Critica Sociale - Anno XI - n. 3 - 1 febbraio 1901

Clll1'ICA SOCIALE Ep1>urc l'autore ammetto un /l()I/IO antieconomico, il qunlo non 1•otrebbc compiere _nella real fa atti produtti\'i I t,P.nza ricompensa. (pag. 5i). 1-: \'ero ))crò chc 1 quando l'autore fa questa constnta;donc, onde in un nitro errore cbe presto riscontreremo 11arlandodellil sua teol'ia della rendita. A JHl.g.5S si incontra proprio un homo <.econo– micus. Jnvece a pag. 121 l'homo (l'CQ11omic11s è rnp1>resen· fato come il prOdotto di tma serie di immngini collegato ln,i<.>mc con tenuissimo mngistcro di nrgoment.1zioni 1 relegato nel ))aradiso economico bibli<'o, filante ai 1>ìC{li della co111>iaandrogina. 111\'C<:ca I>ng. 115, si lcS?gc: a Pur lro))po è nella natura umani\, abbandonata com'è all'egoismo indi\•iduale, di non d:lr 1>il1 alcuna importanza a quello che ci spetta di diritto J)er i nostri servigi, ma di pl'eoccupa1'$i invece di ciò che si può sott1·arre altrui o in quella maggior misurn che ò JJO.<:.sibile. " Conosco l'irntorc di simili uomiui? conosce di simili n:-doni? Final– mente! Quell'uomo che co;;i ogisce ò l'homo ifto110111icus, 'Luelle sono le a,1.ionieconomiche; snri~pu1· troppo così, ma htll azioni de\·e studiare l'Economia, indipendente dalla morale, J>Crstudiare fatti reali e non ratti empirici o i1>0tctici. 2. Il1>ri11cipio clell<, proclutlii;ili, clecresce11te. - Secondo l'nutore tratta.si di un dogma nrbitrario, che si estese persino al mondo subictti\•o della. pallida. concezione gosseninna ())ag. 11). l, 1 nutore evidentemente vuole trascurare tutto il In. ,,orlo scientifico che condusse nd una. (lello piì1 geniali generalizzazioni della leggo del comJJensi :c1ccl'escenti, formulate imperfettamente o unilaternlmcnte, J>eril solo fdtoro produttivo ferra, da Uicartlo. Infatti, l'enunciato clic d:ì. della legge non ò esatto. Xè del resto è esatto il dire che la legge fu gencrnlizzata a tutti i fattori J>rodutti\'i della nuova scuola declutth•ista, }Jerchò la ge• nernlizzazione si trova già perfetta in Ferram. )la il nostro autore non ammette ne))))ure che si tratti di leggo o di constatazione di tendenze fenomeniche: per lui trattasi semplicomento di un!l no,·mai di un cn• nono, <li una. regola di condotta! Perciò egli si lamenta con Oossc11, perchè questi ha di certo insegnato agli uo– mini il loro tornaconto nel rcgolRl'e la frequenza de1 godimento e nel ri))artire il loro tem))o in modo, da conseguire un massimo di piacere. Quanto sarebbe stato meglio allora che il libro dell'cconomishl alemanno fosse andnto JJerduto ! f: il W11lrns racca tnnto rumore per a,•ore scoperto un economista che insegnava di tali enor– mità! Per cui - colpa sua - cadono gli insegnamenti della morale ed i precetti ftsiologici, i quali mostrano cho il ltworo ò una necessiti\ imperiosa 1>er lo sviluJ)po cloll'uomo (J)ng. 13). Come c'entri il llivoro fisiologico noi lavoro economico non si sa ca))ire - eJ>pure il grande didaUa. (li Pavia, nei suoi Eleme11fi, è es1>licito in queste distinzioni. Del resto il nostro autore si mostra. nemico acerrimo di tutte le generalizznzionl. In questo non si accorda affatto col i-OmmoFerrara, che soleva chit1mnre J)rogresso dell'Economia. politica il J)n.s;;aggio da un:1. teoria o da una Je1ge meno com)lrensh•n a una teoria pili eompren• sha; nel qual concetto comentono tutti i buoni meto– dologisti non di .Economia solamente, ma cli qualunque disciJ>lina. .L'autore tro,·n. necessaria. una. acre critica all'indirizzo che si fonda. su modi di essere dei feno– meni tanto genera.li da diventare irrisorii per la nostra scienza. ùJng. G6). 