Critica Sociale - Anno VIII - n. 20 - 1 dicembre 1899

CRITICA SOCIALE 317 questa semplice ipotesi, e ci opporranno la. santità. del contratto. Non vediamo rorsf', nella nostra. Milano, già. insorgere le cricche moderate, in nome del sacro ed intangibile individualismo, contro il loro stesso Comi– tato centrale elettorale, per aver questo osato accen– nare, nel suo recente manireslo, alla possibilità cli mag– giormente estendere l'ingerenza del Comune nei ser– vizii che interessano tutta In.cittadinanza, e accusarlo, nientemeno, di aver fd.tto un programma che potrebbe essere accettato dai socialisti1! (Veggansi la discussione e la deliberazione 27 novembre, signitlcantissime, del Circolo moderato milanese Q;•dine e Libe~·tà). Ma, se lo ~pirito della nostra legislazione autorizza a spropriare un cittadino di una qualsiasi proprietà. quante volle lo esiga e l'interesse pubblico legalmente accertalo >, a maggior ragione naijcerà. questo diritto quando, in luogo di una proprietà \'era e propria, non si tratti - come nel caso che ci occupa - se non di una speranza di lucri futuri; nulla curando che, anche per questa forzata rinuncia, sia aggiudicata un'equa indennità. a coloro che ne risentono danno. Soltanto, la misura di questa indennilà. donà. limitarsi ad evitare ai concossionarii uno immeritata jattura, non già estenderai a tutti i lucri astrattamente conseguibili, come avverrebbe nel caso dì volontaria violazione di un contratto privato che ne importi la risoluzione. Manifesta infatti è la sostanziale differenza fra i con– tratti stipulati fra privati nel privato interesse e quelli nei qua.li l'uno dei contra.enti è la collettività e un in– teresse pubHico è in gioco. Vi è fra i due casi la stessa differenza. che corre fra una disposizione testamentaria a favore di un erede privato, e unn. disposiziono di pubblica beneficenza. Tutti sanno che in quest'ultimo caso è indiscusso il diritto dello Stato di mutare, a se– conda dei tempi e dei bisogni, la portata e gli effetti delle tavole di fonda1.ione. Non sarebbe buona politica, a senso nostro, provocare, su un tema siffatto, disposizioni legislative di ordine generale. Piuttosto si dovrà adottare i I metodo inglese: promuovere singole leggi, caso per ·caso, località per località; un metodo che del resto fu più volte adottato anche in Italia, ma finora soltanto a beneficio della speculazione e dell'affarismo. Sarà un vanto dei par– titi popolari, che entrano oggi nello amministrazioni comunali, se sapranno costringere il potere centrale ad adottarlo anche, qualche volta, a vantaggio del- l'universale. LA CruT1CA. È stato pubblicato: DAL CELLULARE AFlNALBORGO di PAOLO VALERA con illustrazioni di G. ZUCCARO Prezzo L. 3. Questo elegante volume, estremamente caratteristico, e del quale i nostri lettori ebbero già. un saggio, può aversi presso l'Autore, via Bossi 3, Milano (sconto ai librai e rivenditori che inviano l'importo). I nostri abbonati possono anche richiederlo al nostro l)fficio. B ate :=i C 1no B1arcc Moaerati e emocratici milanesi aal 1848 al1859 IL Riepilogando prima di proceder oltre, noi ab– biamo dunque in Milano - e si può dire in tutta Italia - dopo il '•18 tr·e pat'titi polilici: !.' l'aristo– crazia fondiaria moderata sabaudi sta; 2. 0 la bor– ghesia indipendente. cioè poco fiduciosa in casa Savoia, obbligata dalla necessità al mazzinianismo, ma tiepida e pronta a passare, appena fosse possi– bile, in campo più conservatore; 3. 