Critica Sociale - Anno XII - n. 3 - 1 febbraio 1902
CRITICA SOCIALE 41 constatazione della tendenza generale verso l'accentra– mento e l'accumulazione capitalistica (già messi in luce, molto prima di Marx 1 eia economisti borghesi e da so– cialisti), ma nell'enunciazione tutt'affatto marxista delle circostanze e delle forme in cui si realizza, e dei risul– tati a cui dovrebbe condurre. Sotto questo rapporto l'evoluzione effettiva genel'a ognora delle istituzioni, delle forze e delle nuove realtà, davanti alle quali la eletta enuncia,done sembra insufficiente e perde propor– zionalmente il valore d'una previsione dell'evoluzione futura. 11 .E llernstcin ha ragione. La miseria in lemlenw è la pili bella confutazione del socialismo e della, sua neces– r;:ità. Se si sostiene infatti, da una parte, che il socia– lismo dev 1 essere l'effetto della miseria fisica crescentè, e poi si ammette, dall'altra, che questa miseria 1wn c1·esce, ma crescerebbe, se determinate condizioni non vi si opponessero, si nega la negazione e si ristabilisce la ragion d 1 essere della. borghesia, la quale, rimediando da· sè ai mali che nascono nel suo seno, non può più essere accusata cli portare in isfacelo la società. Come dunque potrìt e J)Crchò dovrà sorgere il socialismo? E che spe– ranza possiamo avere noi, eredi spietati, da una malattia che peggiora soltanto in femle11za e viceversa lascia il ma.lato più sano di prima? L1interpretazione sostenuta dal Kautsky è dunque una corbellatura che non risolve ma dissolve il problema. del socialismo, negando l'esi– stenza. di quel l<tloc<itlivo che costituisce, secondo Marx, il tallone d'Achille del presente ordinamento sociale. ... Kautsky stesso, del resto, à tanto ben capito che la suddetta interpretazione sapeva. pili di cavillo che d'altro, che è andato subito in cerca di altre ha.si su cui assi– dere Ja teoria marxista dell'immiserimento. " Un'altra. inter1>retar.ione - egli scrive (') - è però conciliabile colla realtà. dei fatti. La parola miseria può significare non solo miseria fisica-, ma altresì miset·ia sociale,,. 1~ con questa miseria sociale eccoci proprio ·giunti al grosso della questione. Anch'essa - l'avvertiamo subito - non è una seo- 1>erta cli Kautsky. Ka.utsky stesso anzi si fa il dovere, nei suoi articoli ormai tante volte citati, di riportare il pensiero di Lassalle, di ROclbertus e d'Engels, attestante l'esistenza nel mondo caJ)italistico d'una miseria relativa, morale, non meno importante della. miseria fisica. E di questa miseria parla lungamente anche Marx nel paragrafo YI del Capitale e Salat"io ('), che Kautsky non cita, e dove pure, distinti i salari in nominali, reali e relativi o J>l'OJ)orzionali,è detto a chiare note che "il salario nale può ri-mane,·e lo stesso, può aumentare anche, f- nondimeno il salario rel<itivo del lavoro può dt' minuit'e w Infatti, aggiunge più sotto Marx., " se il ca1)i• tale cresce rapidamente, può crescere il salario, ma molto più rapidamente cresce il profitto. La condizione materiale clel lavoratore ha migliorato, ma a spese della sua condizione sociale. S'è allargato il baratro sociale che lo separa dal capitalista,., e}. Siamo con ciò davanti - come vede il lettore - a un crescente sqnilibrio t1·a salario e 1Jrofi,Uo. Ed ò pre– valentemente in questo senso che gli scrittori socia.listi ànno parlato di miseria. sociale. Il .La classe lavoratrice - ha scritto Engels (~) - non riceve che una 1>arte della massa dei 1>roclottiche essa (') c,·mca soc1a1e, 1° agoBto 1899, 1iag. 192 o Beg. (2) Milano, 1898, 1>ag. 4!>. (') Ibidem, pag. 51. (•) Vedi lntroduzlono al capitale e Sal<wio di Marx,pag. ~:·::~e L !~rt~1?~~~!\ c1 1 :tta~~?:.e 1:e~~ 1 !