'l'm queste generalizzazioni da con– dannnrsi annovera il concetto di rendita., cli surpltls, di asimmetria. Vedremo rra poco con quali argomenti e con quo.nta ragione,·olezza. combattansi lo generalizzazioni B1b1Jot a G110Ben e giìl ri1>rioristicamente condannnto ))erchè antipaliche al• l'autore. Veniamo alla parte sJ>eciale del laYoro, alla costru– zione della teorica dell'impl'esa e del profitto. Qui riscontriamo una parte critica. e una parte co– struttivn. La parte critica riguarda specialmente la con• ceziono del\limpronditore e della sua rimunerazione, <1uale la riscontriamo nella scuola J)llra, specie in Walrns e Wnlker. k questa lit J>arle per noi pit1 interessante. Per l'Economia pura il J>rofltto è un reddito diHèren– zinle. J,'autore tiene conto solo della prima generaliz– zllzione di tnle dottrina 1 tentata dal Walker, il quale protendeva. il concetto di rendita anche alla rimunern• zione dell'imprenditore. L'autore si spaventa di questa Msoclozione dì termini. Questa associazione però egli la rirerisce alla teorica ricardionn della renditn, non t.e– nendo conto delle correzioni che la. scuola matematica. ha fatte a tale teorica. Ver cui Hl trova. obbligato apre– mettere una critica della teorin dello. rendita ricardiaua, per poi adattarla all'applicazione che del concetto cli rendita si fa al 1>rofltto. 1\la l'autore non si accorgo che il concetto di rendita si è cambinto, in mano ai moderni economisti, strada facendo. lntanto ))erò J>rende occti– sionc ))er farci sa))ere che, sebbeno sì tratti di una eroi• lantc teoria., 1rnre egli si accost:l molto alla concezione loriana della teoria doll11.rendita, che ha il J)l'egio di rap1>rcsenlaro con felice nnalisi i 1>iì1bei caratteri della. scuola. Hnliana economico-politica (!) (png. G3). !.'autore, sempre nemico delle generalizzazioni, non cri1>iscela. gcnerillizzazione di <1uestoconcetto di rendita. 11 J)rOIJlema - egli dico - diYcnta troppo facile, si 1>rcsta ad una risoluziono quasi meccanica; esclude in realtà ogni JJrobleJna inerente (J>Rg.Gr:t). F: questo è np-, punto il merito della generalizzazione: di a,·ere sbnn• dite le risoluzioni atomistiche del J>rocesso distributh•o, di J)Otere tener conto dell'interdipendenza fra tutt-i i fattori produttivi, fra tutte le rimunerazioni. Perciò, se l'nutoro avesse tenuto conto di tutti i la\'Ori sull'argo• monto, non si sarebbe clomandat.o J>erchè la stessn riso• luzione non si appl.ichi anche al salario cd all'interesso (pag. Gò). M:~ se da un decennio 11011 si ra che 1Jrcdicare intorno 1~tale RJ>J)licazione ! Il metodo di trattazione atomistica nelle teorie <listri• butiYe è tanto connaturale al nostro autore, ch'egli ar• ri\•a a dire: ma .se tutto si risolve iu rendita, chi do\'rà. di tante rendite pagare le spese? - E Walras, e Pa• reto, e Clark hanno scritto J>er niente i loro volumi di economia? Quello poi, che assolutamente nou Jmò ammettere Il nostro nutoa·c, è la concezione walrnslana di un impren• ditore marginale, che non faccia nò guadagni, nò JJer– dit.e (pag. 68). rua questo è naturale 1>erun economista. che 11011 ammette alcuna premessa nell'indagiue econo,. mica e che vuol seguire unicamente te costruzioni in• duttive. EpJ>ure anche indutlh•amente si J>Otrebbcro nella realtà della vita tro,•are imprenditori marginali, im))ren– ditori falliti o che stanno 11er fallire. Un'altra conrusionc 1>erò in cui incorre l'autore è l'e.. lali\'a al concetto di s1tl'plus. }:gli si Inalbera innanzi n, questa \'OCObarbara (J)ag. IO!)) o 1,ro1>one di usare la pnrola italiana soi;rappih (pag. 110). Benissimo, J>urchò ci si intenda sul significato. .\la J>:tre che anche qui l'autore confonda un rntto reale con un concetto etico, ed esclnma.: " un mònito elementare dovrebbe convincerci che la nostra disciplina può autorizzare, in base ai canoni etico-giuridici (quali?), soltanto l 1 ap1>ropriazione dell'onesto o dell'eqt~o 1 e che Il

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