Critica Sociale - Anno XI - n. 22 - 16 novembre 1901

348 CRITICA SOCIALE Ouardinmo che cosa accade nttnalmente nel mondo letternrio francese. L'affare Dreyfus sembra. essere stato l'urto finale che ha fatto crollare il già tarlato edificio dell'arte sdegnosa della politica, e che ha ratto irrom– pere apertamente e ,•iolentemente questa nella prima. Quasi tutti i pill il\ustt·i scrittorl francesi, Zola, Lemaìtre 1 Coppée, Anatole France, ecc. 1 ho.uno 1>reso e pre1\dono attivissima parte a una dello più grandi fra le battaglie politiche che da tempo si combattono in Francia; e Ana– tole 'France, questo Platone (se ci si 1>ermette il paragone un J>O' solenne) questo Platoue 1 parigino e del XX secolo ha trasformato, coi suoi ultimi romanzi, la storia del– l'affare Dreyfus in moth·o di finissime opere d 1 arte. Vogliano o no, del resto, e anche quando fanno J>iù risoluta professione di sdegnosa impassibilità di fronte alla 11olitica del giorno, i letterntl non 1>ossononon su– bire l'Influsso di essa e non influire su di essa alla loro volta, per quegli ineluttabili rapporti trn l'individuo e Pamblente che sono diventati un concetto fondamentale della coltura moderna. Lo sdegno per la J>olitica è già. un atteggiamento politico. Quando il D'Annunzio seri• veva quei suoi romanzi che hanno volgarizzato in Jtalia H concetto dell'esteta e del superuomo, sebbene spiri da essi il più superbo disprezzo JJer la vita pratica in gene– rnlc e per quella politica in 1>articolare, pure egli com– J>ieva un atto 1>olìtico 1 si collocava, volente o nolente, in una corrente 1>olitica,esercitava un'azione politica. L'atto politico era l'avversione contro la domocrazia moderna; la corrente politica era quella conservatrice ad oltranza; l'azione 1>olitica era quella esercitata con quei romanzi sullo ,·ergini menu dei giovani esteti e superuomini J>ul• lulanti d'ogni parte a far argine dei loro petti al salire delle II plebi :i e intimare un nuo,·o e pilt formidabile: di qui non si passa! E la pro,,a di questa interdipendenza tra la letteratura dannunziana e la politica, la si ha nel fatto che il romanziere del Piacere,dell'lm1ocente, del 1'rion(o clell<, Morte e delle Vergini delle Roccie, di• ,,9ntò naturalmente e senza mernviglia d'alcuno l'uomo politico del!' 11 estetica della sie1>0"' e destò anche dei ,tlscepoli che, come il .:Morasso,si 1>reflssero1>erc6m1>ito di trndt1rre nel campo 1,olitico-aocialc le idee affermate dal maestro nel campo più limitatamente letterario, quasi a profittare delle emozioni estetiche suscitate dal D'Annunzio per incanalarle nell'alveo della politica con– aen•atrice. Che se 1>oi il D'Annunzio, da ultimo, passò dalla morte alla vita, ossia dall'estrema Destra all'e-, strema Sinistra, questo suo cangiamento politico fn ac– compagnato da un altrettanto sensibile cangiamento let– terario: nientemeno che il poeta di Andrea Sperelli - dell'esteta SJ)regiatore clell'nzione e della vita t)ratica, e soltanto 1>reoccupato delle proprie sensazioni - 1>0tò diventare il cantore di Oaribaldi. ... Tn un altro tra i grandi scrittori italinni contemporanei si ra sentire questa mutua dipendenza e questo mutuo influsso tra la letteratura. e la polit.ica. Nè vogliamo accennare a Oiosuè Carducci, in cui il fenomeno è troppo facile ad essere a,•,·ertito, 11oiehè la politica forma la sostanza stesi.a di grnn 1>arto dell'opera. eardueciana; bensì ad uno scrittore in cui molti vorranno trovar tutto tranne che la politica: nel Antonio b'ogazzaro. Ogni grande romanziere o JJoeta ha un concetto filo• sofl.co generale del mondo e della vita, del quale im– pronta le sue opere. E siccome in tale concetto fllosofl.co generale ha posto anche quanto si riferisce alla vitn