Critica Sociale - Anno X - n. 10 - 16 maggio 1900

152 CRITICA SOCIALE rebbe che il Loria non aderisse a questa nostra veduta. li Loria è deciso avversario della socializzazione, J. 0 perchè urta contro la tendenza sempre più accentuata dell'uomo. verso la proprietà indivi– duale; 2.' perchè, ammettendo la prevalenza del potere sociale sull'individuo, deve necessariamente condurre ad una coercizione lesiva della libertà individuale. li socialismo, nella sua forma tradizionale, è contrario all'appropriazione degli elementi econo– mici, perchè la proprietà rende sempre possibile il monopolio e lo sfruttamento. Il Loria mostra nella proprietà universalizzata il priucipio più in– conciliabile con ogni forma di sfrullamento. La discordia è. formale: lo spirito teorico è ideutico. Ma, all'attuale stadio di sviluppo della scienza economica, abbiamo una formulazione dei teoremi economici che non concede questa disputa dottri– nale e la ricompone su di un terreno pacifico. Pre– . varrà infatti questo o quel sistema economico, cioè prevarrà la sociailizzazioneo il sistema privato di ,produzione, a seconda che l'uno o l'altro si verrà mostrando più produttivo di u\thià relativa. Cosi l'evoluztone economica viene socializzando .sempre più i servigi soggetti a condizioni mouopo– lisliche, mentre diffonde sempre pii, il possesso nelle sfere economiche soggette alla competizione. Un sistema di perfetta concorrenza, tn qualsiast guisa attuata, tende 1. 0 alla eliminazione di ogni !iiOpra– reddito; 2. 0 a far coincidere l'interesse col profitto; ,.3. 0 ad eliminare il profitto così inteso. Ossia nel regime di concorrenza, effettivo e non soltanto ten• denziale, non si ha plusvalenza nella produzione,e vige una 1'isullanle a1·montca dell'interesse di tutti gli uomini (•): si ha cioè l'abolizione delle classi, ossia una delle possibili attuazioni del so– cialismo. Ecco perchè il possesso subisce una diffu. sione capillare nell'economia concorrente, mentre si va socializzandonell'economia chiusa: ciò dipende dall'attuazione più economica di quell"utilità che è il privileRio fondamentale di ogni fenomeno ,eco– . nomico. L'analisi economica deve essere condotta nei termini ad ossa appropriati: non deve quindi occuparsi di catego,~ie ad essa estranee, come quella della proprietà. Perciò l"anlin_omiaeconomica fra il sistema di app1·opriazioneuniversale del Loria e quello della socializzazione è insussistente. . .. Ma è un vero sistema di proprietà privala quello che il Loria segna come mèta della raticosa evolu– zione umana1 Abbiamo detto che, infranti i rap– porti capitalistici, si avrà un'economia anorganica, simile a quella che si stabilisce all'esordire dell'u• manità. Ora, come, secondo Loria, in terra libera non era possibile al produttore di capitale di per– cepire un profitto, perchè il lavoratore semplice era muoito di opzione, cosl in uno Stato, in cui impererà il diritto alla terra, il passaggio dall"e– cooomia dissociata all'associazione mista tra pro• duttori di capitale e lavoratori semplici non può effettuarsia danno di quest'ultimi. Infatti essi hanno sempre il diritto d'invocare il possesso dell'aliquota di ferra determinata dal quoziente della supe,·ficie per la popolazione. Onde, benchè la terra sia in possesso di alcuni, quelli, che materialmente ne sono srorniti, ne hanno il possesso ea:; }ure ed astratto. Sicchè i produttori di capitali, che vo (') Questa tesi, che hn già un certo J;!radodi J)erfetione preseo I liberisti del nu'lvo lndirlzi.,, hG già accennata nella Ct·lti~• &,eia t, anno VIII-IX, pag. !51 1 sotto Il titolo• N11ovt orfuonu 60efali6ti » e formeri fra br eve l 'obb!etlo d'un mio atutllo sull · • Dln'ml'IQ delt'inte--nse