Critica Sociale - Anno XI - n. 7 - 1 aprile 1901
CRITICA SOCIALE 105 " .È: innC'go.hilcchC'l111>rcsentcsocietà può conside– rarsi di,·h1a in •tue tlni.:.-i: da una 1>arte capitalisti e pro1>riet11rii 1 llalFaltrn 01>crai e fittaìuoli. Queste due classi sono in un'e,•idente e continua op1>0sizione: quella J)TOSl)Craal tlC'perirc di questa n (pag. 33). 'J'ale condizione di cose è stata grandemente pe~• i.dorata dall'introduzione delle macchine, perehè " hanno accresciuto il prodotto netto, e nel medesimo tempo ribassato grandemente il salario 11 ; ne consegue che " la miseriR dell'o1>crnio cresce col crescere della ricchezza socinie e del prodotto dcli' industria ., (pag. 34). Questa. situazione cronomicii domina. tutti i ra1>· ])Orli1>olifico-socinli. Così, r>cr csem1>io, sotto l'impero di quella situazione, il sufl'rngio universale è una. amarn. derisione, pcrC'hÒ IL l'opcrnio, il contadino, che non vobrno por il <•apitnlistR, p~l proprietario, ven– gono chi qucMti minncf•inti dcll:i fame. C capitalisti fonuo monopolio del voto <•omod'una dcnatn ..... La questiono politic·n ò nulla in fncci1t alla questione OC'Onomiea.Finchò vi 1mran110uomini che per miseria, ai vendono, il Ooverno snrà in balia cli coloro che più possegJ,!ono; la libNtò. è un vAno nome" (pag. 37-38). Invano B1tstlnt, por giustificare la proprietà, af– ferma che es~a ò un lavoro accumulato. La 1>ro– prìetà ò lavoro Rccumulato, bensì, ma laYoro collet– tivo, hl\•oro degli altri. Questo concetto del socialismo moderno è interamente pos:,ednto dal Pisacane. w fl capitalista (egli rispondo a Bastiat), che paga otto di salario ad ogni OJ)erttio che produce dieci, non solo ruba due ad ognuno lii essi, ma ruba eziandio la loro potenza. collettiva., quelln 1>otenza per cui l'azione simultnnca cli cento persone ò superiore all'azione successh·a di tutti gli uomini della terra; potenza J:>ercui accrescesi oltre misura. il J>rodouo, potenza. generatrice del ca11itale !'I (l>ag. H).È o non è questa la teoria t.lel 11lus-\'alore t La formula della rivoluzione è, a.dunque, quella pronunciata nel 184D in Palermo da Alessio batti– loro. '" 'J'uUi I rivolgimenii che hanno avuto luogo da. quell'epocn, che nvrnnno luogo in av\'cnire, tutti, comechè in ap1H1rcnzi~,•cstiti cli nitri caratteri, sono l'effetto del 111(1det1imo movente: i bisogni materiali del popolo , (pag. 44). Da .. questa promessa clerh•a la necessità che fa ri· vo\uzionc operi sul terreno economiCo. " La prima veritlt, che non 1rnò disconoiscersi, senzi~ negare qua– ranta secoli di storin, è, che la ragione economica, nella società, domina la politica; <1uindi, senza ri– formar quella, rirsce inutile riformar questa ... Finchè i J>OChi sono proprietari dei mezzi onde soddisfare agli incalzanti bisos:ni dc' molti, questi saranno seni di quelli, <1ualunque sicno le leggi; basta che esse riconoscano e proteg~ano il diritto di proprietà ~ (p•g. s2-saJ. t inutile 1>ensarc all'utopia ciel riparto, o al pal– liativo dell'associazione. Bisogna col1)ire la causa fon– damentale ... Il frutto del proJ>rio lavoro garantito; tutt'nltra 1>roprietà non solo abolica, ma dalle leggi fulminata. come il furto, do,,n\ essere la chfa,·e del nuovo edifizio sociale ,, (i>ag. 87). Veclhuno 11al)J>licazioncdi questi principii alle con– dizioni delPitnliu. Abbiamo una nazione delJolc, divisa, in parte serva degli stranieri, in parto sotto1>ostn. a tirannidi indi• gene. Si tratta di filrla risorgere, o di s1>remerle tanto vigore da rendcrln. capace di vincere lo straniero, cli spezzare tut;tc le tirannidi, cli unificarsi, di rinnovarsi. Como ril111ci rvi ? Oli obhicttivi politici htsccrnnno sempre il popolo inclifforente, nò infatti m ritnno che esso si commuO\'ll. Pisacane scri,·crlt poi nel suo testamento politico: " Per me non farci il menomo sacrificio per can– giare un ministero, per ottenere una costituzione, nemmeno J}er cacciare gli A.u.striaci daUa Lombardia