Critica Sociale - Anno XI - n. 21 - 1 novembre 1901

CRITICA SOCIALE 329 sponda a questi critcrii possono essere due: o me– diante una riduzione di s1>cse nei bilanci militari, o con unit nuovfl tassazione delle classi ricche. 11 primo modo non può trovare appoggio elle nel1e parti estremo della Camera, e quindi, se può dar occa– sione ad un bel discorso antimilitarista, non può, nelle condizioni attuali del Jlarhuncnto o del paese, avere qunlche pratico effetto. ·xon così inrncc del secondo, il quale ha per sò molta parte della Camera e molti precedenti lc~islativi. Ed è appunto 1\ (!UCsto secondo metodo che si in– forma il prog-etto cli sgravii delPon. Cnrcano. Dal discorso pronunciato dallo ¼anardclli a Oarclone si conosce infott.i che la riforma tributaria si fonderli su questo principio: compensare le perdite derivanti dallo sgrnvio dei consumi con una imposta. progres– siva sullo successioni. JI (h·up1}0 socialista nlla Camera non può quindi opporsi al1'11ttuazione di una tale riforma, che non rendo im1>ossibile la futura conversione della rendita, che non oshlcola l'uso dei:;li a,·anzi attivi per l'in– cremento elci scrvizii civili, e che, prendendo timida– mente a iniziare un principio di equità nel nostro sistema tributario, può persuadere aJle classi ricche, chiamate :.1. sopportare maggiori oneri, quella ridu• zione delle s1>esc militari, che altrimenti sarebbe per ora impossibile ottenere. . .. La riforma, che verrlL propugnata dal 1linistero 1/.anarclclli, è dunque l'espressione intera e genuina dei desiclerii del 1>artito socialista? Ed è sulla base di una tale riforma che la Direzione del nostro par– tito ha inteso indire una agitazione nel paese? Jo credo che si correrebbe molto lungi dalla veriL.\ se si volessero affcrnrnre simili cose. )fa. pur trop1>0 il nostro partito - e l'ho ricordato altra YO!ta - non ha ancora un programma tributario semplice e chiaro <la contrapporre a quello ciel Governo e in– torno al qu11lc muovere la progettata agitazione. rnfatti, per moltissimi socialist.i Ia. riforma tl'ibu– tnria consisto tutta. ju una climinuiione della spesa, o per lo meno Jr~diminuzione della spesa è assunta come pregiudiziale imprescindibile per la susseguente riforma del sistcnrn tributado. In tal modo l'agita– zione proposta dalla. Direzione del 1>artito socialista si ridurrebbe ad una agitazione antimilitarista., cioè ad una intensificazione di quanto abbiamo già fatto e continuiamo a fare. Inutile diro che fermarsi rtlla riduzione della spesa senza interessarsi della vera e propria riforma tri– butaria, cioè cli un migliore ordinamento dei cespiti d'entrata, è un errore funesto alla causa stessa che noi intendiamo pro1)Ugnare. Finchè l'entrata proviene da un sistema tributario che grava in massima parte S\llle classi escluse dal potere, una riduzione della spesa troverà. ostacoli insormontabili. Solo col river– sare gran parto della attuale tassazione indiretta sulle classi ricche c1 1 rtalia, queste potranno sentire l'enorme spro1>orzione che esiste fra i nostri bilanci m.i.litari e la potenzialità. economica. del paese. Erroneo è pure il confondere la riforma tributaria con l'abolizione del dazio doganale sul grano. Questo dazio, benchè, per i forti proventi che reca all'erario, possa consiclcrnrsi onche come un dazio fiscale, ri– mane sempre e prevalentemente un dazio economico. Or,\ lo cliflìcoltà, che incontrn l'abolizione cli questo di1zio,non sono tanto di ordine finimziario quanto di ordine economico, cioè rigum·dano il vasto e grave dibil.ttito fra protezionisti cd antiprotezio11isti. Ma) a.nchc <1uanclosi entri nel voro campo della. riforma elci tributi, la grande disparità. cli opinioni o il grande divario fra lo pr0tlOSte {limostrano che il partito socialista. 11011 ha. una meta. chiara e pre– cisa. Un certo b. g. nell'Eco del popolo di Cremona n {l9 ottobre) mostra di scandolezzarsi di questa mia constatazione, e intanto fa alcune pro1>0ste che YOr– rebbero riassumere il pensiero costante e immutato del nostro partito. 