Critica Sociale - Anno X - n. 16 - 16 agosto 1900
250 CRITICA SOCIALE getto di programma. Che cosii sappinmo noi dello istituzioni politico-sociali che tro,•eremo applicate al momento in cui il proletariato raggiungerlt il po– tere? Ma, di tutte le opinioni innanzi cita.te , la meno sostenibile mi sembra essere quella del Kautsky. Rgli sostiene che la maggior parte delle misure re– clamate nel programma minimo son rivolte a so1le– i·are la condizione di vita della. media e minuta borghesia. Ora, poichè egli è di quei marxisti che credono al fatftle sparire della media e minuta hor– ghesifl, sarebbe pili congruo ch'ei dicesse esser quelle misure rivolte, non già a sollevare la condiziono cli csistem~adella media e minuta borghesiR, 111rt anzi pili semplicemente dei consumatori, a qualunque classe ap1}artengano. Una riduzione del prezzo del pane, dei manufatti e delle spese improduttive torna font.o a vantaggio del proletario, del minuto bor– g·hese, (luanto del ricco capitalista. Anche quella , ele\"a.zione morale della società, che ò il prodotto della democratizzazione dello Stato, torna di van– taggio a tutti ~li spiriti liberi ed a tutte le anime di progresso, senza eccezione di classe. Certo uno Stato autocratico o monarchico misto possiede mozzi di repressione a Yantftggio delle classi ricche od Agiate, di cui non può disporre Jo Stato democratico e repubblicano; ma appunto perciò possono sentire simpatia per quello quei piccoli borghesi che hanno mente ristretta e spirito pigro. Se non che, non è degli eflètti dell'a.pplicaziono del programma minimo che qui si discute. ])elle istituzioni che incondizionatamente avvanta.ggiano il consumatore, il Kautsky) per esempio, non a tutte è favorevole. Che in molti casi il socialismo di tato possa essere utile al consumatore, non si nega. Si pensi al monopolio del grano. Ma i socialisti demo– cratic'i combattono le istituzioni del socialismo di Stato perchè autocratiche, monopolistiche, illiberali e coattive. Noi invece concepiamo il socialismo come la massima affermazione della libertà. umana, e il Kautsky è nuche tli questo avviso. Dunque non al solo beneficio del consumatore deve porsi mente. J:li a che altro allora? 1\llo spirito della. riforma, cioè al grado in cui realizza. le tendenze e gli scopi llelragih1zione so– cialista. ]~eco il punto. rrr. l~ppure nelle tre opinioni innanzi avanzate è lecito notare un movimento di convergenza. Chi considera il programma minimo come programma elettorale non si ilJude che il programma stesso possa trionfare in unit qualunque legislatura parlamentare. Lo stesso programma. del Parti Ouvrier parla delle elezioni come cli " un mezzo di agitazione e di organizza– zione ,,. Questa idea ò certamente molto imprecisa ed indeterminata., nrn. accenna abbastanza chiara– mente AIPintenzione che il programma minimo tra– scenda i limiti della. CApacità. legisla.trice d'una 1egislat.ura ordinaria. La considerazione del pt·o– gramma minimo come del programma rivoluzionario, della. impersonflle ditta.tura del proletariato, include anch'essa l'idea che si tratti delle misure da pren– dere per instradare ed organizzare la trasformazione socialista) per accelerare il passaggio dal capitalismo al socialismo. Infine l'istesso Kautsky che, dopo aver prospettato il programma minimo come l'insieme delle misure YOlte al sollievo delle Altre classi pro– dut.trici non proletArie, è costretto a eliminarne alcune che pure assai tornerebbero a loro vantag-gio, non esce da quest.a contraddizione se non ricono• scendo egli pure che il 1Jrouram111aminimo del pm·• lito soc.ial-istct è l'insieme delle riforme politico-soc-iaU che 1Jre1xawI0 e<l iniziano la trasformazione socia- Bm 1oieca u no f:jfarc lista. Se