Critica Sociale - Anno VIII - n. 20 - 1 dicembre 1899

CRITICA SOCIALE 309 Si tratta infatti di un ,,ero e proprio adattamento, durante il quale le classi dominanti del Mezzogiorno hanno perduta qualunque volontà. di rinnovare, qua– lunque attitudine di difeso, qualunque impeto generoso di protesta. Esse si sono chiuse in una indifferenza. passh·a e, quante volte lo spasimo doloroso delle folle proruppe nelle jacque1·ies lugubremente selvaggie 1 non banno f&tto che chiedere nuovi favori dal Governo, più lauti soccorsi dalla pietà nazionale, più numerose guar– nigioni a profttto dei bottegai e a difesa degli usurai speculatori. Un naturalista chiamerebbe gli effetti di questo adaltamento una vera evoluzione regressiva, quale si osserva nella formazione delle specie pa– rassite. Ecco, del resto, una breve dimostrazione, quale la consentono i limiti di un articolo, di quanto vengo a.rfer– mando. Le classi dirigenti, che sono poi lo elessi ricche• del Mezzogiorno hanno trovato modo di riversare gran parte del peso delle imposte sopra. le plebi lavoratrici, ancora incapaci di una protesta che non sia un tu– multo o l'incendio di un casotto daziario. Nei bilanci degli enti locali noi troviamo che nell"lta.lia settentrio– nale la sovra.imposta, ossi& la tassazione dirett&, è rap– presentata. dal 48 per cento, montre il dazio consumo fornisco soltanto il 31 per cento degli interi proventi; laddove nell'Italia meridionale, paese più povero e a salari più bassi, la sovraimposta dà il 29 per cento e il dazio cons umo il 50 per ceni.O{ 1 ). Ossia le imposte di• retto sono proporziona.t e alla diversa. ricehezia, le indi– rette sono a rovescio; pagano meno i consumatori pi\\ ricchi e pagano più le plebi a.tramale. Di chi la colpa t Delle classi dirigenti del Sud che, invece di chiedere una riforma dei tributi, fanno pagare al proletario le spese dei loro Comuni. Eeco altre cifre ancora più suggestive. Mentre nel 1886 Milano pagava. 25 milioni e mezzo di imposte dirette, Napoli ne pagava 18; ma, viceversa, nelle tasse di con• sumo Milano dava 37 milioni, e Napoli 58.11 carico trl• butario del Mezzogiorno chi dunque lo paga t Le classi dirigenti, oppure la masse. in gran parte a.tramata dei consumatori t Nè si creda che io esageri ad arte l'importanza delle Imposte indirette, le quali sono percepite in gran parte dagli enti locali. Basterebbero già, a dimostrare l'im– portanza del fatto, i frequenti tumulti che avvengono nell'Italia meridionale a cagione della gravozza delle im– poste comunali, ossia di quelle che, lo vedemmo, col– piscono a prererenza le classi pi\\ umili ed escluse dal potere. In nessuna parte d'Italia vi è una. così grave questiono comunale come nel Mezzogiorno. Ma vi è di ph); vi sono le cirro che io tolgo dall'appendice aggiunta al discorso dell'on. Giustino Fortunato a Palazzo San Gervasio. O&quelle ci(re risulta che il Mezzogiorno continentale e la Sicilia pagano 414 milioni di imposte erariali e 220 milioni di imposte comunali. Ossia le imposte comunali sono pi\\ della metb. delle erariali, ed hanno quindi nel bilancio di una regione un'impor• tanza indiscutibile. Ma non solo in questo spaventoso sovercbiare tlella tassazione indiretta, le classi dirigenti del Sud hanno trovato un sollie\'o al peso tributario che loi"o speltn i c'è ancora tutta le questione do\ Jemani comunali, in cui si palesa il loro c araltere parassitario. 