Critica Sociale - Anno VIII - n. 20 - 1 dicembre 1899

316 CRITICA SOCIALE nei rapporti tra il Comune e i cittadini 1 esso non contn,sta ai priucipii iurormanti il programma socialista, a due condizioni. Anzitutto, l'iudustl'ia municipale 11011 deve estende1·si ai consumi di pl'ima necessità, che devono CtH'mare oggetto esclu– sivo dei veri servizi pubblici. Iu secondo luogo, il tributo imposto ai cittadini perchè essi usufruiscano dell'rndustria municipale deve esserepossibilmente deterrniuato con crite1·i di progl'essività. Di fronte a siffatte conside1·azioni, ognuno vede che la comune considerazione pratica di appoFgiare • le indusfrie municipali come p1·eparazione ai s01·– vizi pubblici - già di pe1· sè sufficiente a consi– gliare in questo senso l'azione del partito socia– lista - passa quasi in seconda linea. Non si sca1·ta di un ette dalla nost1·a ,,ia maestra, quando si in– vocano se1·, 1 izicomunali, che sono iu 1·ealtàiudustrie e argomeuto d'imposta. . . . Ma olh·e le difficollà ftuanziai•ie. ostacolano lo sviluppo dei servizi pubblici e delle industrie mu• nicipali i contratti a lunga scadenza, coi quali i pili importanti sen•izi vennero già appaltati o con– cessi a imprese prh•ate di speculazione. Cito, a mo' d'esempio, il cout1•atto del Municipio di Milano colla Società Union des gas, pe1· l"illumiuazione a gas de\l"ex-circondario interno, con scadenza al :Jl dicembre 1925; e quello fra lo stesso Municipio e la Società di elettl'icità -: Sistema Eclison » con scadenza al 31 dicembre 1816 e possibilità cli un riscatto oneroso al 31 dicembl'e 1000. Questi se1·vi1.i,attualmente sottratti alla gestione diretta da parte dei Comuni, non solo costitu~scono - com·e naturale - i pili importanti, ma ancora - e pui· questo è natu1·alissimo ! - quelli che im- portano uu ,•ero monopolio di fatto a vantaggio del Comuae e, per esso, dei privati concessionari. Perciò, mentre per un ve1'd0 il Comune difficil• mente può ti·ovare, in altri servizi o in altre in– dustrie, un compenso adeguato alla impossibilità presente di eserci,·e quelli conce:Jsio appaltati; pe1· altl'O verso unica via d'uscita di fronte ai confratti in co1·so è la risoluzione doi contratti stessi. Alt1•a via - di ordine giuridico od economico - non si vede. Eccezionalmente, il Comune di Milano si trovò per un momento nella possibilità di lottare con successo contro la Società concessionaria di un se1·– vizio - I' Union. des gas. ul circondario esterno non si estendeva il monopolio concesso alla potente Società appaltatrice. Ivi, sul ter1-eno della conco1·– renza economica, si poteva dare una buona bat– taglia. E la battaglia venne tentata da privati cit– tadini; e venne perduta, come tutte le battaglie economiche.dei piccoli contro i grandi. Se l'ammi– nistrazione comunale, comprendendo la funzione moderna del Comune, fosse intervenuta opportu– namente allo scopo preciso di lottare per la muui• cipalizzazione del servizio - molto, forse tutto si sarebbe ottenuto. Ma altri criteri informavano al– lora il Go,rerno del Municipio di Milano, e l'occa– sioue non servì che a stiracchiare qualche illusorio vantaggio da massaia spa1·agni11a. Questa era, del resto, l'eccezione. La regola è che i contl'atti iu corso saranno uu ostacolo alla mulli– cipalizzazione dei se1•vi1.i e delle industrie rìuo a che non saranno 1•isolti. E l'ostacolo è gravissimo. Ai 1•apporti contrat– tuali anche di questa natura, non può - a mio avviso - applicarsi la legge sulla espropriazione forzata per pubblica utilità ('). Questa potrebbe tra\1,J~1'~;~:c:~~!n~h~l 1 t,li,':!,!h:ùt~11 1:a~~:~c!~~~n!"!~~: ,!