Critica Sociale - Anno X - n. 21 - 1 novembre 1900

332 CRITICA SOCIALE una destinnziono 110,i sorrtr1iro. (lettera inedita, J>ub– blicata dal Chiala), e li ra servire alla guardia nazionale della r~ombnrdia. )fnssimo d'Azeglio imJ>edisce che uno solo di <1uei fucili venga nello mani dei \'olontari. Yit– torio Emanuele nega a 0arilu1ldi il eonsen:,o <li prender seco la brigata Hcggio, o raccomanda che l'esercito stia 11 1>il1 serrnto o disciplinato che mai, pronto a fronteg– giare tulli gli et:t11l1u,U. 11tmici che gli stessi a1n:e11ime11a dtl M~:o<I) poi erano suscitare • (Our.1t1.os1: Garibal<li, n, 2Cr27).Garibaldi de,·e J>artire con J>Oehisoldati raccogli– ticci o armati di vecchi e cattivi fucili ( 1 ). Como si SJ>icga questa contraddizione, la quale fa s\ che da una parto gli scrittori moderati possano attribuire a Cnvour il merito di :wcr niutnta In. spedizione, dal– l'nltrn. gli scrittori roJ>UbUlicnni di averla ostacolntn, citnndo entrnmbe le parti provo fondatissime a sostegno del la loro tesi? SI spiega ricordando il principio pilt volte enunciato, che dominò sempre la nostm storin. l:O Stato vole,•a liberarsi dello forze popolari che gli da,·ano noia all'interno J>CrchòJ>remc,·ano affine di otto– nero la libertà o instaurare la democrazia. Per liberar• sene bisognava sviarle in una. SJ>Cdizione all'estero; o di qui gli incoraggiamenti alla spedizione di Sicilia . .\In. nell'istesso tem1>0bisogna,•a far in modo che le forze popolari non riuscissero vittoriose, 1>erchè non acqui– stassero quelPascendente di cui si voleva appunto pri– varlo; e di qui gli osta.coli o gli sforzi affinchò la SJ>C,. dhdono riuscisse debole e andru,se incontro ad una sicura sconfltta. Non fu colpa del Governo piemontese se, invece della sconfitta, la spedizione trovò impensatamente la vittoria. Vedremo poi come lo Stnto fece fronte a questa eventualità inaspettata. Per non aver J>iù da ritornaro sull 1 argomento 1 ricor– deremo qui come il sistema di S\'lare con spedizioni esterne le forzo pOJ>Olari,di contrapporre alla. agitaziono por la llllertà la teoria dell'Indipendenza o dell'unit:'1. 1 durò fino assai tardi. :Noi 1864 1 quando il Jmrtito d'azione mirava n sollevare lo J>Opola;donl ))81' ottenere p(JJ>Olàr– ttumte la. cacchlta. del pa1m. dn nomn., Il Governo reco ogni sforzo J>Crmandar Onrillaldi, alla testa., natural– mente, del romJ>icolli più pericolosi, in Ungheria e nei Principati Danubiani, coll'incarico di combattere l'Austria da <1uella 1mrte. • Che faremo noi, ancora una. volta, (scrh·o Oluse1>pe Ferrari) (') dei volontari? :Mandiamoli fuori di Stato, disse un ex amico di Cavour, a militare ht Oriente, il paese delle meraviglie; e diede loro un miliono col patto di starsene lontani. 11 Garibaldi, colla sua abitualo lnca1>ncitt\ politica, ave,•a già risoluto di accettare. So nou che, questa volta, tutti i più eminenti uomini di 1>arte po1>olare, cho • vedevano nel 1>rogetto un complotto regio 1>er allontanaro dall 1 1talia il suo salvatore, rendere im1>ossibileuna spedizione nel Yeneto, o una SJ>edizione dal di fuori J>erla sua liberazione 11 (') si op1>0sero all'impresa e la fecero andare a monte con una dichiarazione sul Diritto in cui si diceva: • che noi stessi versiamo in graYI condizioni politiche; che nessun J)O))Oloo nessun terreno ò pit', prOI)izio aa tma ,·ii;ol1t– ~io11e 1,cr yU 'i11teressi,della, llbertù, (quella ap1rnnto che lo Stnto ,•olovn. e,,1tare) che l'ltnllnno ,,. Guerrazzi stesso 1weva messo In sull'avviso Onrlllaldi con una nobilissima lottern, scrivendogli: " Voi non j)()lete, ,•ol 11011 doi:ete morire come un gregario colto nell'agguato 11• (') Questa frase (I) J. w. X,l.lllO: '4(10llh•o Blrl(IH,, H, cap. Xl\'. (') n aoc,rno o l'irtN.:• (I.e xonnler, 18',$1 pag. 1!1). (l) J. w. llARIO: GoriboliU, (Trnt!I), pag. i03. (4) J. w. KARIO: Idem, paa'. 702•i03. lumeggia. a mera,•iglia. il perchò del mezzi aiuti prestati nlla SJ>edizione del JSGO. Nel 186,t l'agguato nborU. Ma ne resta pro\'ato in modo inconcu,;so che il J)rinciplo nclnto da F'errnri nel 1851 - essere necessario s,•laro le forzo JlOJ>Olari e impedire loro di attuare la libert:l e la democrazia nello Stato - continun,•a ad 01>erarc nel 1864 1 come ave,·a 011erato noi 1800. ... Torniamo a quest'ultimo anno. Tutto andava bene J>er l'opera. cli de,•iamcnto e di– SJ>CrRiono dello forze popolt\ri. Questo si ,·ersuano in un 1 im))rcsa. disperata, da cui, per qunnto era prevedibile, sarebbero uscite sfasciato e, moralmente e material– mente, ·perdute. Che questa. rosse la rodo del Oovcrno, che il Govemo rosso sicuro dolio sbaraglio clell'im))rcsa., che, 1,ormot– toudolo di formarsi e di pnrtiro, esso non l\\'esse quindi niun altro scopo so non quello di mandare fuori Stato o alln J)Crdizioue deflnitiYa il J>nrtito J>OJ)Olare, è incon– rutabilmcnte provato dal ratto che, mentre rinsurre– rezione in Sicilia e la spedizione che dove,•a soccorrerla. amla\'Rno organizzandosi, il Oovernodi Torino propone,·a l'alleanza a quello di NRJJoli." Il Conte di Cavour ... con• sigliò (scri,·e il ChiRla) a Vittorio 1-:manuele di rivol– gersi direttamente a. Francesco 11 e 1>ro1>orglidi coope– J>erare con lui al riacquisto totale della penisola, la qunle sarebbe cos1 stata costituita. in due grandi regni, del Nord o del Sud. 11 11 Chlnla. J>Ubblica per esteso hl lettera di Vittorio •:manuele Il a Francesco II, e vi si legge: • iamo cosl giunti ad un tempo in cui l 1 Italla può essere di\•isa in duo Stati J)Otenti, l'uno del Setten– trione, l'altro del llezzogiorno; i quali, adottando una stessa politica nazionale, sostengano la grande idea dei nostri tcm))I, l'indipendenza. nazionale. li principio di dualismo, se ò bene stabilito e onestamente segulto, può essere accettato dagli italiani. ,, (') Queste ))ra.tiche, che scguivn110 proprio quando la. SJ>e• diziono gnrilla.ldinn, n. metà. lncornggia.ta dal Governo J>lomontcse, stava per snlJ>aro da QuRrto, dimostrano che questo Governo non incoraggia.va. la spedizione se non nella convinzione che essa andava. a certa rovina. Jn, 1 ece l'Inatteso, l 1 inverosimile, avvenne. La s1>ectiziono ricscl ,•lttorioso. Per la J>rima volta il t>ianodel Governo venl\•a rotto. Per la 1>rima ,·olta le forze popolari ave– vano In loro mano mezza ltnlla, e, facendo leva su di essa, potevano, in tuttn l'ltalia. 1 ort\mai, instaurare la lillertù. o la democrazia. Bisognava. fnr fronte a c1uesto gra.,·issimo pericolo. E ru qui che rifulse tutta l'abilità di Cavour e tutta. Pin– capacità politica di Onribaldi. Non descriveremo tutte lo mene di La 1-'arina e degli altri consiglieri di Cavour per ottenere l'annessione im• mediata o Incondizionata, o per impedire la nomina di un'Assemblea costituente; meno che sulla mente politi– camento nulla di Oaribaldl ebbero maggiore influenza. cho non i consigli di Dcrtani o di Cntt.aneo. Ci baster:~ 1lccennnrc che Cavour aveva. visto il pericolo sotto l'a..~pctto preciso <li trionro dei partiti 1>01lolari 1 della li– bcrh\ quindi o della democrazia, o 1weva sotto questa rorma. risoluto di combatterlo nncho eon le armi. " JI signor Farini (scrivo ThouYcnel) ha esposto all'impera– toro a Chambery la. posiziono molto imbarazzante o pe– ricolosa. In cui il trionfo <lell<i ricoluzio11e (questa J>nrola significa sempre, in bocca del moderati, trionfo della (I) C1tato d& J. w. ll.ARIO: .tgo1U1to lhrkt1tl1 u, paJ. !8 e !9.

RkJQdWJsaXNoZXIy