Critica Sociale - Anno XI - n. 19 - 1 ottobre 1901
CRl'f!CA SOCIALE 293 Cominciamo da <1ncllo dell'on. Sonnino. LI Sonnino nel suo ultimo Hcritto Questioni urgenti (NuovaAntologia, 16 settembre) dà un largo svilup1>0 al suo programma Jìnanziario, parendogli c he si sia 11 ))urlato troppo in Parhuncnto e fuori, da olt.re un anno 1 della. necessità. e dcll'urgonz1\ lii mettere n rnno tt <Jualcheserio prov,,edimento di sgravio e cli riforma fributaria II percbè si possa. oggi " rinviare a tempo indefinito qualunque misura di alleYiamento e di trasrormazione d'imposto 11• Uagioni dunque di or– dine prevalentemente politico cons.igliano all'on. Son• nino una riforma che prOHCda a togliere i piì:i gravi errori della nostra tassazione, errori ch'egli reputa trovars1 specialmente nella tass1o~ione locale. Due in sostanza sono i punti a cui una riforma dei tributi locaJi dovrebbe indirizzarsi: l'abbattimento delle barriere interne, e l'ftbolizione delle imposte dirott.c personali. Il dazio dovrebbe essere grnda.tà• mente soppresso, almeno poi generi ùi prima neccd• sitiì, onde sol1eva1·e dalla grrwc tassazione indiretta. la classe lavoratrice, specialmente delle regioni me– ridio1rnli; le im1>ostc sul valor locath•o e di f,uniglia dovrebbero esser tolte ai Comuni, aia perchò, coll'or· dinameoto Yario e capriccioso che ci,isc sono venute assumenclQ, graYano spesso sugli umili, sia perchè si possono con utilità tr1.1sform11rc in un'unica im1>osta di Stato sull'entrata. globale, più equa. o meglio di• stribuita. :Ma come procedere aJl'ahbn,ttimento delle barriere interne? l.Jon. Sonnino non ha fretta e vuole a1-ri~ vnrvi per gradi. Por intanto co11cede a tutti i Co– ml111i1 come avviamento alhi gronde riformai J'ab• huono completo del canone daziario governativo. L'abbuono dovrebbe farsi entro un anno pei Comuni ttpcrti e per quelli chiusi di 11 Le 1V classe, entro due anni per quelli chiusi cli .I[ classe, entro tre per quelli di I clttsse. Lo Stato, ali!\ fine del triennio, vedrebbe così le sue entrate diminuite nnnualmente di 5G milioni e mezzo. In compenso, che dovrebbero fare i Comuni? }:&co qui: i Comuni aperti non potrehbero elevare soprn. le lire due per quintnle lii tariffa della t11ssa di mi– uuta vendib~ sui farinacci i i Comu11i chiusi dovrch– hcro abolire tutti i dazi locali d'introduzione sullo farine, sul pttne e sulle paste, limitandosi a una tassa di minuta vendita sui forinacei di lire una al quintale . .rn tal modo un consumo, che è strettamente necessario alla alimentazione, vedrebbe diminuiti i balzelli che oggi sop1>orta 1 e i Comuni chiusi po– trebbero, secondo la loro opportunittL e possibilità, passare alla categoria degli nporti. }"'ermiamoci ora sul valore sostanziale della. riforma. Qui si tratta, come ognun vede, no n di esentare complebm1ente dal dazio i farinacei, ll) a.di diminuire notevolmente questo dazio, e di riacuoterlo in maniera diversa nei Comuni chiulòi. Questa è appunto la clebo lezza maggiore ciel !)l'ogetto. n probabile risultato dell'abolizione del dazio sui farinacci è ancora molto controverso. Da molti si dice, o non senza. qualche fondamento di verità, che i trusts dei produttori e commercianti di farine, e la coalizione dei fornai, frustrerebbero i vantaggi (\ella riforma. Lo stesso Hosclli, nella sua Relazion e ai progetti "rollemborg (7 maggio 1901), dubita.va. che, senza le prescrizioni dei calmieri, senza l'istituzione di forni municipali, senza. il fiorire spontanoo (li forni cooperntivi, si potc13sero mai f11r sentire ai con– su1111itorii vantaggi deJ1111,boliziono tlel dazio ( 1 ). Ora, date queste clifficoltlt 11. far risentirn un van• taggio reale ai consumi1.tori 1 è n donrn.ndarsi se per a\'venturn il la.sciare, anche in modeste fH'OJ>Orzioni, (I) .