Critica Sociale - Anno XII - n.5-6 - 1 e 16 marzo 1902

CRITICA SOCIALE 85 Jn ciò il Fonrnière s'accoda in t>ìù d'un punto ai con- individnale se non coloro che ne avevano i mezzi. Per cetti del sintet.ismoeco11omico-sociale del Walrn.s, il quale, gli altri la libertà si risolvette in una amara delusione come si sa, è autore d'uno dei piì1 geniali tentativi di e, quando vollero limitare l'arbitrio dei primi in nome sintesi delle verità. JHtrziali contenute nel liberalii:mo e clclht libertà reale invocando leggi anche per sè, coloro nel socialismo e<ICSJ)Oseanzi un suo 1>rogetto di gra- che avevano aJ)proflttato della rh·oluzione si credettero duale riscatto delle terre da parte dello Stato. minacciati nella. libertà propria. Non altro significato " 11 socialismo _ dice il Fournière _ non ha il mi- hanno ancora in oggi le declnma:doui dei J>adroni contro sticif:;mo dello Stato sovrano e non vede in esso che uno la tirannide delle organiz:.rn.zioni operaie; eppure queste strumento di cooperazioue generale J)Cr i cittadini che sono organizzazioni volontarie come le società commer• hanno acquistata la coi-cienza della loro proJ)ria so\'l'a- ciali 1 donde ognuno può sempre ritrarsi e dove pure uità. Dovunc1ue gli individui possono farne senza per sono oblllìgatorie pei soci le deliberazioni dello assem- ~f:~!!~l~ir~o:t 1fr~~~::icie~:::;~~~~ar~i~1Cla.eci~1~::ic;, 1 :;it:~ blee 1 e lottano liberamente come esse. In realtà coloro pubblico dello Stato. Ma dovunque l'azione individuale, cho sono i forti sono interessati a non avere incagli le• anche col mezzo della cooperazione libera pili estesa, gislativi; per essi la libertà è l'arbitrio in azione; vico• ~t~o~~~t~;,~ O~·;ea~;~1~ 1~~l~i:~~:;~dsi~t~I i~~~;!~~~:o ~~\~:::~ versa i deboli, unendosi tra di loro, cercano di iml)Orre dividuo. 'Non ha del pari alcuna mistica idolatria. per la. legislativamente un freno allo sfruttamento dei forti e, JH'Oprietà.sociale. }~ssa non ò J>er lui uno scopo, ma un quando essi rappresentassero la maggioranza, la loro mozzo. ii legge sarebbe la loro libertà. Calzante sopra.tutto ò la critica d~lla teoria ciel l<tsciar I JI socialismo non ò quindi pel Fournière che la ge– fare, dell'astensione govcrnath•a assoluta nei conflitti stio'.1~ ciel_!~ imp:ese sociali .da p~rte della soci~tà i.n sociali. Supponiamo, dice il nostro autore, che sia per tuth 1 casi m cui essa deve rivendicare Ja proprni li– un istante possibile ai lavoratori un tal potere di ri- bcrt.à colleltiva dal monopolio privato, risolvendo u.n si>armio, ,la potersene servire per fondare una, rete cli conflitto di interessi in una solidarietà. organica; lungi Cooperath•o fra loro sindacate, che ))Otessero nella con- dall'essere la negazione della. libertà indh•iduale, no ò correnza vincere i capitalisti. 1n tale ipotesi, che solo l'affermazione piì, ,•igorosa nel momento stesso iu cui teoricamente abbiamo assunta. come possibile, il socia- 1·h•endica la libertà col\etth,a. li che ò come dire che il lismo si sarebhe sostituito al capitalismo senza alcun socialismo ò il coronamento dell'individualismo, perchè intervento legale. In pratica poi, cho altro è la legge se 1·ealizza 1·indivicluo sociale qunndo la concorrenza. vien non la volontà. della nazione? E se i cittadini d'un Comune meno cd esso sta per soccombere sotto la t.iranuia del o d'uno Stato deliberano di assumersi unn data. impresa. in comune, che ò ciò se iion un atto di libertà indivi– dua.le da pl\rte di ciascuno di ossi e di libertà collettiva da parto del paese? In realtà i liberisti classici sono vittime di un'illusione metafisica quando, glorificando l'azione automatica delle leggi naturali o l'asten.~ione dello Stato, dimenticano che anche lo Stato è un ratto naturale soggetto a leggi solidali con tutte le altre, cclanzi lo Stato, il Governo, la legge non sono enti a sè 1 ma ,,oJontà di quegli stessi cittadini che i liberisti cla.