Critica Sociale - Anno X - n. 20 - 16 ottobre 1900
B S!B CRITICA SOCIALE Ma percbà ci?>accada. e la limpida visione del dram– mntl;rgo, cosl rispondente in tutte le sue parti, trovi 1'1ibt consistam, occorre spingere la presente generazione ad un lavoro affannoso di ri11ulitura, di rnschiatura. Il sottosuolo nasconde insidie, che potrebbero essere fatali al nuovo edificio, se non si estirpassero tutte prima di fissare anche una sola pietra dello fondamenta .. Prima insidia il clero. Non importa sapere dal Jlrete a quale, fra le centinaia cli sette che affliggono il pia– neta, egli appartenga. Certo ò che tutte le sette si as– somigliano nei loro rappresentanti terreni: • La religione " non è più per essi un apostolato, ma un mestiere, un " commercio. Non i problemi di religione o d.i morale "li interessano, ma le lotte politiche; politicanti, indu- 11 striali, conferenzieri, essi studio.no nei tem1>li argo- 11 menti di n.ttualità, e questioni alla moda. :, Ciò, che ò verità. clogmatica nolln. terra. di Norvegia, diventa men;,;ognn J>er gli Anglo-Sassoni, per i 'l'urchi 1 1>ergli 1lbissini. Non è JJOssibile che Dio abbia voluto vestire il suo J)ensicro di tanta gazzarra arlecchinesca! A!fra insidia gli uomini di Governo. Tutta la vita mo– derna è affannosamente Yolhi a reggere quelle che il ~orclnu ha chiamate menzogne con,•enzionali, e che mi– nacciano ormai di schiacciare ogni sostegno, tanto graYe ò il loro peso. 11 Si domanda il. llonsen (Dega <lei giovani) " s'egli rinuncerebbe ad occuparsi dei suoi privati into– " ressi quando gli elettori lo scegliessero a loro rappre– '"rnntantc. - l miei intere~si J>rh'ati ne soffrirebbero "certo; ma, se si crede che il pubblico bene lo esiga, " io rinuncerò ad ogni considcrnr.ione 1>ersonalc - ccl 11 egli ruba il denaro cFun altro o s1mrisce. t1 I capita– listi non mirano che nel nccrescerc i loro guadagni; ricchi e rorti 1 essi "non hnuno neppure bisogno cli to- 11 nere i loro vizi nel mbtero e nell'ombra, essi possono 14 sciorinarli in pien meriggio; hanno tutti i mezzi per " J>rotcggcrli: denaro, forza pulJblica, stam1Ja. :, La stam1>a, nel JJcnsiero di }:nrico Jbsen, è una terza fra lo grandi insidie dell'età nostra . .Essa favorisce le monti piccino ed ambizioso, solleticandole a giudicare elci problemi pii1 disparati e prorondi senza conoscerli. 11 In allri tem11igli scrittori, i sa))icnti s1Jende\·ano una " parte della loro vita a studiare i sistemi d'una ebl, " prima di farne la storia: oggi i 1·e1}()rlers, spesso " poco intelligenti, parlano d'ogni cosa, senza conoscerne " briccica. ,, Quarta. insidia la famiglia (perchò non la prima?), elle \'alo quanto un prosaico affare di commercio. A riparo della legge, ogni corruzione d'anima e di corpo è per– messi~; ruori dalla leggo è perseguìta e condannata. }; la donna, che ha legato la sun. vibt ad un uomo che lo ri– pugna, è pili infelice della <lonninn.allegra, che 1rnò ri– fiutare, se crede, anche l'offerta di un principe! La giovane genern.zione raccoglie nelle sue vertebre ammalate i rrutti di questa immane decadenza j e gli uomini di ,•ent'anni si scntou vecchi e guardano clinnnzi a sò paurosi 1 inebetiti 1 i giorni cho le col1>edei padri hanno loro preparati. l"On si 1rnò dire daV\'ero che questo quadro ibseniano sia allegro! llla riassumo redelmento l'opera dell'autore; o il ln.voro di sintesi cosl presentato dall'Ossip-Louri6 ( 1 ) - già prima. d'oggi paziente indagatore del pensiero nordico - rifulge J}er ordino o chiarezza. l<'inqui ln. })arte negativa o critica dell'opera ibseniana - pu11toallegra, abbiam detto. ( 1) OSSll'·I.OlJRt.