so– ciale, così ogni grande scrittore, nuche quando faccia professione di indifferenza nrso la politica 1 non può non a improntare le sue opere dì un concetto politico ,leternfr nato. Fogazzaro possiede meglio d'ogni altro, o almeno meglio elaborato, piì1 meditat.o, reso pi1'1chiaro dinanzi alla propria coscienzn, il concetto fllosoftco generale cui accennavamo. Così vero che sentì il bisogno di formulare, fissare e difendere tale suo concetto i e ciò rece in quel volume, pieno, comunque sì voglia giudicarlo, di alto interesse, come tutto quello, del rest.o, che esce dalla. penna dello scrittore ,•icentino, che s'intitola Ascensioni mmme. Antonio i,~ogazzaro ha fissato in questo volume la sua filosofia, la qtiale consiste (come ò notissimo) in un ten• tativo di conciliazione tra le dottrine darwinistiche e quelle dei padri della. Chiesa. li tentati,·o è brillante, e, formalmente, si può ritener riuscito. Soltanto formal– mente, diciamo: imperocchè, se si possono rit>ortnre molti passi di Sant'Agostino donde risulta che egli concepiva la creazione sotto un aspetto e,·oluzlonlsta 1 resta. sempre il fatto indiscutibilmente evidente che la dogmatica cat– tolica è la negazione J>iùdecisa e completa della teoria darwiniana, e questa di quella . .E così la pensano in– dubbiamente, nel momento 1>resente, gli organi autoriz• zati della Chiesa, che, come la Oiviltcì Cattolica, da,·ano sulla voce al Fogazzaro 1>er essersi impancato a discu• tere di cose che devono esser lasciate al giudizio dei teologi ( 1 ). li li'ogazzaro, adunque, ha trovato In sua filosofia - quella ftlosona chc 1 dicevamo, <le"e avere ogni scrittore veramente grande - in questa conciliazione tra la. dot– trina cattolica e quella. darwinistica. Cosa 1 dal lato della logica rigorosa e dal punto di vista della Chiesa, com– pletamente assurda. Poichò la dottrina cattolica non am– mette conciliazioni - ossia diminuzioni - nè tentati,•i di conciliazione. Essa, condannando e negando il libero esame, vuol essere accettata in blocco o respinta in blocco. Chi dice di accettarlR.i ma nello stesso tempo vi ragiona su, e la ritaglia. in modo da. accomodarl:L ai propri concetti, 1>erciò stesso ne esce. Ln conciliabilitt~ formule tra il cattolicesimo e il darwinismo, la. cui di· mostrnzione può dirsi riuscita. al }'ognzzo.1·9,nçm JJrova già che le due dottrine non si contraddicano, anzi non si neghino a. vicenda, nella loro sostanza; ma J>ro,·e– rebbe tutt'al pHt la. grande adattabilità esteriore, appa– rente, e quasi diremmo parassitaria, <lella dottrina cat– tolica, la quale, come del resto tutte le dottrine mistiche, riesce a vivere e a 1>rosperarc, fungo tenace, negli am• blenU più dh•ersi. Come essa, cresciuta. nell'ambiente della concezione tolemaica, si adnttb e prosperb ugual• mento in quello della concezione copernicana, così p~O• trebbe, J>resentandosi l'urgente necessità, adattarsi e 1>ros1>erarenello stesso modo nell'ambiente della con– cezione darwini.stica., pure essendo e restando, esclusi\•a.• mente, la negazione del darwinismo. · Ala se l'intransigenza del cattolicesimo sta, dal lato della logica pura, non si riscontra pili, inYece, nella realtà della yita: do,·e vediamo infiniti accomodamenti e innumerevoli conciliazioni; do,·e vediamo la signora che si dice cattolica, ma legge magari qualche romanzo messo all'indice; o che, mentre avrebbe orrore di affer– marsi seguace del libero esame, però lo applica quando si trnUn-iJ)er esemJ>io, doi digiuni) cho res1,inge; e via cosl. Orbene: i,~ogazzaroha fatto nelle alte vette del pensiero cib che nelle minuzie della ,·ita quotidiana ranno quelle signore che, conciliando onestamente uu po' di diavolo

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