\ \'ercelll, do1)() 1•3bollzlono (le\ dnxlo SUI farlnne;!I, Il IJRll(I rll>AHÒ di 2 centesimi, solo ln ,•lrtìt del ca1u1lerilc. \'cdl Sin.il tltllt1 co1111111ui,1111 ' d Q1d11:Ud, P'-i· SI, la tassa. lii minuta vendita sui forinacci possa ag– gravnre queste difficolti\ che sono g1à. forti e com– plesso. Non \·i ba. dubbio che il bottegaio, il q111Llc devo uncora pagare un'imposta sui farinacei che ,·onde, non sarà, specio nei piccoli centri dove la. coaJi7,iono dei pochi esercenti è molto facile, così scrupoloso da proporzionare il prezr.o <li , 1 enclibt alla. nuo\'a misura dell'imposta. B il consumatore, che purtroppo non si cura n1olto di esaminare questa misura, si dimenticherà. filcihnonto cli rammentargli questo scrupolo doveroso. Dotto ciò della sostanza delht'• riforma, esamin1amo IJrcvcmentc il suo congegno tecnico. L'on. Barzilai, in un suo 11rguto. articolo pubbli– cato nclhi 'l.'ribwm {2L settembre), ha messo i1 dito sulln piaga. 'Ma la critica del Barzilai, troppo breve e cli necessifa affrettata, ha 1Ji1:1og-110 di una integra• zio11c . .fl Sonnino pensa di compenaare con l'ahbuono di tutto il canone go vernativo e con la. mefa dell'im• posta. sulle vetture pri va.te che passerebbe allo Stato (i>rovento questo così csig110 cito i;i 1>uÒquasi tra– scurare) non solo l'abolizione del da.zio d'introduzione sui farinacei nei Comuni chiusi e la sua ridur.ione nei Comuni aperti, ma anche l'abolizione della im– J>ost1~di famiglia, sul valor locativo e sui domestici, nonchò di quella sulle Yetture private, le quali tutte passerebbero a\Jo Stato. In cil'm complessiva, la ri– fornm si potrebbe, per tutti i Comuni eccetto Napoli e Uo111a. 1 sintetizzare così: GUADAGNI. Abbuono del c;.u1one governativo .. L. 50.235.400 ?llotà. della tassa sulle \'Otturo privato " 430.000 Totale L. 50.GG5.400 PERDITE. .Per il dar.io sui farinacci . . . . . L. 27.02G. 700 Vcr le abolite imposto dirette . " 22.G83.GOO 'l'otalc L. !!l.710.300 Como ognun vede, secondo quoHt.ocifre, i guadagni compensa110 le perdite, e sono pili che sufllcicuti nlh~ traal'ormazionc tributaria ideata eia.ISonnino. JI quale però non si dissimula. che i singoli Comuni possono trovarsi in condizioni molto differenti, per cui l'abbuono del canone può essere mòlto superiore o molt o inferi ori alla. porditR derivante dall'abolito o ridotto dar.io sui farinacci o alJe so1>presse imposte dirette pe rsonali. Ma il Sonnino crede d 1 a\·e1·e anche per questo squilibrio troYato il rimedio. Ai Comuni, che beneficiassero troppo clall'abolizioue cielcanone, si ritarderebbe l'abbuono, agli nitri, che risentissero troppe~ perdita, si concederebbe " qualche tem1>0m11eo compenso o sollievo. 71 Quello, che si risparmin. per qualche tempo sui primi, si regula temporaneamente ai secondi. Ma non è tutto. Sonnino lascia ai Comuni chiusi la facolth di imporre, sulla minuta vendita dei farl– nRcei entro cinta, un'impoata. di una lira al quintale. Questo nuovo provento, assieme a tutti i possibili ritocchi dei tributi locali e delle voci daziarie, non dovrebbe bastare a. com1>ensare i Comuni pili dis– sestati dalla riforma? onnino lo spera, e questa facile speranza. ò il h1llono cl'Achillo di tutto i.I suo progetto. ])re11diamo la Relazione .Bosollì ai progetti ·wol· lemborg (7 maggio 1901) e lcgginmo <L pag. 28: "Jn bcn-152 Comuni cli H, rn o LV classe, U prodotto ciel dnzio sulle farine oggi soverchia di tanto il ca– none governati\'O che, n ristaurarne le finanze, l'erario dovrebbe aggiungere aliti. perdita dei canoni una somma di quattro milioni ,,. La riforma sonniniana. comincia. dunque a vacillare. A.lanoi, per onestà di critica, dobbiamo tenar conto
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