Critica Sociale - Anno XII - n. 7 - 1 aprile 1902

102 CRITICA SOCIALE il pnssnggìo all 1 intera democrazia. si compia senza. crisi rh'oluziouaria. ,, Del pari Jaurès respinge l'ipotesi d'una. soluzione cU continuità nel processo evolutivo economico, o nega l'ipotesi, per eccellenza. imbevuta di spirito se– mitico, che sia d'uopo pcl proletariato sprofondare nell'abbiezione per prendervi, novello Anteo, Je forze con cui redimere se stesso ed altrui. Ed afferma in– vece e1oquentemente che, solo con l'organizzazione degli sforzi quotidiani sul terreno politico ed econo– mico, per le vie legali della. democrazia, la classe lavoratrice eleverà, cioè redimerà gradualmente sè: stessa. Idee cosl chiare e precise, così rispondenti alfa, realtà delle leggi che regolano l'evoluzione sociale inevitalJilmcnte graduale, procurarono aJlo Jaurès in li'rancia a"versari cd obbie;doni non dissimili da quelle che al medesimo indirizzo di idee vennero opposte in Italia, e cioè che questo metodo dì evo· Ju7,ione, sottomessa alla legge della democrazia, ri· schia di indebolire ed oscurare l'ideale socialista. Il vero, egli risponde, è precisamente il contrario: "Coloro, che non 1>ossono contare sull'entusiasmo di un'ora e sulle illusioni d'un popolo sovreccitato,sono piì1 degli altri obbligati a dire con la J>il• decisiva chiarezza verso qual fine intendono incamminare uomini e cose e per qual serie cliistituzioni e di leggi SJ>ernno cliarrivare all'ordinamento comunista. Pili il partito socialista si con• fonderà.nella naZione con l'accettazione definitiva della democrazia e della legalità, e pili sarà tenuto a precisare i suoi concetti, e, attraverso all'atmosrera meno agitata, la. meta finale si disegnerà. pili chiara. Sotto J)ena di perdersi nel più volgare empirismo e clidissolversi in un OPI>Ortuuismo senza regola e senza scopo, esso dovrà ordinare tutti i suoi pensie1·i,tutta la sua.azione jn vista. dell'ideale socialista, o piuttosto questo ideale dovrà es– sere sempre J>resente e sempre discernibile iu ciascuno do'suoi atti, in ciascuna delle suo J>arole." E queste idee sono poi meglio spiegate nei saggi: " Majoritésrévolutio1maires ", " ParolesdeLiebknecht ", " Liebknecht et la, tactique" 1 ecl " Elargir 1 non ns• serrer ,,,in cui Jaurès piename.nte accoglie il pensiero di Liebknecht,salvo far rilevarelaJottaintima, non cessata. mai anche nell'animo del grande socialista tedesco, tra le intransigenze iniziali, dovute a.Jl'attaccamento a1le formule ortodosse del partito, e la chiara vi– sione delle necessità. praticamente impellenti. L'esame, sia pur breve, cli questi Saggi è necessario per mo– strare quanto mal si appongano coloro che, stabi– lendo un parallelismo tra il pensiero e Ja tattica della parte jauresista in Francia e il pensjoro e la. tattica che negli ultimi tempi e nelle ultime vicende politiche prevalsero nel partito socialista. italiano 1 ravYisano in questo una falsificazione, una degene– razione di quello, e ciò non per altro motivo che per questo: che la differenza di istituzioni politiche renderebbe in ItaJia assolutamente irragionevole lo adotta.re crìtert simili a quelli propugnati da Ja.urès per la Francin.. Questi Saggi sono 1ì per l'appunto a dimostrare che non è nelle abitudini mentali cli J"aurès l'ingigan– tire le pu.lci e il far caso esageratamente di certe dissomiglianze cli condizioni. li primo elci Saggi ri– corda.ti distrugge Ja. leggenda. - pur troppo molto diffusa ancora - che la Rivolu:.