Critica Sociale - Anno X - n. 16 - 16 agosto 1900
CRITICA SOCIALE 249 eliminata, ricordando che fra le dale dei due pro– grammi corre 1wecisamente la trasformazione degli istituti politici emopei e il diritto elettorale esteso alle classi lavoratrici. li ()rogramma minimo del partito socialista resterebbe sempre, secondo il pensiero del :i\[arx, un programma rivoluzionario e comunistico, ma i mezzi della sua o attunzione o preclicaz.ione sarebbero cangiati. Il .Manifesto dei comunisU clove,,a necessariamente, data la condi,-.ione· politica delle classi lavoratrici curOJ}ee nel 1847, subordinare la realizzazione alla presa di possesso rivoluzionaria ùel potere da parte della classe lavoratrice; il pro– gramma del Pari-i Onvrier consentirebbe la predica– zione e l'adozione di quelle misure anche per mezzo del suffragio elettorale. Il punto comune delle due vedute resterebbe questo: che le proposte contenute nel programma minimo sono sempre considerate siccome comunistiche e pro· lotario e nulla più. Diverso è i1wece l'avviso che sul programma, minimo reca la democrazia sociaJo di Germania. L'estensore del programma di Erfurt, Kart Kautsky, comincia a constataro che non tutte le rivendicazioni contenute nel prog-ramma minimo toccano gPinteressi del proletariato. u La maggior parte di esse riguarda il campo di quegli internssi che il proletariato ha comuni con gli altri st.rati della popolazione produttrice " (1). Molte di queste misure son comuni al partito socia.lista e alJa demo crazia l)Orghese. l~sse servono a sollevare le condi– zioni di esistenza clelllt piccola borg·Jrnsiacittadina e campagnola, ad impedire che il loro tramonto come produttori sia accompagnato da un decadimento mo– rale e soc-iale dannoso a tutta la soeietà. La rovina della media borghesia è inevitabile, ma tale rovina può essere accompagnata da fenomeni più o meno dolorosi. Evitarn questi fenomeni e contribuire alla elevazione morale della gente minuta non apparte– nente al proletariato; in ciò lo scopo e i limiti del programma minimo. Come procluttori, i piccoli borghesi cittadini e cam– pagnuoli non possono sperare aiuto dal proletariato; ma bene i11Yececome consumatori. 'l'utto ciò che tende a rendere la vita più a buon mercato (aholi– zione di dazi, sviluppo della cooper:\zioue, ccc.), ad accrescere Ja dignità del cittaclino (democratizzazione de11oStato), ad eleva.me il tenore cli vita (abolizione dello imposte indirette e delle spese improduttive), eleva la classe della media borghesia, la rende pili esigente o, il giorno in cui la sua distruzione eco– nomica ne provochi la eliminazione sociale, il partito socialista e il proletariato la troveranno incline ad entrare nelle loro file e a combattere le loro bat– taglie. Ora, tutte le misure) che soa giovevoli al piccolo borghese come consumatore e cittadino, sono utili del pari al proletariato o, in generale, alla classe lavoratrice. Il programma minimo, dunque, secondo il Kautsky, non è certo un programma comunistico, ma il com– plesso delle rivendicazioni che tendono a rendere meno brusco il 1>assaggio della media borghesia nel proletariato. Esso è e resta un programma demo· c1·atico-a1it-ifiscale. u. Che cosa dobbiamo notare nelle opininioni orari– ferite? Giova innanzi tutto diradare l'equivoco che il pro· gramma minimo sia un programma elettorale. Que– st'ultimo per necessità di coi;e lsfugge a qualunque particolareggiata enunciazione, ma anzi si determina dalle sempre mutevoli ·eonUngenze del1a vita poli- (I) K. KAUTSKY, Das Erf11rte,· Prognomu. stuttgart, 1S92, CllP, v, t u, pag. 2~s. o E G u no B1:-irco tica. 11programma elettorale è quello che lo circo– stanze dettano ed impongono e non può essere altro. Noi abbiamo combattuto la volta scorsa stùla base delle pubbliche libertà. Nelle elezioni immediata– mente