Critica Sociale - Anno X - n. 21 - 1 novembre 1900

324 CRITICA SOCIALE (E le ricevute ci sono). Sull'averli chiesti ed accettati non passa loro pel capo che si debba discutere. È cosa lecita. e intesa. Ed è cib appunto che distingue il caso presente e in certo modo lo elo,·a sopra ai casi consimili di volgare corruzione go,·ernath'a. Tanta sicurezza deve aver per base un convincimento ragionato, la cui espres– sione, necessariamente banale, potrebbe esser questa: "Noi rnccinmo una legge in Ynntaggio degli industriali e contro gli operai; nulla di pi1'1 naturale e onesto che, volendo illuminare l'opinione pubblica osUie 1 ricorriamo agli inclustriali per le spese di stampa 11• Pochi casi hanno mostrato un Governo funzionante, con tanta ostentazione di candore o in cosl meschina nuclitù, come agente di una classe. Quel materialismo vulyaris che vuol vedoa·ocaso per caso il potere al ser– vizio dei capitalisti, o ,·e lo ,·uol vedere in dipendenza diretta, dimostrabile, da toccarsi con mano, come per contratto, ha qui il ratto suo. L'estensore della nota ò quol cho i socialisti italiani chiamerebbero un "semplicista. r.i· Egli seppellisce " lo Stato al di fuori e al {ltfiopradelle classi li o scrivo la teorica del Governo ,li classe, ma nella sua forma ))iÌl l)ru;sae ingenua. ]naugura un si– stema taccagno, J)er cui lo Stato può ricorrere, volta 1>er volta, per aiuto di quattrini, ai gruppi di interessi che esso, in quel dato momento, piìt direttamente serve. i~ uno insomma che ha 1>rcsola dottrina. un po' gros– solanamente alla lettera. E, per colmo d'ironia, i soli che se ne scandalizzano sul serio sono..... i socialisti. Quella forma o difforma– zione di materialismo risulta diffusissima e 1>0polare. 11 caso, dopo il primo shalordimento, a1>1mro innocuo. 'l'utt'al pilt è una grossa balordaggine. E anche una buona occasiono di alJbattcro un ministro agrario, in verità; ma niente più. Non J)nrliamo di principii ,•iola.ti.L'organo magno <lei conservatori, la cui missione principale ò combattere la teoria della lotta di classe, consiglia alla. "gente per bene ,, di non prcsta1·si ad ingrossare una. simile inezia. J•er (IO<licimilamarchi! t: poi 1 ci sono le ricevute. J\. )JORAXDOTTI. CONTINUANDO NELL'ERESIA l~!ben 1>ossihile che, con le mie osservazioni su la Propaganda, io sia anelato oltre il giusto. Di ciò mi han reso iH'vertito amici carissimi, i quali pure mi lodarono di avere espresso 1>ernitro il loro pensiero. l•'ilipJ)O Turati, che di lontano, nella stessa ora che io scrivevo il mio articolo, dicern. in una. conferenza supergiiL le medesime cose, sebbene veruna intesa fosse corsa. fra noi, mi avvisa egli pure che qualche mio riflesso sui metodi in vigore della. nostra pro– paganda sfiora argomentazioni care ai regi procura– tori ccl allo µ-azzettc reazionario. Ne sono mortifica– tissimo. ~fa pili ancoru. sarei mortificato se regi pro– curatol'l e gazzette reazionarie trornssero un briciolo cli verità su cui esercitare vittoriosamente la. loro malizia. Del resto ciò mi preoccupa l>en poco. ro stesso riconobbi cÌ1e, dei metodi fin <1ni innllsi nella. nostra propngancla, 11iu11O ha col1)a 1 thorchè la neces– siti\: e come quei metodi - o bene o male - ci roc11rono nlla condizione 1u·ose11tc 1 nella (lunlc il par– tito soch1lista fiorisce, molto in l:'t dei nostri meriti - tutto è per il meglio n('I migliore dei mo1vli pos– sibili. Soltanto, <1uc1l 1 ttssillo spictuto del pessimismo, che rinnova çostautomcntc i suoi desiderii appena uno accenna a realizzarsi, in guisa da scemare ogni gioia. presente nella ansietà di un dolore futuro, ci fa te– mere che la singolarità. invero straordinaria della nostra fortuna abbia a cristallizzare i nostri metocli 1 ad eternare i nostri sistemi, a chiuderci in una va– nitosa. illusione cho " meglio di cosl non si possa fare ,, e che ciò, che è stato utile e f austo fi n qui, utile e fausto abbia da essere in ogni tem.po e per mutare di eventi e cli circostanze. Ah l noi sentiamo bene che, dicendo queste cose, noi costeggiamo, per opinione di molti, Peresia, e ciò giust'Rppunto ()erchò <1ucstimolti riposano tranquilli nella nligione cli tutte le formole e cli tutti i pro– cessi del partito, rosi sacri dalla consuetucUne o dal favore della fort.una. TI nostro " furore di autocritica li - come lo chiama il '!'urati - a cotali spiriti fermi in CJUCI loro arcigno conservatorismo intransigente deve sembrare una pcricolos11 aggressione sov,·ersiva delle istituzioni rcligiO!:!Ce politiche su cui si fonda la. società. del partito. l•: in ciò riconosciamo cito essi hanno una parcella. di ragione, come una parcella cli rag'ionc riconosce– vamo ai procuratori regi o fllle g-azzetto rea;r,io1Htrio. (Cllampfort diceva. che, discutendo, eg-li si sentiva, un po' sem)lrc clell 1 O1>inione del suo contracldittoro, e noi ci sentiamo un po' se111pro del1 1 opinione di Clrnmpfort). Sì; noi siamo un l)O' " sovversivi " nella. società del partito, pcrchò - come abbiamo studiato cli met• tere in luco col notitro precedente articolo - vediamo che, per il fatto di una pro1>ag:mda elementare tutta astratta, tutta deduttiva, t.utta. sullo b"Cncra.li 1 si va formando nel partito una vera divisione cli classi (ci si intenda cmn (Jl'ctno salis 1 per carità!): quelli - e sono i pochi - che, in possesso del significato di tutto le formolo correnti, ne valutano esattamente il prezzo o lo spendono per il loro esatto valore - come di moneto di buon corso, ma non mai alla 1rnri con la reaUù simboleggiata. - e però non si fanno nessuno scru1)0l0 cli usarle (lromiscuamento, di sostituirle op1>ortunnmente le une alle altre, di scomporle nelle unit~ elementari e di giovarsi, occor– rendo il caso, di queste ultime con maggior vantaggio cli espressione nell'ttiione quotidiana. del partito - e quegli altri - o sono s~raziatmnentc i molti, o tendono ,i diventare i moltissimi se non si muta un po' regh,tro - i quali non posseggono il concetto pre– ciso clclle formole, ma avendole ritenute, per sforzo di volontà e cli memoria, nella sintetica. espressione nelht quale furono loro comunicate, restano ìm1>a.c– ciati nel1 1 ado1)crarlo e fi1tiscono per venerarle, ipno– tizzati eia <1uel tanto cli magico, di occulto, di tra– scenclcnb1le che si nasconde per essi dentro il loro involucro; e In loro venerazione, che simula l'ardore della " vcrn ,, coscienza, è in d.iretta Jlro1>orzionc alla oscuritlt delle idee, quasi come accade ai profossftnti, cho riserbano il massimo della loro comtHmzione per le preghiere httino e i simboli greci. 'l'ale divisione cli classi nel partito socialista tra gli in;ziati o pastori e il 1JOP0lo o gregge (che su– scita on, tutta. la. nostra collera di eresiarchi, di sov– vcrsh·i e di feroci livella.tori di cl:lssi iu nome clol– Pugua~linnza. sociolisht), bile dh·isione ò rimasta. fin qui suflìcientemeutc mHicosta, pcrchè il partito socia– lista. ora nella fase della vangelizzazione religiosa elci sommi principii - proprieb\ collettiva. e lotta. cli classe •- di fronte ai quali i sommi e gli imi, gli intellettuali e gli 01Jerai sono veramente tutti uguali. Nella sua esscnut. assoluta, Dio è Dio tnnto poi paprL <prnnto per l'ultima contadinii; ciò che varia, nella con– siderazione cli questo assoluto dal papa all'ultima contadi1rn, ò solo Jft scelta dei predicati. 1'fa. quando - come m·c, accade - il partito so– cialisht 11ffro11ta. 1'11zioncdiretta e, nell'operare, mette a cimento la consapevolezza rispettiva. dei suoi se~

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