Critica Sociale - Anno X - n. 8 - 16 aprile 1900

CRITICA SOCIALE 121 Yentato o diventerì,, non ostant.e ogni diritto, la nuova legg-efonchunentalc ciel g-randucato.Fortunata ancora la. Finlandia, che non ha, ()er l'onor suo, nessun Pelloux, Colombo, o Camlira~·-nignr, che tengano il sacco allo czar s1•crgiuro e traditore, e nessun Hiccio o 1<adice che applaudano! Il popolo napoletano arnva bene strappata la co– stit,uzione a Ferdinando I r, e il popolo romano a Pio rx. )(a come i due popoli non riuscirono anche ad impossessarsi, in modo stabile e sicuro, della forza necessaria per mantenerla, sé la videro tosto ritolta. Nò il popolo italiano, nel suo complesso, si curò maggiormente di ciò. che era sopratutto ne– cessario, di assicurarsi la forza per difendere la Costituzione ottenuta, non si curò di raggiungere questo scopo con la sola riforma idonea: coll'istitu• zione di quell'armamento davvero nazionale, che nella Svizzera assicle incrollabilmente il rispetto alle Co· stituzioni federali e cantonali sul fuciJe e la trenta cartnccie, che ogni cittadino ha nella sua casa, e sul fatto che non vi è nessun soldato tranne questo cittadino. Il popolo italiano non si curò di ciò. Per· fino quella J)an-enza di nazione armata, chè era la guardia nazionale, fu lasciata cadere nel ridicolo e soppressa. J~d ecco che o;;gi siamo ridotti a compiere gli !\forzi pii'1 disperati per impedire che si rinnovi nell'ftnlia intera, a poco a poco, quello che è acca• duto con molta rapidità tra ~li ultimi mesi del 1848 e i primi del 1849 nel Napoletano. Ricordano i lettori? Si cominciò così:" Soppressa Ja li1)ertà di stampa, soppresso il diritto di riunione ('), istituita una Commissione temporanea di salute Jlllb· blica con autorità d'imprigio1rnrc come prov,•edi· mento preventivo ( 1 ) ..•.• r. cit.tadini erano incnrcerat.i a centinaia; la polizia risorse pili crudele di 1>rima.,, (3) Si continuò così: li A Na1>oli era un simulacro di P8rhunento: mal si potrebbe decidere se fosse ma~– giore e piì:1 biasimevole ht petulanza dei ministri, ciechi strumenti di l!'crdinanclo Jf, ovvero 11asinina. pazienza. delle Camere ..... L'i1n-iola.bilità dei rapprc· 8entanti della nazione era cal1>estatadal Governo ....(' 1 ) Nessun freno rattencvn. la. baldanza dei reazionari, massime dei nrnggiorenti dell'esercito, pretoriani della tirannide; i quali in certi sconci follicoli chie– devano che i deputati più caldi a difendere i diritti della. nazione fossero espulsi dal Parlamento e), mi– nacciando che, se questa. domanda non fosse soddi· sfatta, l'esercito si appi~licrcbbe a quei mezzi che la necessità. imponern. ,, (G)]~ si finì così: li Alla. fin fine fu sciolto (il Parlament.o), e non se ne parlò più.,, (7) . . . f,: poichè siamo caduti nelht storia, restiamoci. Tanto, sar:'1solo dcliii storia, di tp1csta politica del 1)hssato,·che tra f)Oco, forse, ci sarà permesso - seppure! - di parlare. , 11l 1 'reeman comincia. il suo Grotl'ih o( l'.i'nytù,h Constitufion descrivendo le Lamles{Jemeimlen di Uri e di Appcnzello, e dimostrando come quelle primi– tive libertà popolari, o_ndcsi svolse la Costituzione inglese, fossero originariamente comuni a tutta. l'l~u• ropa occidenfolc. Ma <1ueste lihertà popolari, che ernno, 11dunquc, generali, snhirono le più varie vi• cissit,udi11i nei diversi 1>aesi.Lit libertà convicn sa· perla. e poterla difendere, per consen•arhi; altrimenti {1) f II JlrO\'\'Cdlmcntl )>Ollllcl" di t'crdlnflndo Il. (T) 1.11" Corn111l&11lo11e 11cr Il domicilio conlto ~· ,11 re Bomlm. <*> Wt:111>11, Mwmalt (li !lfOl°i(I «mltlllpt)l"(l/lt(I _ ,•r(Wé», is,s, 1mg. IQS. {') C-Omc1>0ir1ìCIIScrlA COI rcgolAlllOIIIO mgnr•PCllOU)(•SOnnlno. (~)CourrontA col J)arcre delle ,·arie Oa::::ft/t e ttc~II 111tr1 i-:-1ornAII rCilZI011nrl tlCI regno d'ltnlla, SJJC<:IC1\lli\ llllC di marzo O al primi di n1,r1tc <1011900. (6) W►:ttt:ll, /,</t,m, J•fl~. .fU•.fl~. (1J wi-:1nm, Mtm, (11lg •. ~:'lfl. perisce inevitabilmente sotto la