Critica Sociale - Anno XI - n. 5 - 1 marzo 1901

CRITICA SOCULE 73 <limno d 1 cssorci riusciti inoppugnabilmente) che la questione sociale crn la pili alta preoccupazione cli Giuse1>pc Mazzini, e che egli pcnsaYa alla rivolu– ;done italiana nott soltanto (e neppure in via princi– pale) come a un rivolgimento politico, ma come a un rivolgimento che clo,•esse rinnovare da capo a fondo i rapporti economici fra le varie classi sociali. V'è cli pH1. Oiuscppc ~rnzzini non soltanto pensava a questo rinnowtmeato sociale, ma non conccpi\•1:1. la lott,1, per l'indi1>endcnza e per l'unità d 1 rt.1Jia, se non subordinatamente al flttto che questa 1>rocurnsseai cittadini un Governo, che recasse almeno semiihili v11ntaggi nel campo ocouomico. 1•:ccoqtnrnto egli scrivcvn nel 1840: " Nè patria co111u11c 1>uò esistere se l'esercizio dei di1·itti ottenuti coll'nrmi riesca, per ineguaglianza soYerchia, ironia alla classe pii't numerosa del po– polo; so non si ricostituiscano pili eque relazioni tra il conbtdino e il proprietario cli terra, tra l'ope· raio e il detentore di capitali; so un unico sistema. cli tassazione 11011 l'!lA"giunga, rispettando l'esistenza, proporzionatamente il superfluo; se il la.Yoro non sia. riconosciuto come la sorgente legittima, nell'avve– nire, della proprieti\; so l'associazione volonbria di uomini forniti di mornlità e capaciti\ di lavoro non trovi incor:i~giamcnto e anticipazione di capitale a stabilire pii, immcdi:ltO contutto fra. i produttori e quelli che co11sumano; se un·amministrazione di giu– stizia. uguale, cconomicH, non si sostituisca al labi– rinto di formule e procedure che oggi assicurano. in ogni piato, la vittoria 111 ricco SlÙ povero; se l'abo– lizione di ogn.i ~raYame su materie prime, di ogni inceppamento alla circolazione interna. cd esterna, d'ogni monopolio su <1uanto è diritto d'ognuno, non apra nll'atth•ità di tutti un vasto mcrc1\to, non crei nuovi shocchi ai prodotti, nou solleciti l'attività ma– nifatturiera, agricola e commerciale; se un vasto si– stemo. di lavori pubblici e di 11gevolate comunica• :doni non aiuti n sciogliere il problema economico d'ogni tato, accrescimento dei consumatori; se una educazione prim111 uniforme, non affrntelli gli uomini di tutte le classi, non dia il pane dell'anima ed il progntulllH~ dolio comuni credenze fl. quanti sono chi11mati a vivere e progredire ncJl'italica. società. ,, l•:cco, a.dunque, il "' programma minimo "' per ot– tenere il qunlo soltanto valeva la pena, secondo :Mazzini, di fare una. rivoluzione contro lo stranic1·0 1 contro i vecchi Ooverni, e 1>cr l'unità. - J~cco i 1>0- stulati che la rivoluzione dovevn, nel pensiero del– l'apostolo delht Giori11e Italia, raggiungere. Ora, se noi prendiamo uno per uno i postulati enunciati nel I 4~ da .)lazzini come l'obbietto della rivoluzione, vediamo che nessuno di essi è stato raf?giunto nei commovimenti che condussero la monarchia cli ..,a– \'Oia da 'l'orino a l{oma: alla tutela del lavoro si pron·ecle colle bnionette, e impedendogli di resistere 11ll0 prepotenze del capitale col militarizzare gli operai o col ma1Hlnre i solclnti a sostituire gli scio• pcrnnti ; al1 1 amministrazio11e della :,.:-iustiziasi prov– vede nel modo cito o~nuno conosce; all'abolizione dei grnvami sullo nrnterie prime od agli ince1>1>i alla circoh11.iono jutcrnf\ cd esterna, coi dazi sui grani e sulle farine; e, qwrnto all'educazione, l'Italia in fatto d'analfabetismo reshi sempre, di gran hrnga, la prima nazione del mondo. .Ne deriYl\ che, uncho lhll punto cli vista econo• mico, la rivoluziono italiana 11Hu1còcompletamento a~li scopi che le 1>refìgµ-evauno dei pili grandi in– teq>rcti <lei pensiero e doi bisogni dei popolo ita– lhrno; o meglio, che essa, come non fu un rinnova– mento politico, 11011 fu neppure quel rinnornmento economico, la cui neccsijiti\ faceva muovere le masse ed era 1woclanrnta dtti portavoce di <1ueste. Se poli– ticamente In rivoluziono non fu che la sostituzione d'uno dPgJi auciens 1·égimes a tutti gli altri; econo– micamente essa fu il trionfo di <1uelsistema d'abusi sociHli 1 che fino da allora si h11nentavano, e per togliere i quali il moto del popolo italiano era sorto. Noi ci troviamo ora. cli fronte ai medesimi maJi che clenunciiwa ?ih1zzini nel 1849. JI popolo italiano fu, dunque, d11lla. soluziono che ebbero le sue lotte di mezzo secolo, g-iuocnto in doppio modo: politica– mente cd ceonomicamcnt<'. 01U$EPPE RESSI. L'abolizione .delle barriere interne Oli onor. J,acavR, 1/.cppn, nottola, Afan dc Rivera, Abigncntc od nitri l11111no, nlcunc settimane fa, for– mulato un disegno di legge por J'aboliiione delle barriere interne e del dazio consumo governativo. Come ò noto, il c1111onc i:;-overnativo, f)er i Comuni chiusi, è di L. 35.0il3.2 4, e, per i Comuni aperti, di T,. 1G.787.563; cioè complcssiYamcnte di L. 51.830.847, che p('rÒ ora. si rrnò calcolare ridotto a circa 50 mi– lioni. ~i tmtta quindi per lo Stnto di rinunciare a questi 50 milioni nnnui, cercando in altre risorse un com1>enso adeguato. QuaJi sono queste nuove ri– sorse? Secondo gli onorevoli 1>roponenti 1 esse si do– vrebbero cercare nello risorse patrimoniaJi dello Stato, e nell'incremento naturale delle entrate per un mag– gior gettito delle imposte. Senza YOlcrc essere troppo 1>essimisti, si può dubi– tare molto di queste rosee preYisioni, le quali, se anche si dovessero avverare, dovrebbero accompa– gnarsi con una. rigidn. staziouarietà. nella. spesa. In– fatti, qunle utile si può rica,·arc da un mnggior gettito delle imposte, quando questa eccedenza. attiva viene 1\clopcrnta (Jlrnsi esclusivamente nelle spese improduttive? I•; bono ricordare, a questo proposito, che d11I 1876 al 1000 1 sopra 100 milioni di differenza. attiva, lo Stato erogò 44,tl0 agli oneri del nuovo de– bito, 35,G0 alle nuove speso militari, e solo H 10,50 all'incremento economico ed amministrativo della. nazione. Ma procediamo. Abolito il canone governativo per dazio consumo (nbolizione da. farsi gradualmente nel triennio I902-U04} 1 occorrerchbe togliere nei 336 Co– muni chiusi le barriere daziarie. Attualmente i Co– muni chiusi percepiscono, al lordo, L. I71).U72.300dol cl11zioconsumo. 0:L questa aomma devonsi detrarre milioni 35 cli cnnono governativo e milioni 15 per speso cli esazione. Hinrnngono al netto, per tutti i Comuni chiusi, milioni 12j, Secondo il 1>rogctt.o di cui ci occupiamo, questi 123 milioni dovrebbero essere coperti così : a) prodotto del dazio, da riscuotersi, come nei Comuni aperti, sulle seguenti ,•oci: vino, vino e n.ceto in bottiglie, mosto, urn, materiali eiacostruzione, foraA"gi: circa milioni 70 f;) tassn di macellazione, mantenuta nelle condizioni attunli: circa. milioni !10 r) passa~gio alle Opere pie delle spese di beneficenza, per trovatelli, susi:;idi, ele- mosine ccl altro: circa milioui JG d) istituzione e riordinamento delle imposto di famiglia e sul valor Jocati\'o: circa. milioni. 9 F.d ecco compcnsat.i così i Comuni chiusi del minor provento deriv1111tcloro dal pasi:Jaggio alla categoria degli aperti, e diLlla.riduzione delle voci soggette a dazio. Senonchè, ci ))are che su •alcune <li queste cifre sia lecito dubitare. J'cr esempio, i 70 milioni circa, che do\frebbc dnro il dazio sulle voci enumerate 1>ill

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