-.ione francese, l'ab– battimento della Monarchia. o fa. a.vvenutn instaura- 7.ione delJa prima. Ret)llbblica siano state l'opera di una audace minoranza. Se il l4 luglio, se il 10 agosto fu usata la forza., non fu già per impol're a.Ila na– zione. la volontà d'una minoranza., ma per assicurare, contro i tentativi faziosi d'una minòranza (la Corte B1b 1ote>ca Gino B1::3rco e lit nobiltà.), la volontà pressochò unanime della nazione. a La. monarchia non ru perduta. che quando fu evi• dente a qua.si tutta la.nazione, <101>0 prove ripetute, dopo il colpo di Stato realista del 20 giugno 1789,dopo il 14 luglio,dopo la fuga a. Yarennes, dopo I' i11Yasione, che la reggia tradiYa.a un temJ)ola costituzione e la patria. Essa non ru perduta che quando la contraddizione a1>– parve violenta, insolubile tra la reggia e la. volontà ge• uerale della. nazione. l 1 cr tal modo è la logica stessa della volontà.generale, e non un colpo di minoranza.,che eliminò la monarchia. " Del pari, se i rivolm:ionari cle11'8!lnon poterono prevedere le conseguenze sociali attuali del regime da loro instaurato, non è men vero che essi avevano nel loro spirito chiaro il concetto delle trasforma– zioni che volevano compiere nell'ordine economico, non è men vero che le noYità più ardite da loro re• clamate aveYano o precedenti ocl esemplari precisi nella realtà. "La rivoluzione del 178!) fu l'opera di una maggioranza immensa e cosciente.,, Posto questo insegnamento della storia a premessa d'ogni azione pmtica di partito politico, ne scaturisce un dilemma alle cui corna è impossibile sfuggire: Le grandi trasformazioni nell'ordine politico-sociale non assu– mono forma di brui:;co distacco se non nel caso in cui chi tiene il potere - re, partito o classe - a proposito d'una. data e a priori imprevedibile ra– gione, si ostini in un calcolo errato delle forze di: sposte a seguirlo. Le rivoluzioni non sono che gli errori della logica collettiva. Quincli 1 per ogni partito democratico che persegua una data riforma e che non voglia sciupar le sue forze nell'aspettativa d'un errore madornale a lunga scadenza ciel nemico, in via normale non resta che o farsi per ogni riforma una maggioranza. quando non l'ha e, quando l'ha, usarla per ciò che vale, cosa che niuno gli può av– vedutamente contestare, o dichiarare la propria im– potenza a trasformare l'opinione pubblica. L'astro– nomo, che indaga l'evoluzione del sistema solare, fa ciò fondandosi sulle leggi note ed attuali,e non a.rrh•e• rebbe a nessun positivo risultato, o J'imhroccherebbe per caso, se fondasse i suoi calcoli sulla probabilità di ignote perturbazioni nell'equilibrio del sistema stesso. Ed è con questa premessa che J·aurès si accinge all1esame del pensiero di Liebknecht quale risulta da. un suo opuscolo: " Comesi nalizzerù il sociali– smo ,,, scritto per l'apJ>unto sotto l'imperio delle leggi eccezionali fulminate da Bismark contro la democrazia socialista tedesca. Leggendo i passi citati da Jauròs e pensando che proprio sotto lo stato d'assedio Liebk · necht si preoccupava di quella che dovrà essere la politica sociaJista il giorno in cui, per l'accrescimento ciel partito, dovesse a qualche suo membro, pur sotto il ICaiser tedesco, affidarsi parte del Governo, alla mia mente si affacoinva spontaneo il confronto tra lo stato d'animo che rendeva a lui possibili questi pensieri e la facilità e quasi felicità. con cui, nei giorni più cupi dell'ultima reazione nostrana, da molti in Italia si sognavano e vaticinavano impossi– bili ulteriori progressi pacifici e imminenti, e in in– cubazione fatale avvenimenti rivoluzionari. -- Giani– mai, nota Jaurès, ciò che si chiama da. qualche tempo l'opportunismo socUil'ista, fu piit energicamente formulato. - Liebknecht, questo intransigentissimo tra i maestri del socialismo tedesco, ammetteva bensì una relativa imniutabilità nei fini del partito - re– lativa, poichè contemplava l'ipotesi d'un allarganiento scienti.fico, d'wui correzione e <li un pe1·fezionamento del vrogmmma. - ma non esitava a scrivere: " La tattica. si determina secondo le circostanze. L'inte– resse del partito ne è l'unica legge, l'unica regola ".

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