Critica Sociale - Anno VIII - n. 19 - 16 novembre 1899
CRITICA SOCIALE 301 .In certe C(!nlingenze può avvenire anche che gruppi d1 operai si 1mp~ngano a tutte le altre classi e gruppi, cosl1tuendo su d1 e~se uno sfruttamento. Ciò può av. venir~ nelle lndustr,_e che hanno saputo crearsi un mo– nopol10 e nelle quali alcuni operai ai sono specialii• uU escludendo la concorrenza d'altri (1). ... A queste ed altre conclusioni ~ arrlnto l'autore con un rigoroso esame del fattori produttivi e delle leggi che reggono le loro rispettive combinazioni. Purtroppo lo spulo e la specialità della materia non permettono qYl di riportare tutti I teoremi rttlativi alla teoria svi– luppala dal Montemartinl sulle produUività marginali. B~ste.r à. accennare al punti più fondamentali, che sono d1 un lmportanu capitale per tutta l'Economia moderna. Il concetto di margine <lella produzione fu utiliz• za.to prima di tutti dal Rlcardo nella sua teoria della rendi ta. Nella coll.ivazione delle ttirre si procede (in determinate condizioni) dalle pill fertili alle meno fertili, ftno che si arriva al terreni i quali rendono soltanto quanto è sufficente a rifondere i salari de~li operai ed Il profttto del capitalista. Tutte le terre pill fertili danno una rendila, le ultime invece no ed esse costituiscono il limite o margine oltre il qualè non si può andare. perchè più In là scemerebbero i profttli o i salari. Cosl pure, applicando il capitale ed il lavoro alla medesima terra. da un certo punto in avanti 11 compenso decresce, nno a che arriviamo ad un limite ollre il quale non vi è più Interesse ad applicare una. nuova d~se di capitale e di lavoro. Anche qui abbiamo un margine. L'Economia moderna generalizzò e precisò il reno• meno arrivando alla seguente legge: e Introducendo o fttcendo ~ariare uno del rattori che entrano in una combinazione pr?,dutliva - rimanendo invariati gli allrl (allori - gl rncremenli di prodotto che si conse• ,ruono dovranno essere da un cerio punto decrescenti ftnr, a che non vi sarà ulteriore aumento.• ' B quuto uno dei .Principli _rondamenh,li, noto sotto il nome di legge dei compem, decrucumli. Gli econo• misti della. scuola cla.ssic& credevano che tal legge ,·a lesse esclusivamente per la terra e ad ogni modo non la mettevano nella giusta relazione con quella dei com pensi crescenti. Vien chiamata pt·odtlltività 111a1•gi11ale di un fattore l'incremento t!I prodotto che si ottiene applicando o.d <l~t r:r~:~~az1one produttiva l'ultima unità disponibile È chiaro che, in un determinalo momento della tee• nlca produttiva, d~ti parecchi rat.tort della produzione in numero determmato, vi sar& una combioazior..e la quale sarà. piò profttlevole flslcameole delle altre. 1 f or~eD~a q; 1 1Òst!c~onndsataJ~;l::1~c~ 1zf~~~oi:it:~r! vt;~~~~~~e e c1oò q~ella. che con lingua~gio matematico si è con 1 nnuto d1 ch!ama~e: legge delle p,·opor.:ioni d,•finite: e La quantità. d1 un fattore presente in quantità mi nor~ d'ogni altro è quella che determina la quantità degli altri rattori da. combinarsi col primo e per con•– se~rnenn la. quantit& di prodotto.» Si pu_ò dire che tutta la teoria della produzione si appog"111su questa. legge fondamentale in unione alla precedente dei compensi d1:1creecenti.Il Pantaleoni 08 fece un'oppllca~iooe nell? studio sulle Cooperative di produzione e d1 commercio (G101·11ale d~li El.:01,omisti marzo e seg 1 1898). Il Menge,· nota come 11principi~ contenuto nella legge delle proporzioni deOnite può darci la chiav~ dì alcune crisi cho avvengono pel de– prezz amento d1 alcuni beni complementari nelle società. nelle qua.li è ,molto sviluppata la. div!Mione del lavoro. 11. V alenti u ltimamente si basò sul due principii enun. c1atl por una p~atlca. d~mostrazione dell'unilateralità. ~~o~b~':'f~~). J.ormno (G,oniale (leoli li:conomisti, set- ••• 11Mon~emartini mette anche In luce l'errore in cui ca.ddoro 1 \'ecchl economisti col voler ridurre a tre soli ('I lfelle ciani :1grlcole In Oerm:.nla 1ta avvenendo altretlanto l'lc(.Oli )Jrùp rletul e l a,ontorl 11 11ono11re1tl nelle Coo1>erxtil'~ eol grandi propriell.rl per 1rrutllre I ton1umatori. Tr:1 qu1 ,t., coloro che ne r1~t11t?1u>mttr::;lor d:lono IOnO &Ilopet:tl di elltà. i rattorl della produzione: laooro, terra e capitale. Al contrario convien parlare di molti rattori 1 tra i quali, per esempio: le forze naturali, li tempo (durala del processo produttivo), la divisione del lavoro, la libertà industriale, l'organizzazione e l'estensione delle im– prest\ ecc. Il vero è che alcuni di questi (&t.lori sono costosi, altri invece sono oJfertl senza limiti e senza costo dal• l'ambiente. Quindi, sol per questo non si po trebbe, uniramente dall'esame delle leggi che regola.no la pro– duttività dei diversi rattorl, lnrerire un d&to s istemt. piuttosto che un altro di dislribuire le ricchezze. Esaminate le varie leggi che regolano i fenomeni in un determinalo momento della vita economict1 (ossia in condizione di statica) 1 l'autore passa a studiare quali \'arlazioni si avverano, data lo. condizione del continuo movimento Jella società (dinamica), e tra l'altro con• stata che nell'ambiente sociale esistono classi sta• tielle e classi dinamiche, sempre In urto rra loro. Le prime sono quelle cbe, e91endosl anicurata la maggior parte dell'utilità. risultante dalla produzione comples– siva, tendono a conservare l metodi, i processi e le condizioni dell'attuale sistema produttivo, ostacolanJo ogni modlftcazione; le seconde invece tendono a par– tecipare In misura sempre maggiore all'utilità prodotta e perciò studiano nuove condizioni e nuovi metodi di produzione. Come l !et.lori possono racilment.e arguire da questo rozzo schizzo di alcuni principii rondament&li svolti 1lal nostro autore, innumerevoli sono le reeonrle con– clusioni alle quali egli arriva. con un metodo severa– mente scientiftco e con precisione matematica; ed è realmente merito suo d'anr posto I lettori italiani in condlilobe di mettersi al corrente In breve delle prin– cipali teorie dell'economia moderna, da~di studi dei nostri Pareto, Panlaleonl, De Viti, & quelli degli ame– ricani Patt.en, Fisher, Clark. ecc. Ma un merito speciale dev'eS1ere ancora rilevalo merito che rivela la. gentilezza d'animo dell'autore, ri: conoscente o. chi antecedentemente batlè vie nuove ed additò sentieri ancora Inesplorati. li Montemartlni, con diligente cur11.,in tutto il corso dol suo lavoro sulle produllivitlÌ ,na,•ginali, mette a ratrronlo colle conclusioni moderne quelle alle quali era già. arrivato il nostro economista siciliano Fi·an• ce,co f'en·ai·a, Il quale• non solo lnlul, ma svolse com• piutamenle quasi tutte le tendenze moderne che si ri• scontrano nell'indagine snientiftca dell'economia. » Oott. Roll&OS01.01. Antonio Graziadei elacrisi marxista<'> Dunque ò ormt.i cosa stabilita: Il marxismo è in piena dissoluzione! Al Sorel, al Bernsteln, al Merlino, s·ag• giunsero II Oraziadei e pertlno Arturo Labriola. li Sorel, dcpo a,·ere slemporata la e crisi marxist& • in articoli 1parsi in tutte le rivislo 1 o criticalo un Marx ipotetico ed inesistente, termina scongiurando i soci&· hsti di ritornare allo spirito di Marx. Il Dernstein, dopo averci dato lavori profondamente suggeall vi, ma sempre nell'orbita della concezione mar– xista, dimostrando le rorme complesse della. lolla di cla.sso o la. lentezza. dello. centra.lizzailone capitalistica, nel suo rocente opuscolo ò partito in guerra contro l'intiera. t.lottrina marxista. Il Merlino, un po· plll coerente al passato, si rivela (1) Et l.)ttinteeo che, In quc1te glo1trc atrauo teoriche fra colla– lJoralorl. la l)J~;cione 11a alla ll11e11tr:1. a guarJ:ire 1 riunaodo,I d1lntenr:nlre a->ltantoper motll'I d'@rJ1ne e dl elcureua, o quando P:11 •1)tt1a1or1, rumortir'l:hrntlo, ntel11ma•~ero.... IA nne del i1 1ner-- lfme1110, (Sol« della CRITICA),
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