Critica Sociale - Anno XII - n.5-6 - 1 e 16 marzo 1902

74 CRITICA SOCIALE questo importante scopo. 1 fomli 1'i1miti di mw bol'Sll,CO· t1t1me (lr,rebbero i. mezzi cli mamlare delegati a/1.'estero, (t cui si dot:rebbe fornire l'occasio11e <li RIU<lirrre le li11g11e sfl'(miere, e che afl'ebbero JJel' 11umdafo di te,iere gfi. arli– yia11i <I' illyhilterm mf111,tn111e11le informali delle ftufl11a– zio11i 1ieU'attivif((, del commercio e 11elle ricompe118edel la- 1;oro 11ei 1>aesi 11t etti dimorassero. 1:,0 as~ociazionì <li mestiere non possono, a lungo anelare, influire matP.rii\l• mente sulla misura dello mercedi, ma vi sono molti servizi preziosi che esse J)otrcbbero rendere; e -ness1111 servizio s<trebbe 1>i1ì 1>ralicammte 11tife dell<i freq11e11f" pul>l>licazio11e dì. (eclelinla:iioni sullo· stato clel mercato, del fororo fatto <la osservatori 111es11i in l>11011i 1nmli d 1 011- sPnt1:io11esul co11fi11eute ( 1 ). ,, u Jo credo che l'influenza dello associazioni di me· stioro cosl organizzai.e col J)r0))O.~ito deliberato cli rac– cogliere e diffondere informazioni fondate fra i loro so– stenitori sarebbe grandemeuto ))l'0flttevole in più di un moclo. f.1n. raccolta dei ratti necessari, l'acccurato studio cd esame dei medesimi, o la di.:H)U!!Siono a cui dareb– bero luogo, combinata col sentimento di responsabilifa che accompagna la formazione di opinioni da cui di– ))enclonoquesiti pratici della maggior importanza, :J(t· ,nbbero yià <li 1>er iiiè 1ur yli opt>r<ti 1m mez:o (li edura– :io11epratica del 1>i1ìalto ralorr. Ma i V(IJ/tagyi pi1ì eri– tle11fi <li questo modo d 1 a.:io11esi lrot:erebi>cro ·nelle sue co11- ,W:tJ11eu:c <li,•effe, 11ell'imme11so ris1x1rmio, chi t·isulferefJ!J,, tanto i11 fawn aeyfi 01k!1·ai.q11(111fo dei JJ(ulroni, r1all'im– pet1ire yli, scioperi aborfit:i. " Se IP. associazioni di mestie1·0 adottassero una tale politica, essa tenderebbe potentcmeute alla cessazione assolutn degli sciOtleri - almeno di quelli che si fanno collo scopo di rialzare le mercedi - rendendoli non J)ilt necessari. 1''011 è ;>roòabilecli", q,umclo i cctpitalisti sla110 re11uti <t sa1,ere che yli OJH'n1i, prima cli fare le loro (lommule, co11oscem110 JH'r{effame11te la sifua::io11e, I(, {01·.w e la <lebolezzadelle loro JKJl1i::io11i 'l'Ci1}J'OChe, JJersi– stm10 11ella loro 1·esisfe11za. Si vedrebbe da. ambe le parti che entrambe conosce\·ano, per qunuto le circostanze per– mottcvano, quello elle ora. fattibile o quello che non lo ora; e nessuno cercherebbe probabilmente di spingere lo suo pretese oltre il limite por tal modo vicende,,01- mentc riconosciuto. ,, . .. Le industrie italiano - alcune dello quali sono ancora protette per poter faro le ossa, ad esempio la fobhricazione dello zucchero di barbabietoJa. - non solo non si trovano in condizione di mono1>olio, ma da qualche anno soltanto hanno preso uno svi– luppo utile ed evidente iittraverso i bollettini delle esportazi oni cli proclotti manufatti od agricoli, e si trova.no a dover lottare colla. concorrenza dei paesi vicini c he le crisi tedesca e francese rendono piì1 Yiva. e pili aspra. Esse potnurno aHiarsi forse verso una. condizione cl.i monopolio quando, riuscendo a sostituire al Ctlr· bone nero il bianco di cui l'Italia è eccezionalmente ricca, riescano a. produrre a bnsso prezzo tutti i ge– neri di maggior consumo, dallo zucchero alle bici– clette, dal grano alle macchine agricole senza le dande del protezionismo. J\la. queshi condizione con• vien prepararla cd aiutarla. 