Critica Sociale - Anno X - n. 18 - 16 settembre 1900
282 CRITICA SOCIALE neamento rluc aspetti distinti, ciascuno dei quali dove essere considerato con criteri particolari. Vuno imtJlicn. un problema di IH'Oduzione, e consiste nel sapere quale contributo npporti il prodotto di quel dato gruppo al salario e al profitto collettivo. L'altro ò un problema cli distribuzione, e consiste nel sapere quale quota del prodotto sociale, quale particolare salario e quale par– ticolare profitto ottengano rispettivamente gli OJJOraied i capitalisti che quel gruppo compongono. Il primo ò un problema di quantità, e si risolve - come sappiamo ~ considerando il prodotto nella. sua grandezza. aritmetica intrinseca; il secondo è un problema di rap1Jorto, e si risolve colla conoscenza del valore del prodotto. Ris1>etto al salario e al profitto collettivo; rispetto, cioè, all'in– teresse generale della società, il prodotto di ogni singolo gruppo sar~~ tanto più apprezzabile, quanto maggiore sarà la sua grandezza assoluta, la sua grandezza in valori d'uso. Rispetto, invece, al salario e al profitto individuale; rispetto, cioè, all'interesse pa1·ticolare ed antagonistico dei singoli gruppi, esso sar:'~ tanto piì1 ap– prezzabile, qum1to pili elevato si prnsenterìt il suo va– lo,·e. ~: facile, dopo ciò, intuire gli errori in cui de\'OHO caclere tutti coloro che, come i mRrx.isti1 0 1 nel caso s1rnciale, Jauròs, analizzano il meccanismo clella 11rodu– :donc unicamente attraverso al valore. La contemplazione esclusiva del proclotti nella. rol'mit di valori <li scambio, e la t)ossibìlifa - data la speciale teoria del ,•alore di Marx - di considerare ogni pro– dotto isolatamente nel suo intrinseco valore-lavoro, flni– Rcono col ra.r loro dimenticare che i valori di icambio 110n sono - in ultima analisi - se uon i rapJJortì se– condo cui si }Jcrmutano i valori d'uso, e non costituiscono se non il mezzo particolare con cui i singoli gruppi ocl individui raggiungono quello che resta sempre il loro fine ultimo: tH·ocurarsi dei valori d'uso, soddisfare dei bisogni. Per essi la. produzione diventa senz'altro la tlro– duzione di valori cli scambio; e l'unico interesse, così dei singoli come delle collettività., l'interesse pei valori di scambio pii, alti. ~:in base a questi critert che Jauròs ha potuto pronunziare la sentenza riportata pili SOJlrn: .: li prodotto, in quanto prodotto, in quanto valor d'uso, in quanto è un oggetto consuma.bile e assimilabile, non ha pel capib.tlista valore alcuno ,,. Ora, tale concetto è erroneo dallo stesso punto di vista del\linteresse del singolo gruppo o del singolo capitalista: interesse che, come sapJJiamo 1 riflette i prodotti consi– derati nei loro rapporti di scambio. Il valore, infatti, serve, come sappiamo, ai singoli gntf)J)i por ottenere i prodotti degli altri, e JJer trasformare così la prOJlria produzione, contributo frammentario al salario e al profitto collettivi, nei sala1·i indi\'iduali dei rispettivi operai e nel profitto inclividuale del riSJ)Ctti\ 1 0 capitali– sta. JI valore cli scambio, dunque, non interessa i sin– goli gruppi e i singoli capitalisti J)er sè medesimo, ma in quanto costituisce il mezzo con cu.i possono })rOCll· rarsi, i11 cleftnitiva, i prodotti degli altri gruppi e dogli altri capitalisti. Ciascuno desidera di vendere il lll'OJH'iO prodotto a 200 auzichè a 100, non J)er il gusto trascen• dentale clella cosa in sè, ma perchè, se vendendo a 100 si pone nelle condizioni di godere la quantitìt x dei J)l'O· dotti altrui, vendenclO a 200 si pone 11ellocondizioni cli goderne la quantiU~ 2 x, cioè il doppio. Il valore cli scambio del proprio prodotto costituL-,ce dunque, per ogni singolo gruppo e per ogni singolo ca• pita.lista, un mezzo con cui realizzare il fine ultimo cli procurarsi la Mtaggiore massa dei valori d'uso altrui. B u u,c-1.,r:t I u L di u .