Critica Sociale - Anno X - n. 23 - 1 dicembre 1900
CRITICA SOCIALE 361 . .. Senonrhò l'on. Alessio mi oppone anche qualche ratto. Egli uffermn in primo luogo non essere ,•ero che i mo,•lmentl del 18:?I, '31 e '33 non avessero di mira l'u– nità d'Italia. Atteniamoci alla logica delle cose, e non alle frasi che possano e-:,cro state pronunciate da que=,to o quel– roratore, e scritte da questo o quel Poeta. A che cosa mirò il moto nnpoleta110, guidato dal generale Pepe? Ad ottenere la costituzione. A che cosa mira,,ano in Pie– monte il capitano t,·errero e Santorre Santa rosa? Ad ottenere In costituzione. C'ho cos::L vole\'a Ciro )[enotti ? Ciro ~Jenottl cm nmico del Duca di :\lodena il quale pnrtecipav1L allo suo ns))irnzioui, e poi lo tradl. Si può su1>1>orre che lo nspirnzioui di Ciro :M"enotti,cui J>nrt~ cipò per un momento (11ia l)Ul'O flugendo) il Duca di ?!Jo· dena, rossoro di detronizzare il Duca e proclamare I'an• nessione cli :Modena ad un altro Stato? No: il Duca a una simile aspirazione non rwrobbe potuto neppur fin. gere di 1rnrtecipare. Ciro .Menotti ,•oleva adunque sola.– mente la costituzione per il .\lodcnese. Ora, si supponga Il re di XnJ>Oliche cede lealmente al moto del 1 21, accorda e mantiene la costituzione. i suppQnga il Duca di .Modenache cede lealmente al moto del 1831, dà egli puro e os:)ena lo statuto; si supponga il Piemonte che fa altrettanto. Orbene: chi non ,·ede che, posto questo, non ,,i sarebbe stato più nè pretesto, nè ragione decente J>er sopprimere il regno di :Xa1>0li, o il ducato di .Modena,o il regno di Sardegna, e per far assorbire da uno di questi Stati tutti gli altri? Non solo, dunque, I moti accennati movevano da di– \'erso concetto che non Funità. ll'Jtalia; ma erano anzi in J>lena contraddizione con questo concetto. Jn secondo luogo l'on. ;\lessio mi oppone il ratto del• l'Austria, che lo a\'rel dimenticata; era. l'esistenza del– l'Austria (egli dice) cho rendeva necessario di unire le due correnti, J)OJ>Oln.ro o monnrchicn, in uno scopo pre– cedente ad ogni nitro: la cacciati~ dello straniero. San\ benissimo. Però, trovo nella nostm storia un ratto deci• flivo contro questa. affornrnziono dcll'on. Alessio. Trovo :\lìlnno cho dn soln, per virU1 unicamente di forze 1>0- polnri, sconfiggo I' 11 Im1>oroJ>Oderoso, dotato di un eser• cito 1>otentis~imo i,• f: trovo per contro Paltra corrente, la quale ra di tutto 1>crimpedire, diminuire, annientare questa. vittoria. SI rilegga quel libretto, meraviglioso J>er chiarezza, penetrazione, potenza di logica, che è Dell'i11- s11rrezio,ie di .llilmio, ecc. di Carlo Cattaneo, e se neri• cardi la conclusione, cui il Cattaneo arri,•ava da un esame serrato del ratti che s'erano a1>penaallora svolti sotto i suol occhi: i. li l'lemonte non è necessario! 11 (pag. 235). SI lc~ga il prezioso ,·olumetto di rerum seri• pto1·: J pa,·titi politici milmrtsi 11tl stcOlo XIX, e special• mente il capitolo VII; si rammenti che nel JS-19 il re consegnò :liii ano alle fru11pe austriache; e si elica se, da,·,,ero, il concorso dello due correnti, popolare o mo– narchica, rol'iSO nccolòlsarionllo scopo della cacciata del• l'Austria; o se non J)iuttosto il concorso della seconda abbia. giovato n ritnr<lnro questo scopo di qualche de• cinn d 1 nnni ! :Mi oppone, ln torzo luogo, l'on. Alessio la battnglia di Nowu·a.. i,: pos~ibilo che Carlo Alberto, gridato tradi• oam ·YA1crlo1 llN11l 1 ec~ 1 t!cc. - 10110 lt\ direzione del pror. Arean• gelo Ghltlerl, eomlnot'rA 11d uscire c<>l 1,rosslmo gennaio. 10 sono con,·11110 che una 1a1e 1,ut1tillca1.1011eeo111r1t1ulrA 11. l>OCO a J)O('0a ,racare le tl'.til J11orlehe 11tve11ta1e do1111nn11t1 (e 1>:>10- ttmilt) durante que111 111111111 trcn1·,rnnl e a rh11al.llllre la ,·erltà del ranl quale ge– nuinamente appnrlva dura111e 10 1vo1geul <lei me<t~lml. toro una seconda ,•olta da tutta Italia, col paese che minaccia,•!