Critica Sociale - Anno XI - n. 17-18 - settembre 1901

B 268 CRITICA SOCIALE veutaro inutili, non a))pena si cessi dall'adoprar quelle armi, nell'uso delle quali essi sono maestri. ... Non si tratta, dunque, nella presente contesa - o lo dimoslrn. la com1>osizionodello due parti - di antago– nismo fra gli elementi più culti e pii'1agiati del partito - in fondo gli I intellcttunli,, sono questi - e la schiera dei veramente proletarii. Sarebbe però il nostro un chiu– dere gli occhi al vero, so non riconoscessimo che, fra gli altri s1>edie11ti 1 i corifei - a sentirli loro! - del marxismo purissimo si sono serviti, e qua e là non senza fortuna, anche di questo, già abw,ato dai reazionarii: di suscitare e di acuire i sospetti degli operai e in ge– nero dell'ala pili incolta del partito socialista contro gli abiti o il patrimonio cli coltura dei socialisti venuti dalln. borghesia. Ciechi! Come se la coltura e le consuetudini SJ>iritunll,che essa determina. ed educa, non fossero la dote migliore, che, noll'a.ccoglioro la. nuova fede, recano seco i tra.nsrughi della l>orghesin, e non fosse questa sana e luminosa " intellettualità. li uua rorzn, una im– mensa forza, senza della quale la vicenda del socialismo italiano e del socinllsmo di tutti gli altri paesi sarebbe stata meno celere e avventurata! E come poi se, non meno che essi dai proletarii, non avessero i proletnrii da loro, dal figli della borghesia, da contrarre delle energie e delle virtù preziose e feconde! L'evoluzione sociale ò un giuoco e uno scambio di forze e si com))ie tanto J)iÌ1 rn))idamento e felicemente quanto meglio queste forze sono tem1>orate e alleate. Il partito sociali.sta italiano deve pertanto non clìfficlare, ma ap1>roflttare, a vantaggio della classe, di cui dà. 01>era. ad affrettare l'o..scensione, di tutte le energie, ohe ali esso vengono offerte dai suoi gregarH, sieno operai del braccio o del J)enslero. J~ si guardi soltanto dagli ambiziosi, dai pigri o dai chiacchieroni, si compiaeciano ossi di posare a "intellettuali li o a "foll,iiuoli ,,. Questi sono ancora Jllì1pericolosi e dannosi di quelli. x. y. LA NUOVA ITALIA (A 1J'l'OJJO:Slt0di 'U,JI, 'l'C(JCJtt(;libro <let J>'l'<>f, >.Yilti) La società italiana stn attraveranndo una crisi pro– fonda. Alla. generazione che, conquistato il potere dopo il compimento dell'unità, volle formare una grande ltalia. senza avere un 1 idea esatta. cli quali fossero lo sue reali concli1.ioni, quale il posto rela– tivo ch'essa occu1>ava nel mondo, qua.li i mezzi cor– rispondenti per raggiungere il fi ne, vien e ora succe– dendo una nuovn. genernzione, più colta. e più con– scia, che tende agli stessi scopi per vie altrimenti sicure. E mentre questo 1wviene in mezzo alle classi dirigenti, o, meglio, in mezzo ad una parte cli esse: In ve ra e propria borghesia; pili al di sotto, negli stra.ti operai e in chi intende rappresentarli, si ma– turft u na cvoluzionc correlativa: per cui alla frase fattn lii un t.ompo subentra 1ft critica ragionevole; alla concezione somplicistn che, r>cr esempio, negltva oir11i HOlitlul'iotii di ir1tc•ressi fra. i cittadiui di uno stesso pnol'!c, 111m. concezione piì1 complesija. e pi l, lftrga., colla qu,tlo si comprende assai facilmente l'enorme vantaggio che anche la c!Msc operaia - anzi specialmente questa - potrebbe ticavare da un aumento dclJa ricchezza o dalla potenza nazionale. Questo tendenze cli pensiero e d'azione vanno tro– vando, da qualche tempo, la loro espressione in alcuni libri, ht l'ortuuu elci quali ò a111mniola miglior prova della loro rispondenza ai nuovi bisogni. Il libro ora pubblicato chdl'operosissimo prof. Nitti costituisce un altro e notevole documento della. evoluzione, che si compio nella parto pii, eletta. delle nostre classi di– rigenti ( 1). Il prof. Nitti