'l'utti vi sono i11teressati; i laYOrlltori, che costitui– scono la g-mn massa dei consumatori e dei pro– duttori insieme, pili cli tutti, porchè dallo sviluJ>po dell'industria, da\Pn.umento della produzione e della ricchezza. essi debbono poter guadagnare pili bassi prezzi dei generi cli consumo, e debbono saper con– qui~tarc maggiori salari e migliori condizioni di la· voro. B1b 11Jlt la u rru d1arço Orn, siccome purtro1>po a tutt 1 oggi il proletarinto italhmo non è in condizioni nè di forza politica, nè cli competenza economicA, nè di educazione tecnica toli eia potersi sostituire alla borghesia industriale nella gestione della grande flziencla della produzione, ò pur mestieri spingere ed a.iut!lro questa borghesia a compiere quel destino industriale che le qualità naturali del nostro paese danno il diritto di preve– dere. :Ma d'altro canto anche per il proletariato il còm– pito non è pill così semplice come per il proleta.: riato inglese nel periodo descrittoci dalPEngels. Oltrechè la nostra cla.sse laYoratrice è oggi pili eYoluta di quella inglese nel primo <1uarto del se– colo XIX, le stesse sue condizioni di vita e di sa– lario sentono sempre piì1 Jc influenzo del movimento economico internazionale, i contraccolpi di fatti e di crisi che si producono ben lungi dalle nostre fron– tiere. Ji:d ossa non può ormui pili ignorare tutto ciù se ,•uole difendere e migliorare le proprie condi• zioni o so vuole aYere maggiori probabilità. di riu– scita nelle sue lotte. Jnoltro essa è ben 1>iì1 vicina che non nel 1830 a quella funzione sociale alla quale è chiamata e alla quale l'avviano lo stesso svilu1>– parsi e concentrarsi del capitalismo industriale nei trusts, il crescente movimento cli municipaJizzazione e di statizzazione dei serYizi pubblici 1 di coopern– zione cli commerci fin qui privoti, cli organizzazione n:izionale e internazionale dei lavoratori stessi. J\la per adempiere quella funzione occonono no– zioni generali, vedute d'insieme sullo stato delle in– dustrie e elci mercati, delle quali i lavoratori deb– bono provvedersi per. valersene intfrnto subito nelle contese coi padroni. J<j l'interessamento al problema vasto e complesso della produzione che debbono sentire di pii'1 i futuri dirigenti la 1>rocluzione nel mondo, per sostituire all'anarchia attuale, colle sue cri:si 1 un metodo razionale rispondente non all 1 avi– ditìì. s1>ecultttrice dei capitalisti 1 ma ai bisogni dei consumatori. Certo è intnnto che le organizzazioni operttic - che, ò appena necessario notarlo, sono indispensabili peL' appoggitiro vittoriosnmente qual– siasi pretesa, con o senzrt sciopero, verso i padroni, inquantochè l'organizzazione o 11011 lo sciopero è il vero strumento rivoluzionario cli cui il hl,·oratore dispone - provviste delle notizie e ùelle conoscenze cui accennava il Cairnes, hanno infinitamente mag– :?iOri probabilità. che non oggi di riuscire Yittoriosc. Con e:sse lo sciopero, che è 0:?1'.;ispesso un'assalto improvviso, a11a cicca, frutto dell'impulso della di– s1>ernzione, e che è riuscito nei molteplici scioperi di questi ultimi due anni per la sorpresa. in cui si sono t.roYati i padroni non abituati ancora e 11011 preJHt.rati ;\ questo genere cli lotte, si trasformerebbe itl unr~ batta.glia 01"Clinata 1 razionale e prepar,ita, cho anebbe molte pili probubiliti\ di riuscita anche contro le eoaJizioni padronali - in via di formazione anche in rtalia - che non siano ancora. i formidabili trusts contro i quali è quasi vano n combattere. J~ col tem1>0,progressivnmentc, condurrebbero alla. soppressione dello sciopero, e, con<1uistatc le condi– zioni umane di vita e cli h1voro, agli arbitrati come sistema. di risoluzione dei conflitti economici. Per tutte queste rngioni 1 questa a mio giudizio, qtHtle un po' di osservazioni e di ricerche sull'ospe– l'ienza degli altri paesi mi suggeriscono, in armonhL ni concetti esposti, elevo essere la tendenza ciel prc– letflriato italiano organii:zato, o quindi più elevtl.to, ne~li sciOJJeri economici. Perchò è intuith·o che negli ,'Scioperi poliUci - per il riconoscimento clcllc rappresentanze operaie, dello Leghe, delle Camere del la,•oro, per impedire il li– cenziamento dei compagni organizzatori più attivi, per difendere una qualsiasi libertà, per impedire una guerra, ecc. - tutte le considerazioni e i riguardi

RkJQdWJsaXNoZXIy