Critica Sociale - Anno XI - n. 24 - 16 dicembre 1901
CRITICA SOCIALE 37,j può essere che una debolezza e un ostacolo al for– nrnrsi cli quella stessa coscienza, di cui simula le ap– parenze esteriori: in tal caso essa non farà dei con• vinti, ma dei fanatici brancolaut.i nel buio. Or, se questa concezione della inevitabile lente;.:;,;a d'ogni movimento storico hui:;-omente umano si ap• plic1l a tutta quanta la propagand:\ socialista, molto piì1 de"o applicarsi quando ò in gioco il fondamento sul quale soltanto la propaganda sociaJista può eri– gere il proprio edificio: intendiamo dire la organiz• zazione dei lavoratori. Per sfuggire a. questo nostro argomento il Honomi ha dovuto confondere due cose che noi ebbimo la maggior cura. di tenere distinte: la politica genericamente proletaria (abbracciante lo sforzo collettivo diretto a conquistare la legislazione del lavoro), la quale può fin cl1ora venire, grado a grado, educata dal tronco stesso della organizzazione economica, di cui non ò che lo sviluppo naturale e la immediata conseguenza; non ò (se così possiamo esprimerci) che la stessa. solidarietà di classe elci la– voratori potenziata e intellettualizzata; e la politica, o meglio, la teorizzazione specificamente socialista, più ampia, più complessa, pili sintetica, projettante se Rtessa nel futuro, che tro\'a una dello sue esprebsioni classiche noli.i socializzazione della terra votata. a. Bo– logna, e la quale sull1albero, quale oggi ci si presenta) dcll1organizzazione economica ò quasi un innesto arti– ficiale e forzato. rl Honomi può bensì, per l'occasione) volatilizzare il suo socialismo, presentarlo come cosa molto pili " generale "' molto meno " circostanziata e complessa " (?) del part.ito socialistn,; non potrebbe, sen1.a ingannare se stesso, f't1rne una cosa medesima col movimento proletario. Dal fatto che, per noi, per la nostra convinzione subietti va di sociali sti, ogni movimento proletario sia tc1 1den:1.iaJmente e quindi implicitamente un movimento socialista., no n deriva all'atto che esso debba, e meno ancora che esso J)Ossn, a.verne la coscienza. - è il contrario piuttosto che ne deriva. l~d è un puro sofisma affermare, come fa il Bonorni, che la. organizzazione economica è gi.\ socia– lista in quanto può già pre,,edere la soppressione futura della lotta cli classe. Perchè, o questa previ– sione non è che un desiderio o un presentimento generico del cessare dei presenti conflitti, e non è ancorn. il socialismo; o è la. coMeziono E-ocialista integrnlc, e allora supera, ri1>ctiamo, la media. men– talit1\ della odierna massa la,•oratricc già organizzata, e pHt ancora cli quella cho si dovrà organizzare. Non è dunque soltanto, come p:1re al Cassola e al J3onomi, 1>er " non urtare le credenze relìgiose e 1>0- litichc degli operai "' non è solo per " motivi cli or– dine storico ,,, per un " riguitrdo necessario alle tradizioni dell'operaio di città .,,, che noi crediamo " inopportuno " appiccicare 11etichctta socialista alle Cnmere del lavoro. 1 1 ! bensì 1>oril rispetto dovuto alla sincerità delle cose, che diflidiomo delle profes• sioni teoriche cli socialismo, siimo fatte dalle masse dei lavoratori cli citt..1-i. o da quelle, ed a maggior ra– gione, delle campagne. :B questo omaggio alla since– rità delle cose non ha nulla cli platonico o cli scuti– mcntaJo: pcrchè stimiamo che la si11ceritù, la guerra ·a1J1cquivoco, la perfetta rispondenza delle cose allo parole, costituisca la maggiore delle forze del mov:– mento. Proclamando l'inutilità ccl il danno di imporre l'uniforme socialista. alle semplici organizzazioni cli resisteuza., non solo difendiamo il libero s,,iluppo, la sempre più vasta capacità d'attrazione delle Leghe medesime - sulle quali riposano le più vive nostre speranze - ma crediamo di prote~~ere altrcsì l'in– teii:.rrità.elci socialismo: il