Critica Sociale - Anno XII - n. 7 - 1 aprile 1902
CRITICA SOCIAU 10:J accurato di tutta 1a. condi,done delle grande città, e i risultati cui giunge sono tratii dalla. ricerca stessa e non adottati per analogia. :Merita.mente la Relazione della. Commissione d'inchiesta su Na1>oli,che è una monografia com1>Ietasulle condizioni della città o dell'Amministra– zione comunale, si iSJ)ira, nella sua parte di carattere generale, alle ye(lute del Nitti sulla situazione economica di Napoli; come, per la parte che riguarda l'indole cd i sentimenti del popolo, ha seguito il magistrale libro Gorer110e yovenwfi, in Jlali<t, del compianto prof. Pa• squalo 1'uriello. Si potrà. dissentire fla alcune, o magari da tutte, le J>rOJ>ostoche chiudono il libro del Nitti, ma non si J)Otrit 11cgnre all'autore il merito di aver 1>osta la questione nei suoi "eri termini. Alla baso di tutta la questione napoletana e come causa ultima ù.eidisordini passati delle sue amministrazioni, sta la grnnde miseria della bellis– sima e grande città del Mezzogiorno. Jl problema cli Napoli è in fondo un problema economico. 1':, come tale, esso è considerato dal NittL mrorme 1rnramente rormali, come un maggior decentramento amministrativo, o nitre congeneri, che 1>ossonoess~re utili o anche necessarie -· e noi crediamo che lo siano - a facilitare lo s,•i• luppo normale di Napoli, non bastano n crearlo, o non risolvono quindi il problema. 11 Nitti mette in chiaro il mnle e poi lo assale alle radici. Napoli era 1 Jlrima del 1S60, il grande mercato di con– sumo del Mezzogiorno; perduta 1 pe1· le cause accennate, questa J>OSizionc 1 essa non potò trasformarsi in città J)rO· duttrico. Le grandi città. moderne sono il J>Ort.atodella grande industria-, e sono centri di produzione; Napoli non lo è. La borghesia napoletana abbonda. di avvocati, cli JJroprìetari di ca.se , di impiegati i scarsissimo "i è Pe• lcmento industriale. B alla scarsezza cli questo, corri• sponde, accanto nd un gran numero di artigiani e di commercianti minimi, quello di un vero proletariato in– dustriale. 11 Nitti 1>aragona NaJlOli alle altre grandi città., e trova che lo s,•iluJ>POdella popolazione, le forze motrici ado– JJerate nelle industrie, il numero e lo sviluJ)pO <lelle in– dustrie esistenti, il movimento commerciale - il mag– gior traffico del porto di Napoli è costituito dall'emigra– zione- mostrano una condizione di grandissim:~ inferiorità. 11011 solo rispetto alle grandi città del Settentrione, ma, 1>er taluni riguardi, anche a piccoli centri, con popola– zione infinitamente inferiore a quella cli Napoli. E Napoli è l'unica città nella quale si abbia il feno. meno davvero spa,•entevole, che, mentre la popolazione cresce, i consumi 11iì1comuni diminuiscono. }] mentre si nota una diminuzione della mortalità generale, per la grande caduta nelle morti per malattie acute e per con– tagi, le morti ))er malattie di esaurimento sono in au. mento('). Jl N'itti dimostrn, innanzi a questa situazione spaven– tosa, la inanità di tutti i piccoli rimedi, di tutte le so– luzioni empiriche. Neppure è JlOSsibile a Napoli diventare un grandé al– Uergo cd un grande museo. l calcoli delle spese fatte a Na1>olidai forestieri dimostrano qual ))iccola risorsa esse sia11O 1 cli fronte ai bisogni di una città cli seicentomila abitanti. ''ivere sulla industria dei forestieri è possibile ai J>iccoli centri, non a città come Napoli. ]noi tre i luoghi che attirano i viaggiatori divengono sempre }liÌ1 nume– rosi, o la concorrem:a fra essi sempre })iù Yiva. Ne è possibile trnsrormnre Napoli in gran porto per l'Òriento, se dietro di essa. non si s,•iluJ>J)iuna zona cli produzione, come