~sici assumono arbitrariamente come avulsi da.Ila organizzazione sociale di cui sono parte. La legge non è sempre neCessariamente la negazione della libertà, anzi 1 in un certo senso, ne è il rondamento. Se, come positivamente si deve ammettere, la libertà non è una 1>roprietà. congenita e inalienabile dell'individuo, ma un )lrodotto della sua vita sociale, che cresco con la dh 1 i– sione del lavoro e con la conoscenza <!elle leggi dei fe• uomeni naturali, si dovrà del pari a.mmetterc che essa. ò minima presso l'individuo isolato, in balìa della na– tura e dei propri capricci, sprovvisto di tutti i mezzi necessari alla vita, ed ò massima presso colui che di~ spone di molte ricchezze e scambia servigi con altri in dividui. In un 1 orda di uomini J)rimitivi, in cui uno solo comandi e im1)0nga agli altri la. sua. legge, che è la salvaguardia della sua libertà, qltesta è mnssima per lui, ma agli altri si presenta come un massimo arbitrio. Kondimeno questo trova già in essa un limite. Nel pas– saggio della S0\'ranità da un solo a 1>ocbi 1 la libert;\ su– bisce un altro aumento e l'arbit1·io J>er tutti gli alh·i no resta pur diminuito. Quando la legge ò la volonfa di tutti, idealmente si identifica con la libertà di tutti. Praticamente, ogni aumento dei compartecipanti alla sonanità effetth•a diminuisce la quota. parte d'influenza, ossia Parbitrio, che vi ha ciascuno. Si è per questo che, mentre, ad esem1>io 1 la!Hvoluzione francese s'ò compiuta nel nome del diritto di tutti, in realtà non poterono approfittare della conquistata libertà B h ,otecn lJ no t-S1arco monopolio. Ju poche opere come in questa vedemmo così intimo il legame tra. la comJ)leta de1110craziaJ)Olitic:l e il moto per la comJ)leta dcmocrazht economica, giacchò la J)OS– sibilità. d'una crescente liberti\ collettiva, ottenuta. l)Cr mezzo della gestione sociale delle imprese che altrimenti opprimerebbero il pubblico, presup1>one l'estendersi della partecipazione dei cittadini alla sovranità., che n questa guiim soltanto diventa. concreta. Così il concetto della libertì1, che venne tanto trascurato e deriso, si trova, anche a nostra. insaputa., costituire il nocciolo del più vast.o movimento dei nostri giorni. La legislazione so– ciale, quando ò coscientement.e strappata. dagli interes• sati, significa l'aumento dei com1>artecipanti ai benefici della libertà. che, in questa guisa, coincide con la lega– lità. e, naturalmente, quanto 1>il1 cresce quella. di chi ne ha pochissima, t-anto più diminuisce quella di chi n'aveva troppa. 11 progresso politico e quello economico, lungi dal do,•er rimanere estrauei l'uno all'azione dell 1 alti·o 1 intimamente si connettono e "icendevolmente si aiutano, e Popera dello Stato, ~ome quella. dell'associazione in genere, è organizzatrice e inlegratri~e dei deboli contro i forti : è auzi la. stessa. solidarietà. dei deboli che neutra.– lizza Parbitrio di chi, essendo forlo, può darsi il lusso di far senza di leggi regolatrici dell'OJ>era prO))ria. Questa solidarietà. dei deboli finora non potè limitare l'arbitrio dei forti se non per mezm delle funzioni giu– ridiche e politiche, le qunli per altro non ))Otevauo gìO· vare in concreto so non a chi sapeva servirsene i ora., con le imprese municipali o cli Stato e con la legisla– zione sociale, essa mira a limitare lo sfruttamento col– pendolo nella sua radice: il monopolio economico. Sa– rebbe però erroneo il pensare, come in qualche punto pare dica il Ji'ournière e come in genere dicono tutti i liberisti, che quest 1 ope1·a d'intervento dello Stato in r,t– vore dei deboli, significhi un soccorso; in reaHà ò l'as– sociazione che fa. forti i deboli al punto eiaservirsi del. l'organizzazione politica. a toglier lo cause del proprio

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