Critica Sociale - Anno XI - n. 8 - 16 aprile 1901

CRITICA SOCIALE 121 qualche ora per istruirsi, esige la tutela della legge per il lavoro micidiale delle risaie. Oli stessi progressi della agricoltura, richiedendo da lui un'opera pili intellettuale, s,,cgliano aspirazioni nuove ad una vita pit'1 alta e Jlil1 unrnna. 1 nostri contadini quindi, non solo uon hanno migliorate le I0l'0 condizioni nella 1>roporzione nella quale si è avvantaggiata la classe 1H·o1>rietaria 1 ma dal 1>erfczionamento dei proce~si di coltura. e dall'elevazione economica dell'ambiente, in mezzo a cui ,•ivono, hanno a1)presi nuovi bisogni che sono ancora da soddisfare. Essi non sono cosl nè molto meglio trattati, nè molto J)iì1 contenti di una volta. Ma anche il J)0co, che hrrnno potuto fin qui ottenere, non è, con Uuona licenza dei signori proprietari, un dono loro capitato dal cielo. 11 lieve aumento che,1lrima della costituzione delle Leghe attuali, si ò verificato nei loro salarii, ò in gran JHl..rtedovuto a queste cause: (t) lo sronamento delle campagne in seguito all'emi– grazione in America. (dal 1876 al 1898 sono emigrati 42.948 individui); l>) la persistente resistenza dei Ja,•oratori, che la persecuzione governativa e padronale non è mai riuscita n. fiaccare; e) lo stesso progresso agricolo, che richiede una nuoya sistemazione delle te1·re; e la maggiore 1n·octuzione 1 che porta con sè, al momento del raccolto, una maggiore ri~hiesta di Uraccia. nei due JlroUlemi, actunque, che nel 1878 si affaccia– vano ngli studiosi, cioè troppo sc<ws<i JJroduzio11e e mi– seria dei lai:oratori 1 solo il J>rimo ha trovata la sua so– luzione. 11 secondo invece è ancora lungi dall'essere riso1to 1 ma ò però sulla via maestra che conduce alla soluzione. [,e attuati Leghe di miglioramento fra i con– taclini, come vedremo pili innanzi, si JJropongono appunto q uest.o sco110. ... Senonc:hè uno dei piì1 genuini rappresentanti della propriefa rurale, il conte e semitore Antonio O'i\ reo, già noto per il suo atteggiamento di aperta ostilitlt ai con– tadini scioperanti del 1885, ha, in (1uesti ultimi giorni, affermato che la elevazione dei salarii significhereUUe la rovina della agricoltura mantovana, il fallimento della JJroprieb\ fondiaria ( 1). Secondo alcuni suoi calcoli - che noi non potremmo accettare se non col beQeficio dell'in– Yentario - il conte D'Arco cerca persuadere che un aumento del GO% sui venticinque milioni circa, che co– stituiscono l'importo complessivo dei salarii 1 assorbireUbe totalmente i quindici milioni cli rendita che l'industria agl'ieola distriUuisce ora al capitate terra. Da ciò quindi l'impossibilità che le p1·etese dei contadini possano ve– nire nccolte dalla classe prOtlrietaria. La Jlrevisione Jlerò è affatto destituita di fondamento. La maggioranza dei conduttori di fondi si è, in questi giorni, accordata coi contadini SOJ)rauna base lii equitù (è questa la formula. d'uso dei contratti), dimostrando così come sono esagerate le fosche })revisioni cli chi si è voluto atteggiare poco opportunamente a Yergine Cas– sandra J)er predire ai 'l'roiani delle nost1·e campagne la fine tragica del loro dominio. Anche i dati, su cui il conte D'Arco ha costruito il suo castello JlOpolato cli rovine e di fantasmi, non sono troppo nttendibili. J~gli infatti afferma che le richieste dei con• tadini tendono a rialzare del 60 °lo gli attuali salnri: la ,·criHt è im•ece che gli aumenti di salario n~n supero.no (') ASTOSIO D'AllCO: li fe1·111wto lit/le C(fll/J);l!Jllt- numforane (.\'110/'ll AIIIO/Oy/.