Critica Sociale - Anno X - n. 21 - 1 novembre 1900

B CRITICA SOCIALE 329 atroci condnnne del 1821 e del 1833e con quegli infami sistemi inquisitoriali che allora facevano inorridire tutta l'Europa, oggi invece non fanno inorridire pili alcuno, perchè, dopo i recenti processi dei tribunali militari, dopo il J)rocesso Acciarito, dopo i casi Frezzi, [,'orno e Picardi, ,,i abbiamo fatto il callo. Sentite che cosa scrive Vittorio ]3crsezio (citiamo un a.utore che ha il visto dei su1>eriori) nel suo Regno cU Vitto1·io Emanuele Il, e dite se non vi pare di leggere il resoconto di qualche recente dibattimento: 11 Varie, continue, insistenti 1 perfide erano le istanze verso i carcerati al fine di indurli a rivelazioni.. .. si ricorreva a lusinghe, a terrori, a JJl'O· messe, ad affermazioni solenni di tradimenti altrui, a tutte le arti.,, 1~ Guerzoni (Garibaldi., 1. 0 1 37): 11. Non J)itl leggi, nè magistrati, non più solennità di giudizi, nè regolariUt di procedure; unici titoli cPaccusa e mezzi cli prove le denuncie, la corruzione, i tormenti; unici giu– dici i Consigli di guerra; unica legge l'arbitrio militare e poliziesco, ispirato dal caJ)riccio e dal caso. ,, ( 1 ) :È; vero cho anche allora i conservatori potevano addurre lo stesso pretesto dei conser,•atori attuali in casi consi– mili: la necessitit dello Stato di difendersi. Ma è altresì vero che i conservatori attuali (come Bersezio) non si attentano di difendere i sistemi (h 1>rocedura usati nel Piemonte nel 1833. Riservano la loro difesa. 1>ergli i,len– tici sistemi, usati, in circostanze meno gravi, <lall'ltalia nel 1800-000. Tra settant'anni si accorgeranno forse che questi ultimi sono condannabili al pari di quei primi! Con tali sistemi, a.dunque, il Governo del 1 1 iemonte re1>resse i primi moti del 1>opolo1>erottenere la. libertà e introdurre la democrazia nel Governo. :Mavenne il 1848. La sollevazione per ottenere la. libertà e far trionfare la. democrazia di\'enne generale e violenta. Il movimento non si poteva più fronteggiare semplicement~ colla forza. Che fare? Incominciò allora quella accorta manovra che spiega tutta la storia cPltalia di questo secolo. Lo SCO}lO era di imJJedire che il JJOpolo dei vari Stati d'Italia. conquistasse la libertà " senza equivoci ,, e in– staurasse In democrazia " senza. sottintesi,,. E bisognava raggiungerlo con altri mezzi, oltre che con la forza, perchè questa, da sola., non bastava,pit,. 'fale il punto di partenza. :Non occupiamoci dello Statuto J>iemontese, il quale non è certo una prova che quel popolo avesse conqui– stata la libertà. e la democrazia. Lo Stato piemontese era allora e rimase per molto tempo dei più arretrati d'Jtalia; le Jibertà. concesse dallo Statuto piemontese erano ristrettissime e schiacciate da prerogative (Senato di nomina regia, ecc., ecc.); e quanto alla democrazia ... J'on. Alessio si trova ancora, dopo 52 anni dacchè quello Statuto è in vigore, a chiederne oggi (noi crediamo in vano) Pavvento ! Lo Statuto piemontese non dimostra. adunque certa– mente che lo scopo non fosse qua.le l'abbiamo sopraenun– ciato: cioè impedire che il poJlolo conquistasse una schietta libertà e inaugurasse una sincera democrazia. :ì\fa.intanto il popolo milanese aveva fatta la sua ri– voluzione, ed era ormai padrone di sè, 1mdrone di darsi ogni libertà, di instaurare ogni democrazia fino alla Ue– pubblica. Bisognava impedirlo. Bisognava. far sì che il popolo milanese non desse un pessimo esempio agli altri llOpoli italiani, e che il Piemonte monarchico non re– stasse asserragliato fra tre repubbliche: la francese, la lombarcla, e la. Svizzera. l~u allora che venne escogitato quel diversivo, il quale (') Citati da TIV.A.RQXI: L'ltalkJ d1tranti U cl-OmlnWm1strtaco, t, 128. giovò meravigliosamente al Governo, che uscì trionfa• tore delle lotte di q_uesto secolo. li diversivo fu di in– ventare la teoria de!Punità. e dell'indipendenza e con– trapporla alla libertà e alla democrhzia. Si disie cioè: uessun dissenso, nessuna divergenza J)Olitica tra italiani; rimettiamo le questioni della forma cli Governo e della. Costituente (cioè delln libertà e democrazia.) a pili tardi; ora uniamoci tutti in una soln meta: cacciare gli au– striaci e fondere l'Jtalin in nazione unita. All'amo cli questo diversivo abboccò gran parte del partito democra– tico1 primi Mazzini (il quale, infatuato dell'unità, era disposto non solo a diventare monarchico, ma. papista) o Garibaldi - quest'ultimo mento politica nulla, per vera disgrazia della democrazia italiana. Videro chiaro soltanto 1;•errari e Cattaneo. Quel che ne seguì è noto. Pl'oclamato il principio l'Italia, fa da sè (perchè Je armi repubblicane della ]~rancia non venissero ad aiutare il popolo italiano nella conquista della libertà. - mentre, nel 18tl9, non essen– dovi più, stante J'esistenza dell'Impel'o, questa paura, quel principio fu posto eia banda), il Ooverno del Pie-– monte si mosse. Si mosse quando le Cinque Giornate erano ormai compiute - sebbene il popolo milanese avesse fin da 1>rincipio lanciato il suo appello di soc– corso a. tutti i po11olid'Italia. Si mosse dopo aver in– vaso ì\filano con emissari piemontesi per predica.re l'an– nessione. Si mosse quando si fu ben convinto che, restando egli nell'inazione, Milano avrebbe proclamata la Repubblica. Si mosse JlCl' fare una guerra fiacca e senza convinzione, J)reordinata alla sconfitta. E mostrò che si era mosso unicamente Jler impedire il sorgere della Repubblica, col riconsegnare ]lilano a.gli austriaci, 11ilano già. prontn a tener loro testa un'altra volta cla sò, Milano che, come li aveva cacciati una volti1 1 li avrebbe ancora cacciati, :Uilano che aveva già. pre1)arate le barricate, ì\lilano la cui difesa fu sconcertata dai ge– nerali }liemontesi - perchè bisognava ad ogni costo impedire che il popolo milanese potesse conquistare la libertà. e instaura.re la democrazia, e, a tal uopo, se non poteva essere sottoposto al Governo di 'l'orino, rirlarlo in balìa di quello di Vienna ( 1 ). Tutto questo è dichiarato ex1,ressisvel'bis dal ministro piemontese Pareto. Egli scrive\'a il 23 mal'zo a Lord Abercromby: " Non si 1>uòdissimulare che, dopo gli av– venimenti di :Francia, non possa essere imminente il pericolo di vecler proclamata la repubblica in Lom– bardia. ,,; se ciò aHenisse, "un simile movimento scop– pierebbe negli Stati di S. :i\[. il Re di Sardegna.,,; quindi " S. AL il Re di Sardegna si crede obbligato a previ– denze le quali, coll'impedire che l'nttuale commozione lombarda conduca ()(àlla repubblica, risparmieranno al Piemonte e al rimanente d'Italia le catastrofi che po• trebbero accadere se una tal forma di reggimento fosse proclamata. 11 E il 28 marzo lord Normanby scriveva a. lord Palmer– ston: " S. :ì\f.non invade la Lombardia coll 1 intenzi011e di i,icomincial'e le ostilità contro una potenza vicina, nrn unicamente dietro domanda di coloro i quali, senza. aiuti, erano riusciti a conquistare la libertà e nelVinte11climento <liaiutarli a mantenere it buon o,·d1/1e-in un paese ab– bamlonato <laquelli che vrinui t'avevano governato. ,, (') Giuseppe Ferra.rì, la mente llOlitica più J>rofonda.e comprensiva che abbia avuto l'Italia durante il Jleriodo del così detto risorgimento, ha saputo meravigliosamente (I) Ctr. c. C.lttAXRO: DeWL11s11r,.tzWnt di- M"a,1() nei 1848, ecc,, Ml· Inno, 18$4. f) FEIUU.Rt: La 1·eaerazi<>tk'I 1·ep11bblkm1a, Londra, 1ar,1 1 pag r,4.r,r,.

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