ha (Jui raccolti i discorsi che ebbe occasiono di pronunciare pochi mesi or sono alla Società 1>crla diffusione della coltura in .Na1>oli.La enunciazione del loro titolo basta a dare un'idea del• 1'im1>ortanza degli argomenti che trattano. Sono: La, ricchezza tVlUtli<tj l<1, vopolazione italiana nel se– colo XJX; l'azione dello Stato e la 1mbblic<t fitw,nz<t; l'ltali<"del ..N01·ae t'ltali<"ciel Smi; l'avi·enìre econo• mico dell'Italia. Ognuno poi ò accompagnato eia una appendice, in cui l'autore ha raccolti - a conferma delle suo tesi - dati statistici interessantissimi. Non potendo esporre partitamente le idee di ogui singolo discorso, mi limiterò a ria.ssumere quelli che sono i concetti pilt note"oli e pili nuovi cli tutto il lilJro considerato sinteticamente. Trascurerò a tale scopo il discorso quarto: non pcl'chè sia mono inte– ressante degli nitri, ma perchè si compenetra. meno con essi o ripeto, in parte, quello che il Nitti ha gii\ es1>0sto, con maggior larghezza di prove e cli consi– derazioni, nell'altro suo libro su Nord e Sud. Il 1>rimopregiudizio cho l'autore combatte è quello poi quale, durante tanto tem1>0,ed anche eia uomini di innegtlbile valore come lo Scialoja, il liinghetti o il Bonghi, si ò creduto ad una nostra presunta supe– riorità sugli altri popoli, e, sopratutto, acl una nostra presunta ricchezza naturale. 8 sulla base di un simile preconcetto che si scrissero quasi tutti i libri cli pro-– paganda patriottica, e che, compiuta l'unità, sono stati commessi i più grandi errori della nostra. finanza e cU tutto, in genere, l'indirizzo del nostro Stato. U .Nitti dimostra nel modo più evidente l'inconsistenza di questa idea. .Nell'agricoltura abbiamo moltissimo cause d'infe– riorità. La maggior 1>arte dello nostre terre sonb stato esaurite da 30 secoli di sfruttamento; man– chiamo in molto regioni dell'acqua, cioè di uno degli clementi pili preziosi per la viht vegetale; sopra in– tero zono dcll'I talia centrale e meridionale e del.le isole pesa, inesorabile, la. malaria. Il Nitti avre bbe a nche potuto aggiungcl'O che, data. l'enorme estensione delle nostre montagne, pochi paesi 1>rescntano, relativa– mente nlla loro po1>olazionc,una più ristretta super– ficie coltivabile. Quanto 11\l'industria, ò presto detto. Noi non abbiamo - o abbiamo in quantit.\ minimo - <1uclli che ne sono i coefficienti fondamentali: il car– bone cd il ferro. Oltre a che, ap1Hmto perchè arrivati tlltimi, 1>ossecliamouna maestranza cli gran lunga in– riore a quella dei paesi piìt progrediti; e tutta una or3anizzazione sociale che si oppone al libero S\'i• luppo delle iniziative. Nel commercio infine, abbiamo, 1>erdutc le antiche ragioni cli prevalenza. Sinchè il Mediterraneo ora l'unico mare della civiltà, la nostra posizione geografica 1>otova.nssicurarci un primato incontrastabile. ~rn, dopo la. scoperta dell'America, l'asse ciel commercio mondiale si ò spostato. Il pilt importante traffico oramai ò oceanico; e il Mecliter– rnnco ò diventato un grande lago, la cui importanza rclati\'a. sembra destinata a diminuire continuamente. Solo l'n1>ertura dell'istmo cli Suez, e la pro::rrossiva invasione dell'Asia, potrebhcro - so sapessimo - risbihilirc un corto equilibrio in nostro favore. Quando iji tenga. conto di q11cMtC condizioni dif'li– cilissimc di sviluppo; e quando, tl'altro lato, si pensi che siamo il paese in cui vi\'c 111ut delle popolazioni l'Olativo più dense cl1.Europa; l'illusione della. nostra. ricchezza. natura.Jc sparisce per sempre. Lit verità ò pur troppo l'opposto; la vcrira\ è che, mutatesi, in (I) t'l:\);:t'>;.,lt.:Q 8. ~ITTI, f/tl(fll.(1 llll't1//m dtl HtOIO XX, dl8C-Or81 lii !j'hJ\1111\ d'IIIIJ\11. Torluo, l:OIIX t• \'IRr('tllj'O, 1001. (L. 2,Ml).

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