Critica Sociale - Anno XI - n. 22 - 16 novembre 1901

CRITICA SOCIALE 349 coll'acqua santa, si plasmano una dogmatica cattolica conveniente per gli usi quot-idiani. Come queste com– mettono la costant.e illogicità. di unire la. loro fede nei dogmi e nell'autorità della Chiesa, col senire, per es. 1 sulla loro tavola delle bistecche, perfino, magari, nelle quattro Tempora; cosl il .Fogazzaro commise, in un campo ben altrimenti ele\'ato, la geniale illogicità. di unire sant'.Agostino a Darwin. Non sappiamo se sia per questa affinità di criteri che il :Fogazzaro è il romanziere prediletto delle signore; ma è certamente dal concetto fllosoflco suo, che consiste dunque nella conciliazione tra il cattolicesimo e il dar– winismo, che deriva la tendem~a politica di cui sono im. pronta.te le sue opere. . .. Antonio l'ogazzaro è un artista 1>otentee delicatissimo. Potente nella creazione dell'eroe: e in ciò sta forse la. no,•ità della sua arte ris1>4òltto all'età nostra; J>Oichò, mentre quasi tutta l'arte dell'età. nostra, da Manzoni a Balzac in J)Oi, ò riproduttiva di figure tipiche, di figure cioè che riassumono e infon~iflcauo qualche tipo sociale, le cui particolarità sono diffuse e comunissime, invece l'arte del }~ogazzaro crea degli eroi, come l'arte antica, come l'arte omerica, crea delle figure quasi sopranna– turali, e le fa muovere (e qui s'afferma l'originalità) in un ambiente vero e naturalissimo. Se ben si osserva, infatti, l'alto interesse rlrammatico delle opere di Fogaz. zaro sta appunto nel conflitto tra l'animo dell'eroe e il dovere impostogli dalle circostanze normali, comuni, e quindi alquanto volgari, in cui egli è posto. Questo ò il Leitmotiv delle opere fogazzariane: in alcune di queste poi (Daniele Cortis, l'iccolo Mondo Antico, Piccolo Mondo Moder110) l'eroe è così alto ~ cosl forte da sa))er piegarsi a questo dovere. ln altre (Malombra, Il Mistero rùt Poeta) l'eroe spiega la sua forza nello spezzare o nel tentar di spezzare ogni ,·ineolo e ogni ostacolo esterno pur di rea– lizzare il suo sogno interiore. '! 'a.le ci sembra la cla.ssifl• cazione che si potrebbe fare delle opere del romanziere vicentino. Jl ·Fogazzaro è anche artista delicatissimo. Se (secondo almeno il nostro avviso) Miranda è d'un sentimentalismo un po' com·enzionale, e quasi quasi del De .Musset idea– lizzato e purificato; se Malomb,·a ed 1'Jva (specie que– st'ultima.) accentuano i difetti della mente clel Fogazzaro, e cioè quello spiritualismo così esagerato da.confondersi collo SJ)iritismo j pochi scritti moderni noi conosciamo })iù delicati del Mistero clel Poeta (questa Vifri Nuom del secolo XIX) e dei Racconti brevi dove si unisce, in sin– golare e impressionante fusione, il pili fine umorismo alla pietà. piì1 largamente umana, così da far talvolta. ·ricorda.re l'autore di JAttle Dorrit e lla1·d 1'imes. Abbiamo accennato or ora. a. quel conflitto che è la caratteristica fondamentale delle O1>ere del ·Fogazzaro e alla classificazione che in base a.quello si potrebbe fare di questa, riunendo in una stessa. categoria. Daniele Corlis, e il Piccolo .Jfo,ulo .Moderno. L':ifflnità. di questi due ro. m:rnzi, da. tale punto di vista, ò, inratti, cosl evidente che, bisogna. dire la verità, quest'ultimo non ha recato nessuna nota nuova nell'opera fogazzaria.na, e sembra, nelle sue linee fondamentali, la riproduzione di quello. Nell'uno e nell'altro ,è Puomo che, in obbedienza. a. un concetto superiore del dovere, lotta. contro gli stimoli della carne e gli imt>Ulsidell'anima, e li vince, e, ,•intili, si consacra tlttto a uno scopo altruistico. Nell'uno e nel• l'altro è la donna ehe, per quanto è da lei, forse cede• rebbe, ma che è trattenuta dal cedere dall'uomo stesso, il quale vince quindi