Critica Sociale - Anno X - n. 12 - 16 giugno 1900
B.., 18G CRITICA SOCIALE che la Costituente sia convocata, bisognerà che i Partiti po1•olari co11quistino essi i poteri pubblici i e la conquista non avvcrr:\ certo al suono delle nac– chere e <lollo cornamuse. Supponiamo che la con– (Juista sia. avvenuta e che i :Partiti popolari indicano le elezioni :\ suffragio universale f)er la Co:stitucnte; se essi non vogliono che la gr:rndissima maggioranza del corJ)oelettorale o si astenga o si lasci com1)rarc d11i reazionari, dando così origine ad una Costituente piì1 reazionaria delle Camere ogg-i elette a suffragio ristretto, i Portiti popolari debbono, prima ancora clelle elezioni, modificare di un tratto le cond.izioni materit1li di esistenza dello masse i debUono far toc– care a. queste con mano che il nuovo regime, al (Jualo sono invitato a. dare il loro voto, è material– mente mig·Jiore del rc~ime antico; e questo non si ottiene parlando di imposta progressiva, di ott'ore dì la.voro1 di imposto indirette j si ottiene riducendo for– temente n un tratto il prez1;0 del sale, del pane, d<'i fiammiferi e degli ttltri generi di prima uecessit?i. QuAtHlo la Costituente signifìcherìt: sale a. venti co11- tesimi, solo allorn i Partiti popohll'i pot.ranno a.ffron– taro tranquillamente le eloiioni a suffragio univer– salc1 esteso rnng1tri alle donne. Nnt.uralmcnte per diminuire le tasse bisogna fare delle economie. I/economia. pii, naturale e più facile ò quella di ridurre gl'intercssi del debito pubblico. r Partiti 1>0J)olari,non a.vendo nlcuna responsabilità nella politica seguita dal nostro Goyerno in qua– rant'anni di vita. italiana, 1>ossonodiminuire gPintc– ressi del debito 1)llbblico con maggior diritto che non ahbia fatto il Sonnino sotto l'ultimo ministero Crispi. I capitalisti, se strillnron poco con Sonnino, dovreb-– bero strilhu·o ttnchc meno con noi. Quando essi han compmta la rcnclibt. italitrna, han tenuto conto anche lici fatto che qucsht rendita era meno soJicla delle altre, tant'è vero che hanno comprato non alla 1>ari; ht ritluzionc do~\1intorcssi ò quindi per loro un infor– tunio simile nlla grandine, che colpisce il campo colti vitto. La l'icluiio11c tlcgli interessi è una necessifa non solo per le J)Ubblicllo fitHtnze, ma anche por !'o– conomin gonernle del pHese; finchè i capita.listi pot.~·anno godersi senza far niente il 4 ¼ del loro capihtlo dcovernti Hotto le ali del debito pubblico, l'agricolturn. e PindustriR. saranno sempre a secco cli risorse. Quando invece cln una parte gl'interessi del debito pubhlico saran ridotti al ~ 0 / 01 e daH'aJtra i redditi agricoli e industriali cresceranno 1>er la mi– noro pressione tributaria o per le migliori condizioni delle masso consumatrici non pili esaurite dalJo im– posto indirette, allora i privati avranno tutto l'inte– ressa. ad arrischiare i loro ca1>itaJi nelle imprese produttive piuttosto che darli ad usura ano Stato. La ricluziono degrintcrcssi - clicono alcuni - Sf>fwcnterebbc a un tratto i mercati e chiuderebbe al Governo democratico, il quale ricorresse a tale estremo, l'adito a contrattare nuovi prestiti per im– prese utili o produttive. A <1ucsto si 1>uòrispondere che un Governo clemocr11.tico italiano per i 1>rimi tcm1>i non 1)0trebbc, anche volendo, ricorrere al cr·e• cfito; solo quando (lesse prova di stabilità e di sicu– rezia o presentasse il proprio bilancio in buono condizioni, solo allora i capitalisti aUenterebboro i cordoni dolln borsa o chtrebbero sfogo alla bontà naturale del loro cuore. Orn, un Ooverno democratico in Halia non si reggerebbe un giorno e non potrebbe riordinal'c le fìnanio dello Stato, se 11011 diminuisse le imposto da una parto e non ricorre::isc ad economie dnll'altrilj e por questo ò necessaria la riduzione degli interessi del debito pubblico. La l'endita itaJiana varrà più .col 3 % d'interesso in un'rta.Jia democratica non oppressa dalle imposto, col bilancio in