Critica Sociale - Anno XI - n. 17-18 - settembre 1901

CRI1'IOA SOCIALE 277 Cooperazione bottegaia ecooperazione socialista Luigi Bertrand, il valoroso deputato socialista di Bruxelles che, coll'Anseele e col Voldcrs, ebbe hrnta parte nel popolariz:-mre e nel condurre al successo l'idea delle potenti Cooperative socialiste clf'l suo paese, ci manda per la Criticci Sociale un suo studio sui risWtati del movimento cooperativo belga, che, per la competenza dello scrittore, pei dati numerosi e recenti di cui volle arricchirlo, sarà un vero regalo pel nostro partito in Italia in questo momento; dacchè l'argomento delle Cooperative socialiste è rimesso sul tappeto della discussione. Pubblicando lo studio ciel Bertrand - che, per la sua lunghezza, dovremo distribuire in tre o quattro fascicoli della nostra Rivista - noi non intendiamo per conto nostro pregiudicare la. questione della pos– sibilità e dell'opportunità. di impegnare oggi il par• tito in intraprese del genere di quelle che fioriscono nei principaìi centri industriali, ed oggima.i anche in qualche parte delle regioni agricole, del Belgio. Di– chiariamo anzi che l'ottimismo a questo proposito del nostro valente co!Jega ed amico ci sembra ecces• sivo e che, secondo noi, egli subisce l'illusione, tanto naturale, di generalizzare quelle concli.zioni speciali, che permisero il rigoglio delle Cooperative nel suo paese e che sono lunge dal riscontrarsi tutte in uguale misura nell'Italia presente. Già, a questo riguardo, fin dal 1897 (anche allora, in seguito alla. propaganda. del !l'erri, reduce dal Belgio, il partito si accalorò per qualche tempo sopra questo tema), noi esponemmo in queste colonne, in una. serie cli articoli, le ragioni del nostro scetticismo. (Il 1ni1·ayyiodelle cooperative in Cr-iUca, Sociale, 1897, pagg. 227, 245 e 261). Quelle ragioni non hanno ancora perduto per noi il loro valore. Ma - e ci te– niamo a fa.rio notare - la nostra avversione alla proposta di impegnare il partito in cosiffatto inizia– tive non ha nulla cli sistematico e cli definitivo. Noi siamo convintissimi che lo intraprese cooperative costituiranno - un dì o l'altro - una risorsa im– portantissima per lo sviluppo del partito: ricono· sciamo anzi che taluna delle rngioni cli ostilitil. - quella che desumevamo dal difetto di libertà. politica, che avrebbe esposto le nostro Cooperative ad ogni sorta cli vessazioni govornati\•e, incompatibili col loro pl'Osperare - si è in questi ultimi tempi notevol– mente attenuata e potrebbe - se i fati della poli– tica paesana secondassero i nostri clesiderii - in breve tempo sparire . .Altre ragioni piÌL profonde - quelle derivanti clall'insuffìciente accentramento e daJl'inuguagUam,a cli condizioni delle nostt-o masse operaie, dalla povertft che costringo lo famiglie a profittare ciel credito concesso dai bottegai e noces• sariamente rifiutato da.Ile Coo1)erative, dal minore spirito cli sagrificio e di solidarietà. della nostra popoluzione lavoratrice in confronto alla belga., dalJa difficoltà. estrema di trovare in ItaJia amministratori ed agenti scrupolosi (motivo questo che determinò, come a tutti è noto, la rovina di forse il 60 ¼ dei tentativi già. fatti) - sono assai più difficili e lento a rimuoversi, e non so no può attendere li~ scomparsa se non da una. piì.1 avam:ata evoluiione industriale o mora lo del paese; come pure è russai nrng-gioro fra noi che non noi Uolgio il doppio peri– colo sul quale, negli articoli testò citati, particolar– mente insistemmo: che cioè, da un lato, il diffon– dersi delle Cooperativo nel ceto operaio generi in questo uua divisione, creando una. aristocra.zia operaia cooperativista soprc, una plebe esclusa dall'esercizio e dai benefizi cooperativi, e aflievolisca lo spi rito di classe a vantaggio dello spirito bottega.io e piccolo– horghese; dall'i.1ltro lato, cho (se non si vuole che ot C n B1arro lo imprese