-:: I.a pMlOIOJ)l1le •tkhlle (l(UU le fMdfre d'lb8tll. - Par111 1 Alcan, 1000. Ma non bisogna disperare. t ottima igiene aprir la mente a. tutte le crudezze della ,•ita 1 dissiparne tutte le illusioni per pronedere con sollecitudine e costanza ai rimedi. Questi sono nella elevazion·e umana per mezzo della. \'Olontà. e dell'amore. " Brand ap1>al'tienea quella schiera " d'eietti che hanno ricevuto la grazia, la facoltà, il 1)0- 11 tere cli augu.rarsi una cosa, di ctesiclerarla, cli volerla, " con tanta pertinacia e con tanta severità verso loro " slessi, che finalmente l'ottengono o soccombono. ,, }~tutto questo sforzo gli eletti debbono otfrire a be– nefizio degli umili, di quanti non ebbero da natura forze surttcienti per correre in prima ftla l'alea di una vittoria. ~: sarù. così il mondo una rigenerazione della. collet– th1ità per parte clell'indi"iduo. A quest'affermarsi del– l'individuo, clic i secoli rlpotono rarissimnmente, bisogna badare, }JCrchè egli ò come la sintesi di tutte Io coso create: quanto cli greggio la natura gli trasmette, egli elabora. e distribuisce fra gli uomini. E in ossequio all'individualità. umana, forte e buona, la donna non deve attendere da altri prima che da sb stessa i mezzi per diventare la. compagna, non la sud– dita, del marito. E, clopo l'ele,•azione, la donna. conser– ,,erà. e rannobilirà. con l'amore la famiglia, rinnovata con la forza del \'Olere. Quest'ò la parte positiva por cui l'Jbsen ha celato dietro tanti simboli e tanto imAgini evanescenti una primavera. candida d'ideali. Primavera. già durata mezzo secolo nel cervello cli un sol uomo! L'Ossip-Lourié ci guida a comJ>renclere in una conchiusione poderosa tutta In. forza cli lotta che questi J)roblemi hanno suscitato. 11 concetto fllosoflco del drammaturgo norvegese, in questo ,·olume di sintesi, si SJ>ogliaa 1>ocoa poco di ogni dubbio, come un ime– saggio da una nebbia nell'aurora. E le cose e le persone escono dal Yelo limpide anche nella lontananza. e tutte le 1>en•ersità.sembran fuggite con la notte. . . . li ln.voro di sintesi fatto dall'Osslp-Lourié è giunto in ora opportuna. Si direbbe che gli uomini debbano ren– dere i conti prima che il secolo muoia e già tìran le somme affannose. Tutto l'insegnamento, che l'lbsen desidera diffondere tra il maggior numero di eletti, è ad un tem1Jo la sua forza e la sua debolezza. i.a sua forza cli agitatore; perchò ormai è tangibile tutto ciò che i JJroblemi hanno suscitato. Discussioni di principii nei giornali e noi J)eriodici, intel'viste, rivela– zioni di attori che a loro volta riYelano pubblici interi, pronti nel accogliere il nuovo ,•erbo scenico, come ne. cadde allo Zacconi in Jtalia. Lo idee sono veramente penetrato nel poJ>olo e già clan frutti, rinnovando l'ar– rermazione di :Felice Ca,•allottì " che l'arte sia una bat– " taglia, com'è una battaglia la. \'ita. t1 .\la queste idee sono la debolezza dell'artista. L'Ibsen, prefiggendosi d'insegnare, ha. assenito l'arte ad un fine ci,,ile. Pur cli far conoscere un princiJ)iO rh·oluzionario non ha esitato dinan;,;i ad alcuna. iu\'cr0simiglianza sce– nica. 1 suoi personaggi si muovono come dei Yisiouarii che nulla sappiano della vita circostante, e giustificano Sl)CSSO quella. parte cli JHlbblico che, non })enetrn.ta. dal– l'alta. filosofia del drammaturgo, gli rimJH'OYerala im– ))OSsibilità.scenica. cli tro1JJ>0 situazioni. 1•:nricoJbsen non avrà. nei secoli la rama di Slrnks1>earce dei greci tra– gedi che l'arte venerarono quale prima sonana nelle 01>cre loro: e quand'anche abbiano il.nito flui civili ol– tre l'arte, la seconda non sacriflcnrono ai J)rimi.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy