Critica Sociale - Anno X - n. 21 - 1 novembre 1900
330 CRITICA SOCIALE penetrare il viluJ)J>Odei fatti e metterne in luce l'intimo significato. Supponiamo (egli scrive ( 1 )) sparito il sistema de1Pin– di1>endeuza1 ed i suoi fautori rimasi inoperosi, e Carlo Alberto nel suo palazzo risoluto a non combattere. Che sarebbe avvenuto? :Milano proclamava la republica; Venezia l'ave\'a cli già 1n·oclamata; Modena e Parma stavano per imit.a.rlaj l'Alta Italia invoca,•a l'aiuto della republica francese, e il re di Piemonte sarebbe rimaso circondato dei rCJ)Ublicani di :Francia, di Svizzera, di LomlmrdiR colla ribellione a Oenora e fors'auco in Sa– voia. L'intervento francese era certo, i go,·ernanti di Pa– rigi non lo potenmo ricusare, ed esso era il segnale della propaganda republicana. A.I marciare dell'esercito frnu– cese tutti i Governi sarebbero caduti, la .o;:cena sarebbe mutata a , 1 ista d'occllio, la Sicilia già sollevata diveniva republicana, il Borbone sarebbe rimasto imJ)rigionato ne' suoi castelli, il papa, già impopolare J>resso i suoi, sarebbe J)er sem11re caduto .... Che si fece? 1n questo so– lenne momento cli fervore, di entusiasmo europeo, di universa rivoluzionc 1 li uomini dell'indi}JCndenza ac– corsero intorno al re già. atterrito, gli additarono la ri– voluzione che l'inviluppava, gli posero cUnanzi agli occhi il quadro dell'Jtalia cmanciJJata, dell'Austria già ,•inta, e gli dissero: il giorno è venuto, avanti. 11 re move le armi. Contro ohi? contro la rivoluzione; la teoria del– l'indipendenza Sii detta il disegno da seguirsi,· ò il di– segno della controrivoluzione. La guerra è subordinata n,\la monarchia; quiudi è pattuito che Pllalia fa dei sè: la Francia resta esclusa; ogni democratico è trattato qual nemico, ed ogni privilegiato quale amico .... 11 re pone il suo campo sotto le mura di Peschiera j vigila ad impedire che assalti immaturi stringano ad affrettata dedizione quella fortezza .... Jn una parola, il l'e si pone nel luogo dell'imperatore, le sue genti prendono il ])Osto di quelle di Radetzky; il re si fa innanzi laddove l'im– lleratore si ritira; e, dove l'imJJerio si avanza, il re si trae indietro .... 11 movimento è serrato aflinchè le città. siano immediatamente 1,rese e consegnate, afflnchè non pos• sano intendersi, onlìn:i.rsi, difendersi .... Anche la leva militare è soggetta alla teoria dell'indi1>e1Hlenza; sono esclusi dal campo o disarmati i volontari che si vanno moltiplicando .... .Ai contadini è raccomandato di atten– dere alle loro messi, siccome in temJ)O di pace; a Mi– lano, a 'l'orino si mandano ordini di non distrarre, di non a.gitare la JJOpolazione; vuolsi che gli abitanti ri– mangano quieti, sedati, siccome ai tempi di "Mari:t'l'erosa. Ecco la lucida, inconfutabile dimostrazione che lo scopo fondamentale era quello di tener indietro le forze JJOpolarì 1 impedirne l'organizzazione, vietare che esse ])ortassero nell'assetto politico che andava maturandosi li loro contributo, cioè la democrazia e la libertà. Ecco la pro,·a che l'esclusione delle forze popolari dovewt es• sere la pietra angolare cli questo nuovo assetto JJOlitico, il quale doveva formarsi appunto su questa base, e non potrebbe ora rinnegarla. senza demolirsi. Se non si tiene presente questa. verità, non si cn1>isce piìt la storia italiana.. Perchò tutti i principi d'Jtalia nel 1848-49 mandarono le loro milizie contro l'Austria., ma le mantennero nell'inazione o poi lo ritirarono? Como si spiega questa contraddizione? AJJpuuto cosi: la guerra contro l'Austria non era che un diversivo; doveva servire a divergere l'attenzione e le forze dei poJJOlidall'attendere alla conquista della. libertà e della democrazia all'interno. Per il Piemonte doveva servire ad impedire che il popolo domandasse (come cominciava n fare) di pilt del magro Statuto concesso, e, nel Pi.stesso tempo, imJ>Cdireelle la libertà e la democrazia. fossero conquistate dal l)O})Olo lombardo. Cessato il tJericolo im– lninente, disperso il fervore dei JlOpoli, s,•iate le forze rivoluzionarie dal loro scopo diretto, In commedia poteva finire; e tutti i 1n·incipi italiani richiamMono le truppe e cessal'Ono cli far le vi;;te di combattere l'Austria. ( 1) La Feden1zlo11enpubb/ic(IM, r,ag. <48 o scgg. Ult: i-:1 IU L IO u ... Nel periodo 1849-1859 le forze popolari e democra– tiche continuano ad essere debitamente tenute a segno ed impMite dall'avere un'azione qualsiasi nello Stato. Dallo scioglimento replicato della Camera piemontese dopo la guerra e dal proclama di Moncalieri, fino ai processi e alle condanne del Savi e del Quadrio, alle espulsioni e persecuzioni degli immigrati, all'uccisione a forza di sequestri dcll'JtMia del Po1>0lo, il princiJJio fondamenta-le della nostra storia, sopra enunciato, con– tinua ad aYere pieno vigore. 11 l)icmonte coopera allo scoJJOdi tenere in cep1>i le forze JlOpolari con Napo• leone lH 1 colui che le aveva. oppresse in ]<'rancia, e, su questo terreno, segue e obbedisce i cenni impe– riali ( 1 ). .hl arriviamo così al 1859. Anche la guerra del 1859 è pienamente informata al principio fondamentale, che è necessario anzitutto SYiare e tener escluse do.Ila formazione del nuovo Stato le forze popolari e democratiche. La guerra ha origini napoleo– niche. L'impcl'atore aveva bisogno di assidero il trono sulla gloria clelle armi, e YOleva conquistare per sè la SaYoia, 1rnr :Murat il regno di Napoli, Jler suo cugino la Toscana ('). L'intento della guerra era assolutamente antinazionale pcrchè, se l'imperatore riesciva nei suoi piani (e non fu certo merito ciel Governo del Piemonte se non riuscì), l'unità. d'Jtalia sarebbe stata per sempre impossibile. Ciò era risaputo, come era risa1rnto che la Venezia doYcva rimanere all'Austria, così vero che Maz– zini l'a,·eva preannunciato ('); e come :Mazziniconosceva questo piano imperiale, cosi, meglio, lo conosceYa la di– plomazia Jliemontesc. 11 Piemonte dunque non face"a 'che cooperare ad una impresa natlOleonica, pattuendone come corresJ)etfiT'o un ingrandimento territoriale, cioè la Lombardia, antica aspirazione del GJ\'Crno di Torino che aveva per Jlrogramma di discendere coi secoli e col Po. Ma ciò facendo il Piemonte proseguiva anche nell'at– tuazione del principio che era necessario tener indietro le forze popolari, e impedire ad esse di organizzarsi o di conquistare all'interno la democrazia e la libertà. In– fatti, da un lato incanalava le forze pOJJOlari e demo– cratiche esistenti nell'interno del regno di Sardegna nel diversivo della guerra. contro l'Austria; dall'altro rea– lizzava d'un colpo !'antico J)iano del 1848-49 di serrare il movimento " afflnchè le città sieno immediatamente JJrese e consegnate, afflnchè non possano intendersi, ordinarsi, direndersi J)' In Lombardia l'opposizione popo– lare contro l'Austria continuava; da un momento al– l'altro avrebbe potuto sCOJJpiareuna nuova rivoluzione, e il popolo lombardo avrebbe potuto inst.aurare la li· bertà. e la.democrazia: L'occupazione IJicmontese tngliava corto a questa possibilità. Per attuare completamente il piano di impedire alle forze JJO}Jolari di ottenere ogni preponderanza nello Stato in formazione, Cavour trovava.si alle prese con una seria difficoltà. Da una JJarte bisognava mandare i volonta.ri nl campo onde impedire che agissero all'in– terno; dall'altra sarebbe bisognato non mandarli, 1>rima per accontentare Napoleone (che, nemico, al pari del Governo del l'iemontc, delle forze pOJJOlari, non H vo• leva e)), poi per imJJedire che essi acquistassero sul (') crr. J, w. llARIO: ÀUOSUno JJu•tmii, \'OI, ([ (Bar\JCl'A), e u~ TRA\1.:T: T,e O,•i.gh1f de/I" nazioue (G1•f/ic" S-OcLalt 1808·119). {') J. w. MAmo: GarUmfdf et suoi tempt, Treves, l)Rg. ~t,-1-t,t,. (3) J. w, llARIO: AuosU,w 1Jerta11t (llar\Jcra) 1 vot. I, png. 2!1S. ( 4) J. w. MAHIO: ÀQOBfillO Bel'lanl, 1. 0 , CaJ). X.
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