Critica Sociale - Anno X - n. 15 - 1 agosto 1900

CRITICA SOCIALE 229 Di riforme esclusivamente socialiste) atte a distin– guere il partito sociAlista dagli altri partiti 1 non ce n'è una soh1.: la socializznionc delle ferrovie, delle miniere, delle linee di naxigazione, della stessa terra, dello stesso commercio granario, non sono clementi del solo programma socialista; come è dimostrato dagli agrnri tedeschi, i quali vogliono dare allo Stato il monopolio del commercio dei grani; d::i.i nostri r1ulicali, che vogliono l'esercizio delle ferrovie por opera dello Stato; diti Comuni inglesi, che han socia.– lizzato molte funzioni economiche, :1110riuali finora. nemmeno si pensan-1. nei brani di socialismo, piì1 o meno imbastardito, se ne trovano nei progrn.mmi di tutti i partit.i, e .un programma pratico esclusiva– mente socialista non si potr?t. nrnì fare. Se un radi– cale escogita una riforma utile al proletal'iato, deYc il partito soci.:1lista.csilial'ia. dal proprio pro~ramma prA.tico sol perchè ù stata escogitata da un radicale cd è accettaht da.i radicali? Se il part.ito socialista propugna, primo fra tutti, una riforma e questa riforma ò poi accolta nncile cht un altro partito, dobbiamo noi per questo sulo fatto abbando1rnrc a ,gambe levate la riforma e metterci in cerca di nuorn idee immuni ,la cont,atti impmi? La sola idea, che è davvero csclusinunente nostra e che è impossibile trovare in alcun altro partito - perchè (]Uesto partito adot– tamlola, divonterebhe eguale al nost.ro - è la socia– lizzazione di tutti i mezzi di produzione e di scambio, messa quale scopo del movimento proletario j è, in una. parola, il socialismo. Orbene x~ arriverebbe, per distinguersi dagli altri partiti, a mettere nel Programma. minimo il socialismo? Certo sarebbe (]Uesht un'idea generale, la riuale conterrebbe in gern1e t,utto lo riformo particolari, e x\ come abbiam visto, è precisamente di riuesta roba che vuol nutrire il programmn minimo; ma non crediamo che il suo amore per le idee generali arrivi .fino a scAmbiare il programma minimo col programma massimo. ).fa se è impossibile per noi arnre un programma immediato, il cui contenuto possa da sè solo distin– guerci chlgli nltri partit,i, in che modo safreremo la nostra. individualità, che cosa ci salvcr.ì mai dal confonderci con gli altri·? Ci salven\ anzitutto la nostra coscienza socialista ..., dato che l'abbiamoj poi ci salver?t. la correlazione, che noi dobbiamo aver cura di dimostrare, fra le riforme immerliato eia noi richieste e gli scopi ultimi del nostro partito; ci salverà finalmente il metodo, che terremo nel propu• gnare le riforme, cioè la pressione del prnletariat.o organizzato in partito di classe, cioè la lotta di classe. x' nel programma da me proposto scopre che " è scesa molto gii'1 la coscienza della lotta di classe "i ai vede che x' appartiene a quella categoria di so– cialisti, che credono di f'ttre della lotta. di classe, gridand9semplicemente a. squarciagoht: lotta di classe, lotta di clAsse! e non si avvedono che la lotta è in– torno a noi, nei massimi e nei minimi ])articolari della vita sociale, nelht politica, nella legislazione, nella finanza, nella polizia, ovunque. 'l'utto sta R sa– perla vedere e mettere jn mostra. Chi li intasca gli interessi del debito pubblico e chi li paga.? A chi aerve l'esercito stanziale e contro chi funziona? Chi paga i cHritt.idoganali e i dazi di consumo e in rnn– taggio di chi sono erogati? Su chi si riversa in uJ– tima analisi l'imposta sui fabbricati? Contro chi e in vantaggio cli chi funziona la nostra opprimente nrncchina amministrativa? Ecco le domande, che po– tevano nascere nella mente di a} alla lettura del programma da me proposto; e ognuna di queste domande è un vero poema cli lotta di classe; anzi, se xt avesse {lesiderio cli buscarsi una trentina di condanne in forza del famoso art. 247, non dovrebbe che prendere il programma, nel riuale, secondo lui, non c'è lotta di classe abbastanza, o commentarlo in un pubblico Comizio, trascurando tutte quelle B oteca u no ljlrlrco circonlocuzioni alle quali abbiam dovuto avvezzarci per poter parlare in pubblico. Se saprh far lo cose sue per benino, meno di mezzo secolo di galera non l)Ofri\ nrnncnrgli. 