doppiamente, in sè e uolla donna. b , tec:::i G n Bra cc Questa situazione drammatica di cui si compiace il Fogazzaro - e che molti accusano, a.nostro avviso assai ingiustamente, cli spirare una seduzione ,•oluttuosa pili sottile che non altri romanzi d'altri scrittori assai meno pii - è bella e forte, e, non perchò estremamente rara così nell'arte come nella vita, è meno degna d'ammira– zione. L'unico appunto, che si può fare al l<'ogazzaro,si ò che essa., col Piccolo Mondo Moderno, comincia a ricor– rere trop))o di frequente nella sua opera, e a diventare quasi un cliché. i\Ia se l'identità di tale situazione drammatica stabi– iisce una profonda somiglianza. tra i clue romanzi, questa viene rafforzata. dalla concezione J>Olitica.che entrambi li informa. . . . Abbiamo detto che in Antonio Fogazzaro, come, a.cer– carvela bene, in ogni altro uomo di lettere, sLra sentire la mutua dipendenza che stringe la letteratura. alla po– litica. Se Giosuè Carducci fu, nel suo pii) bel 1>eriodo, la. grande e nobile eco della democrazia. repul.iblicana. italiana, ribelle cosl a.Ile tirannidi laiche dei re, come a quella religiosa cli Dio; se Gabriele D'Annunzio svolse, almeno finora, la sua. OJ)era letteraria coll'impronta di un concetto politico conservatore, o meglio, reazionario, di quel concetto politico di avversione alla democrazia, di cui esiste, nel campo della scienza storico-politica, un campione poderoso nel Summer-Maine; sull'opera di Antonio Pogazzaro si libra quel concetto di cc,nciliazione che è, come sappiamo, applicato ai rapporti tra il catto– licesimo e la scienza, il fondamento della sua fllosoflai e si manifesta nell'impronta. politica dei due romanzi di cui parliamo, sotto la forma d'una propugnata concilia• :done tra la. democrazia e la religione 1 tra Chiesa e Stato. li programma politico di Daniele Cortis, quello ih cui l'eroe del grande romanzo fogazzariano concentra. tutta la sua anima dopo la scomparsa di :Elena dalla sua vita, - e quello, nell'istesso tempo, che sarebbe certamente il programma del senatore l<~ogazzaro,se questi pren– desse 1>a.rteattiva alla politica.- è lucidamente esposto nel discorso elettorale contenuto nell'ottavo capitolo del romanzo. li Cortis era stato accusato cli essere clericale i ma egli non lo è, n~l senso preciso di questa parola: 11 ·n mio ideale politico non sarà. mai l'ideale politico del partito che vorrebbe subordinare i diritti e gli in• teressi dello Stato a un'autorità, sia pur grande, sia pur legittima, nrn. fondata sovr'altra base, con altri mezzi, per altro fine. Io posso desiderare, per un concetto di equilibrio polit.ico e per un 1>atriottico ,,oto di pacifi– cazione interna, che questo partito accetti onestamente l'attuale ordine di coso ed entri utile e rispettabile nella Ca.mera.; ma. se io avrò in quel tempo l'onore di sedervi, non militerò mai con esso. 11 Daniele Cortis non ò, adun• que, clericale; perchè accetta l'attuale ordinamento dello Stato; bensì è democratico-cristiano. li'ogazzaro J>Otrebbe a buon dritto vantarsi di avere, forse per primo, messo in bocca a un uomo politico (Juesto accopJ)iamento di aggettivi, quando ancora nessuno ne parlava in Italia. V'è, però, appena bisogno di osservare cbe il senso in cui il Fogazzaro usa. quegli aggettivi è alquanto diverso da (tuello in cui vengono usati oggidì: e mentre oggi la democrazia. cristiana non ò che una sottospecie del cle• ricalismo, nel linguaggio, che l<'ogazzaro mette in bocca a Cortis, essa. sta. qua.si di fronte al clericalismo. " Io credo (dice adunque il Cortis) che vi è in questo fermento democratico qualche Jieyito rubnto al cristia– nesimo; io vedo nel JUiO11ensiero un luminoso e possi~

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