Critica Sociale - Anno XI - n. 1 - 1 gennaio 1901
LO CRr'J'rCA SOCIALE quale scopre che essi non utilizzano ]'intera, sostanza, alimentare contenuta. nella. materia prima e che sono eminentemente anti••igicnici. li clott. .Fehlhauer -– in un Congresso coopernti,'o test.è tenuto a Ber– lino (1) - criticò YiYamcnte la produzione del pane sotto l'aspetto dell'igiene. Vedete come già all'atto delle messi gli escrementi degli animali domestici e le smlicie scarJ)c dei contadini imln·attano il grano! .Altrettanto aYViene quando si bat– tono i co,,oni sull'aia, o quando i gl'alli Yengouo imma– gazzinati. .I toJ)i, i ratti, grandi e piccini, vi passeggiano come in casa propria. E la polvere che s'addensa in ogni chicco! Prornte a lavare del grano, che sia, stato a lungo in magazzino. Vedrete che acque sudicie! E soltanto alla sfuggita accennerò come spesso si converta in farina anche del grano che ha sofferto per l'mnidifa e 1rnr parassiti taJ\·oJta velenosi. ]Ja, comunque 1 anche ammesso che il grano non sia infetto, ma soltanto su– dicio - e sudicio ò sem1)re - ecco che ne' piccoli mo lini lo si lavora com 1 è venuto. I maggiori molini po;;l>cggono ripulitrici ra1-io11ali,tra cui le macchine che cstil'jmno i parassiti 1 e, mercò quelle, molto sudiciume se ne va. Non tutto, J)Crò: lavate il grano già così pulito dal grande molino 1 e tro,,ercte nell'acc1ua molte e troppe sostanze impure e deleterie .... Ma quello che avviene prima della macinazione è nulla. in confronto a quanto avviene chmrnte la pa.– nificazione. Un singolare Statuto medioevale del ~fu– nicipio di Casale, per amore di nettezza, proibiva la rocca e il fuso alle rivenditrici di pane r). Oggi, i l'ornai non sono più lega.ti tht prescrizioni ingenue di questo genere e pare ubbidiscano più volontieri a un'orclirrnnza francese del 13 maggio 156\ pure singolare, la (]trnlc imponeva che i panattieri stessero in camicia, senza calzoni e colla berretta, in maniera. dlt dover la.vo – rare sempre e da non poter uscire!! Lo stato dei nostri minuscoli panificii giustifica. l'aJ)pella.tivo "Jor– ch1rtL,, 1 col quale Fourier definisce il pane: sono, molto sovente, locaJi oscuri, umidi) ad un livello in– feriore alla. strada, pieni di sudiciume; il pnvimento, le pareti e il soffitto sono puliti solo a lunghi inter– valli;. le latrine sono sove11tc nel .locttle stesso) prive di acqua e in uno stato ributtl'lnte; l'aria - special– mente nell'inverno, per economia di combustibile •– non viene rinnovata: così -Patmosfera è soffocante, carica di vapore, di fumo di tabncco, di J)l'O<lotti della fermentazione e degli odori della traspirazione. E in questi ambienti - che quasi sempre devono venire Hlumiuati anche lungo il giorno - gli operai seminudi impastano la farina con le mani e con nitro part,i del coq>O nssai poco nobili ... Questa condizione di coso non è propri/~ soltanto dell'Italia. Nella stessa Jnghilterra, malgrado le ispe– zioni fatte dalle autorità locali, in IJAse ai Ji'actory mut 1VorkshopsActs, i pa.nificì continuano a violare le norme pili elementari dell'igiene. A Londra., nella parrocchia di St. Pancras, 171 fra i 19G forni sono sotterranei! Un'inchiesta eseguita nel 1894 dal Con– siglio della conteA, tro,•ò che su 200 panifìcii 82 erano sotterranei, 28 privi di ventilazione suffieieilt.o; jn alcuni la la.trina era nel locale stesso ove è il fomo; e in cinque, durante le pioggie, il pavimento è in- vaso dalle acque dèllo fogne. · A queste condizioni tecniche arretrate, medioevali, firnno riscont.ro condizioni di lavoro inuma.ne per gli operai addetti: dovunque essi lavorano lunghe ore la. notte, in quella temperatura quasi tropicale. ( 1) V. Il resoconto nm1)IOnel Corriere della Se1'<1 del 7•S no1·cm\Jre. (') LUIGI CrnRAl!IO, J)ell« UOl/0//lia polittC<I 11d Metli.ou·o, Lit,. H, Ca1>.II. - Torino, 181'.!. B 