(1, ]<> RJlrlhl 1901). te 1 e in media il la '/ 0 • Questo aumento dunque non costitui– reUUe che una detrazione annua cli tre milioni e mezzo dal totale della rendita. :Ma può la rendita SOJl!lOrtarequesta. detrazione? Koi crediamo fermamente che sì. Anzitutto due fatti nuovi contribuiscono a migliorare le condizioni della proprieb\ terriera: da una parte la sensibile diminuzione dell'im– posta per la già avvenuta perequazione fondiaria, dal– l'altra la iniziata Uoniflca del Gonzaghese, che render.\ grandemente produttivo un va.sto territorio fin qui palu– doso e malsano. 'i\la c 1 è di più. Nellellelazioni della Ca– mera di Commercio di ]lantova, noi leggiamo che la IH'ocluzione del grnno non supera in media gli Ettolitri 8,08 Jler ettaro. Ora bastercUbe portare questa media a 12 ettolitri pér compensare la proprietà teniera del rin• caro della mano d'opera, e per lasciarle ancora un avanzo di circa due milioni di lil'e. Ci si può chiedere: è JlossilJile una procluzione media di 12 ettolitri Jler ettaro? Anche senza uscire dall'Ttalia possiamo dimostrare che questa procluzione è tutt'altro che esagerata. lnfatti iu alcune parti della. nostra ))l'O– vincia si ottennero fino a 20 ettolitri per ettitro; il Maz– zini in frazione di ).larmirolo alleggio Emilia ha elevata la sua media ad ettolitri 32; il conte di Soranzo di :i\lo– cenico si. ettolitri 33; il Yisocchi cli Atina a ettolitri 26. I paesi dell'estero poi ci danno esempi eloquenti. L'In– ghilterra ci dà una meclia di Ettol. 31,6 per ettaro; la Francia cli Ettol. 15; l'Austria di Ettol. 15 1 10; l'Olanda di Etto!. 27 1 95; la 'Danimarca di Ettol. 26 1 95. E passiamo n.l granoturco. Nella provincia mantovana la media per ettaro ò di ettolitri ~,4:i. Ora è risaputo che, coll:i.rotazione IOdigiana di tre anni a trifoglio ladino e tre a cereali, si possono ottenere ettolitri 45 per ettaro. Supponendo quindi clie la media attuale di 9,45 sia elevata soltanto a 20, si ha un maggior recldito di altri i milioni. Si tratt,i dunque cli volere e di fare. Se i nostri agri– coltori vorranno proseguire nella via dei progressi agri– coli, e ,·or1·a11110 dedicare a.Ila terra capitali ed intelli– genza, non solo potranno, senza danno alcuno, accondi• scendere alle nuove esigenze della mano d'oJ)era., ma potranno anche conseguire 11uovi e notevoli vantaggi. Ma ecco che a. questo punto viene if conte D'Arco con una ))rofeziit melanconica. li rincaro della mano d'opera porterà con sè il regresso del Pinctusb'i!l agricola: da·ll,i coltura ricca si passerà alla coltura J)o,•era. Jl rialzo dei salarii a.nà lo stesso effetto dell'accrescersi dell'imposta: invece di stimolal'C, arresterìt d 1 improvviso il JlrOgl'edire della tecnica agricola. Seuonchè questa previsione ò nnch 1 e~sa di nessun va– lore. li conte D'Arco ha affermato una dottrina econo– mica che nessun economista vorreUbe ancora discutere. La scienza e la esperienza dimostrano invece che Jll'O– J)rio l'opinione contraria è la vera. Scrive il Lecouteux: 11 A mano d'oJJera cara sono semJJl'e concomitanti colth•azioni ad alti prodotli, ottenuti coi per– fezionamenti del Parte agricola (1) 11 • Ed il Casaretto rincalza: 11 Si possono citare paesi dove, tuttochò si coltivi inten– samente, la mano d'opera è Jlagata JlOCO. ì\Ja non si dà mni il caso contrario. Una coltirnzione trasandata a prodotti meschini non può Jlagar caramente la sua.mano d'opera; mentre invece la coltura, J)erfezionata intensiva. può far froute al rincaro della mano d'opera mediante il nuggio1· reddito che ottiene ('l) ,,. La co.~a è così onia da non nverc Uisogno cli altre citazioni. (I) ux·ot:n:us: >:.-011omia1·11rale. (:, C,\SAU~:TTO: l11p11t11~e rtcijlrOelle /I'{! IIIOl'illltllto C;t)trMo, proti/I• :ti-011ee riul,e~.:e. {Torino, 1:oux).

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