Critica Sociale - Anno X - n. 14 - 16 luglio 1900

CRITICA SOCIALE 215 Launostiono Moriàionalo il Fcnoralisrno Nel vngonc, che ci conduceva verso Bari 1 c'emnuno mia nrndrc, io - ::wcvo quattordici anni - e, fra gli altri signori, un piemontese, figlio di un capo st::1.– zione, e un ttltro settentrionale. - Posta.cci, diceva il piemontese; creda, pure che qui non ci si vive; bca,to lei che ritorna nel Nol'd. Qui nri:l cattiv11, acqua pes:-;ima, dialetto incomf)l'On– sihile che par turco, popolazione ignorante, s11pf'1•– st,iziOSA) barbara ..... - Ma non siamo micn barbari 1 inlcrruppi io, quando ci rubate i nostri quatti-. .... Un atroce pizzicotto ma.terno mi richiamò a più miti consigli. lo ero PfOprio convinto che quel piemontese, il quale ci chhunnva harbari, ci ruhava i nostri qua.t-. trini. Pcrchè avevo queshL convinr.ione? chi me lo aYeYa detto? quali clementi si erano a poco a poco accumula.ti nella mia coscienza quattordicenne per dar' corpo a una opinione di quel genere? .Non saprei dirlo con sicurezza. Certo vi avernno contribuito le querimonie di un mio zio IJ01·bonico, ii" quale ripe– teva spesso e volentieri, :lei ogni scadenza del hi– mestro delle tasse, le parole di Francesco I[: " I Piemontesi vi lasceranno solo gli occhi per piangere "i vi avevano contribuito l'osservazione da me fatta sulla. carta. geografica dell'i:talia. che lo ferrovie erano piit numerose al Nord che al Sud, i rac-conti confusi e sbiaditi delle prepotenze che gli ufficiali piemontesi a,'e\'auo commesso uei nostri r,aesi nel '60. Di queste nor,ioni indeterminate e incoerenti, forse di qualche altro discorso, di cui non ò rimasto pili alcun ri– conto nella mia, mente, ern matcriafa Ja, mia con– vinzione. Se il piziiicotto nuitcrno non mi aves~e inter– detto la discussione e se quel giovane pieniontese mi avesse domandato ragilme della mia. iLccusa, io non avrei saputo dir nulla; 11111. sarei rimasto egual– mento fermo nella convi1rnio11cche i sett.entrionali ci succhiano il sangue, ci sfruttano come bestie e per giunta ci chhunano b~trbari. Questo stato d'animo, nel quale io mi trovavo a quattordici anni, era ed è lo stato d'animo dei 110- vautauove centesimi dei meridionali, di tutti i par– titi: un sordo rancore verso quelli del Nord, una coscienza indeterminata e profonda di esser vittime della loro rnpacifa e prepotenza, una. amara avver– sione, acuita. di tanto itt tanto dai segni di dis1Jrezzo, che dal Nord ci vengono, il desiderio ardente cli farla finita una buona volta con quesht situazione subordinata e disprezzata.. Per dimostrare fino ft che punto le idee antisottontrionali filti-ano anche nelle menti, che dovrebbero essere pili rofn,ttarie - nello menti elci socia.listi - mi basterà. ricordare le pro– testo ;1stiose o sospettose, che vennero dai giornali e dai Circoli del Sud, quando uu compagno - per fortuna meridionale - sostenne che il giornale quo– tidiano ciel partito doveva pubblicarsi a Milano e non a Roma; le accuse che i compagni meridionali non si stancano mai di muovere al Partito, che, secondo essi, si occupa solo del .Nord e t,rascura il Sud; la ostili ti',, a. volte sorda, a volte palese, che c'è fino nel nostro Consiglio Nazionale, fra i ra1>p1·cscn– ta11ti def Sud e quelli ciel Nord. :B questi sentimenti - intendiamoci - in buona parte non sono che troppo giustificati dal contegno elci settentrionali, i {1uali non sanno che mai-lifcstare verso i compagni del Sud a volte del disprcr,zo, a volte del compat.i– monto, 11011 meuo umiliante del disprezzo. (I) (') Chi scrl\'O 11ucst'nrflcolo - Il lettore so n'Ò accorto - è un mc• rldlo1u\\C, Appunto vcrchò /\mlumo che tutte IC quc1tlonl sluno <ll· B b 1ote a lJlnO t31arco Perchè è un fatto inncga.bile che, bC i meridionali detestano i 81jttc11trionali, questi l'ipaguno cli eguale cd anche miglior moneta gli Rlfri. 