·;~: cate per via di espro1>rhn.ione (V. S,rnUATINI: Comme11to olle leoo111dla e,proprkt:lo11t"~r vw&bllc.i wtllltd e 1ut r1,1amimento. Torino, ISJ'J, pag. IH). • o no trovare applicazione, solo quando si trattasse di espropriare uon lo ste so diritto di concessione, ma una parte degli immobili sui quali questo di– ritto viene esercitato. Ciò, peralti·o, da già di per sò in mano ai Co– muni un'arma poderosa cont1·0 i concessionari dei servizi pubblici. Lo sviluppo delle funzioni mode1•ne del Comune può ogni giorno invadere trionfalmente il patri– monio immobile, che serve di base e di strumento all'esercizio dei pubblici servizi da parte di appai. tatari e concessionari, e che, nella sua maggior parte, è anche comunale. Se a questo si aggiun– gano le condizioni di fatto, por cui i Comuni nella vita indusfriale si t1·ov11uo a godere verì e pro– prii monopoli, e la ,•igilanza rigorosa da parte delle Amministrazioni comunali sull'esecuzione dei cont 1 ·atli di concessione o d'appalto dei servizi pub· blici, 11011 riuscirà difrìcile ai Municipi (li buona volontà di far capitolare, nell'iateresse cittadino, le più potenti e ostinate imprese di speculazione. Il pili grnnde ausilial"io per raggiungere tale in• tento è senza dubbio la curd, che il Comuae mo• derno deve darji, di municipalizzare servizi e in– dustrie nei limiti del 1>ossibileattuale, di accapar– :·nrsi immobili e forze naturali per municipalizzazioni future e di uon spo~lia1·si in ve1·u11aguisa del suo pati-imouio p1·esente a vantaggio di speculatori privati. I~ cosi, che il cel'chio di fe1·ro dei contratti iu cot·so - come quello delle angustie legislative - rlovrà alle11tarsi o spez1.arsi di fronte alla irriduci– bile evoluzione del Comune moderno. EMILIO CALDA!\:\. Due parole di commento e di complementoa queste ultime osservazionidell'amir.oCald1i.ra. Noi non neghiamo punto che il consiglio,che egli dà o.Ileamministrazioni com uno.li conquistato dai partiti popolari, di valArsidi evontunli trasgressioni di con– tratto da parte dei conccssiono.rii e, noi congrui casi, del diritto a.Il' espropriazione di immobiliper ragiono di pubblica. utilità, per indurro i coneessionariia. ca– pitolare e a. lasciarsi ritoglier•e la concessione di un ser,•izio che, con maggioro vantaggio del pubblico, sa– robbe esorclto dal Comunedirettamente, possa in qual– che ca,o condurre allo scopo ch·egli si propone. ~la non ammettiamo che non ,·i sia so non questa via in• dirotta, di applicabilità mollo rara e di esito molto dubbio, por ottenere li\ risoluzionedei contralti in corso. Anche concedendo al Catdo.rnche la. attualo legge sulla espropriazione forzata n on sia estensibile alt' or– retto di ritogliere ni privo .ti lo concessionio.dossi con• trattualmente ratte, la. ra gione, per altro, della legge e quella che in(orma il capoverso dell'art. 29 dello Sta• tuto ci ranno pensare all a posslbili là. di ottenere, sul terreno legislati\•o,quella racoltà.di S\fincolodal con– tratto, che il pill spesso si ce rcherebbe invano, nella cerchia dello jus conditwn, sul terreno strettamente giudiziario. Noi pensiamo che, quando i principali Comuni del regno, che si trovano inceppati in ogni loro movimento progressivo da. ~on tratti a lungascadenza, leggermente stipulati dallo vecchie domin11.nti consorterie, promuo– vessero una seria e tenace agitazione in questo senso, non potrebbe il Parlamento riflut&.rsiper lungo tempo di intervenire, senza meritare la taccia di allearsi con· tro il bene pubblico agli interessi dei privati specu– latori. Ben sappiamo che lo oche messe a guardia del .san– cta sanctorum. del capitalismo strilleranno nel leggere

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