ed accrescere il Hes;:no~nrdo; 1>crme dominio cli Ca!:la Savoia o dominio di Casa d'Austria è precisamente lo s«?S'-O.Credo eziandio che il reggimento costitu zionale del Piemontl' ~Ìtl pili dannoso alrLtaHa. che la tirannide tli r'enl:nanclo 11. Credo fermamente che, se il Piemonte fO:-"iCI Rtato retto nella guisa mede– sima def,!'linitri Stati italiRni, IR rivoluzione sarebbe fatta , ('). ~l' gli ol)hiettivi merRmente J>Olitici lasciRno il J)Opoloindifl~rentC>,come riuscire a spingere il J>01>0lo italiano alla rh•oluziono? Come far sì che esso muova guerra a tufli i tir.rnni indi~eni o all1Austria e con tanto im1>etoda sgominare gli unt e l'altra? li popolo italiano surìt in"incibile so la rivoluzione e lf~ guerra Bfll'llnno 1>opol11ri. r. L'Italia. trionferà quando il contudino cungcrà volontariamente la marra col fucile; ora, 1)Crlui, onore o patria sono parole che non hnnno ulcu11 i,Ìgnrncnto; qualunque sht il risultn111011to clC>llo guorrn, la. t1orvitì1e la miseri,i lo nsJ)etb1110... Il 80éi11lh11110, o RC \·ogliasi usare altrn parolu 1 umt. completa rifornut dogli ordini sociali, è l'unico mezzo, che, mostrando n coloro che soffrono un 3iyvc11iromi~liore tlR. conquistarsi, li sospingcrit alla hattaglia ... 8chiiwit1'1 o socialismo; altra. alterna• ti"R. 11011 v'è " (l>RI,:.108). A questo punto Pi1-1acaneconfuta lungamente la predicazione di Mazzini. Xoi non seguiremo questa confutazione se 11011per dare maggiore risalto al fatto che il m1tterir1lhrn10 storico eostituiYa vera– mente la sostunztl lici pensiero di Pisacane. L'a1>0- stolato di Mazzini (egli dice) è impotente, sul terreno morale, l)Cf('hè i precetti morali non sono mai riu– sciti a. mi~li oraro l'uomo, e sono soltanto le condi· zioni socia.li che ne determinano In 1>siche. '1 Non è l'u omo che de,•o educarsi, ma sono i rap1>0rti so– ciali che debbono eRngiarBi Affatto, e ciò basterà per trasformare un J>01>0l0 di egoisti o dissoluti in un po1>olod'eroi; nmor di 1>ntriftvi sarà fJuando l'utile 1>rivato verri\. i1Hllssoluhilmcnte legato coll'utile pub– blico, qunndo 01,:1umo,nllopcrAndosi pcl proprio bene, far:\ eziundio il bC'ne dl'll'uni\•ersalc ,, (pag. 122). Nò la l'ivoluzionc lrn del resto, biso~no di a1>ostolio di guide, impcroechÒ IL gli eroi sono effetti, non causa degli nvvcnimonti socinli ,, (png. 1.32).Basta, pertanto, 1>orre dilvnnti al popolo hL questione in modo eia. trurnc quelle conseg-uenio che debbano condurre ad un utile materii:tlo immediato. " Esploriamo ogni 1>iaga sociule, richiamiumo su dì essa. la pubblica attenzione, ed udditiumo un solo mezzo come ri– medio: In conquishl dclii\ 1>atrin, ma non già di un un pom1>oso nomo e di vani diritti, ma. la conq,,i~t<, dPl 1tuolodtlla ua:iont e <li quanti prodotti t'i tsi– slono n (pag. 142). 1<: qui Piflacane insiste nella. necessità J>er rrtalia del suo tenwo di f11r lrrlml<t r<t'«i di tutto i.IYecchio edificio sociale. " OuAi a noi se ci faremo a. ritoccare e correggere l'antica. legislazione, la vecchia ordi– turn; noi non m1ciremo dalltt schinvitù, ma stringe. remo e com1>licheremo le nostre catene " (pag. 14 ). E 1>000pH1oltre : " • e la nazione de"ierà. ancora dalla linea rettr1 1 se nncorn non è abbastanza. assen– nata dall'cspcrienzA, 1>otranno de' strani connubii, delle strnne combinRzioni a,•cr luogo; ma essa non rnggiungorà con <1ul'sti mezzi la sua. piena libcrt,\ e la grnndezzn. n. cui è deistinutfl.,, (pag. 155). Notevoli osscrvnzioni, lo qullli ci dimostrano il perchò l'ltRli1~sia ;1nco1·aben lontann dall'aver acqui– stata la sua IL pic1u\ libertà ,, ; o come essa porti in sù tt11cor t1111to dello vecchio condizioni, che i con~ sen•n.tori 1 ste1:1slper giustificare l'anormalità. di certi fcnomoui (p. es. In.questione di Napoli), sono costretti Ileiiiwocnrc, come scut1n 1 la lunga durata degli antichi cntth•i Ooverni. Oli ò che, in realtà, noi abbiamo
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