Critica Sociale - Anno XI - n. 24 - 16 dicembre 1901

B 378 CRlTJCA SOCIALE necessario o per lo meno aleatorie? I/opera citata dell'americano i\lorris ricorda questo parere di un ministro inglese, che II occorrono trcnt'unni prima di giudicare se un possedimento coloniale possa. dare un vantaggio netto "' Per il corso di tanti anni, dunque, il disavanzo sarà certo, e soltanto dopo questo decorso di tempo si avranno clementi sufficienti per giudicare se 1>otriì attendersene un benefizio. i:; un lusso da. signoroni! che pur ci siamo dato nell'Africa col favore della scienza dei nostri migliori finanzieri, i quali, sia detto cli passata, stanno incensandosi mutuamente pcrchè il caso fortunato e il dazio sul grano, ossia sulla fame, hanno dato al bilancio qualche spiraglio di bene (I). [n un'altra contingcmm può essere utile la flotta, cioè nel proteggere le vie di comu nicazio nc 1 ben inteso in tempo di guerra., perchè in pn.ce si ha og• gigiorno per In. navigfl.zionc hl più g rande libertà o sicurezza. In sò stesso il nrnre è uno sterile possesso. 'olo quale grande strada ciel commercio gli si dà una singolare importan1.a 1 o Pospres::iione cli questa importanza è la 1uercanzia in transito 1 il cui incre• meuto è sempre pi11 inclis1>0nsahilc alla prosperi fa di tutto lo nazioni. Una legge internazionale che volesse " la mercanzia nemica coperta da bandiera neutra ,, non sarebbe legge di buon senso, disse un liberale, eminente uomo di Stato, Carlo }'ox. Certo il com– mercio fatto 1>er mare non può eguagliarsi al com– mercio interno. Quello aumenta i mezzi della na– zione, questo non fa che mutarli cli luogo. Quello è cli immensa im1>0rtanza a molte nazioni per soste– nere hl guerra. FermRnclo il commercio privato si arriva direttamente a fermare la guerra producendo Pancmia (t). Perciò si può aspettarsi 1 in ca.sodi guerra, che ciascuna. potenza belligerante procuri di fare al commercio dell'altra il pili grande danno 1>ossibilee, piuttosto che cercare la b1tttRglia di squadra., voglia. fare la. guerra di corsa. Se ne vedono segni certi nella tendenza. delle potenze marittime ad accrescere nello navi la velocità. e il raggio d'azione, i quali frl.ttori permettono di evitar h~ bat,taglia. e correre addosso ai pili veloci navigli cli commercio; e se ne ,,ectono i segni nella tendenza ad arruolare ed armare, come flotta. irnsilinria in caso di guerra, i più veloci legni del commercio per nessun altro scopo, evidcn– temontc, t.:he la guerra cli corsa. r danni scambievoli, che ne a.Hebbero i belligeranti, le molestie e i pe– ricoli che ne vcrr11nno ai neutri assieme all'aumento dei noli e dei 1>remi cli assicurazione - se pure le Società. se ne vorranno incaricare - sarebbero tRli e tanti, da ridurre a scarse proporzioni il commercio, e questa. prospetti,•a cli male comune è quella che fa ritenere essere l'incolumiUL del commercio gua– rentita. contro la guerra dall'interesse solidale di tutti. Non la grandezza della ftotta, 1ml la grandezza del commercio è di questo la 1>H1 naturale tutela. J.>ur tuttavia, nell'ipotesi della gucrra 1 la.sicurezza delle linee di comunicazione marittima prend(•rehbo grande im1>ortanza. E <1uesto ci r>orta a rientrare nella <1uestione de!Pcquilibrio ciel Mediterraneo 1 che ne1>pure sotto l'nspetto delle comunicazioni puo es– sere considerato secondo il vecchio 1>regiuclizio rO• mano. Anche qui la questione Jet commercio ha preso una grande ampiezza 1 che nelle sue illazioni porb1 a trascurfl.l'c taluni criteri ~iii. ritenuti essenziali e ne fa osservare altri che o gii\ non esiste,·ano o non \1) l\'oll'ulllmR •;sposlzlono n111uiz1ai·!A. ru dello e11e le tonnellate di grn110 lutrodotto dnll'estoro nel 1000-1001furouo 991.000, c!