•\ppunto perciò esso preme loro, ed ò loro utile solo in quanto J)ermette loro di realizzare questo flne. Si su1,– ponga infatti, per un momento, che, mentre il grut)PO A vede aumentarsi da 100 a 200 il valore del suo prodotto, anche il valore dei prodotti di tutti gli altri gruppi au– menti nella. stessa proporzione. Jn tal caso, il gruppo A venderà. t)iù caro, ma comprerà. anche pili caro; e nes– suno dei suoi componenti guadagnerà qualcosa. Oli ope– rai si procureranno gli stessi prodotti-salario di 1wima; i capitalisti gli stessi prodotti-JJrofitto. Non ò dunque affa.tto vero, anche considerando ogni gruppo Jlroduttore ed ogni capitalista. nel loro interesse indi\'idualistico, che la divisione del lavoro annulli })er loro l'importanza. dei valori d'uso. J~ssa complica il fe• nomeno, ma non ne altera l'intima natura. Se la diYisione clel lavoro non_ci fosse, ogni gruppo produttore ed ogni capitalista sarebbe interessato senz'altro ad ottenere la. massima somma di valori d'uso, in quanto questa somma costituirelJbe immediatamente il loro diretto consumo. Dnta la divisio110 del lavoro, il fine resta lo stesso; sol– tanto che, per raggiunge1'1o cella maggior JJienenn, il mezzo che IJisogna acloporn1·cè di 1·ealizzarc - costante il valore di scambio dei JH'odotti altrui - il massimo valore di scambio del })l'OJ)rio. Riassumendo, dida la divisione del lavoro, p1·csso ogni gruppo e presso ogni ca,pitalista si determinano due in– teressi ooesistenti: l'uno 11reliminare ed i,strumentale di venditori, l'n.ltro clefinitivo e diretto di consumatori. n primo si riconnette n.i valori di scambio; il secoudo ai valori cl'uso. 1\ppunto perchò ii secon<lo è il sostanziale, la concezione dei prodotti deve rimanere, anche colhi divisione del lavoro, una concezione di valori d'uso. Considerare i singoli gruJ)Jli e i singoli caJJitalisti sol– tanto nel loro immediato e transitorio interesse cli ven– clitori, costituisce un errore, la graviti\ del q_uale è la piì1 eloquente condn.nna del metodo d'analisi <~a cui cleri\'a. Abbiamo consi{lerato finora l 1 interesse indi\•iclualistico dei singoli gruppi: interesse che, come abbiamo visto 1 ~i riferisce ni singoli prodotti considerati nei loro rapporti di scambio. Ma noi saJ )pia.mo che i prodotti dei singoli gruppi })!'esentano un nitro e fondamentale as))etto: quello per cui costituiscono altrettanti contributi quan– titativi alla }Jroduzione sociale. Ora, è appunto questo altro nsJ)etto dei prodotti individua.li che ci pennette di evitare un secondo e non meno gru.ve onore. _1\; evidente che, siccome l'alto valore cli scambio del prodotto di un dato g1·up1)0o di un dato. çapitalista non sbl'te il suo effetto utile che in <tuanto non aumenti con– temporaneamente il valore di scambio degli nitri, esiste, nl diso1Jra degh interessi antagonistici dei singoli, con• sicterati come ·venditori, un interesse colletth•o comune per cui tutti devono tendere, come procluttori-consuma– tori, a portare al prodotto sOciale il massimo cont1%uto quantitativo. Poichò ciascuno consuma in quanto esistano dei prodotti, l'interesso fondamentale diventa. Jler tutti quello che vi sin la massima quantità di prodotti. Ora, da.to il rapporto che vedemmo passare fra il prodotto del singolo gruppo e la. procluzione sociale, la costi Ri comprende facilmente. Rispetto alla 11roduziono sociale, il prodotto di ogni grupJ)O costituisco un con– tributo quantitatiYo, o in valori d'uso, alla massa totale dei beni; ed è quindi tanto più utile alle due clMsi so– ciali considern.te nel loro complesso, quanto maggiore sia il contributo ch'esso rappresenta per il salario e 1ier il profitto collettivo. Considerando invece la 1wocluziono n.ttrn.verso n.l solo
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