Critica Sociale - Anno VIII - n. 19 - 16 novembre 1899
B CRITICA SOCIALE 205 esclusivamente agricoltori, gli inglesi sono com– mercianti. cacciatori d'oro e di diamaDti e mina– tori; ma, ben inteso, minatori in senso ideale; e::isi cercano o trovano le miniere, e i negri vi discen– dono poi a raccoglien1e i tesori. Che cosa significa ciò in una formula sintetica? Significa che i boeri sono i pionieri di quel terl'i– to1·io deserto, mentre gli inglesi ne sono semplico– mente gli sfruttatori. Il lavoro agricolo, infatti, 110n può limitarsi a sfruttare un paese, ma deve per fo1•1.a nche svilupparlo. L'opera, che l'agricoltore compie, non ò, come parrebbe a prima vista. un'o– pera che si esaurisca cli anno iu anno; essa lascia una traccia dietro di sè e si accumula; sia pure lentamente, essa trasforma un paese, lo libera dal velo della foresta primitiva, lo sana dall"alito delle maremme pestilenziali, lo trasforma <la territorio della natura a te1•ritorio dell'uomo. 1..iavecchia poesia, che ha celebrato con così dolce parola l'agricoltura, aveva ragione; oltre che essere la più inuoce.nte di tutte le atlivi1à umane perchè esclude qualunque spirito di frode, essa ò anche la meno egoistica: l'agricoltore, lavorando per sè, deve un po' lavorare aacho per quelli che lo se– guiranno. L'attività degli inglesi nell'Africa australe è in– vece puramente sfruttatrice. E:,sa tende a strappare i tesori già raccolti nel suoio: raro i diamanti, il carbone, e. più essa si sviluppa, più povero ne resta il paese. Ma, prima o dopo, queste mrniere dovranno esaurirsi; gli ottimisti anzi non danno venti anni a quelle diamantifere di Kimborley e cinquan1a a quelle aurifere del Transvaal; e quando esse sa– ranno esaurite, che av\'errà delle città superbe che su quella base fragile erano cresciute? Ma, senza cercare di indovinare il futuro, pos·· siamo già osservare quello che avviene al presente. Nel 1830 i boeri non erano tutti insieme che 35.000. In meno di tre generazioni, con un esempio di fc. condità che non ha paragoni, ossi sono diventati mezzo milione circa. Il vecchio K1liger, coi suoi sedici figli e i suoi cento nipoti, ò un caso tipico della espansione boera. Sparsi Sl1 una terra libe1·a. dove l'ampiezza dello famiglie è un benefizio, la razza boera si sviluppa, si moltiplica con uua \·era fec01vtità patriarcale. Essa domanda solo alla forra il nutrimento ed un benessero semplice, e la buona terra la ricompensa ciancioad essa muscoli e sangue sano e cuore gagliardo. Quale dirferenza con la razza inglese competi– trice! Questa chiede alla terra i suoi tesori nascosti, per arricchirsi, e per frasformare in palazzi del irest· J•:na, in boria e potenza sociale,a Londra, i ternri acquistati col sudore dei negri. Il paese vergine è liberale a tutti: e&so soddisfa tanto la fame d'orù dell'~vvent111·iero egoista, avido di piaceri, quanto le più modeste domande dell'agricoltore patriar• calo. Senonchè, ogni dono porta seco la sua so1·te fatale. Il semplice boero sarà forse costretto a pie– gare il capo per due o tre generazioni davanti al rivale che la ricchezza ha ratto pel momento più potente; ma se ue rifarà nel futuro, quando la sua bella ed energica razza avrà allignato per tutto l'immenso territorio, ment1•0 la razza dei ri\•ali si sar·c\ intisichita e disfatta nei piaceri egoistici della ricchezza. C'è possibililll che tulio ciò possa cambiare I che insomma, come alcuni inglesi mostrano di spe· rare, aucho una colonizzazione agricola iuglern possa espande1·si nell'Africa del Sud? Io ne dubito assai. La· razza inglese è stata la razza colonizzatrice per eccellenza, la razza dei vigorosi pionieri agri- Ult: J u Ola u coli fra il principio del secolo e il 18:30. La graude trasfo,·mazioue sociale