1!; impossibile dunque fare nn programma. imme– diato, che sia autonomo e originale; riucllo che deYe costituire l'originalità o l'autonomh1 del part.ito socin.• lista ò ciò che c'ò al di J1\ dello 1•iforme immediate c. il metodo dell'agitazione p1·oletarh1. x'! vuole elle le riforme immediate siono pratiche davvero e appunto per questo respinge il programma d~ me proposto: l'abolizione della lista ch,iJc e del– l'esercito stanziale, la Costituente, l'epurazione clelhi nHtgistn-itura, sono incompatibili con l'at.tuo..leordine dì cose e (luincli non pratiche. Se 11011 che 1111che su questo punto si può rispondere a. x~ che, se vuol formare il programma. mi11i1110 con riforme immediate, che sieno compat.ibili con l'at.tua!e ordine di cose, può rinunziare senz'altro a un prognunma minimo, pcrchè l'impresa. è quasi impossibile . .Kon solamente la Costituente e la riduzione o fl.holizione, se pili gli piace, della .lista civile sono incompatibili col famoso ordine, nrn flnchc tutte le riforme da me proposte. - Hidurre le tasse? J!} in che modo mantener l'esercito? - Venir via dall'Affl'icn.? Jl ministro, che proponesse (]Uest.o,sarebbe subito licenziato con una crisi extra– parhunentai·e. - Autonomie comunaJi e regionali? L'oligarchia, che ci governa, non si lascerà. mai spez– za.re con le buone le catene che le tengono asservita Ja vita localo. - Anche a non parlare di abolizione dell'esercito stanziale e a chicclern solo lrt riduzione cli corpi d'esercito, si Ya ad urtare contro l 'attua.le ordine di cose; e tutt.i sanno che nei Consigli dei ministri, ogni volta si (J tentato discutere riuest'argo– mento, vi è stato sempre qualcuno che non ha per– messo di proseguire: vi sono degl'impegni personali coi nostri alleati e gli alleati - si Sl1 - fanno parte dell'attuale ordine di cose. O allora? - Allora bisogna distinguere fra prati– cità. e praticità. Vi è una praticiUt che nasce dalla mancanza di resistenze; allora Ja riforma è adot.tata tranquillamente e non si deve far altro che propol'l,t per vederla applaudita da tutti: una praticità. di questo genere - quale sembra sia desiderata da x~ - si trova. solo nell'Arcadia o nell'Ulnpia. cli '.rommaso 1[oro buon'anima.. Vi è un' alt.ra praticità, che con– siste nel non esservi alcuna contraddizione fra le riforme proposte e la presente struttura sociale. Ora, nel comporre il nostro programma immediato noi dobbiamo preoccuparci solamente della seconda specie di praticità; la prima praticità deYCinfluire, non per farci ahbandonare alcuna delle riforme da noi rite– nute utili, ma per spingerci ft rimuovere le resistenze che si oppongono alla nostra azione. Per esempio, ò evidente che l\,bolizione del dazio sul grano non presenta alcuna difficoWt cli inclolc tecnica, economica., sociale: può essere vot::iht dalla Camera in mezz'ora, comunicata telegraficamente alle frontiere in un'ora, applicata. in un batter d 1 occhio i l'ordinamento sociale non ne risentirebbe alC\IIH~ gravo scossa, anzi ci guadagnerehbc in stabilith. Ecco dunque una riforma pratica nel secondo senso e degna di far parte del nostl'O programma immedin.to . .i\ra.questo non vuol dire che sia pratica nel primo senso, cioò possa essere appUcata senza resistenze; tutt'altro: :;li agral'i si lascer~bbero piuttosto ammaz– zare, i militaristi vedrebbero avvicinarsi una dimi– nuzione clello spese militari corrispondente alla dimi– nuzione delle entrate doganali, nessun Ministero Yorrà alienarsi i circa duecento deputati che formano il gruppo ag-rario. n partito dovrà. per (]Uesto rinun– ziare alla riforma? neanche per idea: dovrÌ\ calcolare le resistenze e preparare, con l'agitazione e la pro– paganda assidue, le forze per spezzare gli ostacoli. t questa la ragione, l?er cui io credo inutile e

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