1 1, opi11io11c diffu. sissima nel ~ord che iJ 'ud paga molto meno tasse del ~orci e gode di tutti i favori del Governo: ò un pan1ssita che dìt poco e prende molto. Lo sfrutta– mento economico ò accompagnato daJhL co1Tur,ionc politica, della quale il Sud è l..tinci,aul'ibilc sentiua. Un corrispondente vuol dare al suo g·iornale u11:idea della co1Tuziono clettontlc del suo Collegio? 11011 mancherà. di scrivere, per dnre un'idea sintcric:t della situazione: "Pnreva tli essere nel Mezzogiorno"' Un sottoprnfctto o 1111 de!Pgato fanno i prepotenti? e gli si dice suhito: "Caro lei, creclc forse di csi;crc nel i\[ozr,oµ-iorno?" Crii::;pi è il brigante "'meridionale,, por eccellenza. In 11n articolo - del 1·csto ottimo su La fine tli un regno di Raffaele De Cesare, pub• blicato 11011 è molto nella, /•J(lttcazione Polifica tli i\filano, h"o rnccolto i seguenti fioretti meridionali: "' Per chiunque ha un LJ!.!' d'onoro e un JJo· tli sang-m• nello vene, è una gn111calamità. molte volte nasccn• napoletano ,, (parole lii Carlo Filangicri messe come epigTafc all'articolo) i " 11110 scrittore di idee 111od0- ratc, un meridionale per giuntR, ha sn1,uto 1·ih'OY:11'(' in sè stcs:-;o tanta onestà scie11tifica,,; "' il racconto di questo viaggio (il viag-~iu trionf,tlo di Ferdinando ri nel '52) può dar ht misum di quel che valgano le ncclarnazioni del popolino meridionale"; "qucll,1 povera plebe meridionale, ignornntc e superstiziosa, alla <1ualc 11u111ca ogni educazione politica. cd ogni senso pur collettivo di dignità pcr:sonale "' Per l'au– tore evidentemente uno scrittore moderato meridio– nale non può non essere peggiore di uno scrittore moderato settentrionale; le due idee:"' plebe" e" me– ridionnlc,, sono inseparabili; 11el~onl di plebe non ce n'è; o se cc n'è, è plebe per bene 1 è plebe ...... settentrionale. Un romagnolo, col quale sono stretto di ca.Ida amicizia, credette uria ,•olhL di formi uu gnm complimento, dicendomi: " P1 '1.re impossibile che t.u sia meridionale! " l~rg·isto Bezzi, ot.t.imo cuore di repubblicano e di cittadino, che fu aiutante di campo di Oaribnlcli nella :;pedir,ione di Sicilia e cli Napoli, mi diceva. un anno fa.: " fl mio piì1 gr,1,11 rimorso ò (1ucllo di aver ac– co111pagnato Oaribaldi nel Sucl; il Sud dovcvtL rima– nere ancora sotto i Borboni ,,. Un fraterno nugurio 1 che io ho sentito molto spesso fa.re dai settentrionali ai meridionali, ò che Je acque del mare ricoprano tutta l'ltalia da H.oma. in gii'1. [ nordici disprezzano, come dicon essi, i sudici j e i sudici detestano con tutbt l'11ninrn i nordici: ecco il prodotto di quarnnt'anni d'unità.. Questo non impedisce naturalmente che nelle re• hrnioni, dicinm così, uffichtli fra le due sezioni del f)acse scorrano fiumi di fratellanza e cli latte e micie; piit profondo anzi si scava l'abisso fra Nord e Suli, e pili i discorsi degli uomini ))0litici e gli articoli elci giornaloni sottentri0n!'lli traboccano di saluti alle· teJTe del sole e di proteste cli solichtriot:'Lpei figli prodi· letti del.la.patria; e in compenso volano dal Sud verso il Nord applausi e augurii ai fratelli iniziatori del no– stro - ahi! - risorg"in1c11to.A che cosa servirchbc - Dio buouo! - la parola se non a nascondero lo nostre idee? 1~:ppoinon è forse legge fatale della nostm •vita politica l'esser fuori sempre della. veri1i1, il sostituire alla seYera constatazione dei fatti la re- 1;cus11ecolla 1iH1 nssoluta libertà (Il HJ)l)rez1.amcut1, noi 110111uodlll– ch\umo neuncl10 uua 1iurola del iHIO scritto; mn 11011 votrcmmo - 8éll1.!\ 808!)Clti0 (Il llN1uleSéCll1.1' - IR~c!n1· IMS8arc, SCrtZll 1101(', 1·01,1- 111onc Che, IICIIR11ostrn Ollln!OllC sul ('0/IIJ)[ty//1. nwrldlon:111, (l C8JIT('fl>JII In llllCSIO periodo. ÙJ)lnlone ('h~, 1111r lrQl)IIO, Ò tllll'usn nel .\l('Z:t.Odì O conir.:, ltt 1111t1lcgl!1 11ro1cslnnuno 1Jli1 1·oltc, o uneho 111 rCC('nfo In 1111o!sto stesso colounc (A 1i,·01>o~ttodt .\'01-.1 t s,tcl; 1;t1· f(l/10 t>tl'f!<i• m1lt; 1'ri1Jer,, 1900. ~- 12, vng. 179). (.Yot<1 cltlla CIH'TIC:,\),

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