Critica Sociale - Anno X - n. 23 - 1 dicembre 1900

356 CRITICA SOCIALE menti curiali, buoni tutt'al pili per la rescissione di un I contratto in 'l'l'ilnmale, e non affatto applicabili a.Ila 1 comple:-sità ed alla. va.stità. di un grande fenomeno storico. La seconda. maniei·a è propria di quei ricercatori del passai.o, di cui è pontefice massimo il nostro Bibliotecario~ Co::;toro fanno dell'apriorismo illudendosi cli fa.re della. politica. positiva, vogliono indovinuc le intenzioni, i pro. positi, le tenden.-:o della. monarchia attuale dalle perse,. cu:doni di Carlo l1'elicc, dalle insidie di Carlo Alberto, e magari dalle lettere private di Cavour e di Vittorio Emanuele H. Metodo fa.Ila.ce anche questo, che può con– durre a strane sorprese, se, per l'effetto dell'ambiente e <1elle mutazioni dell'ereditarietà, un J)rincii)e non dovesse a.ssomigliare ai suoi antenati. n terzo metodo è il solo sicuro, ed io - anche a costo di mettermi contro alla moda corrente - lo reputo il solo degno di quel materialismo storìco 1 che è IJen lungi dal formalismo giuridico dei primi e dall'aprio– rismo storico dei secondi. 'Per questa nostra positiva concezione della storia, io credo che f>i debba essere coml,atlivame11te repubblicani solo quando la monarchia e i partiti che le si stringono intorno sono irremediabil· mente impotenti a risolvere le più gravi questioni na– zionali, e quando le forze monarchiche si 01>1Jongono a che le altl'e, francamente democratiche e già mature per il Go,•erno, abbiano da conquistare il potere. Se in Halia questa ora sia suonata. oppur no, io mi ingegnai cli dirlo nel mio articolo accusn.to di eresia. 11 quale articolo, appunto per questa sua dimostrazione .... cronologica, io mi lusingavo (oli! illusione della mia inge– nuit?L!) di ,•edere ben o.ccolto dal !Jibliolecario, e cle110· sita.to negli scaffali di quella. sua. biblioteca, dove egli, con molta pazienza e con molto amore, raduna. le a.rmi di c11rt.a. dei reJ)ul,l)licani <Pltalia. La questione di Napoli r. Il R. Commissario di Napoli ha pubblicato 1 ncl- 1\ttto cli assumere l'ufficio, una yri<la, che ha fatto palpitare di gioia tl~tti i democratici italiani. Yenite, dunque, direttamente a me 1 quanti a\'ete al Municipio Jll'O\'\'edimenti da. sollecitare, reclami da. pro– durre, interessi f\a tutela.re. \'enite a me, presso cui troverete nou solo agevole l'1iccesso 1 che ò di vostro diritto, ma. sempre oneste ac– coglienze. l\'on vi !usciate indune nelPerrore, così funesto alla pubblica ammini~trazione, che senza opera di interme– diari ueJJ}JUrele cose giuste si possano ottenere, e che col mezzo di quelli anche le ingiuste altri JJossa con– seguire. Venite a me, coll'usata vostra schiettezza, che sarò io pili lieto di dare che voi di ricevere soddisfazione uellc vostre legittime a.spirazioni. Così pei nostri assidui per ~ona.li rapporti, che io ho S]leranza possano divenire cordiali, fatti voi persuasi d~lla. mia..rnt.titudine, conquistata. io la vostra confidenza, gli atti miei diverranno quosi una emanazione della vo– lontl vostra, e le cose del Comune ne avranno giova– mento. O ro.sonmes qui l1'an8iliS per riam .. Sin-ile par– ·v1tlo8renirf' ad we... 1-'ulsafo et {tJ)erietttr vobis. Ecco le fonti letterarie della epistola del H. Commis sa rio. I buoni abitanti cli Partenope hanno preso natu– ralmente in parola il R Commissario; e subito - scrive l'Avanti! 14- novembre - appena lett0 il manifesto del regio commissario, una. vera folla di ])ul>blico ò accorsa a.gli uffici municipali per far sentire i propri reclami, che aveva visti fln qui frustrati dalla precedente amministrazione 1 o per conti– nuare fors'anche i metodi antichi di ottenere pregando e intrigauclo. lo mi figuro tutti gli accidenti, che gli impiegati del Municipio, anche i meno sbuccioni, hanno spe– dito all'inclirizzo del R. Commissario; e non posso tenermi dalle risa a1 pensiero dell'imbarazzo, in cui si deve trovare a quest'ora quel povero disgraziato del Commissario, affogato dai reclami, dalle domande, dalle petizioni, dalle invocazioni, da tutta l'ira di dio dei postulanti, ai quali egli ha promesso - in– felice! - non solo " accesso agevole ,, ma 1 anche " oneste accog1ie11ze ,, ! In un paese, come il nostro, nel quale il Governo o la Provincia o il Comune si occupano di tutto e di tutti: orcl.ine pubblico, polizia industriale e com– merciale, viabilità, illuminazione, istruzione, benefi– cenza, igiene, tutela dei minorenni, somll)inistrazione di balie ai padri le cui mogli non hanno latte, cu– stodia dei pazzi e impazzimento dei savi; su dieci cittadini ce ne sono almeno undici, che hanno re– clami da presentare 1 clomancle da avanzare, interessi da tutelare, scatole eia rompere. 'l'rascurando i cit– t,aclini, che hanno interessi eia trattare con lo , 'ta.to e con la Provincia, si può affermare che in Napoli vi sieno almeno 50.000 persone al giorno - dal fruttivendolo al presidente di una società. tramvia– ria, dal maruzzaro al proprietario del caffè Starace, dal maestro elementare al rettore-dell'Università. - i quali so"no obbligati a rivolgersi per una ragione o per 11altra al ·Municipio. Come vuol fare il H. Com– missario a dare a. tutta <Juesta gente " accesso age– vole ,, e " oneste eccoglienze ,, ? J~clanche ammesso che riesca ad ascoltfu·li tutti, in che modo control– lare le affermazioni, sceverare il vero dal falso, ri– solvere i dubbi immancabili? Quand'anche la città non fosse di mezzo milione d'abitanti, ma. ne contasse solo cento mila, ma che cento mila? cinquanta, dieci, cinque mila, il H. Com– missario sarebbe, nonostante tutta la buona volontà, impari alla bisogna. B questo, che diciamo di un R. Commissario, sa– rebbe yero anche di un qualsiasi Consiglio comunale. rnvece del Commissario mettete pure un Sindaco o quattro, otto, dieci Assessori, che si cliYiclano Je fun– zioni; ognuno cli essi avrà sempre nella sua giuri– sdizione tanti cli quegli affari, che gli sarebbe im– possibile sbrigarli, quand'anche il giorno fosse di 24.0 ore invece che di 24. Dato l'accentramento amministrativo, che c 1 è oggi in Italia non solo nella organizzazione dello Sti,to e delle Provincie, ma anche in quella dei Comuni, ò impossibile che le persone preposte all'amministra– zione - sieno elettive, sieno in qualunque altro modo nominate - riescano a sorvegliare tutta la spettacolosa corrente di atfa.ri aftluenti.dalla periferia. al centro. r depositari del potere centrale - nazionale o 1}l'ovinciale o comunale - hanno quindi bisogno di farsi aiutare da altro persone, le quali naturahnente non possono prestare gratuitamente la loro opera.. l~d ecco la necessità. degl'impiegati. Questi impiegati non possono essere sorveglhtti seriamente dai loro superiori; perchè, so questi do– vessero rivedere tutti gli atti dei loro impiegati

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