10 non ( 1) A, Cos101.1,un, L'I rlfol"m" delle leggi ,ml tributi locali. MO• denA, 189d, 11ag. 1;s. - Vèdi anclu,: I.A.CAVA, La/f11a111a locate fn I.alla; e ALUSJO, Saggio 1ul 1l1tema 0·1t111tarlo. Ignoro che la divisione dei demanii comunali, che si risol\'ette poi nella loro ap11ropriazione da parte dei grossi proprietari, data dalle leegl del 1806,1810o 1816; ma. la loro appropria.zjono, che non fu immediata. ma assai lenta e laboriosa, si pr olungò e si prolunga fino al nostri giorni. Di ciò potrei roca.re qualche prova. se lo frequenti tr4gedie, da Caltavuturo ad altre meno tristemente celebri, non mi esonerassero da. una lunga dimostrazio11e. Si a,giunga a tutto ciò il potero senza. con6ne che hanno nel Mezzogiorno lo classi dirigenti, per cui o l'a– gento delle imposte o l'urtleiale del dazio debbono ob• bedire ai desiderii dei novelli baroni che popola.no quelle terre inrelicissime (I); si aggiungano tutte lo occulte e inconfessabili influenze, colle quali gli uo– mini, che hanno potere o ricchezza, possono far servire il denaro pubblico ai loro interessi personali; e noi sapremo chi, in definitiva, deve pagare per tutti, per il Comune e per lo Stato, per le industrie del Nord e per i latirondisli del Sud. Riassumendo, io credo di non errare affermando chP, nel contrasto di interessi fra il Settentrione e il Mez. zogiorno, le solo classi, che ne sopporta.no tutto il peso e le conseguenze disastrose, sono le classi povere dol Mezzogiorno. Le classi dirigenti del Sud, invece, adat• tatesi in un parassitismo che ha loro consigliato di investire due miliardi e mezzo nelle cartelle del De– bito pubblico, non ranno che seguiro il loro torpido istinto quando chiedono allo Stato nuovi soccorsi e una maggiore partecipazione negli utili. In fondo esse non perorano per la loro agrlcoitura e per i loro commerci, ma per la loro pigrizia e per la loro avidità senza limiti. . . . Siamo all'ultimo aspetto della questiono, a quello in– torno al quale le testimonianze sono più concordi. La vita. politica del Mezzogiorno è delle più mise• revoli e rachitiche: non ditfusione di giornali ; non or– ·ganizuzioni che non siano clientele, camorra e marfla; non educazione politica difrusai non partiti vivi; non in– teressi ben nitidi e chiari. Vi è ancora un partilo liberalo in opposizione ai partiti clericaleggianli, e dietro a questi tutti i detriti degli antichi regimi, e i sepm·a– li1li, e gli indipendenti, e i bo1Wnici. Frazioni insi– gnificanti queste ultime, ma che stanno colla loro so– pravvivenza ad attestare del poco cammino fllltO dalla coscienza. nuova. In un tale p&ese, con l'analfabetismo così di!fu so, con la miseria cosi spaventosa, colle abitudini di vio– lenza educate e perrezionale dttlla. e conquista. pie– montese » durante il brigantaggio, non c'è proprio bi• sogno di ricorrere ai fattori etnici per spiega.re come la costituzione sia Passata su di esso senza neppure sfiorarlo, cosi che il deputalo è rimasto per il popolo una specie di principe o di barone, particella vivente di quel potere ~upremo ed 1t.ssoluto, che esso crede esistere ancora. Con ciò è spiegata quella contraddizione apparente cho mettemmo in luce poco prima; un paese cioè che è sfruttalo dalle sue classi dirigenti, e delega esso stesso a queste classi la raeolt.à di dirigerlo. Oli è che ad osso mo.nc11 la conoscf'nza di ciò che sia regime rappresentativo, e, d'altra parto, tutto coopera a far t'I Chi ,·"le'-!e leggere molti 11.neddoll l1truttlvì sull'argomento con,ultl \'1LLAR.1: La Sicilia e Il 1oetallm10, iS96.

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