precedenti fu messa sul tappeto la questione del diritto <li pace e di guerra, devoluto daJl'art. 5 .dello Statuto al re e che il nostro partito giusta– mente rivendicava al popolo, a proposito della guerra greco-turca, in cui fu evidente il dissidio fra la vo– lontà popolare e l'azione dei governanti. fn elezioni precedenti o successivo la base della lotta sarà stata e sarà. un'altra. Pur non rinunziando ad ossorn il partito della rivohrnione sociale, cioè della integrale trasformazione di tutti gli istituti giuridici fonda– mentali : famiglia) proprietà e Stato, noi sosteniamo, a volta a volta, or questa or quella riforma, a se– conda che le circostanze la indicano e la rendono urgente o ci occupiamo di questa o queUa questione, a seconda che gli eventi storici la recano in mezzo al dibattito della nostra vita quotidiana. Nè credo sia necessario diffondersi in così ovvia dimostrazione. Nè l'affare Dreyfus ))01' i socialisti francesi, nè la questione cinese per i socialisti ita– liani e di tutta :rnuropason cosa preved.ibi\0 0 neppul'e sotto la loro forma più generale, in un progmmma del partito. Nella soluzione di sifhitto questioni, vale certamente Jo spirito generale dell'idea socialistica, ma si tratta pur sempre di un lavorio d 1 intorpreta– zione e di applicazione 1 condizionato dagli avveni– menti, dai pl'Ccedenti storici, dallo stato dcUe lotte cl.i classi e dal grado di maturità della classe lavo– ratrice. Il programma elettorale sta al di sotto e al di qua del programma minimo e non è lecito con– fonderlo indifferentemente con quest'ultimo. Il pro– gramma elettorale è variabile come le circosta11zc nazionali e storiche; quello minimo già suppone rea. lizza.te certe condizioni ed è osso st,esso nella sua reaUzzazione un determinato modo di esistenza so– ciale, che deve necessariamente superare, almeno nei tratti più generali, Je contingenze storiche e nazio– nali. Ma di ciò in appresso. Osservazioni analoghe possono farsi a pro1>ositodi quella opinione che considera il programma minimo come il complesso delle riforme che il proletariato ·vittorioso instaurerà appena raggiunto il potere. l~ evidente infatti che il proletariato raggiungerà il potere in condizioni storico-nazionali completamente sottratte ad ogni nostra previsione. L'istesso .Mani· festo dei comunisti prevede che le misure da prendere saranno diverse a seconda del grado di maturità dei diversi paesi. Anche il modo col quale il proletariato potrà. stabilire la sua dittatura im,personale influirà su 1e forme e gli scopi ciel programma. Sembra oramai assai poco probabile, come giustamente no– tava il Liebknecht al congresso di Colonia, che nelle grandi monarchie europee il proletariato possa rag• giungere il potere per le vie pacifiche. La resistenza, che nei paesi monarchici - eccezione fatta, natural· mente, dell'Inghilterra - si oppone agli sforzi politici del proletariato verso la. democrazia operaia, aH'in– terno della fabbrica e nel1o Stato, è così apertamente esplicata e confessata, che la tattica del proletariato se ne dovrà risentire, presto o tardi. I tentativi espli– cati e non mai smessi di restringere il suffragio in Germania ed in Italia sono un indice assai elo· quente (1). Ora tutte queste condizioni di coso sono così poco prevedibili che non possono formare og- (') Del resto I J)rogressl elettorau assili rllrllmonte si accompa– gr11rno a J)rOgrcssl 1)()Utic• o soclDU. u J)llrtlto socialista Italiano conta ornmal 32 dc1mtall, ma ln fntto di libertà pubbllche o di riformo soclall non si tanno che del passi all'lndlotro. L'enorme .sviluppo elettorato della democrazia socio.lo tedesca non SI è por nullll ac– eoml)agnato Il l)rogrossl della domocrazill l)Olltlea, nel paese o nello lstltuzlont.
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