Critica Sociale - Anno XI - n. 24 - 16 dicembre 1901

372 CRITICA SOCL\LE pntriottlco egli ru estraneo, tanto da nou accorgersi qunsi <lei mutnto ÙO\'erno; ed estrnneo e indifferente si mantenne di poi n tutte le questioni grosse e picciue, avessero o non :wcssero riferimento ni suoi propri in– teressi. Per contro, l'operaio di città partecipava alla \·ita J>ubblica con attività e con fede. I vecchi J)nrtiti <lemocrntici, che si nutrirono nel prolctnriato e nell'ar– tigianato cittadino, non sono conosciuti nemmeno di 1101110 dai buoni ,•illici. L'unico partito del contadino fu (ed è tuttora nei J)RCSi vergini di propagnudt~ socialista) quello del 1>ndronee del J)rcte. Ignoranza e servili!!mo: oltre questi termini non \'l.\ l'anima contadina. Come non ha partiti, il contadino non ha tendenze, nò re1mbblicane, nù radicali e nemmeno anarchiche: l'im1>eto con cui tnh·olta batte contro il giogo feudale, secondo accado SO\•ente nel '.\lczzogiorno cl'ltalia., ubbidisce all'istinto di ogni mortaio cho, non conosceudo uù leggi, nò altro mezzo di clire,m,ri~ponde ai violenti con la violenzn cieca ed inutile. Or av\ 1 icne cho lo sfruttnmento econo– mico, reso con•mpe\•ole dalla nostra proJ)aganda, im• prime nel cervello o nel cuore (]ol eontncli:10 la risul• tante fatale della rode socialista.: ossia, i socinlisfi)1anno la ri1>rova dclii\ honti\ della loro dottrinn, che possono, ,10\10 ca.1111mgno, sperimentare con In.sicurezza. con li~ quale il chimico 1>rO\'R. un elemento ch'ò riuscito iHI isolare <laqualsiasi rntto perturbatore. Che voglio dìro con ciò? Che il 1U0\ 1 imento contadino ò già, in sul nascere 1 politico; pili nncorn, è J>regno di socialismo tendenziale (ti rubo lo parole, con cui tu signiflchi l'intuito del flue socialista e il metodo di com• battimento). Quanta differenza dnl proletariato cittadino 1 Il quale, iwcndo 111. sua storia, storin. di parti politiche e di J)ersone, ha l'anima carica di memorie glorioso e di disinganni acerbi, di martiri o di l?abnga.s.E non c'ò di peggio per gli uomini e per I J)artiti che la storia vissuta (a. J>OChi la istoria ò maestra), che è tradizione o facilmente clil'iene superstizione, cosl da legare l'uomo al passato e da renderlo difl:identc di ogni HO\'itiì.Voglio dire, insomnrn, che i contadini, entrati nella lotta, hnnno gi1\ superato quel limite, a cui tu giustamente sOsJ)ingi i pigri operai ciHadini: la soglia ,lolla 1>olitica. Non solo: ma In 1>olitlca cont-adina ò tutta piena di socia• lismo tendenziale. Cib premesso, mi sembra e,•identc che la tua argo– mentazione circa le Camere di hLvoro non sia riferibile, nella stessa misurn, nlle Leghe contndinc. Un'illusione logica ra credere ad alcuni che, nel movimento OJ)ernio, le Camere del liu•oro siano piì1 J)rogrcdite delle Leghe contadine, J)er il motivo che queste sono di recente ror• mazione e <1uellc,))er contrario, sono cli \·eechia cinta e rormate da elcment-i già. rotti alln battaglia. Yedi: i contadini, dal giorno che si sono mossi 1 hanno sempre ratto clclln ))Olitica iu·oletaria o non Aisono mai scan– dalizzati dello prcdiMzioni socialiste, nò han levato voci cli protesta. contro le affermazioni di socialismo ratte nel congresso di Bologna. Fa che, iu\·ccc, qualcosa. di somigliante si rosse tentato, anche J)er semplice decla– mazione platonica, tra gli O))erai delle Camere di la• voro, e vedresti quante e quali querele tormenterebbero· a quest'ora la vita proletaria dello nostro cittit. D'altronde, il ratto che tu stimoli le Cnmere del lavoro ad essere J)Oliliche o non socinlisto mi persuade che f:'li argomenti addotti non valgono per i contadini. Infatti, se io vedo bene, lo Camere di lavoro devono essere J>O· litiche per la stessa ragione che non devono dichiararsi socialiste; o ,•icel 'er.sa, se J>iù ti piace. Mi spiego: de• vono essere una cosa e non l'altra 1>ergli stessi elementi di r1ltto, cioè, per la storia ch'è 1>nrtlcolnre al proleta.– riato cittadino. Che cos'è In tcndcnzn aJ)olitica degli operai, se non dillldenza generata da disinganno per lo Mruttnmento patito da uomini e dn J)artiti pseudO•demo• cratiei? f: che cos'è il tuo giusto desiderio di dare alle Ca• mere di la.\'Oro un programma politico, se non il J)ropo– sito di vincere la diffidenza che ha lit s:.rn magq-iore e~presiionc nel coqlOrati\'ismo? E il desiderio cli non :11>piccicarcsulla porta delle Camere In parola 11 8ociali• ~mo ,, 11011 è rorso un riguardo ncce:111mrio alle \'O.rietra– tlizioni storiche dell'operaio, che 1rnr "ivacchiano in com1mgnia della diffidenza per la politica? 0110 1 cltm– que, motì\'I di ordine storico che con~iglinno le Camere a non ostentare Il programma socialista e sono im– pulsi di vita odier11a che le SJ>ingonoverso I:\ polifico. Questo è un eq11ilill1·ioin1;tallile,elle pare contraddittorio a~li animi superflciali 1 mentre è semJ)licemente una ne· eessifa :1.ttunlc o tra1Hitoria. Ridotta in moneta spicciola, la c1uestio11e va post.a nei :-.cguenti termini: le Camere di hworo non devono es– sere socialiste IH)rnon allontanare dalle Lc,1:hedi resi– stenza qUegli O(lerai che seguono nitro IHtrti politiche, essendo canone iudiscusso di ogni organizzazione il rauo dclln soliclarictìl. 1,n.questione ò scmJ)lifical.a: o~gi fao cinmo così. uellc Camere di lavoro o non è necessa.rio fare altrettanto tra i contadini, i quali apJ)artengono o nI prete o al socinli-,tn. i nè cosl ftlremo sempre, J)Oichè, tu nncrti nssai bono, 11 noi saremmo infedeli nl no;;t-ro credo, se uon pensassimo altres\ che la politica prole• tnria, quando sin S\'ilUJ>pntn,verrà naturalmente a tro– varsi sulla stessa direttivtl. <lei socinlii.mo 11 • Orbene, s 11 questa diretth•n i contadini si trovano giit: essi 11a• seono con In camich, politica 1 come (so il 1>aragone11011 offendo) i J)ulcini nascono con In ))iuma. 'l'utt('lciò non toglie, del resto, cho rosse inopportuno l'augurio dei contadini alle Camere di la.l'Oro, di dh•en• tare socialiste. Ma il torlo è dei raJ)presentaoti delle Camere: i quali, nel Congresso operaio di ncggio d'E· milbt, qtla.si co1,trinsero Carlo Yozznni n. J)rOmettcre che r1worirebbe l'entrata tlei contadini mantovani nella Cn.• mera di ta,,oro; 1l Ferrara, polemizzarono coi contadini riluttanti nd entrare nella Camera; a Bologna, li consi– gliarono ad abbnndonaro ogni proposito di autonomia nella organizzazione. Non capirono In repugnanza dei contadini, che temono, ove si uniscano con gli OJ>erai cl i città, di affievolire la loro virtì1 di resistenza. Or ò nn.. turale che i conta<1ini 1 sentendosi pii', numerosi e 1>il'1 battaglieri, esprimessero l'augurio alle Camere di lavoro di avanzare di un passo e di non obblignrlì, per la ,·o• glin delle nozze, a dare un 1>assond1ietro per mettersi a paro coi ritnrdntftrii. Dalle quali cose si desume ch'ò meglio lasciare indipendenti i due movimcnt.i proletari, tanto diversi per le origini e per il senso politico. Comunque sia, l'uno e l'altro movimento de\•Ono es– sere impressi dalla politica proletaria. Op1>ortuname11te tu flagelli la meschinità di coloro, che reputano dO\'Crsi limitare le Camere di lavoro allo lotte economiche del laYoro contro Il cllpitale. I ratti mutano, ma. nei cen•elli restano le ideo geucrnte dai ratti precedenti, già. supe– rati. Con la compressione politica del Ooveruo, lo Cn..• mere di lnvoro dovevano limitare il loro ufficio alle As• socinzioni di mestiere e agli scio1leri. ~fa ora, che lo Camere 11011 temono ,·iolenzn. e quasi sono riconosciuto ufllcinlmcnte, J)O<iSOno e devono allnrgnre gli orizzonti della loro ,•ita e strappare benefizi per il proletariato non solo direttamente dalla rlasse padronale, bens\ anche dalla m1>1>resentanza.legittima. di questa. classe, cioè dal

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