1ote ::i C no B1ar e A Londra - narra Charles Booth nel 7° volume della sua opera podero~a: uife all(f Laòow· of the Peopleof L-Olulon - la media delle ore di lavoro dei forn:1.i ò da 70 a 80 per :iettimana 1 e qualche volta sale fino a 00 1 a 100 ore. Nella maggior 1>artedei panifici la giornata incomincia. alle Il JJOm. o alliL mezzanotte e gli opero.i lavorano senza interruzione 10, 12 o 14 oro, e qualche yolta piì1. Jl venerdì, poi 1 per J)rCJ)ararc il pane J)Crla domenica, il 1:tvoro incomincia prima e si prolunga J)il1 tardi: nei panifici di prima classe gli OJlerai la\·orano fìn 17 o 1$ ore. Le })rincipali vittime sono generalmente gli operai stranieri stabiliti in I11ghilterrn: in un panificio il padrone tedesco faceva lavorare i suoi operai, pure tedeschi, da 110 a 112 ore ogni settimana., e dal venerdì al sabato il lavoro si prolung,·wn per ventiquattro ore. Così fra. questi operai si li~~ un'slta. mortalità, do– vuta specialrnent.e a mnlattie de~li organi respirat.orii: in (nghilterrn !'Unione dep;li operai pana.ttieri hari– levato i risultati seguenti sui decessi avvenuti in un triennio fra i suoi membri (che pure flJ)JHll'tengono solo alla cl11sse pili elevata frfl, g·li operai di questo mestiere): morti dovute a tisi 24. i; 1 per cento a bronchiti 21 1 / 4 a polmoniti 15 l/4 ad altre cause 30 * .. (') Dinanzi a tali grnvi fenomeni, per rimediare ai nrnli prodott.i da tale st.ato arretrato di cose, per rendere mi:::diore e meno costoso il pane, i socialisti propongono la. statizzazione del co1mnercioaet grano e la 1iumicipalizz<tzione clel .vcmificto. ln ciueste due proposte sì verifica. - direbbe Achille Loria - la, " leggo del binomio ": l'evoluzione sociale, in istadii molto dissimili, si riconcluce alle medesime forme. La statizza¼ione del commercio del grano ha, fofatti 1 trndizioni molto YCncrabili: fu pratica.ta - se dob– biamo crndere alla Bibbia - da. Faraone cimante i famosi quattordici nrrni di abbondanza. e di carestia, e fu praticata poi dagli imperatori romani e clai Comuni medioevali; in Toscana. specialmente, « nelle grandi carestie il Comune recava il grano tutto a sè com– prnnclolo dai cit.bldini, e face,·a. ca.nova e lo clava per l)ullettini U~ credito] ,, e). ]~ anche negli invocati panifici nrnnicip;;ili riappare con forma e iii.tento nuovo un'istituzione antica: il forno banale del medio evo (3). (Continua). MuNJCIPALIS. (1) r'llt'.1H:n1cK noc1a:1.1,, Lts bo11l<111uerttscoopérat.i-es tu Angte• te/Tt, 1n /ltt'llt (l'u. VOI. del lugllo lS-;1~. (7) CIUU.\IU01 01). clt., loc. clt. (3) Xe! mc<II0Q\'O" ogni fnmlglln, Invece di scntdnre Il 11110 forno 1>crcuoMrC Il 1Ji111(', mnndl\l'A quest'ultimo tll forno lia11<1le o eomu- 11n1c:q11est 1 usrmzl\ crn sh1ta sl11lll11lacon uno sco110cconom1co, l)Cr rl(lurrc cioè 111 1n1n1mo Il consumo (lenn lcgnn da ordoro. I.I\ custodlA o ln consern1.zlone del rorno crnno nmdnte ul Consiglio degll Anzlnnl, J)\il b1rdl :)\ Slynore, Il {111:ilC, onrnquc Cùl.10 In COlll'Clllenza di farlo, sostltu\ In l)f0Jll'hl nutortt,\ il t1uùllA ,1e1 rnp11rcse1111mt!del Comune. l.'lmpost11. riscossa JJer l'uso dello cose ù:rnnll ern m1nlmn: 1n una 'Otdlnnmm ilei J:?:?3 cmessn d!I Gug!leln10 lllnncamw o, nrc\l'esco1•0 di Reims, è dotto ehe <1uesto prelato~ nl'ril. Il forno un1m1e e r1scuot-0ril. un 111111-0 JlCr ogni 111ror1rntn 111 trenh11luo J)anl ,,. nouc!ler 11 1 ,\l'gls eltn ''R1·1e<le('t!t\ont <1c1 1~ç:3 o <lel 11,;a, cJHl stnllntseono ln molemJn nel rnollnt ùn1rnll 11 un se(l!ccslmo cd il un tre<l!ceslmo ~· (l,A>'Al!Ol:E, J.'orl9i.11e e l'ei:Of11:io11edella JJropritM, tra(\. H., 1>ng. 2:.1-2). P1·eghiamo vivamente gl-i a1nici del nosf1•0 periodico a inviarci no,ni e indirizzi di ab ... banati probabili, ai quali -rnanda1·e,a no– stro rischio, numeri di saggio.
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