pareggio, pro– greclicnto sulla via ciel benessere e clella tranquillità interna, c~1euou valga oggi coll'interesse del 4 % iu un paese dissestato, rnnlcont.cnto, barcollante fra una ri\•oluzione e u1ut hancarotta. L'1ll>oliiio110dell'esercito stanziale non può trovare nel nostro Partito alcuna opposizione. Anche dal punto di ,•istn di una. borghesia italiana, desiderosa di difendersi dagli assalti C'sterni o non di violare le libertà interne, 11csercito stanziale non è in Italia necessario: la nazione armata a sistema s,•iizero sa• rchho pili ehe sutticicnte 1>cr la. difesa dei confini terrestri, spocialmeute so si consideri che questi con– fini sono por un buon terio fasciati elfi un paese neu– trnlo e a:,:-guC'rl'itocome la H\'iz1;era. A Ila borghesia italiana è necessa1·ia una tlotta per la difesa tlelle costcj e questa necessità noi possiamo deplorare, ma non neiiarla. Lf~ tlottn, del resto, non rappresenta, come l'eser– cito stanziale, alcuna. minaccia per le libertà interne (a Milano non c'è mare) e per essa noi non al)b iamo che scarso rag-io11idi ostilitit politica. ]lesta il fat.to dello sperpero econo111iooche la flotta produce; 11m ò uno sperpero 11eccss11rio,date le condizioni intor– nazionnli; e noi non possiamo for altro in questo campo se vogliamo esser pratici - che sorve– :;liitre l'uso del denaro staniiato per la flotta, porchò non sia divornto dallo rwciaieric di 'J'erni 1 e ridurre por quanto è possibile la estensione dello sperpero. Data la necessità di sostituire l'esercito stanziale colla nazione arumta, non !-li deve credere che l'eco– nomia possa ammontare a tutti i pii'r di 300 milioni annui, che oggi isi sciu1>ano coll'esercito: sarebbero scm1>rc nccc:,sarie dolio 1:1pescnon indifferenti per l'istruzione militare piìt lliffusa che non sia ora, JJCr lo armi, por il mantenimento dei magazzini 1 ecc. Qtiale ~archbe il ris1mr111io eh, ottenersi, non si può certa– rnontc calcolare con esutteiza.; ma è ag-evole com– J)l'enllere che 11011 potrebbe certo superare la meHi della spesa attuale. . .. Le riforme politiche immediate debbono essere, come le finan1;ioric, pocho e chiare. Quindi autonomia comunale, autonomie regionali, Costituente, Ja quale ultinm, da sè sola, racchiudo tutto un nuo,•o indirizzo politico. Quanto alla nrngistrntura,, non basta renderl a i11dipo11dcnto; bisogna prima epurarla, destitueiu.lo i nrn.gistrati co1Totti; su questa pnroJa " epurazione ,i io credo che noi dovremmo insistere non meno che sulla parola indipendenza. Di riformo sociali non crocio sia il caso di parlare in questo momento a pro1>ositodi riforme immediate. La riforma sociale per eccellenza sarebbe per gli operai quella di 1,ngare il pane piit a buon mercato, di potersi associare liberamente, di non essere am– mazzati dai soldati. JI resto verrebbe da. sè. Unari– forma, che in os;-ni modo si dovrebbe escludere - a mio parere - dall'elenco deUo riforme immediate, ò la giornata di ott'ore: è bono che gli operai abbiano cli mira <1uesto scopo nella. loro agitazione econo– mica, ò bene tenor nota di tutti i casi in cui i capi– talisti ani,•tmo alla giornata di ott'ore e far servire questo es1>oricnze pratiche ttlla propaganda. dell'idea; ma domandare oggi, in ltnlia, che il Governo con una leggo proclami ht giornntn di ott'orc agli operai di 'Milano, ai braccianti della i\fare111ma, ai mezzadri della ltonmiina, ni carusi della Sicilia, mi pare un assurdo bollo e buono. 'l'nnto varrebbe proclamare con un decreto Jegislativo il diritto al lnvoro 1 come fece il Governo provvisorio frnnc~se nel 1848, o il diritto all'amore, o h, dumta della vita umana fino a 90 anni. L'elenco delle riformo immodhltc, da me pro1,ost.o, non ha nullft di definitivo: può essefo completato 1 modificato, oi)bandonnto magari del tutto. l[a l'idea fondamental-0 della 1.u·o1,ostadovrebbe rimanere sta– bile 1lttmverso tutte lo modificazioni: Poche riforme
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