'Ma, ahimè! quelle proposte non solo non tengono conto delle cli "erse condizioni dei Comuni italiani, ma sono anche cli tal natura eia dover essere respinte diL qualunque partito voglia inti– tolarsi democratico ('). }: allora che fnrc1 Cercare anzitutto, al hnnc della scienza, dell'esperienza e dei v,iri bisogni nostri, quali debbono essere le 1il10e fondamentali di una riforma tribubuia intorno cui moverc la nostra agi– tazione. Pet mio conto, e senza. alcuna pretesa di inter– pretare il pensiero del partito socialista, credo che una riforma dei nostri tributi, per essere veramente suggestiva, cli facile comprensione e connessa ad un vasto ordine di riforme amministrative, dovrebbe incardinal'si sul principio dell'autonomia dei Comuni. Questa agitazione per Pautonomia, che procede così fiacca, incerta e mal diretta, potrcbhe risorgere a. vita nuova quando fosse integrata. e corroborata di\ una agitazione per l'autonomia tributaria degli enti locali. A quest.a autonomia, che significherebbe separa– zione cli sistemi tributarii fra Io Stato e i Comuni, la scienza e l'esempio dei paesi esteri ha,rno gHt. preparato basi solide e principii indiscussi. Agli enti locali, oltre una. larga ap1>licazione ciel prìnci1>iodella tassazione secondo l'interesse particolare di inclividui o cli classi, clonel>be concedersi l'uso esclusivo delle imposte reali, 1>crchè sono i proprietari fondiari che ricavano maggiori bcnefizii claJl'attività. dei Comuni; aHo Stato invece do,•rebbero competere le imposte personali sul reddito, sia perchè queste si riferiscono princi1>nlmentc a fini d'ordine pubblico, sia pcrchè il reddito nella su11.integrità. deriva. spesso eta fonti esistenti in luoghi diversi. Una tale riforma. è gilL stata attuata in Germania clf1l ministro Miquel. Dato, con le due leggi del 24 giugno 1891, un nuovo ordi11ame1lto alle imposte sul reddito (JYiuli:ommenstcuer) o sui profitti indu– striali (Oewe,·besteuer); si 1>rocedette, con le tre leggi ciel U luglio '1893, 11\111. riforma del sistema tribu• tario loeole, per cui ai Comuni vennero concesse le imposte reali e una limitata tassazione indiretta; a.Ilo Stato rimase quasi intera. l'imposta generale sul red– dito, oltre uua. nuova imposta su.I patrimonio. Altrettanto potrebbe farsi anche da noi, dove del resto non mancano i tentativi per una riforma di tal genere. Già il Wollemborg a"cva l>ensato a J>as– sare ai Comuni lo imposte reali, e a separare, con un ben ideato 1>ianocli riforme, le finanze locali da quelle dello Stato; ed ora l'Alessio sta. svilup1>ando un suo disegno inteso a sopprimere i dazi e creare per lo Stato e per i Comuni due distinti sistemi tri– butarii, fondati su principii cli tassazione del pari distinti e separati ('). Qui ò dunque il punto di resistenza su cui bisogna far forza, e qui è il camJ>O per una agitazione nel 1>acse. L'autonomia tributaria dei Comuni, che si può collegare a tutta una ,•asta riforma amministra- (•) Infatti Il collaboratore doll'&o vuolo abolito 11dazio govornn• tlvo J)llr • 8Oi)l)rlmore l'lll)J)IIOIZIOIIO della tarllftt, frO\'Crnatlvt\ ~- Il\ la\ motlo I Comuni dol Mezzogiorno manterrebbero l'enorme tassi\• :i.:10110 com11111110 sul r11orlnaco1, che iono di cons1uno slretlamonto nllmontaro, o si sgr1woro1Jboro I vini, lo carni, lo zucchero, eco., dDI ))080 tlel\11. 1au11zlono orAr!a\o, Untl rlrornm rntta por I rloobl ! Se 110\ b. g. avono BOtulto anche 1010 I 111ì1 recenti stu(\I che Intorno 11110 flnlUUO loeall 81 80110 1ernt1 In lhlllll, IIH0\.11.10 visto ohe Il dnzlo sul vini, sullo carni, eco., 1rnr con Allrl metodi di rlse09sto110, ò si-Alo acmpro ma11tc1111tol11 tutti I 1irogotll veramente demoorattel elio 111ono escoallAtl nellA toorlA e nena J')rt1llea. {'J ALK.ss10: D'1tqno di 11,ur ,·iro,·,na t·a.:k11uui dti 1'1ttma frUm• tarkl uauano. - oiornalf dlqu tconom'1U, ottobre, 19CU.

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