sostituzione della. energia, iclr1u1- licrL al11t termica, sorge ht necessità. della nazionnliz– zazionc delle forze idrauliche o della produzione eia. parto dello Stato della energia elettrica. n Nitti dimentica semplicemente che il suo indu• strialo non do\'rà mai immobilizzare nep1>nrc la centesima parte del 1>roprio capitalo: sono nitri ca.– pitali, altri inclustrillli che pensano nlla produzione cd allo smercìo della cner~ia. I/industria che 1>roclucola forza e quella che la consuma sono affatto incli1>endenti: nulla hanno in comune. Nò vale l'osservazione che, delle 14G Societ.\ per azioni che esercita,•ano legalmente nel Regno indu– strio elettriche al 3I diccmhrc 1900, ben poche si proponessero la produzione o il commercio della energia. Quelle 14GSocietà rappresentano una fase oramai soqrnssata. Piìl che al numero dobbiamo guardare all'importanza cli ciasuna di esse. Il commercio della energia elettrica è affatto nuovo in Italia, non ancora com1>letarllente arriatn, ritardato dal misoneismo di molti industriali, dalla necessità, affermata dallo stesso S1tlclini, che la so• stituzione delPenergia termica. proceda 2. gradi, senza. scosse; ostacolato infine in tutti i modi possibili dalle circolari dei Ministri, e dalla ignoranza SUJ)Cr– stiziosa di molti alti impiegnti lrnrocratici 1 i quali giuusero a negnre concessioni di forr.c semplicemente pe1·chò non si pensava. di sfruttarle sul posto, ma. di trasportarle e distribuirle a distanza. Ciò non ostante, tutti gli impianti pilt moderni e grnndiosi sono sorti essenzialmente, in rtalia e fuori, per vendere l'energia Potto tutte le forme, per tra– zione, per luce, per alimentare i motori delle indu, strie. L'impianto di \"izzola. sul 'l'icino, il più poderoso che esista in l~uropn, distribuisce oltre ventimil!\ CA.\'allidi energia in unn vasta regione posta al nord di irnnno, alimentando, accanto a microscopici stabilimenti cli pochi cavalli di forza, colossali indu– strie che ne richiedono parecchie migliaia. Quelli di P11dcrnosu\PAdda.(15.000 IIP),di Morbegno (7500 li P), cli Villadossola (3000 111'),cli Pont Saint-Martin, ccc. producono e Yendono l'energia. Che piì:1? Parecchi, sorti allo scopo di dar vita. esclusirnmcnte ad industrio elettrochimiche, si sono trasformati nel senso indicato da noi. Infine, le do• 81 > 1 ttr1 Gino B1arro mando cli concessione giacenti al )linistoro per nuovi colossali progetti sono tutte per la produzione e,l il commercio dell'energia elettrica. Non si 1>uòquindi 1>erquesta. \'ia. nJl'ermarc o di– mostrnrc la necessiti\ della nnzionalir.r.aziono dcllf' fo1·zo idrauliche . .[ capitali necessari !)Or la loro uti– liz;rnzionc esistono in rtalia. 1 o "i accorrono ben vo• lontieri, come lo indica. chiaramente lo S\'ilupJrn promettentissimo dell'industriii elettrica neg-li ultimi anni, o la ressa. enorme di donrnnde nl )tini~tcro non ostante gli ostacoli frn1>1>osti. E, se la. nazionalizzazione non ò necessaria, è essa. per lo meno utile? Nelle condizioni politiche C'd economiche attuali clcll'.rtalin noi non lo crediamo assolutamente. Abbiamo ,•isto come il J)ii1 grnnde impianto per produzione di energia. possa, per \'ia. cli successirn rnmificazioni, abbracciare al massimo un territorio corrispondente ad una intom provincia. 1fo, nclht maggior parte dei Ci\Si, per ragioni topO~l'1lfichc 1 idrografiche cd economiche, la. sua. sfera di alimen– tazione Hi mantiene fra. limiti assai piì1 ristretti, non solo, ma. ogni im1>ianto 1 a seconda. della re~ionC' lii Italia in cui si tro\'a, rirnste caratteri essenzialmente diversi, 1>erragioni tecniche, por esigenze locali, t>Cr f='li S\'ariatissimi bisogni della industria e della agri• colturn ., che potrebbero ben diflicilmente essere rn– luta.ti e compresi da un r>esanto organismo nmmini– strntiv o e tecnico dello Stato. A noi parl'l insomma che, per sostenere rnlid11- mc11te la nazionalizzazione dol io forze idrau liche, hisognercbbo presu1>1>orro una trasforma:r.ione poli• tìca, dalla. quale siamo ancora. molto, tro1>1 10lon– tani. Quando molti elci nostri piì1 ,·Rlenti non si 1>eri– tano a dichiararsi oggigiorno contrari all'esercizio di Stato delle ferrovie, le quali costituiscono pure un tutto organico cd omogeneo o richiedono qmu;i necessnriamente una amministrazione unica eentmlr, quando noi siamo ancora. Q~Ji inizi (poco Jlromcttr•nli iuvcro) della lotta. per l'nutonomi:L- dei ('onrnni e delle Provincie, quando, di fronte a. prohlemi ditti– cili e complessi d'impiant.i per produzione d'cncr.:.{ia, che J)l'CRcntanodiverso soluzioni, che richicclùno a\'– vcclutczza, intelligenza, dottrina, modcrnitìt di "1tucli, abhiamo un esercito di burocrntici misoneisti (\lini– stri compresi), che non hanno ancora compi c.-a h~ importanza. della. rivoluzione tecnica portata dc1lh~ elettricità, a noi paro im1>ossibilr parlare O,!?g-i~111 scrio di nnziona!izzazione di forzo idrauliche, ::1nH•no di voler fare una affermazione ,;emplieemeutc plu– tonica. Discutendosi, in seno ad una Commissione mini– steria.101sulla. Oi>J>Ortunità.di compilare un clrnco seriRmente documentato dello derivazioni le quali si potessero prevedere fino da. orn. utilizzabili IJN h1 trazione elettrica, il delegato di umt nmmini~frn.• zione fcrrO\'iaria dichiarò che occorrercbbcrn J):l· rocchi anni per comJ>iero 1111 sì ingente lavoro! Fac– ciamo una. pro1>orzione facile, e potr emo prcsa~i1·0 che lo Stato potrà. "endero l'energia nazionali1.r.a.ta 1 nella. migliore ipotesi, fra mezzo seco lo! Do\'remmo insomma chi sa fino a quando lasciare inutilir.zata la enorme quantità di energia di cui sono ricche lo nostre valh1te, e ciò mentre il car– bono continua. a . salire d i 1>rezzo,mentre numerose industrie nuove, aiuta.te dal basso prezzo dcll"cncr– g·it\1 si sforzano cli \'inc ero la. concorrenza C'Stel'tl; nlla. vigilia di una colossale crisi cronomica cl!e dO\'l'À. pure ri1>0rcuotersi nnchc da noi ; proprio quando numèrosi comunicati di Consoli ci fanno certi che la Germania e grnncle ))arte della. Fnrncia e delhL Svizzera saranno chiuse, 1>er i1 corrente anno e forse anche per i prossimi, alla emigrazione periodica dei Ia,·oratori d'ltalia.

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