quella che è alle spallo di Genova. Le altre t>ic– cole risorse, gli studenti, gli emigranti, i provinciali, sono e saranno sempre deflcientissirne por la vita della grancle città. Il problema <li Napoli non ha che una soluzione, ed è di trasformar Napoli in un grande centro industriale. Noi non crediamo che Po11era sia facile; un hworo cli educazione, necessariamente lento, della classe lavoratrice dovrà. andare di pari 1>assocon tale trasformazione. Ma. noi crediamo anche che la via indicata d<'ll Nitti, bre,,e o lunga, nsJ)ra o facile che sia, sia la sola che conduca all::Lmeta. Per industrializzare Napoli, il Nitti non consiglia con– dizioni artificiose di J>rivilegio, che darebbero un 1 indu– stria flore di serra 1 ma bensì la creazione di condizioni tali, da rendere conveniente, senza protezioni s1,eciali, l'impianto cli intraprese industriali aNaJ)Olij e cioè q_uar• tieri industriali, col suolo a buon mercato, per gli im– pianti di stabilimenti produttivi, in facile comunicazione con il J)Orto, e di una zona. doganale franca, nella quale sia possibile la manifatturazione dei prodotli 1 restando esenti clnl clazio le materie h•i introdotte per la loro trasformazione inclustriule, fino alla importazione nei territorio dogannle ( 1). Sarebbe così assicurJto il buon mercato del suolo; quello della mano d'opera esiste già, e questa 11011 ha bisogno che di educazione. 1Jn'oltrn. 1>roposta elci })ro– fcssor Nitti mira ad assicurare il buon mercato della forza. motrice. Egli propone cli trasportare a Na1101i 1 per opera dello Stato, la forza idroelettrica fornita. dai flumi vicini, e s1>ecio dal bacino del Yolturno e da q_uellòdel 'J'usciano. A nessuno sfuggirà. la importanza di questa proposta, li buon mercato della forza motrice è una delle condi– zioni principali dello s,·iluppo industriale. 1::desso J)O– trebbe in tal guisa venire assicurato. Navoh è la sol(, fni le grandi ciltcì italiane che JKJssadisporre di 9r,111di fo,·ze idMuliche. E il trasporto di 50 o 60 mila cawllli di forza idro-elettrica ne assicurerebbe l'avvenire industriale. ' Questa forza 1 oltre che all'illumintlzione e ad altri scopi simili, e n dar forza motrice ai grandi stabilimenti industrinli 1 potrebbe forniria alle molte ))iccolc industrie che vivono in NaJ>oli,assicurandone così lo svilupJ>O. J.;forso allora riuscirebbe possibile la organizzazione cooJ)erativa· dei piccoli 11roduttori napoletani, 11roposta cl:ll nostro i\lerliuo. L'attuazione della proposta. del Nitli potrebbe quindi essere il princit)iO di una. vita. nuO\'O 1 o per dir meglio il 1>rincipio della. "ita, e la fine dello stato lèhr." gico della economia. na1>olet.ana. . . Accanto a queste prOJ)o.c;te, il Nitti ne ra altre due di. carattere amministrativo, l'adozione delle quali egli e.rode uccessaria al successo delle due ))rime. Egli propònc l'annessione a Nt1poli dei Comuni limitrofi, e un regimo speciale per il v.1stissi111OComune che verrebbe così a. formarsi. E sono queste a1>punto le couclusioni la cui OPJ>Ortunitil n noi pare 1>i11 discutibile. l Comuni prossimi il Napoli sono, certo, come una continuazione della citfa stessa, e ne limitano 1 in certo (I) 1.n 11ropostn cicllll zonn rranea, 110!!1Il ~liti stesso, è 1!cl SI\/ rodo. Que11t1,nella conetuslono nll:l Rol:lzlouo 11011n Comm1sslo111►, •l'!nehlosta, I\CCOlt:l tl!IOhe (plell!l dci11l Istituzione di (lllllrtlerl lndu•. (1) crr. nnehe a ( 1ucsto J)ror,oslto n notO\'Ol1sslmo tllseorso 1,arla• slrlnl!, 11u.mtun11uo oniro 0011111:111ì1 r !strettt di <1uelll l11<11eat1 dni mcnh\rO del Colnjnnnt, già dn 110! rlcordnto. ~IUL · ' G no B1Arco
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