Pesarne istituito qui sopra è esatto, ciuesta può dirsi l'idea fonclflmentale, spontanea ed obbiettiva del programma minimo. Dalla quale osservazione emerge un corollario assai evidente, e cioè che deve ritenersi erronea l'opinione .che considera. il programma minimo come condizio– nato dalle speciali condizioni di tempo e cli luogo di un singolo paese. Con l'attuazione del programma minimo non solo si avvia, ma si 1nizfrt l'attuaz-ione della raclicalissima trasformazione socialistn, ovvero sia si clh il primo passo della rivoluzione sociale. Se gilt siamo in socialismo, è eYidente quindi che le divergenze nazionali e di tempo non possono indurre che diYergenze mera.mente formali. Jl nòcciolo del programma resta per necessità di cose lo stesso sotto i piì.1diversi gradi di latitudine e cli longitudine. l,,'opinione opposta è nata dalla volgare confusione fra progrnm11ul. minimo e programma elettorale, confusione che si trova, per esempio, rispecchiata nella relazione presentata. al Congresso di Bologna. Ln quella, per esempio, come ben nota il compagno x, si troYano, accanto a proposte minime, delle proposte (mi si perdoni Ja sgrammaticatura) pilt minime fl.Jl– corfl.. Ma l'origine di questo errore cli grammatica socialista si ritrova tutto nella confusione innanzi rilevata('). Perciò il lavoro 1 che ci propone x, può ritenersi assolutamente inane. Ciò ond'egli si preoccupa, nelle sue proposte cli programma, è cli ridurre al possibile le spese dello Stato. Egli non tende che a introdurre delle economie nel bilancio; ma il socialismo non sta in questo; molto probabilmente ci forzerà. anzi, anche nei tentativi parziali, ad aumenta.re le spese. Le idee cli x tradiscono Ja preoccupazione tutta ita– liana sullo stato del nostro bilancio. Ora la riforma iniziata dal programma minimo non può tener conto di ciò. Noi dobbiamo diffondere la cultura ohbiettiYa o professionale in una misura infinitamente supe– riol'e Alla attuale; dobbiamo introdurre una legisla. zione operaia che rappresentel'i'L una spesa. straordi- 1rnriamente superiore a quella che ci impongono i tenui tentativi fatti sin qui; dobbiamo a.dott,are un metodo di difesa nazionale che - come ha dìmo– stra.to da lunga mano il Von cler Goltz - sart~assai pili costoso di quello degli eserciti stanziali; dovremo curare, in ultimo, l'assistenza legale e medica in misura che accrescerà sempre piit il bilancio delle spese, Possiamo, in un programma, che è l'inizio della trasformazione socialista, preoccuparci delle peculiari condizioni dello Stato iblliano? l~videntemente no, perchè noi non andremo al potere nè oggi, nò domani e nemmeno doman l'altro. 1~ se, fino al giorno in cui i socialisti dovessero assumere la responsabilità. del pote1·c, avessero a persistere Je attuali condi– zioni finanzial'ie ccl economiche, itllorn. sì che il pro– gramma socia.listà. non si potrebbe attuare, mft per l'evidente ragione che anche Pltalia avrebbe cessato di esistere. C'est clair. !V. :Ma quale è il criterio, al quale si debbono ispin:lre le rivendicazioni da iscrivere nel programma minimo? Alcuni rag-ionano così. Siccome il socialismo non è che il collettivismo, ogni cosa che actrcsce il po– tel'e della società sui mezzi di produzione, tutto ciò () I.a dtstlnzlone ehe lo presento r1ut fu j?IÌIdn me elllnrilmentc necennnta I\Cllfl.rehrnlone ornle clic rccl al Congrc8so (11Flrcm.c tul JJrogrimunn minimo. Xessuno en1)\nllvrn clic, JJrlmn ò! J)Rrlnrc delle sl11gole i,ro11osle, occorrC\'ll-11tn1Jl!!rcIl criterio <lcllo rnedcslmc. )Il si 11ccusò <Il 1wcr rlprotlolto li 11rogrun11nnsoelallstn tedesco, senza scorgere Che questa era la concluslonll ne<:ess11rl11 dN mto punto di YISlil.
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