forza. degli interessi contrari. .8 così, i Ctrntoni primitivi della Sviziera, per una serie di circostanze favorevoli, poterono sfuggire all'accentramento assolutista di un regno, e conservare, 8.llargarc, irradh1re d'intorno quelle lon) liherttt primith·e. JI popolo frflncese le perdett.e in– Yccetosto, sotto la. violenza. unitaria della monarchia. E in Jn~hilterra. si svolse !'01,ica lotta tra il re, che si sforzava di imitare quello di Fnrncia, costituirsi un esercito proprio, soffocare le libertà, e i~ popolo 1 che riuscì a tener testa nl monarca, a sgominare i suoi piani, a conquistare saldamente e per sempre a sè stesso le insidiate franchigie. Ma come riuscì il popolo inglese a ripol'tare la. vittori:i in <1uesta lottn? Non v'ò dubhio intanto che g-li Stuardi cercavano di togliere alla uazione le libertà ~ià acquisite. Carlo lf 1, ensa.va (ci narra il Grcen) che " un re il r1uale è inceppato da. freni, mentre si possono chiamr.re i suoi ministri a. renclet· cont.o, non è re se 11011 di nome. ,, li In altri termini (segue il Hreen) non avev~t un disegno di tirirnnia. gifl, formato, ma voleva governare colla mag-giorc itHlipendenza possibile, e, llal principio fino al tor· mine del suo regno, non vi fu mai un momento in cui non cercasse dì attuare i suoi intenti; l10nsì procedè sempre a shalzi e tastando il terreno; il che rese uguahnenfa difficile lo sco)lrirli e il combat– terli. ,, (') Abbiamo qui in iscorcio un archetipo storico che Yediamo riprodur.si assai di frec1uente nella. realtà. Ma, se il re d'Jnghilterrn non riuscì a far trionfare i suoi disegni, lo si deve sopratutto ~,1 fatto, che egli non giunse mai, a differenza dal re di ]!'rancia, ad avere ai suoi ordi11i la forza militare athL ad oppri· mere la nazione e tn'ldurre in atto <1uQi disegni. Ben s'i:iccorse Carlo lf della necessità. di un escroito staniiflle. "Ambedue i reali fratelli (scriYe il Green) at.tribuivsrno la ro,·ina. del padre loro alla mancanza. d'una forza disciplinata, fa, quale avrebbe f)()futo sof– f()('are iu sul nascere la resistenza, 1urzionale. ,, JJcrciò Carlo prese pretesto da mm. sommossa per costituire n suo servizio un corpo di cinquemila uomini, che flndò man •mano accrescendo. li Venti anni dopo, crnsi costituita una forza di settemila fantaccini o milleset.t.ecento uomini di cavalleria e drng-oni in rnghilt.errA 1 con una risona di sei bellissimi rcggi– ment,i fuori, al ser"i;,;io delle J)roviucic unite. 'l 11 re dunque a,·eva capito molto henc che è questo elemento della forza che risolYc, in ultima analisi, le questioni di diritto costituzionale. Non fu colpa sua se g·li eYent.i si svolsero in modo da riuscire, ciò non ostante, disastrosi per la• sua dinastia. rn primo luogo, per detroni;,;7.are suo fratello e successore Giacomo [I, hisognarono le armi straniere, quelle olandesi di Guglielmo d'Ora}1gc; e 1ioi, al monicnto buono, l'esercito gli venne meno. " L'esercito stesso, nel quale aveva fidato implicitamente Giacomo, mo– strò ad un tratto le sue simpatie per il popolo. ,, h1 questi conttit.ti tra la lihertà popolare e Pas• soluti~mo, la prima - cioè il diritto - trionfo, e riesce ~t conscn·arsi, solo quando abbia, o giungH. a tira.re, dal suo lato, la. forza. La prima. rivoluzione, queJln che costò la testa a. Carlo f 1 potò riuscil'C n un esito fortunato, solo perchè da una parte il re non giunse a procurarsi armi o ~oldati, dall 'alt.ra il po· 1)010avern un esercito proprio. " La _grande difti· coltà 1)er il re era di procurarsi le Mmi (dice lo storico citato), cd A.Ilafine di aprile egli compflrvc i111provYisi11ncntc a Hull, il nrng-azzino del scttcn· frionc, e chiese d'entrare. Il nuovo governatore, sir Gio,·frnni Hothm11, cadde in ginocchio dinanzi a lui 1 ma negò di aprirgli le porte. ,, Viceversa, il popolo ( 1) Gnu::., IJre,·t tlQria 1ftl popvlo h1Uleilt, Ira(\, t-'ortl11I-Sa111tirclll; Uflrl)èra, 18$4, PllS'. G~6.

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