\ di ribellarsi, abbia, l\llora, troppo tardi, co-– minciato a J)Cnsare n rare la guerra sul serio . .Ya que-– sta momentanen de,·iazione di Carlo Alberto dalla linea di condotta che l'alto J>Otcredello Stato aveva adottata, tro,•ò un corrctth'o. , cri,•e la sig.• llario (Garibaldii ecc., J>ag. 246 e seg.): "Il generale di Valdengo ... narra che <1uando Czarnowsky raccontò a Carlo Alberto che le truppe di Mortara non op1>0seroal nemico resistenza alcuna e ruggirono come tnnte J>a.ssere, che tlQn si m:~ ccmo 11011:ie dtl <luca tli S<,roia, il re, rizzatosi, guardò flsso il generale. 1-: un oh! fu tutta. la sua. risposta ... 11 re, inrormnto in ultimo della fugn. di .\lortara, non ))Otè darsi J)ace, non J>Cr IIL condotta di Hamorino, eh~ so l'a~pettavn, mc, JJerchrU Duca tli &ll'oia, erede della Cir rom,, eo111anda11te la lJrigahi Cuneo e la brigata Guardie, non si rosso mosso da Olevano e, senza combattere, ros• sesi ritirato su Bobl>io ... J,'urono chiamate a Novara. le due di\'isloni di Mortara. Sei ore di cammino. ·E' il Duca lii S<u;oia, partito In sera. del 21 1 impiegò tutto il yior110e tutta l<t noltr del :12 JJtr <11Tit:<1rvi ... ~\'essuna relazione orflciale od orttclosa J)arln.del Duca di Savoia rra i com• battenti o \'i allude. Immobile sotto .Jlortara, immobile sotto lo mura di .Novara, egli stette spettatore 1>assirn dello srasciamento dell'esercito. Non sognava neppure Carlo J\lberto ... che tutto fosse finito... )la i suoi gene• r~li e l'trede al tro110, additando lo scompiglio generale, d1chla:arono imJ)OSSibileogni ulteriore resistenza, ne– cessaria la domanda di armistizio. 11 Ciò che seguì è no– tissimo: Carlo Alberto abdicò; il Duca di Sa mia sall al trono; Hamorino ru rucilato come traditore. Da ultimo l'on. Alessio mi obbietta la lealtà e il ga– lantomismo di Vittorio Emanuele JJ che, <101>0 la rotta di Xo,•nra, conservò, contro ogni suo interesse e ogni pressione delle circostanze, lo Statuto. Ma io ricorderò nl mio contraddiUore che, la Camera piemontese avendo rifiutat:t l'np1wovnziono al trattato cli pace del 6 ago– sto JS,1!), il 1·e la sciolse, ccl cm1tnò, il 20 no\'embre suo– ccssh•o, il proelnma di Moncalicri, del qua.le vedo che ò bene ricordare quolche punto. Vi si legge: "Ho pro• messo di sahnre la nazione dnlln tirannia dei partiti, qualu1H1uc si" il nome, lo scopo, il grado degli uomini che li com1>ongo110. Questa promessa, questi giuramenti li adempio disciogliendo una Ca.mera dh•entata impos– sibile; Il adempio eon,·ocandone un'altra immediata.– mento; ma ,ie il patttt, se yli tletlori mi t1ega110 il loro concorso, 11011 su me ricmlrcì ormai lo nsJKmsabililcì del (11lr,ro, e 11ei cUsonlini cht potessero acce11ire 11011 acramto ,,. dolersi <li mt, ma acrmrno a dolersi di loro. ,, Se il 1meie 1 se la Camera avessero insi.stito nel loro parere, che sarebbe accaduto? li prof. Orsi, storico mo- 1u,rchicis.1::i1110, commentando, nel suo libro Jlalia moderna, testò uscito, il J>roclama, scri\•c ù>ag. 198): "Se le ele– zioni riusci\•(utO contrario nl re, questi doveva neces– sariamente rnre un colpo di Stato. li Lo Statuto venne mantenuto, ndunque, soltanto 11erchè la Camera e il Paese si piegarono alln volontà. del potere esecutivo. Orammorcò, on. Alessio! A questi patti conceclcrebbe e mantol'l'eblJo lo Strttuto nuche S. ~I. Nicolò U! !.'on. 1\les11iorispondodi ohe quello ò un caso rimasto unico nclln nostra storiti costituzionale. Basterebbe giÌì– quello; ma non ò ,•ero sia l'unico. l'er esempio, uno dei J>rincipii rondamentnli dello Statuto è il d.frieto di crear 1 tribunali o commi,slonl straordinarie. Quando i vecchi regimi crcawwo tali tril.,un1li o commissioni? Non in tempi normali; non ce n'era bisogno. Si creavano in tem1>ianormali di sommo.-.se, torbidi, ribellioni: alla pro-
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