Critica Sociale - Anno XI - n. 11 - 1 giugno 1901
164 CRITICA SOCIALE clclht Crlfir(t - di conccpirç la forma:1.ione dei prezzi. I ul piatto elci pesi premo sem pre, o, se me ~lio piace, <11101 !liatto è scmJ)re tirato in giì1 da un dito instan– CltlJilo in questa bisogna: il dito dcll'cscrccnte. 11 quale, all'istante stesso dello sgravio (se pur non anello prima), si domanda (ccl è pili che naturale): Pcrchò cli questo sgravio non dovrò avvnntagginrmi io? .I~ la risposta naturalmente 11011 può essere che una. Ho dotto che ciò è naturnlo por due ragioni: prima, in grazia di quel tale materialismo storico, la cui formola pii1 antica è nel detto che ognuno cerca di tirar Pt1cquaal proprio molino, nò vi è caso che un mugnaio l'abbia. mai deviata sul molino di un altro; J)Oi, pcrchè in realtà il claiio, anche in Comune chiuso, essendo il più spesso anticipato dalPcscrcentc, <1ucsti ò abituato a. considerarlo come una imposta cho colpisce il suo commercio e del cui sollievo egli ha diritto di approfittare. L'J,~o clel Popolo mi ha domandato in sostamm: Pcrchò l'esercente non dimiuuirobbo i prezzi? Rd io rispondo colla domanda: .1◄: perchò li diminuirebbe, ove gli sia possibile di mantcnc1·li iii livello cli prima? Quando si può ,·endere a dicci, chi ò mai che rnnde n cinque? Tutto sta nel ,•edere se, a carico daziario diminuito, sia pur possibile all'esercente mantenere il J)l"e1.zodi prima, perchè, <1tmndosia possibile, sarà. anche di certo. L'Eco non nega questa. possibilità e, dopo aYermi accusato cli " ripetere le vecchie frasi ad effetto dei sostenitori del macinato ,, (già, lo sapevo che mi sarei preso del codino)i mi si serra rtdclosso nientemeno cho con quello spadone a due mani della libera con– conenza. Ma chi teme ormai pil1 il filo arrugginito o consunto di queste armi'? Chi non sa ormai che la libera concorrenza ò come la guerra, o trattiene gli esercenti dalla lotta. proprio come ~li orrori della guerra trattengono i popoli, 11rmati fino ai denti, dallo scendere in campo? E J)erchè il solo commercio dovrel,bo sottrarsi a c1ucllo che ò legge generale di tutto lo condizioni umane, cioè la graduale sostitu– :dono della solidariet..1. sentita cd effettiva, sulla base 'de~li interessi, al Uelfltm omuium mll'ersus onme.~? Certo, io non nego che, JlCI' reminiscenza atavica, como in altro condizioni, così nel commorcio 1 si compiono di (luando in (llUrndo elci piccoli atti cli nntropofilgia spicciola, ove taluno sia ridotto al lu 4 micino, tanto che la 1>cna del finirlo sia poi più forti scm1>ro inferiore al vantaggio del riJ)artirS('lo e senz:1 pericolo. Ma questo non vuol dire gil~ che la lotta sia lo sh1to ordinario: lo stato ordinario ò sempre ln coalizione. . .. A questa, che forse l'J,,'m chiamcri1 muh1fi1:1ica 1 8i oppone un fatto: " '.l'utti sanno, tutti vedono, ad "esempio, che, nei Comuni apcrt.i, a parità cli t,1riffo, " i prezzi delle merci 1:10110 sempre inferiori a quelli 1o che si praticano nei più "ici11i Comu11i chiusi. Baijla "qucstù fatto per distrngi;crc co1111)lctamento l'uffur– " nwzione del ).l.aironì ,,. Questa obbiezione non mi è nuova cd ha molta fll)J)arcnza; la prima volta che mi fu puntata. contro nel Consiglio comunale di ller~amo, cliscutenclosi ap punto l'abolizione delJa cinta, ricordo d'essere rimasto cla\'anti ad essa interdetto. )la ò sola apparenza. La. conlizione necessaria fri~ gli esercenti si deve inten– dere cd è 1>ossibilo soltanto a p1uìtlt di condizioni; 1t condizio1ti diverse, questa solidarietà scompare por lasciai' posto a una, concorrenza cli gruppi. So un ~rnppo cli l'ornai, ad esempio - e 8iano quelli fuori cintn di un Comune in parte chiuso, in parte aperto, come era Bergamo, come è Cremona - anticipa in realb\ per dazio, sµ ogni chilogramma di pane pro– dotto, solo 2 cent., mentre quelli dentro cinta no nnticipano -1 1 ecco un margfoe di 2 centesimi sul B1b1ot quale, senza, loro svantaggio, è possibile ai fornai del primo gruppo di battere in concorrenza i fornai del secondo, cd ecco come quei primi possano o debbano vendere a. 2 centesimi meno dei secondi, con che ottengono che molti dei consurrnitori dentro cinta si trasferiscano fuori per godere del l'ibasso e molti si rechino fuori J)Cr le minuto provvisto. lla veda un po' l'.E'co - e (lucsta non è pili metafisica - cho cosa avviene <1uando scompare la cinta da– ziaria. 1 prezzi si equi1>arano tra i duo circondari, ma a questo modo, invece che discendere i prezzi del circondario già interno al livello dei prezzi della. parte già forose, son questi che salgono al livello dei primi. Almeno questo è quanto è accaduto in Bergamo nell'anno cli grazia 1901, il che non sarh forse conforme ai principii del lihcrismo economico, ma ì fornai non stucliano l'economia politica o al caso anche la contraddicono. 1': così i pizzicagnoli, i macellai o gli osti; a (ltulllto almeno posso argo– mentare eia ciò che, sep,1prc a Bergamo, ossi hanno fatto, come i fornai, nò pili, nè meno. Ilo richiamato 11csempio cli Bergamo, perchè ho avuto opportunità di studiarlo da vicino e in un momento assai interessante. Ma, se noi ci guardiamo intorno,ci capita ogni giorno cli constatare il fenomeno. llicorderò un caso tipico e riferibile non già a com– merci ili natura loro limitati e locali, ma ad un commercio pili largo e nel quale la concorrenia ap– parirebbe naturale o la coalizione men facile. Hc– centcmont.o una modificazione elci da1,i doganali sgravò sensibilmente il clHziosu~li zuccheri. :Non per questo si vide diminuire il prezzo dogli zuccheri nella. minuta vendita. I◄: ciò in modo così cl1iaro e impressionante che il ministro elcilo finanze credette, por mezzo delle autorih\ go,·crnati,•o locali, di richia– mare l'attenzione dei consumatori sul fatto che, es– sendo ribassato il dazio, dovevano coerentemente ribassare anche i prezzi dapprima praticati. l'uro non ne fu nulla. . .. Tutta"ia poi fornai mi l'iconoscc l'J.:.'co stessa che io non sono lontano dal vorO collo mio previsiuni pessimiste, quando scrive:" Anche noì riconosciamo " che i p1'oz2i del pano nei piccoli centri non sono " sempre goYernati da quella IC'ggc {della concor– "' ronzit) ,,. 1~ sta in fatto, cho io, non dei dazi in ~encrc, ma sopratutto deg-li offerti che avrebbe l'abo– lizione del dazio sui farinacci, ho ,•oluto occuparmi nell'altro mio articolo. Nemmeno qui però ho avuto fortuna. cogli amici di Cremona. Pcrchè quel calmiere obbligatorio, che io proponevo come unico provvedi mento legislativo atto a garantire al consumatore il ninhtA"g-io JJOssihilo dello sgravio dei farinacci, mi viono respinto come un'anticaglia irwchitta ai bisogni moderni. " Unn volta - dico l'A'co - quando l"inclustrht 1o della panificazione crn ancora, primordiale cd in "ogni singolo contro eguHlrnento arretrata, il cal– " micrc, so stabilito con prcciaa cd esatta conoscenza ""cli tutti i suoi fattori, era l'unica tutela possibile " cleWintercssc collettivo elci consumatori. Oggidì, con 1o lo svilu1>po cli quella industria, specialmente nei " grandi centri, il calmiere non 1>otrchho che riuscire, " se un po' largo, dannoso ai consumatori e di van– " tag-gio ai maggiori produttori; se un po' basso, di "danno ai consturn~tori per la inevitabile peggiorata " produzione del pano,, . .Dunque, nient.o calmiero. Oli amici clell'Eco mi perdonino, ma essi hanno veduto male e ragionato peggio. Hanno veduto malo non a,vvcrtcndo il fatto che, anche oggi con lo svi– luppo dC'lla panificazione, il pane in ogni contro di po1>olaziono ha lo stesso Jlrezzo in tutti gli spacci, sal,•o casi eccezionalissimi e transitori i; il quale prezzo <1uincli viene a rag:,rua:,rliarsi n fJUcllo che permette
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