Critica Sociale - Anno XII - n. 8 - 16 aprile 1902
CRITICASOCIALE J-21 11 Jn materia di 01>ercdi car.1ttoroo interesse locate - facendo la ipotesi piìl favorevole, che, cioè, i deput11ti di tutte le regioni sicno ugualmente vigili - è più sicuro di ragionare fin da ora sulla ipotesi, che ogni regione finirà per pagarsi le suo ferrovie, le suo bonifiche, i suoi monumenti e i suoi acquedotti. 1-.orchòpii, <li questo non si otterrebbe. 1'I Potrebbe essere 1'on. Dc Yiti piì1 filosofo di così? No di certo. Egli prende qui gli uomini per quelli che sono, nè <1uisi sognu. d'invocare contro il Set– tentrione l'autorifa del Ooverno o la solità. utilità dell'insieme, cioè l'utilità. nazionale. Pcrchè? Perchè Pinvocnr l'una e l'altrR, di fronte a quelle 1>arti cP[– talht per le quali l'utilitil. regionale ò ben maggiore dell'utilità. nazionale, sarehbo per !'on. Dc Viti una inl{onuità. To:ppurequesta. ingo,nuità salta fuori in un altro punto dello stesso articolo. " La J>oliticadei la,•ori pul>l>lici- scrive l'on. De \'iti ,icguitnndo la sua critica nl Ministero - nuoce alla classo ht ,,oratrice nel suo i11siem, .... o muta solo la direziono della domanda di lavoro; favorisce, cioè, alcune cate– gorie di lnvoratori a danno di altre; dà. lavoro agli OJ)erni che sono piìl vicini al centro del Oo,·crno, meglio organizzati, J)ii1 turbolenti e minacciosi, o no toglie ai lnxorntori più lontani, meno organizzati e ))iÌ:1 rasse– gnati. " Ì•: vc1·0 questo? Non lo discuto. Jn ogni modoi so si trnUn d'un male, como sostio110 1'on. De Viti, la colpa. ricado tutta. sugli operai " meno organizzuti e piÌl rassegnati ,,. Protendo forse l'on. De Viti che il Oo,·erno, e un Oo,•orno rappresentativo, dia piil retta agli operai che dalla vita politica sono i pilt assenti? O vorrebbe che gli operai organizzati sacri– ficassero il proprio interesso per Amore di quelli che tr1ucurnno il loro? Nell'un caso e nell'altro l'onore– vole De Viti che parla cli operai è in contraddizione coll'on. Dc Viti che parla di regioni, e dimentica, o sembra dimenticare, la baso egoistica della sua scienzn, per sostituirle la l>ase molto men granitica clcll'altrnismo. Nella rcalb\ 1 egli, precedendo d'un passo Pantaleonii à. sco1>erto un terzo egoismo, l'e– f!Oismo 1·egioiiale; ma non s'ò accorto che, accanto a. questo e sempre prima dell'egoismo cli specie, ce n'ò un quarto, l'egoismo cli yr11,pJ>0o di, cl<isse, che snrà. benissimo una forma. meno com1>lcta, meno in– tensa e perfetta del massimo egoismo pautaleonianoi ma ò anche, oggi, nel nostro mondo, l'egoismo11ii, egoisf<1,cli tutti. . .. n giochetto di pa.rolc ò presto spiegato. Dato il nostro concetto fonclamentnle che il diritto, se non è la. fonrn, ò però genernlmente alla forr.a propor;do· nato, ne scaturisce logicamento che, solo dove tutti gli individui ànno, l'uno cli fronte all'altro, la Stessa potenza, esisto quella giustiiia assoluta., che è il massimo degli ideali umani appunto pcrchè è in parto minima la realtà. Se fosso possibile in poche parole risolvere il gravo problema della giustizia 1 noi potremmo ben dire con Marx che fra diritti uguali decide I!\ forza, e - ro,•escianclo la frAse - che !\ parità cli forze decide il diritto. Ora una. tal parità, so non esiste oggi in tutti gli individui d'una mede– simi\ società, esiste però approssimativamente in t,utti gli individui d'uno. stesso gruppo o d'una stessa classe sociale. J~ assurdo il credere, per esempio, che un industriale riesca a ottenere dal Governo una legge a suo esclusivo ftl.rorc e contraria agli inte– ressi degli altri industrinli. Così si dica d'un com– merciante rispetto agli altri commercianti; cl 1 un pro1>rietario rispetto agli altri proprietari, e via di seguito. i può anzi asserire che una