Critica Sociale - Anno X - n. 15 - 1 agosto 1900

L CIRITIOA SOCIALI! 235 mercè il talento ammfreYole del Bissolati, è certo il pill battagliero dei giornali politici e democratici italiani, ma la nota socia.lista vi ò semJ)re stata trascurata. Chi scrive ricord:t di aver disputato con dei nutrx:isti, che vedevano nella resistenza operaia un mezzO inibitivo di quell'automatico e fatale (?) accentramento capitali– stico che solo può preparare il socialismo. Così il socia– lismo teorico divenne ostinatamente utopistico col dive– nire collettivistico, ossia con l'immng'inare so1>primibili le spontanee leggi egoistiche dell'uomo economico, e il socialismo pratico diveniva una specie di osto.colo al reale movimento economico del proletariato, limitando la sua azione sul terreno politico. Sotto tale aspetto la critica degli anarchici è stata salutare e benefica, nel richiamarci spe:l~Oall'effettivo contenuto del movimento socialista, li marxismo deve adunque andare inteso sostanzial– mente nella legge generale economica, della lotta cliclasse. E il concett.o economico di eRsa ci $ftlverà dal cadel'e negli ormai radicati enori intorno alla fatalità delle leggi economiche. Ogni azione economica sta nell 1 uomo 1 e solo in esso e nelle leggi del suo spirito trova radice. Siamo noi i fattori della storia. li socialismo, come livel– lamento delle condizioni sociali,come conseguimento della giustizia distributiva, lo facciamo noi giorno J)er giorno. Ogni MiOJJeroche scoppia, ogni lega operaia che si con– solida, ogni lotta economica che si combatte J)er l'orario, per il sala.l'io, ecc., ò un passo innanzi sull'effettiva via del socialismo. J•:sso diviene, ecco tutto, L'organizzazione economica del proletariato, ostacolata dal liberismo tra• dizionale, non ha aYuto fin qui una rigorosa ricognizione, per dir così, ne.ppme dal socialismo. Abbiamo visto che il liberismo, inteso nel suo modo integrale, può fornirci ulteriori prove del fatto che il socialismo ò tutto nella lotta di classe economica. r: abbiamo visto che le dottrine socialiste dominanti, in qualche loro parte, conducono la mente a deviare da questo CO'ncetto.Di qui la necessifa di insistere in questo concetto, che H socialismo, cioè, trova sopratutto la sua forza e la sua ragion d'essere nelle coalizioni operaie. Esse, !unge dal vincolare con artiflciali nodi la clistribu– zione come il liberismo sostiene, prepa.rano quella com– petizione, nel seno stesso della produzione e della distri– buzione, che deve condurre, conforme alla legge della scienza economica., al massimo benessere collettivo. La lotta di classe è Panne poderosa che, nelle mani del proletariato, reintegrerà le leggi natura.li economiche, coartate dalla violenza e (la molte1)lici fattori storici. Essa è d'indole economica, e, come tale, va portata nel campo economico. Forse l'esperienza non tarderà ,ad ammaestrarci, che l'azione })otitica.,ugualmente necessaria, del proletariato, è una tendenza etica, che tende a democratizzare le fun– zioni 1mbbliche. Jn guisa che l'azione J>olitica socialista muterà il dominio personale, che oggi si traduce nel precetto dell'autorità, in un dominio tecnico sulle cose. Così le funzioni pubbliche esprimeranno effettivamente la massima somma di vantaggi per tutti: e saranno di• rette sempre più a socializzare i vantaggi eccezionali, che le ricchezze monopolizzate per natura JJroclurrebbero altrimenti a vantaggio di pochi. In tal senso, l'azione politica andrà. via via perdendo il carattere di classe, e acquistando carattere accentuatamente sociale. Queste noterelle non sarebbero vuote nè accademiche se fossero per caso riuscite a mostra.re che l'azione eco– nomica del proletariato è la vera ruota del moto socia– lista. Perchè allora, da. questo punto di vista, molti er- rori pratici dell'ngitazione socialista potrebbero venire eliminati. Nello scritto cli Enrico Leone, apprezzabile tentatirn di riaccostare la sostanza dell1idea socialista alle nuovf' correnti della scienza economica, torna insistente la notR, che il partito socialista italiano avrebbe - quel ch'ò peggio, inconsapevolmente - deviato dalla propria mi;.– sione, abbandonando a dirittura l'ozioue economico, 11ella quale, egli dice in un punto, è tutto(?) il i-ocialismo. Noi, che pure tanto insistemmo - cogli ::l<'1·itti, 11ei Congressi, nelle conferenze - sulla necessità di rnantr– nere alla lotta socialista il contenuto economico che la caratterizza e ·te dli la sua maggiore efficacia, non po– tremmo tutta.via consentire su questo, nè in linea di ra.tto, nò nella. formula.zione teorica, coll'amico Leone. 1/nzione ecouomica non fu abbandonata dal partito, sopratutto dove rimase seriamente po.i:;sibile;solo ne fu modificata la forma; e la })revalenza dell'aziono politica (a parte possihili r;carti indivicluali o locali) fu, in nrns– .'òlima, il J)o1·tato di circostanze im))ellenti ed ebhe per iscOJ)O,come ,wr:\ per effetto, di ricondurci alla po.-isi– hilità di una. pili intensa ed efficace nzione economirn. Su ciò avremo presto occasione di esporre pili minu– huuente il nostro pensiero. Basti per oggi aver notato il dissenso. LA CRITICA, La UUBStiOilB MorrnionalB B il F~~BraliSIII CL Ho detto che il libro del Nitti dice molce voriti'1, che ò bene siano conosciute spocialmcnt.e nel Nord e, aggiungo, specialmente dai partiti democratici del Nord. Esso infatti disti-ugge, in base a dati incon– futabili, la leggenda che il Sud sfrutti il Norcl, e di– mostra. che, nella famigerata unità. mazziniana-cavou– riana, gl'interessi del Sucl sono stH.ti fin dai primi tempi e sono ogni giorno sacrificati agl'interessi del Nord. A prima vista 1'Jtalia meridionale paga meno im– poste dell'[talia settentrionale. Per esempio Ja quota annuale dì imposta fondiaria, per ciascun abitante, per le diverse regioni italiane, è: l.ta.1.iasetteutrionale centrale ,, meridionale Sicilia . Sardegna. . . L. 3 68 " 3 88 ,, S 39 ,, 2 15 ll 3 53 (!) Per l'imposta sui fabbricati la quota annuale è: Italia. settentrionale. centrale . " meridionale Sicilia . . Sardegna . . . . L. 2 89 ,, 3 39 ,, 2 [)(; li 2 - ,, 1 89 Ma bisogna notare che Ja ricchezza del Nord è superiore a queUa del Sud., e ]e terre lombarde e piemontesi sono molto più produttive delle meridio– dionali, nè Je pingu.i città settentrionaJi possono es– sere paragonate con le povere borgate contadinesche del Sud. È vero dunque, come ha già climostrato il Pantaleoni, che Pltalia settentrionale paga il 40 °; 0 dell'intero carico tributario; l'Italia centrale il 28 ¼; l'Italia meridionale il 32 °/~; ma è vero anche che l'Alta Italia possiede il 48 ¼ deUa ricchezza~ la Media il 25 ¼, la Bassa il 27 °/ 0 • Se, nel pagare allo Stato, il Sud è più aggravato del Nord, proporzionatamente alla sua ricchezza, nel ricevere dallo Stato è trattato incomparabilmente

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