operatasi in Inghiltorra in questo periodo, il passaggio dalla ch·iltà. agricola alla civiltà iudnsti-iale, fu straordinariamente pro– pizio a questo movimento di colonizzazione. ~la quanto più questa col'ronte colonizzatl'ice era Yigo· ,·osa, tanto pili presto doveva esaurirsi, pe1·chè essa non derivava dalle condizioni normali del paese, ma da un momento di rivoluzione. Mentre il nuovo industrialismo distruggeva in Inghilterra le basi della vita agricola, gli agricoltori, che non vollero essere sottomessi alla nuova dominazione, emigra– rono ed andarono n continuare la loro vita t1·adi– zionale uci desel'ti paesi lontani. Per questo le colonie inglesi germogliarono con rapidità cosi me• ravigliosa. Ma il processo cli distruzione della vita agricola inglese fu ben presto compiuto. L'industrialismo trasse, a poco a poco, nelle citt;\ i tre quarti della popolazione, trasformando i fa,·mers in professio– nisti, i contadini in operai. Come può rla1·e emigra– zione agricola un paese che non ha più Yita a~ri• cola esso stesso? E, già da un pezzo, non solo l'lu• ghilterra, ma le sue stesse colonie soffrono della mostruosa ipertr·ofia cittadina. Oli emig1·anli più recenti, che sbarcano in Australia ed al Capo, rHiu· tano cli reca1·si nell'interno; e mentre a poche cen• tinaio di chilometri dalle spiag;;ie si stende la terra libera, essi rimangono nelle ctttà a formare - cosa strana in continenti deserti - bassi fondi non dis· simili da quelli delle vecchie città europee. Le mi• glio,·i colonie inglesi sono appunto quelle creato pt·ima del 1830; la NuOYa 1/.elanda, il Canadà e Victoria; le più 1·ecenti most1·ano già i segni di una vecchiaia precoce e dovranno essere svilup– pate pili tardi, per un influsso cli emigl'azioue di altr'e razze. Ecco perchè il carattere della colonizzazione in– glese si è così profondamente mutato negli ultimi vent'anni. Da emigrazione agricola individualo, essa si è ti-asformata, come nelrA frica anstralf3. in colo• nizzazione organizzata da grandi speculatori. Eisa ò diventata una forma di colossale ~peculazione finanziaria; come prima muoveva dalle campagne, ora muove dallo Stock-A'xchange. Alla sua testa. stanno le grandi case bancario, che acquistano im– mensi ter1•itorì in cui si ti-ovi <1ualch0 forma di ricchezza che possa essere rapidamente sfruttata. Dietro ai ro della finanza (i quali, fra parentesi, ri• mangono a casa. contentandosi di inviare sul luogo i battaglioni delle sterline) viene una grossa turba. di avventuriel'i, la feccia della Ctty, mercanti e Broche,·s falliti, il cui scopo è la rapida fortuna, il cui carattere è l'a\•idità della 1·icchezza o la seto della potenza e del piacere; e costoro, una \'Olt:t fatta rortuna1 ritornano a casa, a <larsi la rivincita della loro antica povertà ed umiliazione. Quanto agli operai, essi seguono !"impresa coloniale soln dovo vi sia da raccogliere i frutti d'oro di salari enormi, e servono più che altro come pl'imi istrut– tori degli indigeni, presto attratti con ogni mezzo entro al circolo della tirannia capitalista. E su questi mezzi non si gua1·da tanto poi sottile; ò noto che la compaguia del Rhodos ricorse alle YOlte al si– stema di incendiare le mossi degli indigeni del Bechuanaland per costringerli a venire a mendi– care lavoro nelle proprie miniere. Ecco dunque quale ò la civiltà che l'fnghilterra tenta ora di imporre colla forza nell'Africa meri– dionale. È vero che l'uomo, anche ne·suoi momenti di egoismo più feroce, non riesco mai a fare il male interamente; se i famosi oullanrlers hanno trasportato nel deserto africano tutte le \"Oigarità e le bassezze della nostra civiltà, dai ca{Cs-cltan– tanls al gioco di Borsa, vi hanno .pure trasportate
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