0 il proletariato mazziniano con qualche p1•ima timida sfumatura di socialismo('). In Milano i primi dissapori fra il Comitato indi– pendente e il Comitato mazziniano nacquero dopo che fu ucciso di pieno giorno in istrada, senza che se ne scoprisse l'autore, il dott. Vandoni, odiatis– simo come spia dell'Austl'ia; allora gli operai mi– lanesi, ancora poco educati, furono presi come da un delirio collettivo; ognuno voleva uccidere una spia. Gl'lndipendenti respinsero 1·isolufamente, come ern loro dovere, le profTerte; e gli opeI"ai ritorna– rono subito su sè stessi e abbandonarono le loro idee inutilmente sanguinarie. ma comincia1·0110a sentire che fra essi e la borghesia non c·era più uu perfetto buon accordo Cl La questione del Van– doni non fu in fondo che roccasione dei dissapori; questi sarebbero sorti lo stesso in altre circostanze. E così, mentre il Nipote del Vesta Ve1·de, str-enna popolare del 1848, era stata dedicata dal Correnti « a voi, fratelli, che colle fatiche delle vostre b1·accia pagate così uobilmente il vostro tributo alla so– cietà~ ( 3 ), OI'a,che la luna di miele fra borghesia e proletariato cominciava a impallidire, gl'lndipen– denti cominciarono a parlare di « uomini di dubbia fama e di cattivi costumi» (1). Non è p1·ecisamen1e il linguaggio attuale della Pe1·seve1·an;a, ma c"in• camminiamo. Il colpo di Stato, fatto da Luigi Honapai·te contro la 1'8pubblica francese il 2 dicembl'e del '51, deUe l"uHìmo tracollo alle convinzioni l'epubblicano già parecchio scosse degli Indipendenti. La libertà eul'opea pal've con quell'atto sepolta e i repubbli· cani italiani perdeltero ogni speranza di aiuto da parte della repubblica francese. Gli Indipendenti « non osavano più patrocinare uu·immediata azione rivoluzionaria; avevano per cel'to l'animo sfraziato, ma prevedevano che qualsiasi tentath'o si rosse fatto pe1· liberarli avrebbe dato senza utilità un contingente di nuove vittime» ( 5 ). D'altra parte, la vita costituzionale, mentre finiva in Francia, si manteneva in qualche modo in Piemonte; era un costitu1.ionalismo torpido. bastardo, a base di colpi di Stato, di imposte riscosse per decreto reale, di co1·1·uzionegiornalistica ed elettorale, di se1·vilismo nella magistratura, di violenza nella polizia; (') (') rn Piemonte, do,·e c'era un barlume di ,•ita costitu1ionalt>, l'aristocra:r:ii1. co~tituh•a la Destra. nella quale i reazionari feroci, come Balbo e ReHI, e i moderati ... an:h"eui feroci contro i de• mocratici, come Azeglio e ca,·our. andavano quasi seml're d'ac– cordo. La Sinistra e1·a !)iena di a,·vocati. lndu~triali, commer– cianti; e glà vi apparivano le prime divisioni fra l'Estrema Sini– stra piccolo-borghese capitanala da Brotrerio, e la Si11i@trapro· priAmente dt>lta capitanata da nana.zii e J)ronta ad allf!arsi coi moderati per paura degli ultra reazionari. Il 1)roletariato non a,•e,·a ,·oto cd era repubblicano. (I) Dg CASTRO, / proces.tl di Malltova. pag. 16\. (SJ (.;ORP.RNTI, sc.-uu ,celti. ,, pag. !ISS. (4) DE CASTH.O, I procu11 dt Ma11tova, png. 164 e 288. t~J Idem, pai;r. tSi. (') Yoidi lutla la Storia (lel IYlrlamento SullalplllO del BROFl'ERIO e più specialmente I, 6G; Il, IU, 160,274, t88; IV, 177, 19!1. L'affer– mazione spesso ripetuta dal nostri intelligentissimi e eoltissimt

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