~; 11 ~h!fd!~e ti~~~ !: f,~~~s1~zi~~;e p;o::~:!~';~, fo1,~!i1~[)~ ~:m~>1~!~e a~I>~!~~ t~ u;I~: classe laYOratrice (ragguagliata al numero complessivo dei suoi membri) o non aumenta che lentissimamente e in modo insignificante, ovvero 1101t aumenta punto. " Anche Rodbertus, nel passo riportato dal Kautsky, sostiene che " l'aumento della ,·icchezw nazionale ol{ri.– nbbe i mezzi per elevare il guadagno clellrt classe lavora– trice, mentre tale aumento è d'esclusivo ·vantaygio alle altre classi,,. E altrove, come riferisce Schiiftle nella sua Struttura del corpo socinle (1), Roclbertus scrive: " Quando il movimento economico·, per ciò che riguarda la riJ>artizione del prOdotto nazionale, rimane abb::mdo– nato a se stesso, certe condizioni di cose, dipendenti dallo sviluppo stesso della società, fanno si eJ1e, a mi– sura che cresce l<tlJroclutli-vitli del lavo1·•1 sociale, il salco·io delle classi lavorat,rici diventa ima varte (1·elativameute) sem1Jrepiù tJiccOlCl del prodotto ttazionale w Lassa\le poi, nella lunghissima e bellissima lettera al Comitato centra.le per la convocazione d'un Congresso generale dei lavoratori tedeschi a Lipsia, dice eloquen– temente come, prima d 1 asserire elle la condizione degli operai è oggi migliorata, essa 110:1 vada 1>aragonata " alla condizione delPanima.le nella foresta Yerginc, o a quella del negro dell'Afrrica, nè a quella del servo di dugento o ottocento anni fa 11 ; ma vada messa di fronte alla condizione delle altre classi del nostro tempo . Kautsky alla sua volta batte sul tenore di vita della borghesia che s'eleva più raJ>idamente che non quello del proletariato ('); Acile!' infine, nel progetto di revi– sione presentato alPultimo Congresso austriaco, à soste– nuto che "tiel sistema ca1Jitalistico la JJa1·LeSJJetta11teai lavoraturi, dell'enorme e sempre crescente quantiUt di dc• chezzo. da essi. jJrodottcr, diventa sempre l)iÙ piccola a confronto della 1Jw·le che tocc<iai caJ)itolisti ,.,(3). . .. Accanto però a questa miseria. socia.le , data dallo sq_ui· librio crescente tra salari e profitti, non è diflicile tro• vare negli scrittori socialisti un 1 altra miseria, risultante da uno squilibrio, non meno profondo, tra salart e bisoq11i. Ecco J>er 1>rimoun pensiero un po' nebuloso di i\farx ( 4 ): " Il crescere rapido del capitale produttivo p1·ovoca del pari rapido accrescimento della riccher.za , del lusso, dei bisogni e dei godilnenti sociali. Sebbene quindi sieno cresciuti i godimenti del lavoratore, è scemata la soddi– sfazione sociale che essi concedono, in paragone degli accresciuti godimenti del capitalista, inaccessibili al la– voratore, in paragone del grado di sviluppo della società in generale. I nostri bisogni e g0<liment.i nascono dalla società., noi li misuriamo quindi nella società, noi non li misuriamo negli oggetti che dànno loro soddisfaci– 'mento. Essendo essi di natura sociale, sono di natura. relativa ,,. Molto più chiaro è Lassalle: " Ogni uma,ui soddisfazione - egli dice nella. lettera. già citata - diJ)(mde sempre e soltanto dal mppm·to tra i mezzi e i bisogni divenuti abituali in wi dato tem1Jo, Ciascuna elevazione del minimum dei bisogni abituali porta con sò sofferenze e J>rivazioni, nei tempi passati non conosciute. Che privazione è per il Uotokudo il non poter comprare del sapone? Che privazione sentiva l'operaio ))rima della scoperta dell'America se non aveva tabacco da fumare? Che })rivazione patiYa l 'opera.io , (') Parto rv, Cal)O X.li, C!l,J)ltolo VIL f) crwca soci<11t, 16 ottobre 1899, 1111.g. 26S. ('1 ,,. Ava11U.' S novembre 1901. (') Copit11le e SoWrio, , VI, 11ag. 4[>,
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