Critica Sociale - Anno X - n. 21 - 1 novembre 1900
CRITICA SOCIALE cnm po di battaglia quell'ascendente di cui era appunto sC0J>0principale il privarli. Ciò SJ>icga la contraddizione - altrimenti incompren– sibile - tra la chiamata dei volontari e il 1>essimotrat,. tamento che ebbero. Bisognava mrmdarli al cam])O e nelPistesso tem1>0im1>edireche agissero seriamente. E questo scopo fu raggiunto. nertani scriveva a Cattaneo: "Pare che il Piemonte conti sull'aiuto francese inconclizionatamente, che non voglia dare iccenth·i insurrezionali, che non voglia fare, o rare il minor conto possibile dei volontari, che 11.0,i mai solleterebbe le masse 1><>polllri, anche nel caso di in– vasione. 11 Era. questo il princi})iO fondamentale in tutta la sua purezza; ma bisognava temperarlo colla necessità del momento. E i volontari furono nccettati. Ma.come? " Si ebbe dal Ministero La :Marmora (scrive llertani) una 11iccola parte del materiale d'ambulanza. Le casse ll'istrumenti reggimentali, gli zaini cli battaglionii le barelle non mi si lasciarono neppure ,•edere. nipugnava agli intcnde11ti dell 1 esercito il consegnare qualche cosa del poco richiesto. Dimenando il capo, come chi ubbi– disce disnppro,•ando, brontolavano fra loro: 11 Uoba per Onribnlcli, tutta roba JJerduta 11 • E Medici scrivendo a Panizzi narra che il Governo piemontese incorporò nel– l'esercito regolare (cioè trasse fuori dalle file delle forze J)OJ)Olari) i ventimila migliori volontnri, e dei rifiutati 11 si formarono i tre reggimenti dei Cacciato,.ldelle Alpi, che, male armati e peggio equipaggiati e niente eserci• tati, furon dati a Garibaldi 11 ( 1 ). 1lio;;ognnn1. impedire quello che Mario augurava in una sua lettera. a llertani: 11 Garibaldi! Garibaldi! 'J'u JlUOi salvare l'Italia. ycttmulo it cla<lo 1Jer l<i libertà. " Quindi la ncccssit:\ cli limitare e intralciare (dopo averli malls• simo armati) l'azione dei garibaldini. u Kon è permesso Il dubbio (?,1(scrive la signora )In rio(')) che il ne non elesse questo istruzioni (certe istruzioni che anebbero avvantaggiato l'esercito garil)alclino) in buona fede (1) e che Cavour non facesse di tutto JJerchò venissero ese– guite, ma tanti e tali furono gli ostacoli pl'etel'messi dai golosi e invidiosi cli Oaribnldi, come da coloro che ave– vano in disprezzo e diffidenza l'elemento dei Yolontari, che Pordiue del Re non ebbe il mfoimo effetto. Gari– baldi JJOidiede istruzioni al Boldoni di marciare sopra Chivasso; egli rispose che scnz'ordine dei suoi superiori non si sarebbe mosso. 1 superiori. risposero che si fer– masse aci Acqui! i, ~; un episodio che dimostra con quale fl lucia e sinceri.tà le forzo popolari ro..sero ammesse a prender parte alla guerra. contro l'Austria. Si a\'\'eròi insomma, alla lettera, quanto aveva profetizzato 1lazzini. " Sarete al campo, in qualche angolo di Lombardia, probabilmente tra francesi e sabaudi regi, quanclo la 1mco che tradirà. Venezia sarù, a insaputa vostra, se– gnata. n (Scritti, voi. X, png. 190}. Frattanto, :iell'ltalia. centra.le la forza degli av,•eni– menti dimostrrwa impossibile il piano di Napoleone e di Cavour di fare della 'l'oscana un regno a parte. Tra )lodona, Firenze e Bologna si sti))ulava la lega. Garibaldi era a caJJOdelle milizie volontarie toscane e romagnole e minacciava. di irromJ)ere nelle l.ra.rche e nell'Umbria. Hisognava impedire questo grnvissimo pericolo che avl'ciJbe segnata. la preponderanza delle foi·zo popolari; o qulndi,meutre da.pJJrimaFarini e Fanti sembravano consen· :denti con Oari baldi, po.scia. 11 gli a.\'Vi.sie i consigli venuti da 'l'orino e da Firenze persuasero il dittatore (Farini) e il ( 1 ) J. w. MAIUO: Agostino nert,mi, TOI. f. (I) (;<u-J00/1U e , s11oi tempi, Treves (l)IIJ. 492). generale Fanti, che })focedendo per quella via si anelava incontro a pericoli. ch'era necessità s{1tygire (cioè a quello cli dnre slancio alle rorzo popolari). Laonde essi inclie– treggiarono con grande sdegno di Giuseppe Garibaldi. .... il quale intimò a Fanti cli cedergli la dittatura. entro ventiquattr'ore. Interrogato sul da fare, CaYour consigliò che il Re dovesse togliere ogni comando d'armi a Ga– ribaldi. Rattazzi propose l'uso di benevoli consigli. Essi, praticati eia Yittorio Emanuele, riuscirono efficaci. ( 1 ) 11 Cosl anche l'annessione de!Pltalia centrale si compl meclianto l'a.))plicazione del ))rinci))io fondamentale, es• sere suprema. necessità. escludere dalla formazione del nuovo Stato l'elemento di libertà e di democrazia che vi avreiJbe portato l'o11era dei partiti popolari. Che più? Questo piano è e~plicitamente confessato <111. Cavour. Costui, il 12 febbraio I 50, mandava. a La Fal'i1H~ una nota con istruzioni. In ossa si legge questo note,•o– lissimo passo: '"Bisogna. ordinare l'agitazione in modo che l'a.V\'eniro rimanga intatto; che si fondi 1Jih sopra idee (lj. 11azio11alità e cli i11clipe11de11:m chesopra principi! dl libertà.(') La profondità. della intuizione di OiuseJJpe Ferrari, che fin dal 1851scorgeva chiaramente o denunciava il giuoco di contrapporre la teoria rlell'unitll. e dell 1 indipeudenza alla libertà per s,·iare e SJ)erdore le rorze 11011olari 1 ri– ceve una. splendida. conferma nel fatto che noi ,•ecliamo quel giuoco es])licitamente o clichi11.ra.tnmenteseguito dn Ca,•our nel 1859! . . Siamo al 1860, l'anno decisi"o, come lo chiama H 'J'i– ,,nroni. 1/anno che J)Oteni essere decisi\'O dav, 1 ero per la democrazia italiana e che Io è anche per la nostra dimostrazione. Oi:\ nei primordi ciel 18(;0 noi ci tro\'iamo cli fronte ad una contraddizione simile a quella che abbiamo con– statato riguardo ai YOlontari del 1859, contraddizione che non si spiega se non col riconoscere che la linea di condotta fondamentale dello Stato orn quella di sbn• razzarsi delle forze popolari o 1,recludere ad esse ogni influenza. J,a. contraddizione è questa, che noi ve<linmo lo Stato aiutare ed ostacolare nel medesimo tempo l'imJJresa di Oaribaldi contro il negno di Napoli. Garibaldi a.,•e\'a. iniziato una sottoscrizione per un milione di rucili, e Vittorio Emanuele aveva sottoscritto ))Or J0.000 rrnnchi. 11 de))Osito delle armi s'era fatto a Milano òenza che il Go\'erno pensasse ad impedirlo. Cavour diceva (secondo un discorso di Sirtori alla Ca– mera, 19 giugno 1863): "quando si tratta di queste im– prese, per quantO auclnci possano essere, il conte di Cavour non sarà secondo a nessuno l'l" Finalmente il Oo\'erno la.sciò 1>artire i ,•olontari, mentre gli sarebl)e stato facilissimo, ,,01endo, impedirne la partenza. 11 Governo 1>iemontese (come scrivo il Guerzoni) rese il servizio II di non vedere, non udire, non toccare. enzn. quell'aiuto non si partiva per la. Sicilia l'l ('). }:cl è ve– rissimo. Questo è uno dei lati dell'aziono del GO\'erno 11iemo,1~ tese: il lato incoraggiante la i,;pedizione. Yedia.mo adesso il lato opposto: quello degli ostacoli fra11postivi. Ca,•our ordina che i fucili rnccolti a M.ilauo abbiano ( 1) N'IC. IJIASCIII, St. dell(1 Diploma:. tu,·opea, \'OI, Yirr, J)ag. 176 C scg. i citato da SAP~·,: UkonU t, & ri.tt. (TOI. ", 11ag. 5S). (I) Kpi,tolarW) d.l o. LA 1-'ARl~A, VOI. Il Citato da J. w. llARIO: Gm·UH.r1ai, coo., 11ag. 45a--taG. (1) TIVARO:H: L'llaUa deqU llalia11i, Il, parte Y.
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