ò che diodo 7:> milioni di <1111.10,88l11 :I-$ m\11011! J)!11del tcm111norm,\11. l.':n-anzo ll\'UÌ08I nel blllmelo corrllilOflO IU!)Crglì1 R 1111e1mRgglor red.dlto. I JlOYCrl o IR gluflthtla 11011JIOUOIIO rnllegrM$Cno como Il ministro. (1') Se nel 1670-1811 I frf'nccfll 11011 R\'CUero an1tR 111:,cra IR ,·In. del maro YCrlO l'Atlantico o YCr110 Il ~e<lltl"rrn11eo. 11robab!lmentt1 la i.uorrl\ avrc\lbo don1lo ce,sart'I prima. oBa 1we,•ano uguale valore. Di monopolio commerciale nel Mediterraneo non si pub 1>arlar più; di predo– minio navale incontrollato neppure; e questi fatti diminuiscono l'importanza che una volta si attribuiva. ai nuovi possessi da acquistare nel bacino del )ledi– terraneo, il quale oggi, non lo si climenLichi, ha nella produzione del commercio un valore assai secondario. Al contrario, il -ma,·e Mediterraneo, considerato come via di comunicazione, ha preso J)er noi un 1 impor– tanz(l. cli gran lunga superiore all'antica. Una volta le lince di comunicazione incominciavano e finivano nel 1\lediterranco, oggi non si 1>uò pensare alla si– curezza dolio lince del nostro mare senza pensare al tempo stesso allo. sicurezza. cli quelle che dal- 1'.Gstremo Oriente o dall'Atlantico son destinate ad alimentarle. }~considcrrtndo d'altronde il problema nel suo complesso, tutte Jo potenze trovano connessi i loro interessi marittimi ad uno sviluppo quasi in– terminabile delle linco di comunicazione, che nes– suna potenza navale, nemmeno l'Inghilterra., è in grado di tutelare da sola, in caso di guerra; onde la conseguenza, che il bisogno della pace e il bisogno, per tutelarla, ciel raggruppamento di alleanze si deve far sentire sul mare pili ancora che sulla terra ferma. l, questa predisposizione per le alleanze corrisponde per noi un altro fatto, che ci indica la scelta. 1 ed è questo, che soltanto l'fnghilterra si trova collocata. bene a cominciare dnl canale di Suez sulla via del– l'Estremo Oriente, cd essa sola ha piena. libertà. cli sbocco dal Mediterraneo verso l'A.rlantico; mentre il nodo cliflicilo delle sue comunicazioni verso l'Estremo Oriento si trova dentro il .\lediterraneo e quindi deve riuscirle di molto interesso il poter contare, in caso di guerra, sugli r.p1>oggimobili e fissi cli una potenza mediterranea C). :i,; 1>erciò che io dissi già (pag. 332) che g-li interessi inglesi e italiani nel )feclitcrranco sono un complemento l'uno dell'11ltro. Ed ecco compiuta. così la. prova (pag. 274) della grande importanza che ha. per noi ht presenza. clel– l'Jnghilterra. nel mare nostrano, durante questa lunga infanzia. del 11ostro svilup1>0, che ci impone la pace pii1 che questa non sia imposta a. qualunque altra potenz:~ del mondo. }}1cludero in,,ero la potenza inglese dal Mediter– rnneo vuol dire 1>er noi indebolire, nell'ipotesi di guerra, le lince cli comunicazione verso l'Oriente estremo e ,•orso l'Atlimtico pure, e forse vorrebbe dire sviare una 1>arte ciel commercio 1 in tempo di pace, dai r>orti italiani. I•: con ciò mi pare anche <!imostrato come lo equi– librio ciel A.fediterraneo non consista per noi in otte– nere nel suo bacino territorii mag~iori o nell'impedire in modo assoluto che altri ve ne acquisti in pii1 di quelli cho om 1>0ssiedc, ma consiste essenzialmente nella tutela delle i;ie (li comunkazio11e in casodi guer,·a, e questo modo di giudicare la questione, tutt'affatto diverso da quello antico romano, deve proprio essere il vero, porchè tutt'af1'1:1ttodiverse da quelle antiche sono le condizioni e lo sviluppo del commercio mo• derno; come strettamente consentanee :llla tutela di questo, non nlghe e illusorie come le avventure mi– litariste, sono le soluzioni che ne scaturiscono. . .. 'l'uttavi11 1 ,•encndo in fino alla cifra valutativa ciel• l'ultimo fattore di ordinamento della nostra marina militare, noi possiamo dire che, completando nel }.le– diterroneo l'interesse inglese come questo completa il nostro, noi non diamo nel contratto meno cli quello ('I \'I fu un tem1>0 AHkl lungo, nel (llllllO l'lnghlliorra diodo 1car81\ lmportllllY.(I l\l llOdlterrAneo. ~lll Poi IR (JUCSllone del 3/ar Xcro e dell'e11111rn&lonc r1111111, unita al 1>auagglo por l'liltmo (Il t;11c:,:, la ob\Jllg11ro110 ntl mmcttcn• n ,,ucl nrnrc 1111 eaplt;ile lnlcrc~sc.

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