cooperative vadano alla malora) esse fini– cano per assorbire i migliori e più battaglieri ele~ menti ciel partito, sottraendoli ad altre forme di attività. oggi d.i gran lunga più necessarie per noi. Ad ogni modo, i.I fatto stùsso che la questione si ripresenta ad ogni tratto o ha.virti1 di appassionare, d.imostra che è indispensabile - prima di lanciare proposte concrete - una ilJuminata, spassionata ed esauriente discussione; alJa quale lo studio del Bor– trand, così riccamente documentato e materiato cli fatti, recherà. un prezioso contributo. Lanchll'e l'idea cli una Casa del 11opolo - come ora cla alcuni si sta fa.cencio in :~mano - raccogliere fondi, arrischiare promesse, im1>egnarsi davauti all'opinione pubblica. e impegnare le organizzazioni proletarie, senza. prima avere minuziosamente studiato il terreno, senza sa– pere nò dire in qual modo precisamente quell'idea. s'intende attuare, è fara de!Ja pirotecnica, che può abbarbaglia,re pel momento, ma che può altrcsì pre– parare le pii1 amare delusioni al partito, e recare su cli esso un discredito cui non sarà poi così facile porre riparo. Nella cliscussione, che apriamo in questo numero, noi accoglieremo con vivo piacere tutte le voci com– petenti, tutte le opinioni nutrite cli esperienza e ispi– rate alla considerazione delle necessifa del partito nel momento presente e nell'ambiente italiano. . .. Intanto, e per cominciare, non sarà inutile riferire della discussione che sull'a,L·gomento si sta, facendo a. 'J:orino. E noto, anche per un articolo molto apo– logetico, pubblicato dall'amico Nofri nell'Avanti! (18 agosto), che è 'l'orino Ja città italiana dovo la Cooperativa cli carattere popolare ebbe finora il suo mttggiore svilup1}0. Il Nofri, scrivendo dell'Alleanza coo1Jerativa to1·inese di cui è direttore, non dubitava cli porla, per alcuni riguardi, al disopr<l. delle stesse istituzioni similari del Belgio, cui rimproverava " la rigidità. un po' dogmatica e il quasi esclusivo svi– luppo cli alcune forme della cooperazione applicata al consumo "' mentre vantava. a favore clell'.A.lleanz<i una maggiore " varietà cli applicazioni cooperativo e bonefic'ì pill completi in pro dei soci operai ,,. E invero Pistituzione torinese, che effettuò, nel– l'uJtimo anno sociale, un incasso complessivo cli oltre 3 milioni, con una media giornaliera cli L. 8357, non avrebbe ricavato il suo maggior utile dalla pa– netteria, come avviene in genera.lo nel Belgio, dovo il paue, fatto su un tipo unico e piuttosto grosso– lano, ò venduto poco al disotto del prezzo corrente (circostanza <1uesta, per altro, che dimostni Ap– punto l 'eccoziona.le spirito cli solidarietà. cli quella popolazione, che si acconcia a un p1me uniforme o relativamente ad alto prezzo - il Nofri a-ssi– cma che la Jlaison du Peu11le re11lizia su cli esso un profitto del 34 % - pur cli far prosperare Ja sua i1111_1res<i polit-ica); anzi l'Allem,.m torinese ebbe stLI pane una tenue perdita, che si spera nel corrente anno di eliminare, e che fo compensata dai lauti prodotti di altri rami dell'azienda. Su un utile netto complessivo cli L. 167.533, la parte maggiore è data dai ,•ini (al lordo, L. l0!l.301), indi dai commestibili in genere (che, malgrado L. 10.000 cli perdita su.I pane, diedero, sempre 111 lordo, .L. 84.g05 di utile), poi chtlle due farmacie (L. B2.005), dai combustibili (I.. 18.828), dal vestiario (L. IG.G5S),o per cifre 11ssai minori dai macelli, dal ristorante e dalla birreria. l!: su questi utili che P.AUeauzci potò inscrivc1·0 alhL Cassa di previdenza tutto il éuo personale, assi– curarlo contro gli infortuni, migliorarne gli stipendi e le cointeressenze i e potò organizzare un completo servizio sanitari-O gratuito, esteso alle famiglie elci suoi L0.000 soci e che costa L. 32.000. V1u1tarrnio innegabile o che sarohbc ingiusto sottovalutare.i:- 0

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