classe sociale in tanto esiste in quanto i suoi co mponen ti ànno gli stessi interessi e le stesso forze per far.li valere l'uno di fronte all'altro. Data questa con dizion e di cose, il supremo egoismo consiste nel non calpestare, nel non ltl'tar·e il nostro vicino o i nostri vicini, se non si vuol entrare in una lotta con loro, che offre, se non la certezza di perdere, ben poca speranza di vincere. Sicchè solo gli individui della nostra classe, cioè gli uguali a noi per potenza sociale, costih1i• scono quel prossimo del Vangelo contro il quale non facciamo nulla di queJlo che non vorremmo fatto contro di noi. Nei rapporti invece tra classe e classe, la cosa è diversa. Se tutte le classi fossero uguali di forze, so tutte egualmente premessero sulla bilancia. econo– mica c sulla bilancia politica d'una nazione, non esi• sterebbero classi, ma, esisterebbe soltanto que1la so-– cietù, quella s1Jecie, quell'insieme nel cui nome JHl.rlano i liberisti. :i\fa le classi oggi esistono; esiste cioè un grosso numero di indi\•idui che 1 pili fortunato, pilt energico piil organizzato di tutti, mira. esclusiva– mente al proJ>rio interesse, ci1lpestando gli interessi degli altri. J,J perchè non doncbbe calpestarli? Perchò dovrC"bbo esso preoccuparsi del male che arreca nclltt sua marcia trionfale? Esso ò sicuro della sua forza: osso non teme reniioni, non temo vendette, e, dA. perfetto edonista, trova che, quando à mantenuto la giustizia e l'uguaglianza nelle sue file, può ben tra– scurare la giust.izin. e l'uguaglianza. cli quelli che lo invocano piagnucolando ma non le san conquistare. ì,: così che, sotto vari nomi e con vari mezzi, lo clossi socialmente piì.1 forti 1\nno sempre sfrnttato lo classi pili deboli, non ammettendo come leggi eco– nomiche che quelle più confacenti al loro egoismo. 11 liberismo stesso non è in questo differente dal pro· tcziOnismo borghese o dal protezionismo operaio. La libcrtfi, la tanto vantata libertà. che esso concede, nollfL lotta economica, anche alle classi più misere, non è che la libertà che il gatto Jascia momentanea• mente aJ to1>0per prolungarne e esacerbarne l'agonia. I capita.listi infatti si son sempre dati il lusso ciel liberismo quand'eran sicuri che, senza l'intervento del Governo e delle sue leggi, llOtcvan meglio sfrut– ftlrc le felici condizioni elci mercato. Lo clice chiaro e tondo anche Yilfreclo Pareto. u La Lega di Cobden - egli seri ve ( 1 ) - riuscì perchù i manifatturieri cli Manchester e d'altri luoghi compre– sero che il libero scambio era n loro nntaggio. 11 Vilfredo Pareto però - per una delle solite con– traddiiioni - si maraviglia altrove che, una volta s1>arito il vmltayyio, ogni buon Jiberista. diventi un protezionista, come ogni buon liberale diventa, sen• 1.'1tvYeclersene,un forcaiolo. Ornziosissimo è, a questo proposito, l'anedlloto che 1•aroto racconta. 11 Conoscc,•o una ,,01ta - egli serh·c (1) - un senn– tore italiano, liberoscambista. convinto. Apparteneva nlla Dcstrn 1 e, trovandosi la Sinistra al 1>otcre 1 noi era,·amo 1>errettamente d'accorcio nel biasimare le misure 1>rotc– zioniste proposte dal Go,•crno. Lo \'idi n. noma. la vi– gilia ciel giorno in cui il Senato doveva.discutere i nuo,•i dazi d'entrnta r-ui cercali, e gli dissi: - Voi \'otereto certnmente contro. - Ma lui: Un momcnto 1 non esa– geriamo. Si dice elio Dopretis si accosti a<lesso alla Destra; l>isogna.dunque facilitare questa conversione; noi non possiamo indisporlo ,·otandogli contro. - Da allora, son 1>assatitredici anni, e questo senatore à vo- (1) \'. l'ARt:TO: C,,urs U'lC(IIIO>H~flOllU.q11e; 1.osnmm•P11:-lgl, 1893•n, VOI. Il, 1,11g.383-,&. ('} Jo11rmrl Utl RcanomMtu i Par\gt 1 n11rllc 1901,
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