Critica Sociale - Anno XI - n. 3 - 1 febbraio 1901
CRITICA SOCIALE 43 differenza che si eviterebbero e limitcrcbl.Jero le indngini delle causo più o meno remote dei fenomeni. 2° La scuola odonistien. 1 nello stnlJiliro la leggo del gorlimento decrescente, ha fatto dell'empirismo ùmg. O} confondendo l'intensità col tono delle sensazioni. [,a I>SiCO· tt.siologia dimostra che la currn, descrivente l'andamento del sentimento delle sensazioni in <li pendenza dall'energia dell'irritante, si distingue essenzialment.e da quella che descri\·e l'andamento dell'intensità della sensazione, per il ratto che J)Ossieclcun punto culminnntc (pag. 13). Osserviamo che l11. cur\'a della scuola edonistica, elio rappresenta il rapporto tra l.1. quantità di un bene di– sponibile e la risultante utilit:\ totale per il possessore, ammette un punto culminante. Il Ornziaclei si riferisce solo alla rapJ>reseutnzione ciel Pnntnleoni e non ricordn, per citare qualcuno fra i molti, le osservazioni in pro– J)OSitofatte dnJ Pal'eto 1 dal "'.Vich1'tced 1 dal Barone. Da tempo i puristi espongono la legge dello ,•arinzioni della utilità introducenllo l'c,pressione: eia un certo punto I godimenti sono decrescenti. :l 0 La flsiO-J>Sicologia dimostro. nncora che la parte maggiore della curva del sentimento della sensazione ò ascendente - quindi, Rtudiando l'Economia pura. laJ>arte discendente dclii~ curw,, tralascia l'indn{lillG dì <iuella 1>arte del fenomeno che hn. influenza maggiore 11elln determinazione uma11a. Perciò, anche ammessa la verità llcll'osservnzione dei puristi, trattn~i cli "unaverità troJ>J>O nstrnttn e generica (1>agg. 28, 20). Qui non si J>oteva meglio cadere in <1uelln.falsa con• cezio11edonistica del princi1>ioeconomico, così acutamente illustrata. da /Jent>cletto Croce. Sono cose gii\ note agli studio~i e non insistiamo sull'nrgomento. Ricordiamo solamente due princi))ii svolti dal Cr.occ: 11 L'utile eco• nomico è insieme 1>iocecolc. Se non che, questo giudizio non ò eo1wertii>ile. Il 1>inee,•olenon ò l'utile economico. :i (Sul 1n-i11cipio eco11omicn; in Gior11ale1legliE"co11omisli, u– glio 1000, 1mg. 21). 11 Una ))rorond1\ distinzione è d:i fare trn le irn11ressio11i conco,uitanti dell'nttivib\ e le inlJ>res• sioni che si presentano scompaguato dilll1nttività e souo meramente organiche. Allorchò si perde la. co~cie11za dclii\ diversità d'origine, ogni intelligenza. del fatto del– Patti,•ità è impossil,ile. 11 (f;.;;telica comescienza dell'esp1·e8- sio11e1 pag. 48). Per cui l'economista non de,·e studinro la legge del J>iacere come il movente delle reali :-izioni degli uomini, e studiare quelli~ 1mrte di essa che nbbia l'influenza. maggioro sulle determinazioni umane (G,·a• 2iadei, JHtg. 28). Non devo l'economista prcoccuparj':i delle impl'essioni organiche - a questo 1>cnscl'ÌLun'altra scienza e J>rcciMmente la flsiO•J>Sicologia. L'economista riduce il suo studio allo impre;.sioni concomitanti alla Yolontà, e le studia. nelle condizioni d"nmbiente per cui il fatto atlfro è (enomeno economico; in cui il rapporto tra fabbisogno e quantitìt diSJ)onibilo di bene è tale da determinare il fenomeno di valol'e. Che se, invece di questo em1Jirismoasiratto e ge11erico, si mole 1mrtire dn consillernzioni 1>rnticho - dnl fntto delln scelta o della COn\'Cnienzn- l'unicO modo di ra))• J)rescntare il fenomeno di valore sarebbe 1rnr sempre una cur\'a discendente. E rimando nl Oobbi per la dimo– strazione che li\ cun'n dei limiti di conYenienza pub tiare una rappresentazione nclntta del fenomeno in qual• siasi ipotesi. (Sul 1>l'i11cipio della, co111"enie11rn economica, Jllg. 196). I.a retta comprensione del secondo principio del Croco ci permette di eliminare senz'altro le altre o!Jbiczioni alla legge dei godimenti decrescenti, qual è intesa. o adOJ>eratadai puristi, non qual ò cs1,ostn dal Ornzin:tel. Infatti la ricerca 1)Sicolor,ica intorno alla natura del pia– CCl'O importa assai ))OCO all'Economia. J)Olitica, che non si occupa se non di imprc:,sioni concomitanti alPnttività. Aci obumlauticim 1>ossinmonotare che, nnche ammettendo che il dolore sia sem))rc il precedente necessario del J>iaccre, ciò non ,•uol dire che la diminuzione 1>rogressiva <leidolore non si faccia procacciandoci stati di benesRere semJ}rCdiminuenti. ~:vero che le condizioni dell'orga– nismo, quanto piìt si allontauano da.I momento in cui il dolore era massimo, son migliorate; mn questo significo. soltanto che, in \'ia assoluta, godiamo una maggior quan– tità di l,enesscrc acl ogni sottrazione di dolore, non cho lo successi\'e sottrazioni a1>1>ortino un relativo Iliacerc moggiore. 4° l,a scuola edonistica non ha ben compreso tutto il significato della legge della grnduaziono dei bisogni (pag. 23). [,a migliore e ph', semplice rnp1nescntazione di questa legge ci ò data dalla sc:-ila mcugeriana dei bisogni. Ì•: quella che si è detta il l}OJlll 01Jù,onm1 degli economis~I. Con buona 1mce del Oraziadei 1 non è PEconomia 1>ura che abbia. frainteso la legge della graduazione dei bi– so~ni, ma questa volta ò il critico cho non ha s111>erati~ la concezione dclln scnla. mengerinnn. .\la probabilmente l'errore deriv" ancora dal con– fomlere la ricerca J>sicologica coll'economica della con– cezione ei.lonisticn del principio economico. Quanti errori e,,itnti se nello studio dell'Economin si facessero sem))rO delle indagini economiche e si aclot.tasse il metodo pre– dic:-ito dalP~:conomia J)ura od accennato dal Graziaclei a pag. 5 del suo lavoro critico! Il. Enocu: J.01,1~1: Il profitto; CIJ}JJWlli c critica economfc<1 i"tor110ad 1m pal'licolare ltSpelfo <lell'o<lien,aquestione sociale. (Homa, l,ocscher, 1901, J>aginc JJ5). Il T..orinicomincia nel esaminare le 1n·etese ipotesi fon• damentcili clell'I:A;onomia 1Jolilica. Questo pretese ipotesi Mlrebbero, sccoudo l'nutore, tre: il ))l'incipio edonistico, il princiJJiO della 1>roduttività decrescente, il principio della po})Olazione.Per In.nostra difesa im))orta solamente considerare le argomentazioni contro i due J>rimi J>rin• Cil)ii. 1. n 1wi11ci11io eiloufstico. - L'autore nota che il Jlrin– cipio imJ>ortiL In neces:.ità di creare un homo ceconomic11s (pag. 4); che trattasi di un J)rinciJliOehe l'uomo in nritura non ha e, so l'a\'esse, rorse In. nostra. disciplina 11011 avrebbe ragiono di essere (1mg. 5): che esso ci dà un ento 11crrettonella SUI\ atthìt.;\ economica, che non si riscontri~ In atto, l)er cui nnsco una scissura tra l'idealo cd il ,·ivente, che ricaccia In scienza economica nella metaftsicn (pag. 6). Perciò tale principio economico è da n.ssumere n:m come J}rcmossn, ma come ltggc, como 1wrma ayemli fonctamcnt:110 (pag. 2), perchò do,·o essere nostro obietth•o re•ulcre l'uomo economico. Ci sembra che qui ci siano delle confusioni.La parola. le.19e è l)resa in senso di norma; se ìl prinCi))io econo– mico non è un ft\Uo accertnto, è una norma ide:-ile a cui si dC\'O tendere; la trattazione indil)Cndente del fenomeno economico è negata; In scienza. diventa un'arte; l'l;:co– uomia politica non ha pili bisogno ili J)Ostulati generali di sua esclusirn proprietà (pag. 17). Se vivesse ancora quegli che l'autore chinma il :Maestro, il grande didatta cli Pa,,ia (pag. 10) 1 troverebbe ben strane queste conco- 1,ioni metotlologiche; egli, che si preoccupava tanto della l)ropedeutica metodologica, rimpro,·crclibc certo IO sco– laro.
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