Critica Sociale - Anno VIII - n. 19 - 16 novembre 1899

CRITICA SOCIALE 297 la deputazione r1.1rcaiuola meridionale non è essa forse l'e(Totto ~ l'indice della dopressiono economica. delle regioni che la eleggono, e questa depressione non ha forse l'inlima sua causa, più che nell'influenza deleteria dei paesi indust,rialmonte più progrediti, nell'enorme srruttamento che il nord ba continuamente esercitato, sin dai primordi dell'unità, sul sud della penisola1 1 deboli hanno tm·tol tu mi opponi. Qaesta massima contiene, in lesi generale, un& verilà inconcussa. BA.daperò cht\ nel caso che ci preoccupa, essa ti si potrebbe ritorcPre diabolicamente contro. Qualche arguto avversario te la potrebbe ben scara– ,·entare fra i piedi quante volte tu troverai onesto o doveroso il dHendero, con la tua parola rortemonto lncisi\'O., il proletariato dei paesi economicamente ar– retrali, imputando l'abbrutimento, l'immoralità. e la delinquenza maggiore, che fra di esso devono necessa– riamente mani(t!starsi, non già. al suo libero arbil1·io collellì\'O, ma all'esoso sfruttamento d"un gretto ca– pitalismC', il quale faccia scaturire prevalentemente il suo maggiore prolHto dalla limitazione dei salari e dei consumi dello stesso proletariato, anzichè dall'impiego di istrumenti tecnici pii>. perfezionati, che rendano possibile una magginro compartecipazione ali&ricchezza internazionale. Però, siamo giusti. Le tue vecchie ,·et.Iute si sono, pare, col tempo e con l'esperienza, alquanto modificate. Tu vedi che, se l'idra della reazione sguiscia quaggill Il suo corpo viscido, ò però costassù che essa erg11J vivida. la testa. e s'impone. Spoglio della sua (orma immaginosa, il succo del tuo concetto sarebbe dunque questo: poichè l'avversione della nostra. classe domino.nte verso il complesso dello riforme finanziarie o politiche tendenti a menomare quella p!lrte della ricchezza nazionale, che essa. ricava. dallo srruttamento dei poteri socitt.li e che va ad inte– grare i suoi redditi deficienti, si estrinseca in una vi• gorosa azione politica più specialmente nel nord della penisola, ò da ritenersi che sono gl'industriali prote– zionisti del nord che più hanno interesse alla politica reazionaria, perchò sono essi che assorbono la pill gran parte di quella ricchezza nazionale che lo Sta.to estorce fl:nanziariamente dalla produzione e dai consumi popolari. Ond'ò che i partiti popolari del nord - il cui svi– luppo sempre più rigoglioso è, indubbiamente, una ripercussione dell'industrialismo delle loro regioni, S\'i– luppantesi a detrimento del mezzodì agricolo - adem– piono - rorse inconsciamente - ad un'opera politica riparatrice, accingendosi a schiacciare la testa di quel– l'idra reazionaria che, suggondo a questa parte meri dionale il suo sangue migliore per impinguarne la parte settentrionale Jella penisola, te ha sinora impe– dito di risollevarsi alla dignilà della vita moderna. Ora, se dal nn qui detto devo sprizzare q~talche ve– rità, e11sanon può essere, secondo me, che questa sola: ll gra1Jep1·oblem!l. dell'antogo,,iuno fra il no,·d e il 1ud a·Italia ha la 1ua ,·agione di essere 110n già. 11ell.i costituzione unitaria, ma nel 1·e9ime politico della na:ione, e perciò uon può tale antagonismo essei-e eli– minato se non Ol'llm.tando lo Slato su basi popola,·i; talchè esso, olt1·ea non favorb·e una sola. t·euione a discapito cli tulle le alll'e, t·enda possibile lo sviluppo armonico delle libel'e allivilà economiche e sociali in tutto r'l pae1c. CC1rdialmente Bd Moaerati aemocratici milanesi aal 1848 al1859 (') I. Il ritorno del dominio austriaco ru accompagnato naturalmente da una phì ruriosa reazione politica e oppressione economica. Le tasse ordinarie furono subito portate da 112a liOmilioni; nel solo anno 18;:;(), fra prestiti rorzosi ed emissione di carta moneta, il Lombardo-Veneto pagò 140 milioni di imposte straordinarie('). Era questo il modo più sicuro per fat• crescere - se rosse stato possibile - l'odio degli italiani contro l'Austria. Ma i generali. che sotto la direzione di Radetzky taglieggiavano il paese. non erano i11 grado Cl_i comprendere tutto il male che facevano a sè stessi. La loro sola scusa ò che erano generali; supina– mente ignoranti, barbaramente brutali, essi nella "Yita di caserma non potevano apprendere a reggere i popoli altrimenti che con la violenza. Quando un p:iese cade in mano di generali, ogni idea di ri– forme pacifiche ò perduta; i partiti d'opposizione allora debbono abbandonare qualunque speranza di progresso legale e prepararsi a rompere la vio– lenza con la violenza. Questo ru il caso df!lla Lom– bardia dal '•18al '50. Ma non è da credere che tuIla la popolazione lombarda formasse in questo decennio un unico pa_r• tito. Le diverse classi sociali si comportarono 10 modo dh•erso anche in questo periodo, e ognuna segui una propria linea di condotta. I nobili erano albertisli, cioè continuavano ad aspettare la salvezza dalla monarchia sabauda. Carlo Alberto li aveva salvati nel '48 dalla repubblica democratica; O vero che poi li a,·eva riconsegnati all'Austria; ma meglio sempre l'Austria che la de– mocrazia. Erano, dice il Bonfadini, conservatori per educazione e per interesse sociale, ma non erano men risoluti di ogni altro a volere con inflessibile tenacia l'indipendenza ( 3 ). Conservatori, sì; ma ri• soluti e inflessibili per l'indipendenza, no. Vectremo in seguito come pe,· ben due volte, nel '53 e nel '58, i moderati milanesi ritornarono ad amoreggiare con l'Austria e si mostrarono pronti a fare la pace: Ma i generali aush'iaci non ne vollero sa pere; fijst nell'idea falsa che i moti del '48 fossero sta!i su– scitati da.I dena1-o dei nobili, si vendical'ano spe· cialmente con ossi della sconfitta delle cinque gioi·• nate, che era stata invece opera esclusiva della borghesia e del proletariato. Oppressi dall'>.ustr-ia, i nobili non potevano esser·e repubblicani, perché repubblica significava democrazia, ed essi non ,·o• levano cadere dalla padella nella brace. L'unica speranza era quindi sempre la Casa di Savoia, c~e li rH•o,•a COl!Ì bene aiutati contro la democrazia nel ·,1s. La classe operaia, come dice il Donfadini, fìao al '47 era stata piuttosto spettatrice simpatica che energica cooperatrice alla lotta contro l'Austria. Solo sui primi del ''18era entrala attivamente nell_a mischia, « ma pili avevano potuto sovr'essa le mi– stiche influouze del papato liberale e le giuste col· lere prol'ocate dallo ferocie dell'S settembre e. del 3 gennaio, anzi che uua chiara e viva percezione delle necessita che hanno i popoii di vivere di vit~ loro, e - usgiungiamo noi - degl'i11teressi spec1· fìci del proletal'iato. Era stata anzi quella la debo- {1) Da un volume Intitolato: r partltt politici mitat1ui nd U· colo XIX, che 1u1ri 1>11bbllcato pronlm11.mente prr cura della rl– ,.J,1a. J,'J-:tl11ca.:lo11e politica. ( 1) lht C:A!TRo, I procud di Mo,itooa e {l ti febbraio 1853. Mi• lo.no, 18!13,D11mo1o.rd. I) 5. 11!. 1•1 .11::o I coln tti tiut, i 1tl1mo, 11 310.

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