so:h.tr. • gliano potenziare il prodotto, debbono entrare in rapporto di associazione col lavoratore, perchè, ove si determinino ad esigere un profitto, il la1•orafore chiederà d'impossessarsi della sua aliquota fondiaria, diminuendo cosi la potenzialità economica del pro• dultore di capitali. Dunque una proposizione interessantis,ima pos• siamo dedurre dalla tesi !oriana: In un sistema di diritto alla terra, è equtvalenre l"essere o non essere prop,•fetario, 1•imanendo semp1·evivo il diritto ad esse,·to. · E allora non è la proprietà sensu proprio, che costituisce la base dell'associazione lavoratrice fu– tura, ma un diritto astratto, sociale, esercitabile dal– l'universalità degli uomini. È indifferente che un produttore possegga o non possegga la terra, che pos– segga l'area m, 2 m, 3 mi-·• n. a;; perché egli non potrà mai'percepire un profitto. , La proprietà uon costituisce, in tale s1ato,un im• pulso o motivo giuridico qualsiasi: quegli stesso, che la esercita, sa di non potere, in virl\l d'uno spe– ciale jus filsponendl, renderla onerosa ad allrui, e quegli, che non la esercita, è spinto alle sue azioni economiche da impulsi estranei a quelli della proprielà, che sa acquisibile in ogni tempo e luogo. Essendo poi il diritto alla terra non solo quan– tilattvamente, ma qualitativamente eguale a quello che ciascuno può vantare, là dove, per circostanze qualsiansi, gli appropriafori di terre e di capitale si procacciassero uno speciale vantaggio, essi ve• drebbero subito gli allri associati esercitare il loro diritto su un'aliquota di terra qualitativamente eguale (1). Sicchè, in ultima analisi, l'e-;erciziodella proprietà essendo economicamente identico al non esercizio, aazi importandoesso un onere di custodia, di mantenimento, ecc., la proprietà lor;ana è una (lnzione sociale, che non ha nulla di comune con l'attuale concetto giuridico della proprietà. · Il rapporto di proprietà del subbietto, rispetto alla cosa che ne costituisce la materia, non è incarnato nell"iudividuo, ma nella società; infatti tale rap– porto oscilla col variare numerico deç-li individui che compartecipano alla proprietà sociale. L'uomo in tanto è attratto a possedere, in quanto si solleva ad una condiziono economica superiore: ma, nella terra libe1·a per diritto, l'appropriazione e l'inappropriazionesono termini equivalenti. Onde nessuno ha interesse a possedere, ma tutti hanno interesse a che la terra non sia deteriorata. Ossia il possesso esiste e non esiste, appunto perchè la terra è appropriabile non per un principio indivi• duale, ma per un principio di diritto sociale. Infatti, se l"indil•iduo la appropriasse a titolo pri• valo, egli escluderebbe qualsiasi altro terzo pre– tsndeute: mentre, la terra essendo libera, noi può senza violare il diritto sociale. Ed allora o nessuno possiede la terra, e si ha la comunità, o la si pos– siede da tutti a guisa di delegaforii del diritto sociale, o la si esercita dal potere sociale stesso. Ed ecco che anche il sistema loriano è diretto alla trasformazione sociale della p1•oprietà,come altri sistemi socialisti. E ciò perchè nella sua opera vi e domioanto la categoria « appropriazione o inap· propriazione fondiada », la quale è estranea alla l'icerca propria della scienza economica. Il Loria dichiara l'inconsistenza del collettivism perchè « ha d'uopo, a persistere, di una coaziont. incessante, e3ercitata dalla collettività sui singoli associati », mentre la terra libera per diritto « si regge sulla pPoprietà privata e si svolge mercè la libera esplicazione dell"interesse individuale•('). ( 1 1 \'edl C,mltiu. econ. odftrna, p;.1g.!i•!3. t') I ORIA,loc. cJt., pag 790.

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