quale, dttll'aclesione tumul– tuaria', imitativa e quasi forznti1 cli masse imprepa– rate oli illuse, non potrebbe che uscire sminuito ccl aJulterato, e 1>crdere cosl della propria etlicacia rin– novatrice. Ripeteremmo, fuori delle cerchie formali del partito, ma con ben 1>ii1 gra,•i conseguenze, quello stesso errore che lamentammo gi:\ dentro di esse; dove la facilità. eccessiva del reclutnmento, la smania di esser molti, ci 1>orta quei bei frutti clrn ~iornal– mente assaporiamo. Nè l'invocazione dell'estero può smoverci dal no– stro con\'incimento. Perchè, se l'esempio delle 'l'rade.'i– Uuions non ci pare, per troppo ragioni, possa essere proposto alle organizzazioni iblliane, nate in concli- 1.ioni così diverse di tem1>0e cli luogo; neppure ose– remmo propor loro a modello il sistema crorganizza- 1.iono1 che ad alcuni sembro l'idenle, adottato dai so– cialisti del Belgio: dove - sebbene condizioni s1>0- cialissime nhbiano fatto di quel paese quasi una serra calda. per lo Sviluppo dell(' idealità socialiste - J)Urc l'org,rnizzazione prettamente socinlista. clc1le " Case del 1>opolo" urta giÌ'l.nella. rivaliti\ cli organizzazioni similari, create a scopi ben diversi eia. nitri partiti, o la, politicn proletarh1 pe1·do per ciò di unità e cli eflicacia.; tanto che qurilcuno cli 11ucgli agita.tori, cui si rh 1 olgow1110testè lo nostre neonate Camere di ln– ,•oro in cerca di suggerimenti, risponde,·a che ben piuttosto llotrebbero gli organizztttori belgi chiedere consi~li ed esempi alle Camere di lavoro italiane. Le difficoltà in cui cozza oggi il movimento nel Belgio - e che in Italia. sarebbero immensamente aggravate alla prima ripresa cl.i reazione politica, sempre possibile fra noi, tanto pii't <lacchè i partiti popolari semluano far a. gnra per agevolarle la. via - quelle difficoltà. noi vorrem mo ev itate allo svolgi– mento, così promettente sugli ini1.ii , del movimento proletario ib1liano; ed ò per ciò ch e difendiamo in esso i diritti dell'infan~in, e ne p aventiamo le pre– cocità prodigiose, stimolate a.cl arte eia. taluni suoi educatori; come ci sentiremm o t urbati se vedessimo un nostro figliolo - alle prese ancora cogli enigmi dell'abbececlario - impettirsi col bicchierino in mano e col sigaro in bocca. LA CntTICA SOCIAU~. LAPOI,I1'lOA PROLm'ARIA Achille Loria ci scrivo e noi siamo lietisssimi di 1n1bblicaro: ? dlttmbrt 1901. C,\IW 'l'UR..lTl 1 Ho letto l'articolo, dn te scritto nella Critica del 1° cor• rcntc, coll'interesse ,•h·o e simpatico con cui cerco tutte lo tuo pubblicazioni; ma non )}Osso lnsciar passare quella parte, che direttamente mi concerne, senza. alcune linee di rettificazione. , econdo ivi è eletto, io vorrei che la politica del pro• lctnrinto italiano si riducesse sopratutto a postulare dal– l'uno, o dall'altro indiff1.1rentcmentodei 1>nrtiti borghesi questo o quel vantaggio, entrando nel gioco di questi, sfruttandone a yoJta a volta le rin,lità ed i contrasti, offrendosi in certa. gui~a. al maggiore offerente. Ora il mio articolo dell'A,itologiti (nl quale evidente– mente allude il tuo cenno) non afferma propriamente nulla di tutto questo. In C.'>so io SOitcnni bensì che In nostra classe operaia, al 1>aridi quelle d'oltremonte, che la preccssero nell'arringo delle ri\'endicàzioni sociali, potrù. conseguire duraturi vautnggi spprntult-0 alleandosi all'uno, od all'altro dei partit.i borghesi. :Ma ebbi cura però di soggiungere che tali nllenn:t.e,ell'lmere e limitato nll'obbietlivo speciale delle singolo riforme invora.te, non possono cnncclla.re , o pure attenuare la indi,•idualità, nò la nutonomin del p:l.rtito operaio, nò ad ogni modo ne c.-.nufi.,;ronoil còmpito; il quale può inoltre efficacemente esplicarsi mercè una diretta pressione sul potere, intesa a strappargli leggi e misure redentrici.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy