Critica Sociale - Anno X - n. 20 - 16 ottobre 1900

310 CRITICA SOC,IALE La rB!alività B l'atlna~ilità BI s~cialismo Tl socialismo è, so1wa tutto e innanzi tutto, un fatto e non ha. valore e consistenza se non in <1uanto è tale. t anche, e per riflesso, una teoria, e un ideale: teoria e ideale, che non sono usciti, come Minervfl) dal cervello di :,lcun genio, nè sono stati escogitati fantasticamente da alcun l~scufapio delle malattie sociali; bensì sono scaturiti 1 per naturale fo1·ma,1.ione ideologica, dal grembo stesso della società, dal giuoco fecondo ed incessante dei suoi interessi e delle sue lotte. 'l'eoria e idcnJc pertanto non sono se non una interpretazione e una tendem~a: due cosecioè jmmen– samente delicate e relative, che devono sempre essere pronto n. modificarsi, a integrarsi 1 a concretarsi, a norma tiella luce che su di essi possa essere proiet– tata o da nuovi fatti o da aspetti nuovi di fatti già noti. In altro pnrole, non i fatti debbono essere sa– crificati 11\la incolumità. de!Ja. dottrina; bensì questa deve di continuo, come l'ombra, seguire quelli, git– tando via a mano a mano quelle parti del suo con– tenuto, che, in cambio di rispecchiare njtidamente la realtà oggettiva, non sono che una fornnùazione ar– bitraria e cen•cllotica di fatti valutati imperfetta– mente. Questo il metodo, questa la disciplina, da cui, e teoricamente e praticamente, il socialismo e il par– tito socialista. non cle\•ono mai discostarsi: pena. il pericolo di cadere in una metafisica. non diversa eia. quella, dal cui giogo lavoriamo così faticosamente per Jil>erarci. Ciò in via generale. Ora vediamo alcune delle con– seguenze, che ne derivano. Se noi cerchiamo cli ren– derci conto con un po' di L>recisiouedi quello che il socialismo è, dobbiamo subito riconoscere, salvo che fa nostra mente non sia solibt a compiacersi delle n.stra;r.ioni, che esso è una parola immensamente vasta. e coml>lcssa, la quale non può acquistare una sig-11ificazionedeterminata, se non a. patto che si li– miti ~t enunciare sinteticamente due o tre dati gene– ralissimi, oppure - so ,,uole avere una. qualche con– crctezia - che si accontenti dì indicare modesta– mente il socialismo ,u questo o di quel paese, di 11uesta o di quella regione. Perchè, come il mondo sociale non è un blocco omogeneo, il' quale, da qua– lunque Lmrto si sfaccetti, presenta. sempre una me– desima parvenza; altrettanto il socia1ismo non è una. immensa. massa uniforme o monotona, bensì è un 0rft'Hllismo rivo o mutabile, che assume consistenza. o procedimenti varii, a seconda. delle differenti con– di;r.ionieconomiche, storiche, ctnicl1e, geografiche, ecc. Insomma. il socialismo 11011 è mondiale - mi perdo– nino gli amatori deUe solenni frasi demagogiche, se sopprimo dal loro dizionario una espressione a. cui essi sono teneramente attaccat.i - ma ò nazionale e 'regionale. Non nego che possa, in occasione di un Congresso o di nn banchetto internazionale, divenire anche monclinlc; ma. allora avviene una delle due: o che i convenuti si baloccano con magne discorse astra.tte e verbose, oppure che diYengono, volta per ,•olta, giudici incompetenti cli <1uestioni 1>articolari, le quali poi, qualunque sia. Ja sentenza del Congresso, si risolvono, nCI loro J>aese, come pii, piace ai con– tendenti o, meglio, come piit vuole il naturale im· pulso elci fatti. \'i ha, dunque, un soci~lismo tedesco, un sociali– smo francese, un socialismo italiano e via. dicendo; e ciascuno di essi variamente si atteggia nelle varie regioni e IH'O\'incie, dando luogo a delle ctifferenzo salutari e necessarie, che atterriscono i semplicisti e gli ortodossi e rallegrano gli avversa.rii, quelli pavidi, questi lieti di supposti scismi: d.ifferenze - ho detto - salutari e irrevocabili, che non sono se ·non l'ef– fetto ciel cliverso sostrato offerto dalle circostanze Io- cali. l~ la. realtà. - questa sola. dea. onnipotente - che rompe al1egra,nente i ceppi dolJa formula. troppo ampiamente generaliz;r.ata e male adattantesi a fatti non prima preveduti, della. realtà, che per tal modo costringe la formu.la a ri\•edere sè stessa e a divenire pii, esa.tta e piìt vera. Nè questa è la sola limitazione, entro cui si con– tiene il socialismo. Esso ha alt.ri confini, che sono connessi alla sua stessa natura, e alla sua stessa esi– stenza, voglio dire quel complesso di fatti, che costi– tuiscono la realtà <1uoticliana: realtà, che noi così spesso,conolimpica e filosofale sufficienza, trascuriamo come sfuggente, nella grettezza della sua attualità di tutti i giorni, agli onori della nostra dottrina; mentre per cont.rario è dessa, l'umile cronaca quoti– diana, che deve attira.re tutta 1a. nostra attenzione e tutta. la nostra meditazione; è dessa che deve starci a cuore pili della formula, pH1 della dottrina; perchè questa può essere non vera o solo in parte rispon– dente a verità, quella invece è, si muove, contiene i germi del domani) affretta, sia pure cli un attimo, • i fati del nostro ideale. Essa - la realtà - è la Yita. IJ negligerla, adducendo clic non di essa noi pos– siamo e dobbiamo preoccuparci, ben.sì della realtà. · del domani, che pensiamo sia per essere meno di– scosta dalla m.eta, a cui tentiamo di approssimarci, è cecità, è utopia., è un negare in pratica ciò che andiamo cli continuo insegnando altrui, che cioè nella evoluzione socia.le ~ come in ogni altra. evoluzione - non vi hanno salti e che H domani è figlio del– l'oggi. Poste queste verità - verità ormai così pacifiche ed elementari che dell'averle anche solo dovute ac– ce1rnare chiedo venia ai lettori deJJa Critica. - risulta chiaro che l'azione effettiva, del partito socialista, masaime ora che 11,fficialmente sso è forse anche pili forte che non sia realmente, deve, pur avendo sempre per guida i principii che i Maestri ha.uno additati e che ]a scienza ha consacrati, conformarsi alle contin– genze cli tempo e di luogo, baciando non ad appli– care coattivamente e artificiosamente la teoria alla realt.fl, ma a conciliare questa con quella. Dalla realtà. non si può mai prescindere. Per prescinderne, i1 par– tito socialista dovreblJe arrivare a un assuL·do incon– cepilJile, a prescindere anche da sò stesso: da sè stesso) in quanto esso, nella sua effettività oggettiva, altro non è se non il prodotto e il riflesso gem,ino deJia. realtà, quale gli si svolge intorno. E sopra, tutto - da che esso pare essere ora il pernio e la sintesi di tutta la vita del socialismo in Italia - il programma minimo deve studiarsi cli in– terrogare e cli interpretare la realtà presente, l'oggi, nel modo pili fedele. Chi sa dire qual peso potranno avere negli stael.ii successivi de11a evoluzione sociale gli elementi della. vita attuale? E a che, oltre a uu programma massimo, riassumente nelJa sua. indeter– minatezza lontana le tendenze estreme del socialismo, gioverà averne uno minimo, se questo 1>ure, tanto per non essere da meno del fratello primogenito, vorrà. affettare indifferenza. per le umili e transeunti contingenze dell'oggi, mirando, con voli troppo alti e nubiJosi, a desiderati e a. riforme incompatibili colla realtà odierçia? A che, allora, chiamarlo minimo? Già ad Arturo Labriola, che manifestava., circa. la attuabilità, nelle presenti condizioni dello Stato itii– liano, del programma minimo, l'indifferenza più piena e tranquilla, rispose in uno dei passati numeri della Oritica (I), con logica arguta e inflessibile, un altro collaboratore, del quale nou voglio ripetere qui le argomentazioni sensate e diritte. Solo voglio espri– mere la mia ingenua maraviglia, che anche i relatori (I) CIU'l'ICASOCIALE, 1. 0 settembre, À p,.qposlto dtU'obbietf() t umm dtt prQ11rm11ma mb1lmq (lUr!posta ad Arturo Lnl>rloln) d.1 x.

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